“Caduti in corsia”: storie di errori, scandali e tangenti del sistema sanitario nel libro di Michele Iula

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Caduti in corsiaMichele Iula è un giornalista che, per essersi occupato di sanità, è stato anche aggredito fisicamente. Però ha proseguito e in questi giorni esce per Editori Riuniti il libro Caduti in corsia. Viaggio in un’Italia malata:

In questa discesa agli inferi [l’autore] racconta tutto quello che non va (e anche le poche cose che invece funzionano) del Sistema-Salute Italia: gli innumerevoli errori sanitari, le diagnosi sbagliate, gli interventi chirurgici senza risveglio. Ma soprattutto i grandi scandali della sanità, le tangenti e la corruzione che ha ridotto uno dei migliori sistemi sanitari del mondo in un cumulo di macerie, su cui si innalzano, orgogliose e resistenti, singole eccellenze che ogni giorno devono sopravvivere all’arrembaggio del privato. Iula analizza gli ultimi dati disponibili sul mondo della sanità, dal rapporto di Cittadinanzattiva alla relazione della Commissione sugli errori sanitari, che descrivono all’unisono strutture e servizi alla mercé della malapolitica e delle cricche criminali.

Il rapporto di Cittadinanzattiva (e non solo) si può consultare qui. Invece, per la commissione parlamentare, si può vedere sul sito della Camera dei deputati.

“Scorie radioattive”: in un libro la ricostruzione dei viaggi in Francia e dei depositi in Italia. La Difesa Usa: “Problemi di sicurezza”

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Scorie radioattiveOgni tanto, dell’argomento, se n’è sentito parlare e poi s’è di nuovo inabissato. Da qualche settimana è diventato un libro di un giornalista, Andrea Bertaglio, e di un esperto di risparmio energetico Maurizio Pallante, presidente anche del Movimento per la decrescita felice. Si intitola Scorie radioattive. Chi sa trema, ma in silenzio (Aliberti) e di questo si occupa:

Di tanto in tanto, in date sconosciute, ci sono treni che fanno la spola tra l’Italia e la Francia attraversando paesi e città. Trasportano scorie nucleari, solo che nessuno lo sa. Sulle rive della Dora Baltea, esattamente a Saluggia, è stipato l’85 per cento dei rifuti radioattivi italiani, in gran parte in forma liquida. Dovevano essere solidifcati trent’anni fa, e invece sono ancora lì. Insieme a cinque chili di plutonio, una quantità suffciente a uccidere cinquanta milioni di persone: un decimo di milligrammo, se inspirato, costituisce uffcialmente una dose mortale. Millecinquecento metri più a valle c’è il più grande acquedotto del Piemonte, e quando il fume è in piena, chi sa trema. Ma in silenzio.

Ci sono depositi di rifuti radioattivi un po’ ovunque nel Paese. Gli scarichi di routine dei centri nucleari fniscono nei fumi e nei laghi, ma nessuno sembra notarlo. Sotto il terreno bresciano sono stipate quaranta bombe atomiche, altre cinquanta ad Aviano: secondo un rapporto del Dipartimento della Difesa Usa, nelle basi “italiane” ci sono «problemi di edifci di supporto, alle recinzioni dei depositi, all’illuminazione e ai sistemi di sicurezza», mentre «a guardia delle basi vi sono soldati di leva con pochi mesi di addestramento». Anche questo, di certo, sette italiani su dieci lo ignorano. In Italia due referendum hanno detto no all’atomo. Ma il nucleare è qui, sotto i nostri piedi. E nessuno vuole farcelo sapere.

Se ne parla anche qui, sul sito del Fatto Quotidiano.

“Le reliquie di Hitler”: alla ricerca dei tesori trafugati dal nazismo e dei gioielli del Sacro Romano Impero

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Le reliquie di HitlerPer i tipi di Odoya è uscito un po’ di tempo fa il libro Le reliquie di Hitler scritto da Sidney D. Kirkpatrick:

Alla vigilia dell’invasione della Germania da parte degli Alleati, Heinrich Himmler ordinò la costruzione di un bunker top secret al di sotto del castello di Norimberga. All’interno di una sala sorvegliata venne messa una cassaforte costruita allo scopo di contenere i tesori depredati che Hitler considerava più preziosi: la Lancia di Longino (forse usata per trafiggere il costato di Cristo mentre era sulla croce) e i gioielli della Corona del Sacro Romano Impero, manufatti pregni di misticismo e bramati dai potenti di tutto il mondo, da Carlo Magno a Napoleone. Ma mentre le bombe alleate piovono su Norimberga cinque delle reliquie più preziose, tutte destinate all’incoronazione di un aspirante imperatore di un nuovo Sacro Romano Impero, svaniscono dalla cassaforte. Chi le ha prese? E perché?

Il mistero rimase irrisolto per mesi dopo la fine della guerra, finché il supremo comandante alleato, il generale Eisenhower, ordinò al luogotenente Walter Horn, storico dell’arte tedesco in licenza dall’Università di Berkeley, di dar la caccia ai tesori mancanti. Per compiere la sua missione, Horn dovrà ritornare nei luoghi della sua gioventù – ora rasi al suolo – e indagare sulle antiche leggende che circondano i tesori trafugati. Horn cerca indizi nei resti del castello di Himmler e segue le tracce dei “Cavalieri teutonici” neonazisti, incaricati di proteggere una vasta fortuna nascosta d’oro e altri tesori. Ciò che Horn scoprirà nella sua odissea investigativa sarà talmente esplosivo da rimanere segreto per decenni.

Qui quanto ne scrive il quotidiano Il Sole 24 Ore.

Wikileaks, la rete e la strage di Ustica. Bonfietti: “Il diritto di cittadinanza passa attraverso istituzioni trasparenti”

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Dossier WikileaksL’etica hacker parte da un assunto, l’informazione deve essere libera. E l’esempio pratico è Wikileaks, progetto divenuto celebre a livello mondiale prima con Collateral Murder e la verità sugli eccidi di Iraq (dimostrando che alla contabilità ufficiale mancavano almeno 15 mila vittime civili) e poi con la diffusione dei cablogrammi diplomatici statunitensi, considerata la più grande fuga di notizie della storia del giornalismo dopo i Pentagon Papers sul Vietnam, pubblicati nel 1971 dal New York Times.

Wikileaks ne è un esempio al punto da pagare le conseguenze che ciò ha determinato. Non solo per le accuse per violenza sessuale formulate in Svezia contro Julian Assange (in realtà determinate dall’uso o meno di un preservativo, i rapporti erano consenzienti per ammissione delle stesse presunte vittime). Ma anche per la dimostrazione che la net neutrality – in base alla quale l’infrastruttura telematica che avvolge il pianeta deve coniugare il verbo dell’agnosticismo rispetto ai contenuti che vi transitano – può andare in frantumi in qualsiasi momento. È accaduto quando Amazon ha rescisso il contratto per gli spazi server venduti (e pagati) dall’organizzazione o con le società di carte di credito e con Paypal che hanno tagliato i canali di finanziamento.

È un punto su cui torna a più riprese Stefania Maurizi, la giornalista dell’Espresso, terminale italiano della rete di giornali di tutto il pianeta che ha collaborato con Wikileaks e con il suo leader, Assange. Presentando a Bologna il suo Dossier Wikileaks – Segreti italiani (Bur) ospite della libreria Modo Infoshop, la cronista, che ha iniziato a essere dentro il progetto dal 2009 e che ha seguito il rilascio degli Afghan War Logs, dei documenti su Guantanamo, dei cablogrammi diplomatici e degli spy files, rimarca che “non c’è alcun elemento legale per il taglio delle donazioni”.
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Tra il Novecento e la Milano criminale: appunti e documenti per una storia ricostruita dal laboratorio Lapsus

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Si intitola Milano Criminale – Appunti per una storia della criminalità:

Documentario realizzato dal Laboratorio La.p.s.u.s. (laboratorio progettuale degli studenti universitari di storia) per far riflettere su un tema socio-politico, storico ed economico poco approfondito: la criminalità. Analizziamo che ruolo, che sviluppo, che crescita ha avuto il fenomeno criminale (e mafioso) in una città come Milano, e che modifiche ha apportato questo tipo di fenomeno allo svilupop della metropoli lombarda. Dalla ligera degli anni Cinquanta fino all’instaurazione di quel complesso sistema di interdipendenze tra politica, finanza, industria e criminalità organizzata che nasce con la fine degli anni Settanta.

Il progetto nella sua impostazione più ampia si chiama Novecento criminale è dedicato a Primo Moroni, è una produzione dal basso. Per sostenerlo, si veda qui.

Extraordinary rendition a stelle e strisce: online il report del gruppo Physicians for Human Rights

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Extraordinary rendition report

È stato pubblicato qualche giorno fa da Physicians for Human Rights (Phr, che dal 1986 ha seguito inchieste in una quarantina di nazioni differenti, dall’Afghanistan al Congo, dalla ex Jugoslavia agli Stati Uniti fino al Rwanda) un report sulle extraordinary rendition aggiornato al 2011. Nella sua presentazione si legge che:

Phr è preoccupato soprattutto dal trattamento che subiscono coloro che vengono trasferiti in altri Paesi per essere interrogati estorcendo loro confessioni. Questo trattamento, infatti, equivale a torture e a soprusi crudeli, disumani e degradanti, sia durante i voli che all’interno delle strutture di detenzione […]. Assente qualsiasi forma di giusto processo e di assistenza legale o diplomatica mentre i detenuti di rado vengono informati delle accuse contro di loro anche nel caso di periodi di carcerazione lunghi.

Il report, in formato pdf (574KB), può essere scaricato da qui.

Archivi per la memoria: a Bologna verranno digitalizzati oltre mille faldoni di indagini sul terrorismo

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Rete degli archivi per non dimenticare

C’è un pezzo della storia recente d’Italia, quella che riguarda il terrorismo, che a Bologna può essere quantificato in 1.108 faldoni, 86 scatole e 190 metri di lunghezza. È quanto viene conservato dal tribunale del capoluogo emiliano e che ora confluirà negli Archivi per la memoria, progetto che nasce su impulso di una serie di associazioni, tra cui il Centro di documentazione Sergio Flamigni di Oriolo Romano.

Si tratta di quella organizzazione che, partendo dal materiale raccolto dal senatore del Pci nato a Forlì, è partita con una delle principali banche dati storico-politiche e che dal 2005 è impegnata nella costruzione della Rete per gli archivi per non dimenticare che contribuisca a “una verità storica condivisa e che restituisca dignità e giustizia alle tante vite di donne e uomini bruscamente interrotte dalla violenza e dalla strategia del terrore”.

Il frangente bolognese del progetto parte in questi giorni con le attività di riordino e catalogazione degli atti giudiziari conservati in Emilia Romagna. Atti che riguardano tre i vari filoni l’esplosione alla stazione del 2 agosto 1980, ma anche l’indagine sull’Italicus del 4 agosto 1974, quella sull’assassinio del giuslavorista Marco Biagi ucciso dalle Nuove Brigate Rosse o sul terrorismo neofascista. E a seguire, dopo queste prime fasi, si provvederà alla digitalizzazione dei documenti e i file prodotti verranno infine riversati nell’Archivio di Stato di Bologna. A operare materialmente sono i volontari dell’Auser, che ha sottoscritto una convenzione reiterata da un triennio con il tribunale, mentre il coordinamento è affidato alla Corte d’Assise.
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Cermis, storia di una sciagurata ingiustizia a stelle e strisce. La ricostruzione di Claudio Messora su “Cado in piedi”

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Ieri gli aggiornamenti sulla vicenda di Ustica del 27 giugno 1980 (si vedano gli articoli sull’inchiesta difensiva legata al disastro di Ramstein del 1988 e sulle altre morti sospette intrecciate alla sorte del Dc9 Itavia). Domani invece, sempre in tema di voli, è l’anniversario numero 14 della strage del Cermis avvenuta il 3 febbraio 1998, il giorno in cui per una coincidenza “bizzarra” la Cassazione pronunciava sentenza definitiva sull’aereo militare caduto sull’istituto tecnico-commerciale Salvemini di Casalecchio di Reno il 6 dicembre 1990. A proposito del Cermis, Claudio Messora ne scrive sul blog Cado in piedi commentando, tra le altre nefandezze, la storia della videocassetta bruciata. Storia ricostruita nel video di cui sopra.

Unbreakable: quando la fotografia rappresenta un passo per reagire a un abuso. Online il progetto di Grace Brown

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Project Unbreakable

Si intitola Project Unbreakable – The beginning of healing through art e di questo si tratta:

Questo progetto è stato creato nel mese di ottobre del 2011 da Grace Brown. Grace usa la fotografia per avviare un percorso di recupero per coloro che sono state vittime di abusi sessuali chiedendo loro di scrivere su un foglio una frase sull’aggressore che le ha braccate e di fotografarsi con il foglio stesso. Vittima di una violenza e attivista a favore delle vittime di abuso, Yvonne Moss descrive il progetto come un modo per le vittime di reagire – o iniziare a farlo – al potere che è stato usato contro di loro almeno una volta.

Chi accetta di partecipare non sempre si fa riprendere in volto, ma in poche righe, a volte poche parole, e uno scatto racconta più di un libro intero.

(Via Jay Rosen)

In mostra a New York gli scatti di Weegee, il fotografo che rivoluzionò il modo di raccontare per immagini il crimine

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La mujer del difunto llego'

Si intitola Weegee: Murder is my Business. Sono gli scatti realizzati tra il 1935 e il 1946 da Weegee, al secolo Arthur Fellig (1899-1968), colui che lo spagnolo El Pais definisce el fotógrafo de los asesinos:

Le sue fotografie, graficamente drammatiche e spesso violente, ritraggono crimini ed eventi che hanno avuto luogo a New York. Sono immagini che hanno fissato nuovi standard diventando quello che è conosciuto come “tabloid journalism”. Freelance per diversi giornali e agenzie, ha lavorato in seguito come photo editor per PM (1940-1948), quotidiano liberale dalla vita breve, e ha combinato in modo innovativo scatti e testi distinguendosi dal lavoro proposto da altre riviste fotografiche.

(Via E-Il mensile)