Extraordinary rendition a stelle e strisce: online il report del gruppo Physicians for Human Rights

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Extraordinary rendition report

È stato pubblicato qualche giorno fa da Physicians for Human Rights (Phr, che dal 1986 ha seguito inchieste in una quarantina di nazioni differenti, dall’Afghanistan al Congo, dalla ex Jugoslavia agli Stati Uniti fino al Rwanda) un report sulle extraordinary rendition aggiornato al 2011. Nella sua presentazione si legge che:

Phr è preoccupato soprattutto dal trattamento che subiscono coloro che vengono trasferiti in altri Paesi per essere interrogati estorcendo loro confessioni. Questo trattamento, infatti, equivale a torture e a soprusi crudeli, disumani e degradanti, sia durante i voli che all’interno delle strutture di detenzione […]. Assente qualsiasi forma di giusto processo e di assistenza legale o diplomatica mentre i detenuti di rado vengono informati delle accuse contro di loro anche nel caso di periodi di carcerazione lunghi.

Il report, in formato pdf (574KB), può essere scaricato da qui.

Computer assisted reporting, tra censura e analisi delle fonti aperte disponibili in rete

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Girl Geek Dinners Bologna

(Questi sono i contenuti dell’intervento di oggi al barcamp organizzato per le Girl Geek Dinners Bologna). C’è chi dice che espressioni come “giornalismo investigativo” e “giornalismo di precisione” non esistono perché per sua natura il giornalismo deve investigare con metodologie scientifiche nel modo più neutrale possibile. Attraverso questo processo ne deve dunque derivare una “realtà” oggettiva – che qualcuno chiama anche “verità” – inconfutabile. Una “realtà” che deve essere una verifica rigorosa per lo più delle affermazioni del “potere”, in base alle quali spesso la “realtà” viene modificata per far pendere la bilancia verso uno schieramento politico, partitico o lobbistico specifico. Dunque il giornalista per sua natura deve essere il “cane da guardia” a tutela della collettività contro le deformazioni del potere (di qualunque genere esso sia).

L’altra sera Armando Spataro, magistrato antiterrorismo e procuratore aggiunto a Milano, presentando il suo libro “Ne valeva la pena” che ruota intorno al rapimento dell’iman Abu Omar, ha raccontato un episodio: si trovava negli Stati Uniti e parlando con un collega procuratore, di nomina politico-elettorale e non concorsuale, gli ha chiesto: “Ma voi come fate a garantire ai cittadini di gestire i loro interessi e non quelli della lobby politica a cui appartenete?” La risposta è stata: “Da noi c’è la stampa”.
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E rimasero impuniti: Molinari, il commissario di Tenco che amava Gladio

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E rimasero impunitiInfine, in quest’elenco, c’è un personaggio quasi di colore da aggiungere. È Arrigo Molinari. Ex poliziotto, quando concluse la sua carriera in divisa, si congedò con il grado di vicequestore a Genova e di certo negli anni in cui prestò servizio di sé fece parlare. Accadde, in termini clamorosi, quando nel 1981 saltò fuori che il suo nome era incluso nella lista degli iscritti alla P2 con la tessera 767. Sottoposto a provvedimento disciplinare interno, riuscì a cavarsela perché vennero prese per buone le sue motivazioni: lo fece per ragioni di servizio. Per vederci più chiaro nelle attività della loggia, aveva infatti provato – riuscendoci – a infiltrarvisi. Lo stesso raccontò nel maggio 1984 a Carlo Palermo, ai tempi pubblico ministero alla procura di Trento.

L’inchiesta in corso riguardava traffici di droga e armi che avevano finito, attraverso un finanziere di origine svizzera, per coinvolgere anche il partito socialista e fu un’inchiesta che non giunse mai a termine perché Palermo fu deferito al Consiglio superiore della magistratura. A quel punto la sede a cui venne destinato fu Trapani, dove nel 1985 subì un grave attentato: un’autobomba a lui destinata esplose a Pizzolungo uccidendo una donna alla guida di una vettura che lo stava superando, Barbara Asta, e i suoi due figlioletti. Dopo poco il magistrato lasciò la toga e si dedicò alla professione di avvocato, oltre che di politico.

Le informazioni che Molinari fornì a Palermo prima di questi fatti erano per la maggior parte de relato e la prima, riferitagli dal suo ufficiale reclutatore, riguardava gli Stati Uniti. Qui – sostenne – sarebbe stato conservato uno degli archivi della P2, che andava riconsiderata in termini internazionali dato che coinvolgeva, oltre a gerarchi sudamericani, come l’ex capo di Stato maggiore della marina militare argentina, Emilio Eduardo Massera, anche esponenti della finanza e della massoneria a stelle e strisce. Lo spirito atlantico che avrebbe cementato i rapporti tra i piduisti italiani e i loro referenti americani sarebbe stato così forte da imporre una riunione presso l’ambasciata statunitense a Roma per analizzare la vittoria elettorale del PCI alle amministrative del 15 giugno 1975.
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