Extraordinary rendition a stelle e strisce: online il report del gruppo Physicians for Human Rights

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Extraordinary rendition report

È stato pubblicato qualche giorno fa da Physicians for Human Rights (Phr, che dal 1986 ha seguito inchieste in una quarantina di nazioni differenti, dall’Afghanistan al Congo, dalla ex Jugoslavia agli Stati Uniti fino al Rwanda) un report sulle extraordinary rendition aggiornato al 2011. Nella sua presentazione si legge che:

Phr è preoccupato soprattutto dal trattamento che subiscono coloro che vengono trasferiti in altri Paesi per essere interrogati estorcendo loro confessioni. Questo trattamento, infatti, equivale a torture e a soprusi crudeli, disumani e degradanti, sia durante i voli che all’interno delle strutture di detenzione […]. Assente qualsiasi forma di giusto processo e di assistenza legale o diplomatica mentre i detenuti di rado vengono informati delle accuse contro di loro anche nel caso di periodi di carcerazione lunghi.

Il report, in formato pdf (574KB), può essere scaricato da qui.

La dittatura dell’indifferenza tra Russia, Serbia e Rwanda

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Per EstEstEst quelle della giornalista Anastasia Baburova e dell’avvocato Stanislav Markelov sono morti non casuali. Entrambi lavorano al caso di Elza Kungayeva, cercavano di dimostrare le responsabilità di Yurij Budanov scarcerato in anticipo meno di un mese fa e andavano avanti malgrado una situazione del genere:

Inutile illudersi che in Russia ci sia una dittatura che governa contro una popolazione ostile: non è così. A dirlo non sono soltanto le percentuali di consenso intorno ai capi supremi, che possono essere manipolate o non significare granché al di là di un generico bisogno di stabilità e sicurezza. No, a dire che il terreno in cui si muovono gli avvocati e i giornalisti […] è duro e difficile è l’impunità sostanziale di cui godono le bande di assassini neonazisti – che guardacaso proprio lunedì hanno ammazzato a Mosca un ragazzo di vent’anni reo di appartenere a un movimento di sinistra, e che praticamente tutti i giorni uccidono qualche immigrato asiatico o caucasico preso a casaccio per strada (il processo e la condanna dei sette membri di una di queste bande, qualche settimana fa, ha fatto sensazione). A dirlo sono le manifestazioni pubbliche di sostegno a Yurij Budanov, perché la vita di “una puttanella cecena” non vale il disonore della prigione per un ufficiale; a dirlo è il silenzio, l’indifferenza con cui vengono accolte le uccisioni, o i pestaggi quasi mortali, degli uomini e delle donne che cercano di far qualcosa per opporsi a tutto questo – gli ambientalisti che lottano contro l’inquinamento della Siberia, i giornalisti locali che denunciano i furti e la corruzione di sindaci e di governatori (Markelov era anche il difensore di Beketov, giornalista di una città alla periferia di Mosca ridotto in fin di vita per aver denunciato uno scandalo dell’amministrazione locale)

Del resto, anche la vicenda giudiziaria degli Scorpioni non è differente dallo spirito di cui sopra (malgrado qui la vicenda si svolga tra Bosnia e Serbia e non a Mosca). E per arrivare a una condanna per i fatti del Rwanda ci sono voluti quindici anni, come racconta oggi Peacereporter (altri procedimenti sono tuttora in corso).

Rwanda, donne in parlamento e la situazione femminile in Africa

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Osman Lul Mohamed è presidente dell’Associazione donne somale e fa parte della consulta delle rappresentanze straniere del comune di Roma. Il discorso non si concentra solo sul risultato raggiunto in Rwanda, ma spazia anche sulla situazione somala e su quella dei paesi del centro e nord Africa. Infine, per quanto riguarda universo femminile africano e integrazione in stati di guerra, il testo della risoluzione onu 1325 del 2000 a cui si fa più volte riferimento si trova qui.