“Si può fare” di Giampaolo Gentili: in un libro il racconto di come reinventarsi una vita felice da 500 euro al mese

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Si puo' fareDalla descrizione, non sembra esattamente un’esperienza da ascrivere ai principi del movimento per la decrescita felice, ma rimane una lettura da mettere in coda per capire come qualcun altro ha fatto. Magari non si riuscirà mai a staccarsi reinventandosi una vita diversa, però suona interessante il libro Si può fare (Nutrimenti Editore) di Giampaolo Gentili:

Congedarsi dalla routine, dal lavoro, dal traffico, dai mille impegni e difficoltà di ogni giorno. Sempre più spesso, anche in Italia, c’è chi decide di tagliare i ponti con il passato per una vita più semplice, fatta di poche cose essenziali. Riducendo drasticamente le necessità, rifuggendo le regole di una società consumistica e competitiva, scegliendo di vivere solo le passioni vere.

Si può fare racconta la ‘scelta possibile’ di una coppia, lui italiano, lei turca, che ha deciso di dare una svolta alla propria vita navigando per il Mediterraneo. Si compra una barca, la si adatta ad abitazione e si mollano gli ormeggi. Dal caos cittadino alla tranquillità delle baie turche e greche, in una nuova esistenza in cui torna a contare la meteorologia, in cui le giornate sono scandite dall’incontro con luoghi e persone nuove, da un tempo ritrovato per i propri interessi.

Giampaolo Gentili racconta in questo libro la propria esperienza personale, ma entra anche nel dettaglio di come sia possibile realizzare una scelta di questo tipo, con indicazioni precise sul budget necessario e su come affrontare difficoltà ed esigenze di ogni genere, da quelle tecniche a quelle economiche.

“Scorie radioattive”: in un libro la ricostruzione dei viaggi in Francia e dei depositi in Italia. La Difesa Usa: “Problemi di sicurezza”

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Scorie radioattiveOgni tanto, dell’argomento, se n’è sentito parlare e poi s’è di nuovo inabissato. Da qualche settimana è diventato un libro di un giornalista, Andrea Bertaglio, e di un esperto di risparmio energetico Maurizio Pallante, presidente anche del Movimento per la decrescita felice. Si intitola Scorie radioattive. Chi sa trema, ma in silenzio (Aliberti) e di questo si occupa:

Di tanto in tanto, in date sconosciute, ci sono treni che fanno la spola tra l’Italia e la Francia attraversando paesi e città. Trasportano scorie nucleari, solo che nessuno lo sa. Sulle rive della Dora Baltea, esattamente a Saluggia, è stipato l’85 per cento dei rifuti radioattivi italiani, in gran parte in forma liquida. Dovevano essere solidifcati trent’anni fa, e invece sono ancora lì. Insieme a cinque chili di plutonio, una quantità suffciente a uccidere cinquanta milioni di persone: un decimo di milligrammo, se inspirato, costituisce uffcialmente una dose mortale. Millecinquecento metri più a valle c’è il più grande acquedotto del Piemonte, e quando il fume è in piena, chi sa trema. Ma in silenzio.

Ci sono depositi di rifuti radioattivi un po’ ovunque nel Paese. Gli scarichi di routine dei centri nucleari fniscono nei fumi e nei laghi, ma nessuno sembra notarlo. Sotto il terreno bresciano sono stipate quaranta bombe atomiche, altre cinquanta ad Aviano: secondo un rapporto del Dipartimento della Difesa Usa, nelle basi “italiane” ci sono «problemi di edifci di supporto, alle recinzioni dei depositi, all’illuminazione e ai sistemi di sicurezza», mentre «a guardia delle basi vi sono soldati di leva con pochi mesi di addestramento». Anche questo, di certo, sette italiani su dieci lo ignorano. In Italia due referendum hanno detto no all’atomo. Ma il nucleare è qui, sotto i nostri piedi. E nessuno vuole farcelo sapere.

Se ne parla anche qui, sul sito del Fatto Quotidiano.