Marocco: il martirio di Mouhcine Fikri e la storia di un Paese a cui continuare a guardare

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Khalid Moufid è ben più dell’interprete che ha dato un contributo fondamentale al libro Morire al Cairo. È un profondo conoscitore della situazione mediorientale e interviene con una replica agli articoli dello scorso 31 ottobre in cui si scrive della “nuova ondata della cosiddetta primavera araba in Marocco dopo la tragica morte del pescatore Mouhcine Fikri” (se ne parla anche qui). Ecco cosa scrive in proposito Khalid.

Dopo che in tutti i Paesi arabi si è spenta la candela della libertà, c’è ancora la Tunisia che ha proprio un autunno e stiamo tutti aspettando la fine della caduta delle foglie per capire se diventerà un altro amaro, rigido, freddo e agghiacciante inverno o no. Da semplice cittadino marocchino, vedo che da tante parti si soffia sul fuoco e altri strumentalizzano questa morte per colpire la stabilità geopolitica del Marocco o semplicemente per creare l’ennesima occasione per vendere armi e aprire la strada ai servizi segreti occidentali, oltre a mettere l’ultima zampa sul nord Africa, a pochi passi dello stretto di Gibilterra, dopo che hanno messo gli artigli su Egitto, Libia e Tunisia.

Ho visto tante volte il filmato in cui Mouhcine prova invano a impedire alla polizia di sequestrare la sua merce. Perché, per lui, morire significava difendere il suo secco pezzo di pane e buttarsi dentro la pressa del camion dell’immondizia. Da kamikaze, Mouhcine decide di farla finita scegliendo di sacrificarsi e far consumare il suo corpo mentre si sente una voce robusta affaticata e autoritaria: “Than mou, than mou” (“Pressalo, pressalo”).
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“Confessioni di un trafficante di uomini”: il racconto della brutalità della tratta nel Mediterraneo con le parole degli scafisti

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Confessioni di un trafficante di uominiEstate fitta di letture, quella che si preannuncia in questi giorni. Da mettere nella lista dei libri c’è infatti Confessioni di un trafficante di uomini del criminologo Andrea Di Nicola e del giornalista Giampaolo Musumeci (Chiarelettere), più che mai attuale rispetto alle cronache che provengono da sud e ai contenuti delle intercettazioni pubblicate in questi giorni:

Mentre contiamo i morti e i cadaveri diventano sempre più fredde statistiche, dall’altra parte del Mediterraneo, o in luoghi lontani e al sicuro, i trafficanti di migranti contano i soldi. Cercano nuovi clienti. Studiano nuovi modi per forzare e violare la fortezza Europa che è sempre più chiusa. Un viaggio sulle rotte dei trafficanti e le loro parole raccolte per la prima volta in presa diretta permette di svelare le regole della più spietata agenzia di viaggi del mondo. Capire è il primo passo per provare a fermare quello che sta accadendo.

Un modo per ripercorrere di nuovo anche la storia di Samia Yusuf Omar, l’atleta somala non sopravvissura a una disperata traversata del Mediterraneo.

#MigrantsFiles: e a Barcellona il progetto sui migranti morti nel Mediterraneo vince i Data Journalism Awards

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#MigrantsFiles)

Tempi addietro si era scritto:

L’hashtag è #MigrantsFiles e il progetto si chiama Mar Mediterraneo, tomba di migranti. Ne sono autori i giornalisti e gli informatici di DataNinja.it e qualche dato è questo: 23 mila i morti e dispersi dell’immigrazione in Europa, dal 2000 al 2013.

E oggi il progetto ha vinto i Data Journalism Awards. Di mezzo, tra i vincitori, c’è Andrea Nelson Mauro di Dataninja che giusto qualche giorno fa, al corso di data journalism organizzato dalla Fondazione Ordine Giornalisti dell’Emilia Romagna, diceva: “Tra gli altri, c’è il New York Times, non abbiamo speranza”. E invece, Nelson, sei stato smentito.

“Si può fare” di Giampaolo Gentili: in un libro il racconto di come reinventarsi una vita felice da 500 euro al mese

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Si puo' fareDalla descrizione, non sembra esattamente un’esperienza da ascrivere ai principi del movimento per la decrescita felice, ma rimane una lettura da mettere in coda per capire come qualcun altro ha fatto. Magari non si riuscirà mai a staccarsi reinventandosi una vita diversa, però suona interessante il libro Si può fare (Nutrimenti Editore) di Giampaolo Gentili:

Congedarsi dalla routine, dal lavoro, dal traffico, dai mille impegni e difficoltà di ogni giorno. Sempre più spesso, anche in Italia, c’è chi decide di tagliare i ponti con il passato per una vita più semplice, fatta di poche cose essenziali. Riducendo drasticamente le necessità, rifuggendo le regole di una società consumistica e competitiva, scegliendo di vivere solo le passioni vere.

Si può fare racconta la ‘scelta possibile’ di una coppia, lui italiano, lei turca, che ha deciso di dare una svolta alla propria vita navigando per il Mediterraneo. Si compra una barca, la si adatta ad abitazione e si mollano gli ormeggi. Dal caos cittadino alla tranquillità delle baie turche e greche, in una nuova esistenza in cui torna a contare la meteorologia, in cui le giornate sono scandite dall’incontro con luoghi e persone nuove, da un tempo ritrovato per i propri interessi.

Giampaolo Gentili racconta in questo libro la propria esperienza personale, ma entra anche nel dettaglio di come sia possibile realizzare una scelta di questo tipo, con indicazioni precise sul budget necessario e su come affrontare difficoltà ed esigenze di ogni genere, da quelle tecniche a quelle economiche.