“Confessioni di un trafficante di uomini”: il racconto della brutalità della tratta nel Mediterraneo con le parole degli scafisti

Standard

Confessioni di un trafficante di uominiEstate fitta di letture, quella che si preannuncia in questi giorni. Da mettere nella lista dei libri c’è infatti Confessioni di un trafficante di uomini del criminologo Andrea Di Nicola e del giornalista Giampaolo Musumeci (Chiarelettere), più che mai attuale rispetto alle cronache che provengono da sud e ai contenuti delle intercettazioni pubblicate in questi giorni:

Mentre contiamo i morti e i cadaveri diventano sempre più fredde statistiche, dall’altra parte del Mediterraneo, o in luoghi lontani e al sicuro, i trafficanti di migranti contano i soldi. Cercano nuovi clienti. Studiano nuovi modi per forzare e violare la fortezza Europa che è sempre più chiusa. Un viaggio sulle rotte dei trafficanti e le loro parole raccolte per la prima volta in presa diretta permette di svelare le regole della più spietata agenzia di viaggi del mondo. Capire è il primo passo per provare a fermare quello che sta accadendo.

Un modo per ripercorrere di nuovo anche la storia di Samia Yusuf Omar, l’atleta somala non sopravvissura a una disperata traversata del Mediterraneo.

Una recensione dal Fatto Quotidiano: “Quando il faccendiere si traveste da giornalista”. Identikit della fauna umana in un mondo particolare

Standard

Il faccendiereMaurizio Chierici, sul Fatto Quotidiano oggi in edicola, parla del libro Il faccendiere (Il Saggiatore) mettendolo a confronto con un altro di recente uscita, L’uomo che sussurra ai potenti (Chiarelettere), scritto dall’ex giornalista (tra i tanti lavori svolti) Luigi Bisignani e Paolo Madron, direttore ed editore di Lettera43. Scrive Chierici:

I ragazzi non trovano lavoro e la tentazione di infilarsi nella scia dei potenti può affascinare i cuori disperati. Non è una carriera per tutti. Apprendistato severo fra comprimari che sgomitano nelle reti ambigue di chi conta. Si allargano in politica e negli affari, inventano e “fingono di sapere, mescolano il falso al vero per stupire”, [si] racconta nel Faccendiere, biografia di Elio Ciolini, l’uomo che sapeva tutto, Il Saggiatore. Senza lo specchio dei giornali o sussurri dei talk show, il faccendiere non può far strada nel mercato delle notizie, labirinto dalle mille scorciatoie controllate dalle confraternite di qualche ufficio segreto. Travestirsi da giornalista “bene informato” è la risorsa che continua a funzionare. Cortigiani di Gelli e robot di Berlusconi: l’abitudine non cambia. Piduisti accampati attorno ai governi o manovalanze che depistano le stragi […]. Imbroglioni per vocazione o poveracci dall’obbedienza pronta e assoluta?

Continua qui con l’articolo completo.

“Toglietevelo dalla testa”: inchiesta su “quello che le lobby non dicono” su cellulari e tumori (ma che scrivono nelle avvertenze)

Standard

“Era già successo con il fumo, l’amianto e la diossina”, dice Riccardo Staglianò, autore del libro Toglietevelo dalla testa – Cellulari, tumori e tutto quello che le lobby non dicono. Se ne parla su Cado in piedi e sopra il booktrailer del volume.

P2, Anna Vinci intervista Giuliano Turone: “Ci sono molti ambienti che preferiscono glissare”

Standard

Anna Vinci, che ha curato il libro La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi uscito poche settimane fa per Chiarelettere (se n’era parlato qui), ha intervistato il magistrato che, insieme a Gherardo Colombo, scoprì il 17 marzo 1981 gli elenchi della P2, Giuliano Turone. Sul blog Cado in piedi è stata pubblicata la trascrizione dell’intervista. Si dice tra l’altro:

Questa continua tendenza […] a parlare il meno possibile della P2 […] discende proprio dallo scopo che aveva la P2, che è stato ricostruito dalla Commissione parlamentare di inchiesta: era un organismo di potere parallelo, di potere occulto in quanto aveva lo scopo di poter determinare certe scelte rilevanti per la collettività, passando per percorsi trasversali diversi da quelli istituzionali. Infatti, tutta la documentazione che è stata sequestrata nel 1981 insieme ai famosi elenchi, è estremamente rilevante, è copiosa e descrive determinate situazioni su cui la P2 esercitava questo suo potere occulto. Difatti, c’è tutta la documentazione che riguarda Rizzoli, Il Corriere della sera, c’è un po’ di tutto. Evidentemente avendo questa funzione, questa loggia P2, e avendo al suo interno personaggi di così grande rilievo nel nei vari gangli dello Stato italiano, della società italiana è chiaro che ci sono molti ambienti che preferiscono che si glissi, che si dimentichi e quindi si parli il meno possibile, si rimuova insomma.

Continua qui.

La P2 nei diari di Tina Anselmi: “Basta una sola persona che ci governa ricattabile perché la democrazia sia a rischio”

Standard

La P2 nei diari segreti di Tina AnselmiHa più i connotati del documento storico che quelli della ricostruzione il libro uscito poche settimane fa per i tipi di Chiarelettere. Si tratta del volume La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi, curato dalla saggista e scrittrice Anna Vinci, 576 pagine in cui si cerca di rispondere a una domanda che formulò Giuliano Turone, il magistrato che il 17 marzo 1981 scoprì insieme a Gherardo Colombo gli elenchi della loggia massonica di Licio Gelli: «Perché questa volontà pertinace di sottovalutare, di ignorare, persino di scacciare dalla mente il fenomeno P2 e tutte le allarmanti vicende connesse che sono emerse negli ultimi trent’anni?»

Il libro curato da Vinci riunisce più di tre anni e mezzo di appunti presi dal dicembre 1981 al luglio del 1984 dalla presidentessa della commissione parlamentare che indagò sulla P2. Fogli, in alcuni casi, pagine più organiche in altri, per tenere a mente informazioni che riguardano moltissime delle persone che, per un motivo o per un altro, erano entrati in contatto con il sistema gelliano. Tra queste Flavio Carboni, grande “protagonista” di quegli anni e attualmente sotto indagine per la cosiddetta P3, Roberto Calvi, Fabrizio Cicchitto, Giulio Andreotti, Giancarlo Elia Valori. In coda al libro, poi, ci sono lettere scritte da Francesco Cossiga, Michele Sindona e dallo stesso Gelli.
Continue reading

“Wojtyla segreto”: controinchiesta di Ferruccio Pinotti e Giacomo Galeazzi sul papa polacco

Standard

Qualche giorno fa si segnalava lo speciale di Micromega Karol Wojtyla – Il grande oscurantista, pubblicato in vista delle celebrazioni del 1 maggio per la beatificazione del papa polacco. Anche la casa editrice Chiarelettere ha fatto uscire nel frattempo un libro in argomento. Si tratta di Wojtyla segreto. La prima controinchiesta su Giovanni Paolo II (il cui booktrailer si può vedere sopra), scritto dal giornalista Ferruccio Pinotti e dal vaticanista della Stampa Giacomo Galeazzi:

Il pontefice polacco che la Santa sede sta per proclamare Beato assume una nuova luce attraverso il racconto [di] un viaggio tra Ior, Solidarnosc, scandali finanziari e crisi geopolitiche, da cui emerge un Wojtyla capace di muoversi come un antico monaco-guerriero in battaglia contro l’ateismo di Stato e al contempo come un modernissimo predicatore. Un fondamentale «asset» atlantico durante la guerra fredda. Per oltre trent’anni gli organi di polizia polacchi spiarono ogni movimento e discorso di Karol Wojtyla. Usando anche preti infiltrati per entrare nelle sue stanze. Ora i documenti su questa attività sono finalmente desecretati. Da queste carte inedite compilate dagli uomini del regime di Varsavia incaricati di sorvegliarlo, pedinarlo e controllarlo, emerge una nuova immagine di Giovanni Paolo II. Dal primo giorno di sacerdozio fino all’ascesa al pontificato. Nel piano strategico di Karol Wojtyla, di fronte al rischio dell’Est totalmente scristianizzato occorre mobilitare qualunque risorsa, convogliare tutti i canali di sostegno economico, anche i più imbarazzanti, verso le organizzazioni che oltre cortina si battono per la sopravvivenza dell’identità cattolica. C’è una sfida mortale in atto, Wojtyla lo sa e si dà da fare per vincerla. A ogni costo. L’importante non è da dove arrivano i soldi ma dove sono diretti. Il libro rivela sia tratti inediti del Wojtyla personaggio pubblico e vero uomo politico sia aspetti finora mai scritti e legati alla sua vita privata, prima in Polonia poi in Vaticano.

La prefazione, scritta da monsignor Domenico Mogavero (vescovo di Mazara del Vallo e presidente Cei per l’immigrazione, oltre che postulatore per la causa di beatificazione di don Pino Puglisi), può essere letta qui.

Moby Prince: i vent’anni della vergogna raccontati da Luigi Grimaldi

Standard

Traghetto Moby PrinceI vent’anni di vergogna dalla strage della Moby Prince sono raccontati qui da Luigi Grimaldi, sul blog Cado in piedi. Una vergogna che passa da queste affermazioni, su cui un indignato Grimaldi apre il suo post:

Per raccontare la tragedia del Moby Prince del 10 aprile ’91, una strage negata, partiremo dalla fine: dal più recente atto giudiziario inerente la vicende e risalente solo a qualche mese fa. L’ultimo, dopo 20 anni di inutili indagini e processi. Partiremo cioè da una sconcertante osservazione conclusiva, messa nero su bianco, dai magistrati livornesi che hanno chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’inchiesta-bis: “La ricostruzione della dinamica dell’evento può apparire – come si è più volte sottolineato – banale nella sua semplicità, e dunque non accettabile emotivamente, prima che razionalmente, sopratutto in considerazione dell’enorme portata delle conseguenze che ne sono derivate in termini di perdita di vite umane”.

140 morti, nessun colpevole, niente misteri e traffici di armi, niente operazioni segrete relative alla appena terminata guerra del Golfo; semplicemente nebbia combinata con errori nella condotta di navigazione del traghetto. La ricostruzione della semplice “banalità” del disastro è stata resa possibile solo grazie all’esistenza di un elemento senza precedenti: un particolare banco di nebbia.

Continua qui. E per approfondire questa e altre vicende, si provi a leggere 1994 – L’anno che ha cambiato l’Italia, uscito l’anno scorso per i tipi di Chiarelettere e scritto da Grimaldi insieme a Luciano Scalettari.

“Tutto vero: ti querelo!”: Cinquegrani torna sui revolver giudiziari puntati contro i giornalisti

Standard

Forbidden - Foto di Carsten UllrichAncora dal mensile La voce delle voci di gennaio un articolo di Andrea Cinquegrani, codirettore del giornale insieme a Rita Pennarola, che scrive un pezzo intitolato Tutto vero: ti querelo!:

C’è la guerra preventiva, stile Usa. C’è la galera preventiva, come invoca oggi Gasparri per chi protesta contro la legge Gelmini. Ci sono le citazioni milionarie per mettere il bavaglio a quel poco di stampa libera che resta sul campo (sempre più martoriata…). L’abbiamo già scritto e ri-scritto, denunciato e ri-denunciato: le citazioni civili sono un revolver puntato contro chi osa documentare gli affari dei Palazzi e dei loro Potenti Inquilini. Senza se e senza ma. Non esiste paese al mondo in cui le Ferrovie ti sparano addosso – come è successo a Milena Gabanelli e al suo Report, oppure a Claudio Gatti, autore del libro denuncia sulle Fs Fuori Orario – una citazione per danni da milioni di euro, per fare un solo esempio.

Così fece esattamente vent’anni fa, l’allora potente zar del Bilancio, Paolo Cirino Pomicino, con noi della Voce, che avevamo scritto e pubblicato il libro ‘O ministro: ci chiese, allora, 11 miliardi di vecchie lire, ovviamente da devolvere in opere di bene. Mentre siamo al centosettantesimo posto o giù di lì per tasso di sviluppo, superati anche da Haiti, siamo al primo, in assoluto, su questo fronte: negli altri paesi europei – pochi lo sanno – un simile sistema intimidatorio non esiste, in Spagna e in Francia, due soli casi, è previsto un tetto (tipo 20-30 mila euro), a maggior ragione valido per le testate minori, altrimenti facilissimo bersaglio del Ras di turno che a costo zero (tanto per loro, gli Inquilini dei Palazzi, le spese legali sono un optional) ti spara bordate mortali.

Il tutto, senza freni, senza regole, senza pagarne minime conseguenze (quando poi dopo anni verrà fatta giustizia in aula). Non sarebbe il caso – per dirne una con Gabanelli – di depositare in via cauzionale un tot, mettiamo il 10 per cento presso il tribunale, su un conto infruttifero, come cauzione: ti chiedo 1 milione di euro per danni, deposito 100 mila euro come cauzione. Almeno si darebbero una regolata o ci penserebbero un attimo prima di imbracciare la lupara.

Fra le novità di stagione, comunque, ci sono anche le citazioni “autogol”, in cui vieni accusato per aver scritto cose assolutamente veritiere, come ammette il “presunto” diffamato persino nell’atto giudiziario che ti viene notificato. Non contento, cita l’autore dell’articolo, il direttore responsabile e anche il condirettore. Non gli basta, perché la pancia non è piena: confeziona il tutto in un pacchetto-regalo e sporge anche un querela, passando così sul piano penale, tanto per dimostrare d’aver un pizzico di coraggio (si sa, nel penale esiste un pm, è possibile introdurre testi etc.). Succede a noi della Voce, bersaglio privilegiato per Potenti di prima e seconda repubblica, camorristi, faccendieri e compagnia cantando.

Per continuare a leggere si clicchi qui. E a proposito di ciò che non si può scrivere – e nemmeno citare – si dia un’occhiata a questo post pubblicato sul blog della casa editrice Chiarelettere.

“Moby Prince: mistero irrisolto” di Luciano Scalettari e tutte quelle navi nel porto di Livorno

Standard

Traghetto Moby PrinceLuciano Scalettari, sul blog Voglio Scendere, interviene parlando del caso Moby Prince: mistero irrisolto:

Invece successe qualcosa di ben diverso: quella sera nel golfo di Livorno c’erano 7 navi militari e militarizzate americane che trasbordavano materiale bellico dalla base di Camp Derby (che come sappiamo è la più grande base americana in Europa). Ci fu una copertura di disturbo radio e poi ci furono una serie di altre imbarcazioni che si muovevano in questo piccolo braccio di mare, navi fantasma, alcune delle quali mai identificate. In questo traffico incredibile, alle 22,27 il traghetto Moby Prince entrò proprio in una delle cisterne dell’Agip Abruzzo, una gigantesca petroliera illuminatissima. La cascata di liquido infiammabile che ne uscì e che investì il traghetto provocò un incendio, poi le due navi si staccarono. La Moby Prince vagò per tutta la notte senza che nessuno andasse a soccorrere gli eventuali sopravvissuti. Fu recuperata, portata in porto e le prime persone di soccorso che salirono a bordo del Moby Prince, vi salirono verso le 13 del giorno successivo. Troppo tardi.

Un documento interessante da leggere in proposito è la richiesta di riapertura del procedimento penale [pdf, 360 KB] presentata l’11 ottobre 2006 dall’avvocato Carlo Palermo. E leggere anche il libro 1994 – L’anno che ha cambiato l’Italia (Chiarelettere, 2010) scritto, oltre che dallo stesso Scalettari, anche da Luigi Grimaldi.