Moby Prince: dopo 22 anni in arrivo un documentario. Intanto, dopo le conferme sulla nave Usa, scompaiono documenti processuali

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Centroquaranta – La strage dimenticata è un documentario di Manfredi Lucibello che uscirà a giugno. Intanto oggi, anniversario numero 22 del rogo della Moby Prince, si legge che sono scomparse le registrazioni del processo mentre si chiede una commissione d’inchiesta e solo ieri da una perizia arrivava la conferma che la nave fantasma, come già in passato sostenuto, era una militarizzata statunitense.

Moby Prince, a vent’anni dal rogo rimangono 140 vittime senza giustizia e con il fantasma della “nebbia da avvezione”

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Vent’anni fa oggi – era il 10 aprile 1991 – il rogo del Moby Prince. Qui, sul Fatto Quotidiano, un pezzo di Emiliano Liuzzi che fa il punto di vari elementi. Compresa la fantasiosissima incursione della nebbia da avvezione, tipica dl Bosforo e dei mari tropicali.

Moby Prince: i vent’anni della vergogna raccontati da Luigi Grimaldi

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Traghetto Moby PrinceI vent’anni di vergogna dalla strage della Moby Prince sono raccontati qui da Luigi Grimaldi, sul blog Cado in piedi. Una vergogna che passa da queste affermazioni, su cui un indignato Grimaldi apre il suo post:

Per raccontare la tragedia del Moby Prince del 10 aprile ’91, una strage negata, partiremo dalla fine: dal più recente atto giudiziario inerente la vicende e risalente solo a qualche mese fa. L’ultimo, dopo 20 anni di inutili indagini e processi. Partiremo cioè da una sconcertante osservazione conclusiva, messa nero su bianco, dai magistrati livornesi che hanno chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’inchiesta-bis: “La ricostruzione della dinamica dell’evento può apparire – come si è più volte sottolineato – banale nella sua semplicità, e dunque non accettabile emotivamente, prima che razionalmente, sopratutto in considerazione dell’enorme portata delle conseguenze che ne sono derivate in termini di perdita di vite umane”.

140 morti, nessun colpevole, niente misteri e traffici di armi, niente operazioni segrete relative alla appena terminata guerra del Golfo; semplicemente nebbia combinata con errori nella condotta di navigazione del traghetto. La ricostruzione della semplice “banalità” del disastro è stata resa possibile solo grazie all’esistenza di un elemento senza precedenti: un particolare banco di nebbia.

Continua qui. E per approfondire questa e altre vicende, si provi a leggere 1994 – L’anno che ha cambiato l’Italia, uscito l’anno scorso per i tipi di Chiarelettere e scritto da Grimaldi insieme a Luciano Scalettari.

“Moby Prince: mistero irrisolto” di Luciano Scalettari e tutte quelle navi nel porto di Livorno

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Traghetto Moby PrinceLuciano Scalettari, sul blog Voglio Scendere, interviene parlando del caso Moby Prince: mistero irrisolto:

Invece successe qualcosa di ben diverso: quella sera nel golfo di Livorno c’erano 7 navi militari e militarizzate americane che trasbordavano materiale bellico dalla base di Camp Derby (che come sappiamo è la più grande base americana in Europa). Ci fu una copertura di disturbo radio e poi ci furono una serie di altre imbarcazioni che si muovevano in questo piccolo braccio di mare, navi fantasma, alcune delle quali mai identificate. In questo traffico incredibile, alle 22,27 il traghetto Moby Prince entrò proprio in una delle cisterne dell’Agip Abruzzo, una gigantesca petroliera illuminatissima. La cascata di liquido infiammabile che ne uscì e che investì il traghetto provocò un incendio, poi le due navi si staccarono. La Moby Prince vagò per tutta la notte senza che nessuno andasse a soccorrere gli eventuali sopravvissuti. Fu recuperata, portata in porto e le prime persone di soccorso che salirono a bordo del Moby Prince, vi salirono verso le 13 del giorno successivo. Troppo tardi.

Un documento interessante da leggere in proposito è la richiesta di riapertura del procedimento penale [pdf, 360 KB] presentata l’11 ottobre 2006 dall’avvocato Carlo Palermo. E leggere anche il libro 1994 – L’anno che ha cambiato l’Italia (Chiarelettere, 2010) scritto, oltre che dallo stesso Scalettari, anche da Luigi Grimaldi.

Dal Fatto: ecco perché la nebbia avvolge ancora 140 morti. La ricostruzione del caso Moby Prince

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Traghetto Moby PrinceLe due pagine centrali del Fatto Quotidiano di oggi sono dedicate all’anticipazione di un libro di prossima uscita per i tipi di Chiarelettere. Si intitola 1994, è stato scritto da Luciano Scalettari e Luigi Grimaldi e ricostruisce la storia della Moby Prince, il traghetto andato a fuoco il 10 aprile 1991 uscendo dal porto di Livorno. Furono 140 le vittime (qui l’elenco) e, proprio perché le inchieste non hanno fornito risposte, a tutt’oggi rimangono diversi punti da chiarire: la nebbia, le tracce di esplosivo – T4 – trovato a bordo, il ritardo nei soccorsi, l’unico sopravvissuto che cambia idea. Di tutto questo parla il lungo estratto pubblicato oggi e parla anche dei collegamenti – che vanno ben oltre la nave XXI Ottobre II della Shifco presente nella rada toscana – con il caso di Ilaria Alpi.

Per leggere più nel dettaglio, da qui si può scaricare quanto pubblicato dal Fatto (formato pdf, 575KB). Qui invece si trova online solo il primo pezzo.

A Livorno il “Cicci Festival (mio non esiste)” per la libertà di cultura

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Cicci Festival

In Italia siamo a tre. Ed è una buona notizia. Dopo il CC Festival, il primo nato, e il Copyleft Festival di Arezzo, ora arriva anche il Cicci Festival (mio non esiste), che si terrà il 13 e il 14 febbraio a Livorno, presso il Teatrofficina Refugio. Per sapere cos’è, ecco una sua presentazione:

è una due giorni sulle licenze Creative Commons realizzata all’interno del Teatrofficina Refugio, spazio occupato autogestito autofinanziato e antifascista a Livorno. Un contenitore di idee libere che circolano liberamente dato che l’arte è fatto mutevole e si può solo trasformare. Un percorso a 360 gradi tra le varie forme artistiche partendo dalle più classiche per arrivare alla follia. Tutto rigorosamente libero e condivisibile.

Perché “mio non esiste”, recita il payoff della manifestazione. Il cui programma è disponibile qui e complementare al festival c’è lo Slam Poetry Workshop, per “rimare e ritmare un testo”. Che, anche in questo caso, sarà sotto l’egida Creative Commons.