Moby Prince, a vent’anni dal rogo rimangono 140 vittime senza giustizia e con il fantasma della “nebbia da avvezione”

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Vent’anni fa oggi – era il 10 aprile 1991 – il rogo del Moby Prince. Qui, sul Fatto Quotidiano, un pezzo di Emiliano Liuzzi che fa il punto di vari elementi. Compresa la fantasiosissima incursione della nebbia da avvezione, tipica dl Bosforo e dei mari tropicali.

Dal blog del Fatto Quotidiano: “Vajont, un genocidio italiano. E firmato Dc”

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Il disastro del Vajont

Chissà in quanto ricordano che dal disastro del Vajont – 1910 vittime – sono trascorsi 48 anni? Accadeva il 9 ottobre 1963 ed Emiliano Liuzzi, sul suo blog sul Fatto Quotidiano, racconta che fu un genocidio italiano. E firmato Dc:

Presidente del consiglio era Giovanni Leone. Era un presidente, del Consiglio prima e della Repubblica poi, a cui i colpi di teatro piacevano, bizzarro tanto da rispondere con le corna agli studenti che a Pisa lo contestavano. Ma a Longarone riuscì a superare se stesso: arrivò in elicottero due giorni dopo la catastrofe, nessun altro politico da Roma ebbe lo stesso coraggio. La gente urlava assassini, inteso come il governo che lui rappresentava. Ma Leone riuscì a calmare tutti, tirando fuori dal taschino un fazzoletto bianco impregnato di lacrime: “Giuro su questi corpi e queste rovine che sarà fatta giustizia”. Ma quando il sindaco Arduini, che sotto l’onda perse un figlio e i genitori, citò in giudizio Giorgio Valerio, presidente della Montecatini-Edison subentrata alla Sade – come ricordò in un memorabile pezzo Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera – in tribunale venne depositata una memoria difensiva che sostenne l’imprevedibilità della catastrofe. Firmata: “Avvocato Giovanni Leone”.

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