Caso Toni-De Palo: il prossimo 2 settembre saranno trascorsi 31 anni dalla scomparsa dei giornalisti

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XXXI anniversario omicidio giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni

Il prossimo 2 settembre saranno trascorsi 31 anni dalla scomparsa a Beirut dei giornalisti italiani Graziella De Palo, 24 anni, e Italo Toni, 50, mai più ritrovati. Si tratta di una vicenda, come scritto in varie occasioni, su cui grava ancora il segreto di Stato (e così sarà fino al 2014). In questi giorni i familiari hanno annunciato gli eventi in programma (per chi ha un account Facebook, è possibile aderire) per non dimenticare questo anniversario. Eventi che comprendono anche la piantumazione di un ulivo alla confluenza dei viali Graziella De Palo e Italo Toni a Villa Gordiani, a Roma. Intanto, sulla vicenda, si possono leggere questi post:

Vittime e familiari: per quelle del 2 agosto 1980 c’è il “vilipendio di Stato” mentre per i familiari di Nino Agostino niente, tutto azzerato

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Strage di Bologna: il Pdl prima diserta la piazza, ora denuncia i familiari delle vittime. Un articolo, di seguito, scritto a quattro mano con Davide Turrini per il Fatto Quotidiano. E sempre in tema vittime e mancanza di verità si legga anche L’omicidio dell’agente Agostino. Vent’anni dopo si riparte da zero. La vicenda (barbara) è questa e su di essa, tanto per rimanere in tema, c’è segreto di Stato.

Si riaccende la polemica attorno alle parole che Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime strage del 2 agosto, ha pronunciato nei confronti del governo dal palco di Piazza delle Medaglie d’Oro, a Bologna, martedì scorso, nel trentunesimo anniversario della strage. Un discorso durante il quale Bolognesi, ha chiesto di proseguire le indagini su quello che accadde alla stazione, soprattutto per capire chi furono i mandanti e se quella fu o meno una delle cosiddette stragi di Stato, maturate in un disegno che gli storici definiscono come “strategia della tensione”.

Oggi il deputato del Pdl, Fabio Garagnani (lo stesso deputato che alla vigilia della commemorazione aveva chiesto l’esercito a Bologna) ha presentato un esposto alla magistratura ipotizzando il reato di vilipendio contro la Repubblica e i suoi organismi previsto dall’articolo 290 del codice penale. “Le gravi affermazioni del presidente dell’associazione delle vittime della strage del 2 agosto non possono essere lasciate sotto silenzio, non tanto perché contenenti critiche di natura politica, quanto perché delegittimano in modo inconfutabile lo Stato e le Istituzioni democratiche”, ha affermato Garagnani dimenticando che il governo del Paese, gli uomini del suo stesso partito, hanno disertato la commemorazione per il secondo anno consecutivo.

“Certe affermazioni, che non sono critica politica, bensì violenta contestazione verbale ed oltraggio allo Stato, alle assemblee legislative e al Governo – spiega il parlamentare del Pdl – che ne sono parte costitutiva, non possono essere tollerate, pena il venir meno della credibilità delle istituzioni medesime”.
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Italicus, 37 anni fa la bomba dell’espresso Roma-Monaco di Baviera. Una strage dimenticata

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Accadeva 37 anni fa, il 4 agosto 1974. È la strage dell’Italicus: sull’espresso Roma-Monaco di Baviera, all’altezza di San Benedetto Val di Sambro (provincia di Bologna), esplose una bomba che fece 12 vittime e 54 feriti. Questa sera, a partire dalle 21, presso la biblioteca Stefanini del Comune sull’Appennino tosco-emiliano, quell’attentato verrà ricordato proiettando il documentario “4 Agosto 1974 – Italicus, la strage dimenticata” di Alessandro Quadretti e Domenico Guzzo mentre fino al 15 agosto sarà visitabile la mostra Io sono testimonianza sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 con fotografie di Martino Lombezzi e testi storici di Cinzia Venturoli.

A 31 anni dalla strage alla stazione di Bologna, tra governo assente e la gente fitta

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Accadde il 2 agosto 1980. Oggi, a trentun anni dalla strage alla stazione di Bologna:

Il video è di Giulia Zaccariello.

Ustica: dalle minacce alle querele. Non si può parlare di depistaggi

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UsticaÈ un gioco che tende a ripetersi: ribadire un’opinione spacciandola come una “verità”, non importa quanto suffragata da prove oggettive. Che, se esistessero, permetterebbero la revisione di processi chiusi, se finiti con condanne, o l’apertura di nuovi filoni d’indagine. Basta però fare eco sfruttando magari sedi istituzionali e poi adire alle vie legali a scopo intimidatorio. È ciò che è accaduto nelle ultime settimane con la storia del Dc9 di Ustica, precipitato il 27 giugno 1980 con i suoi 81 passeggeri.

“Ciò che stupisce”, dice il giornalista Fabrizio Colarieti, che a lungo si è occupato di questa vicenda, “è la mancanza di conoscenza delle carte processuali. Che il Dc9 non fosse solo è un dato di fatto, lo prova il tracciato di Ciampino, lo provano le telefonate che da qui sono state fatte all’ambasciata americana. E poi c’è il discorso dei soccorsi: se nessuno depistò, se nessuno fece nulla per nascondere cosa in realtà è accaduto 31 anni fa, perché gli aiuti arrivarono solo dopo 7 ore?”

Colarieti, di fronte alla crescente cavalcata del sottosegretario Carlo Giovanardi contro la verità sul caso, non ci sta a vedere spacciate tesi screditate negli anni, dal punto di vista sia processuale che scientifico. E a proposito delle querele partite contro il depliant del Museo della Memoria di Bologna, che ospita i rottami dell’aereo, si rivolge ai militari, che si sentono diffamati. “D’accordo, in quattro sono stati assolti. Ma teniamo conto di un elemento non secondario. Le indagini per i depistaggi partirono mettendo sotto accusa decine di persone, tra ufficiali e sottufficiali. Poi, con gli anni, alcuni morirono, altri videro i reati andare prescritti e si è rimasti alla fine con quattro imputati poi giudicati non colpevoli. Ma questo non è sufficiente ad assolvere l’intera aeronautica”.
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Da Notte Criminale, un video sui fatti che nel 1980 segnarono cronaca e cultura in Italia

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Del debutto degli anni Ottanta si parlava qualche mese fa nella prefazione al romanzo Mary Terror di Robert McCammon (Gargoyle Books). Su questa scia, particolarmente efficace il video di Notte Criminale su alcuni fatti di cronaca e cultura che hanno segnato l’Italia nel 1980.

A quindici anni denti e unghie non uccidono. O non dovrebbero uccidere

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Domani di Maurizio ChiericiIl delitto di Avetrana, su questo giornale, lo consideravamo capitolo chiuso. Ma in redazione, discutendo degli argomenti da trattare, non si è potuto fare altro rilevare un fatto: quella vicenda, da reale qual è, è stata trasformata in un feuilleton in cui tutti hanno parola – presunti assassini ed altrettanto presunti esperti in primis – tranne lei, la vittima. Sarah Scazzi è diventata un feticcio, pretesto dimenticato per dare il via a un «giallo» che prosegue a suon di confessioni, ritrattazioni, profferte, forse anche di intimidazioni.

Invece qui il cadavere non è partorito della mente di uno scrittore. Quel cadavere apparteneva a una ragazzina che, in un giorno d’estate, esce di casa per andare al mare e invece va a morire assassinata poche centinaia di metri più in là. Non sono i cento passi di Peppino Impastato. In questa storia del resto non c’è l’ombra diretta della mafia che si mangia le vite di giovani e giovanissimi. C’è la modestia della profondissima provincia, una specie di Alabama d’Italia sul quale la criminalità di certo ha il suo influsso. Seppur indiretto. Vuoi perché non c’è lavoro, perché le famiglie sono ancora spaccate tra i maschi al nord a faticare e le femmine a casa, ad arrangiare la quotidianità. Vuoi perché la fuga, quando non si vuole cedere a un futuro già passato sulla scia delle vite dei propri genitori, rimane l’unica alternativa.
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Giuseppucci: da Notte Criminale l’articolo del Messaggero (anno 1980) che racconta il suo delitto

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Delitto Giuseppucci

Continua l’attività di divulgazione che Notte Criminale fa su alcune storie nere italiane. Banda della Magliana in primis. E qui ripropone un articolo pubblicato il 14 settembre 1980 sul Messaggero: è la cronaca dell’omicidio di Franco Giuseppucci, uno dei primi capi dell’organizzazione romana.