Agenzia Dire: online il mini documentario “Strage di Ustica, è il momento della verità (anche se i giovani oggi non ne sanno nulla)”

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Strage di Ustica, è il momento della verità (anche se i giovani oggi non ne sanno nulla) è un mini documentario dell’Agenzia Dire (dura 21 minuti circa) che dell’abbattimento del Dc9 del 27 giugno 1980 (ma non solo) parla più diffusamente qui

Stragi80.it e la sciagura di Ustica, va online l’ultimo audio del pilota del Dc9: “Tutto bene”. Poi l’esplosione

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Sono circa le 20.50 del 27 giugno 1980 e Domenico Gatti, il comandante dell’aereo Dc9 I-Tigi decollato dall’aeroporto di Bologna e diretto a Punta Raisi, dove dovrebbe atterrare alle 21.13, pronuncia le ultime parole dirette ai 77 passeggeri, che viaggiano insieme a lui e ad altri 3 componenti dell’equipaggio. L’audio originale, 2 minuti e 10 secondi, lo pubblica Stragi80.it, l’archivio storico-giornalistico creato dai giornalisti Daniele Biacchessi e Fabrizio Colarieti e che riunisce i documenti sulla strage di Ustica, giunta quasi alla vigilia del trentatreesimo anniversario.

Qui il materiale messo a disposizione su Stragi80.it mentre qui prosegue l’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano.

Ustica, la Cassazione: “Aereo abbattuto da un missile, lo Stato risarcisca i familiari”

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UsticaChi sostiene ancora oggi, nonostante l’implausibilità giudiziaria di questa tesi, la teoria della bomba a bordo si rassegni. La Corte di Cassazione, dando ragione al tribunale civile di Palermo, stabilisce che l’aereo abbattuto il 27 giugno 1980 sui cieli sopra Ustica venne distrutto da un missile. E per questo lo Stato italiano deve risarcire i familiari delle vittime. La ragione? Non seppe garantire la sicurezza del volo partito da Bologna e diretto a Palermo. E non lo fece né con i radar civili né con quelli militari.

La sentenza per la quale si è pronunciata la Cassazione si riferisce a un pronunciamento civile della Corte d’Appello di Palermo del 2010 seguito dagli avvocati Vanessa e Fabrizio Fallica, poi confluiti nel pool legale che ha seguito il processo di primo grado giunto a conclusione nel settembre 2011. In quel caso si trattava di 6 risarcimenti per i quali i magistrati siciliani erano giunti alla stessa conclusione dei colleghi che hanno sentenziato l’anno successivo: fu un missile a uccidere le 81 persone imbarcate sul Dc9 dell’Itavia.

Continua a leggere sul Fatto Quotidiano. E ancora: Ustica, Andrea Purgatori: “Ora Hollande ammetta le responsabilità della Francia”

Fabrizio Colarieti: i pezzi mancanti e tutte le bugie dell’aeronautica a proposito della strage di Ustica del 27 giugno 1980

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Ancora a proposito di Ustica e dei fatti del 27 giugno 1980, Fabrizio Colarieti spiega su Stragi80.it quali sono i pezzi mancanti e tutte le bugie dell’aeronautica:

Carenze, omissioni, manipolazioni documentali e silenzi. Accadde tutto questo la notte di Ustica. Quando una quarantina di militari dell’Aeronautica – mai processati perché i reati a loro contestati andarono in prescrizione al termine dell’istruttoria condotta dal giudice Rosario Priore – ostacolarono la verità ubbidendo a un ordine superiore che andava oltre la sovranità del nostro Paese. L’ordine era di non parlare, di tacere per sempre e di fronte a chiunque. Nessuno doveva sapere quanto accadde quella notte attorno al Dc9 dell’Itavia, tanto quella verità era indicibile. Eppure traccia di quanto avvenne è negli atti della magistratura (in particolare nella requisitoria dei Pm della Procura di Roma) e nei riscontri compiuti dall’autorità giudiziaria fin dai giorni successivi alla strage. Ed ecco le principali evidenze investigative, quelle che ancora oggi, a distanza di trentadue anni, gridano vendetta e attendono una risposta anche dai nostri alleati. E’ quanto avvenne nei vari centri radar della Difesa la sera del 27 giugno 1980.

Marsala, Siracusa, Licola, Poggio Ballone, Iacotenente, Martinafranca, Ciampino e Stato maggiore dell’Ami sono i punti che vengono approfonditi. Continua qui.

La strage di Ustica e l’incidente di Ramstein del 1988. Si indaghi sui punti di contatto, lo chiedono i familiari

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La voce delle voci - Marzo 2012Gli ultimi mesi hanno hanno portato con sé novità di non scarso rilievo per la strage di Ustica del 27 giugno 1980. Prima fra tutte la sentenza pronunciata in settembre dalla terza sezione civile del tribunale di Palermo che accorda ai familiari delle vittime un maxi risarcimento – 100 milioni di euro, più interessi e oneri accessori – a causa delle “omissioni e negligenze” dei ministeri dei Trasporti e della Difesa nell’accertamento dei fatti.

Se la parola sul procedimento civile rimane aperta (a febbraio è partito l’appello dopo il ricorso dello Stato), nelle scorse settimane si è delineato un ulteriore fronte: quello che richiama un causa una sciagura aerea di qualche anno dopo. È quella della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori avvenuta in Germania, a Ramstein, il 28 agosto 1988. Tra le 70 vittime (3 militari italiani e 67 civili a terra), ce ne sono due che la sera del 27 giugno 1980 stavano sorvolando i cieli del Mediterraneo alla guida di un biposto, un TF104G. A un certo punto diramarono un allarme, un “codice 73”, per segnalare qualcosa di anomalo che però – data la tipologia dell’allarme – non riguardava il loro mezzo.
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Ustica: dalle minacce alle querele. Non si può parlare di depistaggi

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UsticaÈ un gioco che tende a ripetersi: ribadire un’opinione spacciandola come una “verità”, non importa quanto suffragata da prove oggettive. Che, se esistessero, permetterebbero la revisione di processi chiusi, se finiti con condanne, o l’apertura di nuovi filoni d’indagine. Basta però fare eco sfruttando magari sedi istituzionali e poi adire alle vie legali a scopo intimidatorio. È ciò che è accaduto nelle ultime settimane con la storia del Dc9 di Ustica, precipitato il 27 giugno 1980 con i suoi 81 passeggeri.

“Ciò che stupisce”, dice il giornalista Fabrizio Colarieti, che a lungo si è occupato di questa vicenda, “è la mancanza di conoscenza delle carte processuali. Che il Dc9 non fosse solo è un dato di fatto, lo prova il tracciato di Ciampino, lo provano le telefonate che da qui sono state fatte all’ambasciata americana. E poi c’è il discorso dei soccorsi: se nessuno depistò, se nessuno fece nulla per nascondere cosa in realtà è accaduto 31 anni fa, perché gli aiuti arrivarono solo dopo 7 ore?”

Colarieti, di fronte alla crescente cavalcata del sottosegretario Carlo Giovanardi contro la verità sul caso, non ci sta a vedere spacciate tesi screditate negli anni, dal punto di vista sia processuale che scientifico. E a proposito delle querele partite contro il depliant del Museo della Memoria di Bologna, che ospita i rottami dell’aereo, si rivolge ai militari, che si sentono diffamati. “D’accordo, in quattro sono stati assolti. Ma teniamo conto di un elemento non secondario. Le indagini per i depistaggi partirono mettendo sotto accusa decine di persone, tra ufficiali e sottufficiali. Poi, con gli anni, alcuni morirono, altri videro i reati andare prescritti e si è rimasti alla fine con quattro imputati poi giudicati non colpevoli. Ma questo non è sufficiente ad assolvere l’intera aeronautica”.
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