Fabrizio Colarieti: i pezzi mancanti e tutte le bugie dell’aeronautica a proposito della strage di Ustica del 27 giugno 1980

Standard

Ancora a proposito di Ustica e dei fatti del 27 giugno 1980, Fabrizio Colarieti spiega su Stragi80.it quali sono i pezzi mancanti e tutte le bugie dell’aeronautica:

Carenze, omissioni, manipolazioni documentali e silenzi. Accadde tutto questo la notte di Ustica. Quando una quarantina di militari dell’Aeronautica – mai processati perché i reati a loro contestati andarono in prescrizione al termine dell’istruttoria condotta dal giudice Rosario Priore – ostacolarono la verità ubbidendo a un ordine superiore che andava oltre la sovranità del nostro Paese. L’ordine era di non parlare, di tacere per sempre e di fronte a chiunque. Nessuno doveva sapere quanto accadde quella notte attorno al Dc9 dell’Itavia, tanto quella verità era indicibile. Eppure traccia di quanto avvenne è negli atti della magistratura (in particolare nella requisitoria dei Pm della Procura di Roma) e nei riscontri compiuti dall’autorità giudiziaria fin dai giorni successivi alla strage. Ed ecco le principali evidenze investigative, quelle che ancora oggi, a distanza di trentadue anni, gridano vendetta e attendono una risposta anche dai nostri alleati. E’ quanto avvenne nei vari centri radar della Difesa la sera del 27 giugno 1980.

Marsala, Siracusa, Licola, Poggio Ballone, Iacotenente, Martinafranca, Ciampino e Stato maggiore dell’Ami sono i punti che vengono approfonditi. Continua qui.

Ustica: le motivazioni della sentenza di Palermo che dispone 100 milioni di euro di risarcimento ai familiari

Standard

UsticaA proposito della sentenza della terza sezione civile del tribunale di Palermo (quella che, in primo grado, assegna ai familiari della strage di Ustica del 27 giugno 1980 un rimborso di 100 milioni di euro), ecco le motivazioni, che si possono scaricare da Stragi80.it (in formato pdf) ai link che seguono:

Sempre sullo stesso sito, si veda anche l’intervista a Rosario Priore, il giudice istruttore che firmò nel 1999 la sentenza-ordinanza in cui ricostruiva lo scenario di guerra confermato dal tribunale di Palermo, realizzata dal giornalista Fabrizio Colarieti.

Il Fatto Quotidiano: Ustica, condanna record per i ministeri. “Cento milioni ai familiari delle vittime”

Standard

UsticaLo scrive un tribunale, la terza sezione civile di Palermo: i ministeri della difesa e dei trasporti si macchiarono di “omissioni e negligenze” e, dopo la sciagura, operarono in modo tale per cui ai familiari delle vittime fosse negato il diritto alla verità. Per questo i dicasteri dovranno rifondere un risarcimento record – 100 milioni di euro, più interessi e oneri accessori – ai parenti delle persone che morirono nella strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980. Risarcimento che costituisce un caso più unico che raro nella giurisprudenza italiana.

I ministeri non prevennero il disastro e poi impedirono l’accertamento dei fatti. La sentenza storica è stata pronunciata questa mattina dal giudice siciliano Paola Proto Pisani e, dopo la sentenza-ordinanza di Rosario Priore del 31 agosto 1999, costituisce uno dei riconoscimenti più rilevanti alle istanze di chi, nel corso dei 31 anni trascorsi dal disastro, ha sempre sostenuto che ci furono apparati dello Stato che impedirono l’accertamento dei fatti dopo non aver fatto nulla per prevenirlo.

Per arrivare al pronunciamento di oggi, nel 2007 il team legale – composto dagli avvocati Daniele Osnato, Alfredo Galasso e Vanessa Fallica che rappresentano 81 parenti delle vittime per una cinquantina di famiglie – aveva riversato al tribunale civile di Palermo un migliaio di documenti, tra cui i risultati del lavoro del giudice Priore e materiale proveniente dai processi di primo e secondo grado celebrati davanti alla corte d’Assise di Roma contro l’aeronautica militare, accusata di aver depistato le indagini (i dibattimenti iniziarono rispettivamente il 28 settembre 2000 e il 3 novembre 2005).

Continua sul Fatto Quotidiano.

Ustica: dalle minacce alle querele. Non si può parlare di depistaggi

Standard

UsticaÈ un gioco che tende a ripetersi: ribadire un’opinione spacciandola come una “verità”, non importa quanto suffragata da prove oggettive. Che, se esistessero, permetterebbero la revisione di processi chiusi, se finiti con condanne, o l’apertura di nuovi filoni d’indagine. Basta però fare eco sfruttando magari sedi istituzionali e poi adire alle vie legali a scopo intimidatorio. È ciò che è accaduto nelle ultime settimane con la storia del Dc9 di Ustica, precipitato il 27 giugno 1980 con i suoi 81 passeggeri.

“Ciò che stupisce”, dice il giornalista Fabrizio Colarieti, che a lungo si è occupato di questa vicenda, “è la mancanza di conoscenza delle carte processuali. Che il Dc9 non fosse solo è un dato di fatto, lo prova il tracciato di Ciampino, lo provano le telefonate che da qui sono state fatte all’ambasciata americana. E poi c’è il discorso dei soccorsi: se nessuno depistò, se nessuno fece nulla per nascondere cosa in realtà è accaduto 31 anni fa, perché gli aiuti arrivarono solo dopo 7 ore?”

Colarieti, di fronte alla crescente cavalcata del sottosegretario Carlo Giovanardi contro la verità sul caso, non ci sta a vedere spacciate tesi screditate negli anni, dal punto di vista sia processuale che scientifico. E a proposito delle querele partite contro il depliant del Museo della Memoria di Bologna, che ospita i rottami dell’aereo, si rivolge ai militari, che si sentono diffamati. “D’accordo, in quattro sono stati assolti. Ma teniamo conto di un elemento non secondario. Le indagini per i depistaggi partirono mettendo sotto accusa decine di persone, tra ufficiali e sottufficiali. Poi, con gli anni, alcuni morirono, altri videro i reati andare prescritti e si è rimasti alla fine con quattro imputati poi giudicati non colpevoli. Ma questo non è sufficiente ad assolvere l’intera aeronautica”.
Continue reading

Fiumicino 17 dicembre 1973: la ricerca delle testimonianze per rispondere agli interrogativi inevasi

Standard

Fiumicino 17 dicembre 1973 di Salvatore Lordi e Annalisa GiuseppettiLe testimonianze dirette come strumento per cercare di rispondere a interrogativi rimasti inevasi. È la tecnica adottata dai giornalisti Salvatore Lordi e Annalisa Giuseppetti per scrivere il libro Fiumicino 17 dicembre 1973 – La strage di Settembre Nero, uscito lo scorso novembre per i tipi di Rubbettino. Partiamo dai fatti: erano le 12.50 di quel giorno di fine ’73 quando un gruppo dell’organizzazione creata da alcuni fedayn palestinesi lanciò due bombe al fosforo contro un aereo della PanAm, in sosta a Roma. Furono trentadue le vittime e diciassette i feriti e non finì qui perché di seguito venne dirottato un veivolo della Lufthansa e i conti vennero resi solo il giorno successivo, a Kuwait City.

Dopo la prefazione scritta da Sandro Provvisionato, una premessa curata da Daniela Stanco, un’introduzione e una serie di capitoli che contestualizzano storicamente gli eventi di quei giorni, la seconda parte inizia le interviste. Il primo a parlare è il giudice Rosario Priore che della strage di Fiumicino si occupò e che torna a parlare dei rapporti tra fedayn e Brigate Rosse. Su cui dice: «[L’appoggio delle Br] non è accertato, ma possiamo ritenere che sia probabile. […] È difficile che questi signori abbiano potuto attraversare il valico di frontiera […] con le armi addosso; l’appoggio doveva essere qui in Italia». E poi la parola passa al superstite Luigi Peco, a Mario Berardinelli, ai tempi trentunenne capitano della guardia di finanza in servizio a Fiumicino, a Nello Ceccarelli, vicebrigadiere sempre delle Fiamme Gialle, e all’ex vigile del fuoco Giuseppe Denaro (che commenta: «Secondo me le bombe non sono state lanciate all’interno, ma qualcuno le ha messe precedentemente»). Quindi ci sono le parole di altri – loro malgrado – protagonisti e/o testimoni di quei fatti.
Continue reading