Uranio impoverito: un’altra vittima mentre le risposte in argomento restano lontane

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Falco Accame, già ammiraglio della marina militare e poi presidente della commissione difesa, da anni è impegnato nella battaglia sull’uranio impoverito e sulle sue conseguenze. Su Vittimeuranio.com – Il blog sul presunto killer interviene per scrivere che a Palermo muore un reduce dai Balcani. Oltre alla vicenda specifica, considera Accame:

C’è da aggiungere che la morte tra tante sofferenze per malattia contratta da uranio impoverito di un militare che ha preso parte per 10 anni a missioni di pace, passa del tutto ignorata a differenza di quanto accade per altri militari che magari sono morti per esplosione di un ordigno sempre nello svolgimento degli stessi compiti. È inaccettabile una tale differenza di trattamento tra militari ignorati e militari onorati. Purtroppo le ragioni sono facilmente intuibili.

Quella in argomento sembra una battaglia ancora lontana dal giungere a un qualche punto fermo. Dopo la deludente relazione parlamentare, rimangono testimonianze come questa o come quelle dell’Associazione vittime uranio.

Ustica: dalle minacce alle querele. Non si può parlare di depistaggi

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UsticaÈ un gioco che tende a ripetersi: ribadire un’opinione spacciandola come una “verità”, non importa quanto suffragata da prove oggettive. Che, se esistessero, permetterebbero la revisione di processi chiusi, se finiti con condanne, o l’apertura di nuovi filoni d’indagine. Basta però fare eco sfruttando magari sedi istituzionali e poi adire alle vie legali a scopo intimidatorio. È ciò che è accaduto nelle ultime settimane con la storia del Dc9 di Ustica, precipitato il 27 giugno 1980 con i suoi 81 passeggeri.

“Ciò che stupisce”, dice il giornalista Fabrizio Colarieti, che a lungo si è occupato di questa vicenda, “è la mancanza di conoscenza delle carte processuali. Che il Dc9 non fosse solo è un dato di fatto, lo prova il tracciato di Ciampino, lo provano le telefonate che da qui sono state fatte all’ambasciata americana. E poi c’è il discorso dei soccorsi: se nessuno depistò, se nessuno fece nulla per nascondere cosa in realtà è accaduto 31 anni fa, perché gli aiuti arrivarono solo dopo 7 ore?”

Colarieti, di fronte alla crescente cavalcata del sottosegretario Carlo Giovanardi contro la verità sul caso, non ci sta a vedere spacciate tesi screditate negli anni, dal punto di vista sia processuale che scientifico. E a proposito delle querele partite contro il depliant del Museo della Memoria di Bologna, che ospita i rottami dell’aereo, si rivolge ai militari, che si sentono diffamati. “D’accordo, in quattro sono stati assolti. Ma teniamo conto di un elemento non secondario. Le indagini per i depistaggi partirono mettendo sotto accusa decine di persone, tra ufficiali e sottufficiali. Poi, con gli anni, alcuni morirono, altri videro i reati andare prescritti e si è rimasti alla fine con quattro imputati poi giudicati non colpevoli. Ma questo non è sufficiente ad assolvere l’intera aeronautica”.
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Uranio impoverito: nuova battaglia a favore delle vittime

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Sul blog VittimeUranio.com viene annunciata, dopo la prima sentenza di undici mesi fa, una nuova condanna per il ministero della difesa:

A meno di un anno dalla storica sentenza di Firenze un altro tribunale, quello civile di Roma, condanna il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di un militare vittima da possibile contaminazione da uranio impoverito. Questa volta la cifra stabilita dal giudice è di un milione e quattrocentomila euro per il danno non patrimoniale subito. La sentenza del Tribunale toscano, del dicembre 2008, aveva invece condannato il Ministero a risarcire con 545mila euro il paracadutista Gianbattista Marica, scomparso un mese dopo. Si tratta sicuramente di un altro passo avanti sulla strada della verità e della giustizia, almeno sul fronte civile.

Intanto, mentre procede la vicenda giudiziaria legata alla questione, per avere maggiori informazioni si può scaricare il libro scritto da Falco Accame (qui il link diretto al pdf, 444KB).