“Eco MUOStro a Niscemi”: Antonio Mazzeo racconta per @orsatti63 eBook l’arma perfetta del XXI secolo

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Eco MUOStro a NiscemiAntonio Mazzeo è un giornalista che si è occupato a lungo di vari argomenti, tra cui l’edilizia (o, meglio, la speculazione edilizia) e i business legati alle basi militari in Italia. Già autore del volume I padrini del ponte – Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre), adesso torna con un ebook, Eco MUOStro a Niscemi, iniziativa editoriale di @orsatti63 eBook:

Il padre Marte ha battezzato il figlio MUOS, Mobile User Objective System, perché fosse chiara a tutti la sua natura infernale. Una rete di mega-antenne e satelliti per telecomunicazioni veloci come la luce perché sull’infinito domini l’oscurità. L’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo, quelli con i missili all’uranio impoverito, gli aerei senza pilota e le armi atomiche in miniatura. È a Niscemi, nel cuore di un’importante riserva naturale, che fervono i preparativi per l’installazione di uno dei suoi quattro terminali terrestri mondiali. Un’opera benedetta dai Signori del Pentagono, dal governo italiano e dalla Regione Siciliana. E a cui non fa mancare il suo contributo la borghesia mafiosa isolana. Per il MUOStro di Niscemi sembrava cosa fatta, ma centinaia di giovani ci hanno messo lo zampino.

Per acquistare il volume si può andare su Lulu.com o su Amazon, dov’è disponibile in formato per Kindle.

Uranio impoverito: un’altra vittima mentre le risposte in argomento restano lontane

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Falco Accame, già ammiraglio della marina militare e poi presidente della commissione difesa, da anni è impegnato nella battaglia sull’uranio impoverito e sulle sue conseguenze. Su Vittimeuranio.com – Il blog sul presunto killer interviene per scrivere che a Palermo muore un reduce dai Balcani. Oltre alla vicenda specifica, considera Accame:

C’è da aggiungere che la morte tra tante sofferenze per malattia contratta da uranio impoverito di un militare che ha preso parte per 10 anni a missioni di pace, passa del tutto ignorata a differenza di quanto accade per altri militari che magari sono morti per esplosione di un ordigno sempre nello svolgimento degli stessi compiti. È inaccettabile una tale differenza di trattamento tra militari ignorati e militari onorati. Purtroppo le ragioni sono facilmente intuibili.

Quella in argomento sembra una battaglia ancora lontana dal giungere a un qualche punto fermo. Dopo la deludente relazione parlamentare, rimangono testimonianze come questa o come quelle dell’Associazione vittime uranio.

Uranio impoverito: l’amministrazione deve risarcire anche il danno biologico

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Dalla newsletter di Cassazione.net, si legge che l’amministrazione [viene] condannata a risarcire anche il danno biologico ai militari colpiti dal cancro dopo l’esposizione all’uranio impoverito:

Il militare colpito da un tumore dopo essere stato esposto all’uranio impoverito durante missioni all’estero deve essere risarcito dalla pubblica amministrazione anche del danno biologico. Lo ha deciso il Tar della Campania che, con la sentenza 17232 depositata il 5 agosto scorso, ha accolto la domanda di risarcimento di un militare.

Se ne parla più diffusamente qui e qui.

Associazione vittime uranio: un’interpellanza al ministro della difesa

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Chissà se il ministro della difesa risponderà a questa interpellanza pubblicata sul blog dell’Associazione Vittime Uranio firmata da Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Zamparutti:

Premesso che:

l’Associazione vittime uranio ha pubblicato sul suo sito http://www.vittimeuranio.com/ un elenco riportante 76 nomi di militari italiani morti per presunta contaminazione da uranio impoverito, citando solo i casi resi pubblici dai familiari attraverso le associazioni;

esistono documenti dai quali risultano 174 casi di militari morti e oltre 2.500 casi di militari affetti dalle citate patologie;

tali dati non comprenderebbero il personale non più in servizio al momento della morte e della malattia perché congedato o in pensione nonché mancherebbero i reduci della guerra del Golfo, della missione in Somalia, della missione in Bosnia e tutto il personale impiegato nei poligoni, su tutti quelli della Sardegna (Capo Frasca, Capo Teulada, Salto di Quirra);

il giorno 11 novembre 2009 è stata presentata la proposta di legge n. 2912 con la quale gli interroganti intendono promuovere l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell’interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e quelli derivanti dall’impiego dei sistemi d’arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia;

questi dati sono preoccupanti già solo nella loro incompletezza e parzialità -:

quanti siano i militari italiani morti e malati per le patologie connesse all’uranio impoverito, reduci da tutte le missioni internazionali che si sono svolte dal 1980 ad oggi, e quanti morti o malati per le stesse patologie abbiano invece prestato la loro opera nei poligoni presenti sul territorio nazionale;

se il ministro interrogato in attesa che la proposta di legge in premessa compia il suo iter parlamentare, intenda effettuare una verifica sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell’interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e a quelli derivanti dall’impiego dei sistemi d’arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia.(4-05560)

Uranio impoverito: nuova battaglia a favore delle vittime

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Sul blog VittimeUranio.com viene annunciata, dopo la prima sentenza di undici mesi fa, una nuova condanna per il ministero della difesa:

A meno di un anno dalla storica sentenza di Firenze un altro tribunale, quello civile di Roma, condanna il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di un militare vittima da possibile contaminazione da uranio impoverito. Questa volta la cifra stabilita dal giudice è di un milione e quattrocentomila euro per il danno non patrimoniale subito. La sentenza del Tribunale toscano, del dicembre 2008, aveva invece condannato il Ministero a risarcire con 545mila euro il paracadutista Gianbattista Marica, scomparso un mese dopo. Si tratta sicuramente di un altro passo avanti sulla strada della verità e della giustizia, almeno sul fronte civile.

Intanto, mentre procede la vicenda giudiziaria legata alla questione, per avere maggiori informazioni si può scaricare il libro scritto da Falco Accame (qui il link diretto al pdf, 444KB).

“L’Italia chiamò”: quattro storie di uranio impoverito

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Malgrado l’inconsistenza di ciò che ha formulato nel marzo scorso la commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito non arrivando a concludere niente che potesse far capire come mai tanti militari inviati all’estero si sono ammalati, c’è chi non resta in silenzio. Tra questi ci sono Matteo Scanni, Leonardo Brogioni, Angelo Miotto, i tre autori di un documentario che si intitola L’Italia chiamò. La sinossi del film racconta che:

Quattro militari italiani che hanno partecipato alle missioni di pace in Bosnia, Kosovo e Iraq cercano un difficile ritorno alla vita dopo essersi ammalati di tumore dormendo nelle caserme bombardate con proiettili all’uranio impoverito. Luca, Emerico, Angelo, Salvatore: quattro storie di solitudine e dignità, intrecciate in un destino che accomuna 2500 soldati colpiti dalla Sindrome dei Balcani, un male che ha già ucciso 164 giovani partiti per servire la divisa. Diario intimo di una generazione che rischia l’estinzione.

Il documentario sarà presentato il prossimo 8 settembre a Bologna (qui la locandina) e interveranno gli autori che dicono:

Sono migliaia. Contaminati, malati, alcuni già morti. Giovani militari, in divisa. Chi per passione, chi per necessità economica, mandati a combattere senza le necessarie precauzioni, anche se ministri e generali conoscevano i rischi. Il nemico invisibile è la radiazione, la polvere sprigionata dai proiettili all’uranio impoverito, caduti a pioggia su Bosnia, Kosovo, Irak. O esplosi nei poligoni di tiro italiani.