“Il gioco della memoria”: un documentario “dal basso” su Vo’, provincia di Padova, campo di concentramento creato a fine 1943

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Il gioco della memoria

Il gioco della memoria di Vincenzo Agosto è (sarà) un documentario prodotto dal basso sul campo di concentramento per ebrei creato a fine 1943 nella frazione di Vo’, Padova:

Il 23 dicembre 1943 con decreto della Prefettura di Padova, il campo di concentramento iniziò ufficialmente la sua attività e da quel momento si formalizzò il concentramento degli ebrei che non essendo riusciti per scelta o impossibilità a nascondersi o a fuggire, furono arrestati e ivi tradotti.

Lunedì 17 luglio 1944, i tedeschi prelevarono senza preavviso tutti gli internati del campo che vennero trasferiti e incarcerati a Padova, trasferiti poi a Trieste nella risiera di San Sabba ed infine tradotti-stipati in vagoni merci, nel campo di lavoro e di sterminio di Auschwitz-Birkenau in Polonia. Degli ebrei già detenuti a Vo’ soltanto Bruna Namias, Sylvia Sabbadini e Ester Hammer sopravviveranno.

Progetto di Pregiat Photo Video Produzioni di Antonio Attisani.

I Siciliani Giovani: 3 febbraio 1998, la strage del Cermis, 20 vittime provocate da un aereo militare degli Stati Uniti

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I siciliani giovani

In questa storia di vittime non ce n’è solo una. In tutto sono venti, tre italiani, sette tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un olandese. Nessun ferito o sopravvissuto. Muoiono il 3 febbraio 1998, il giorno in cui per una coincidenza “bizzarra” la corte di Cassazione pronunciava la sentenza definitiva sull’aereo militare caduto sull’istituto tecnico-commerciale Salvemini di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, il 6 dicembre 1990. Negli ultimi istanti di vita gli sciatori, gli escursionisti e coloro che stanno lavorando si trovano sospesi a circa 150 metri dal suolo perché sono all’interno della cabina di una funivia, quella del Cermis, in Val di Fiemme.

A ucciderli non è un incidente all’impianto, ma il passaggio di un aereo militare americano, un Grumman EA-6B Prowler, al cui comando c’è un ufficiale dei marines, il capitano Richard Ashby, che era decollato per un volo di addestramento dalla base di Aviano alle 14.36. Con il primo capitano ci sono a bordo altri tre parigrado: il navigatore Joseph Schweitzer, l’addetto ai sistemi di guerra elettronica William Rancy e l’addetto ai sistemi di guerra elettronica Chandler Seagraves.

Sul fatto che il mezzo stia volando troppo basso si è d’accordo fin dall’inizio, ma cosa sia effettivamente accaduto e in base a quale dinamica si sia arrivati a quella strage non è chiaro subito. E allora i magistrati ottengono l’immediato sequestro dell’aereo, che le autorità statunitensi stavano già smontando facendo temere di voler farlo sparire. A provocare tutti quei morti è stata la coda del Prowler che trancia il cavo della funivia e dunque a processo ci dovrebbe finire chi era ai comandi. Ma una prima doccia fredda giunge quando si ripesca una convenzione Nato del 1951 in base alla quale i militari americani non possono essere processati e giudicati in Italia, ma quella competente è una corte statunitense.

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Giorno della memoria: le storie ancora senza finale. Dopo 69 anni tante le persone che sparirono nel nulla e cercate tutt’oggi

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Per chi afferma che occorre chiudere capitoli più recenti della storia, andrebbe data un’occhiata, almeno nel Giorno della memoria, a quanti ancora cercano notizie di parenti – se non propri parenti mai più tornati – dai lager nazisti. Nel 2009 si pubblicava un post, Il libro dei deportati, volume I: 23.826 nomi di italiani finiti nei lager. Nei mesi e negli anni a venire sono stati nell’ordine delle decine i commenti di cui ancora si aspettano risposte su persone inghiottite per sempre della brutalità della soluzione finale senza nemmeno lasciare un’eco di cosa accadde loro.

“Il rumore della memoria – Quei passaporti per Gelli”: il racconto del desaparecido Basterra e dei documenti destinati al capo della P2

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Il rumore della memoria – Quei passaporti per Gelli contiene il racconto del desaparecido Victor Basterra, così descritto dal Corriere.it::

Basterra, un oppositore del regime che lavorava per la Zecca di stato argentina come «operaio grafico», sapeva […] disegnare banconote e produrre passaporti praticamente perfetti. Gliene consegnarono appunto quattro, con nomi di italiani naturalizzati argentini, da falsificare. Però gli diedero una sola foto, in quattro esemplari, che Basterra identificò subito, senza alcun dubbio. La foto era quella del «maestro venerabile», che a Buenos Aires era più noto che in Italia.

I passaporti falsificati furono consegnati a Gelli, che in quel momento era ricercato dalla giustizia italiana e pare si trovasse a Montevideo […]. Gelli tentò di utilizzare uno dei passaporti nella Confederazione elvetica, per prelevare denaro da uno dei suoi conti svizzeri. Basterra, incontrato all’Esma, proprio nel sotterraneo delle torture, ci ha detto: «[…] Sono stato prigioniero per quattro anni e mezzo e [falsificare passaporti] era l’unico modo che avevo per sperare di ottenere la libertà. Il loro era un sistema perverso: potevi trovare uno che ti dava una pacca sulla spalla e poi ti offriva un whisky, e qualche ora dopo finire nella camera della tortura, sottoposto alla scarica elettrica».

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“Crocevia Fossoli”: il documentario sul campo di prigionia e concentramento nel cuore dell’Emilia Romagna

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Crocevia Fossoli è un documentario realizzato dalla Fondazione Fossoli, per la regia di Federico Baracchi e Roberto Zampa. Dalla sua presentazione:

Il film utilizza le testimonianze raccolte in questi tre anni di lavoro (oltre 80 ore di video registrazioni) per affrontare la storia del campo di Fossoli dando voce a quanti attraversando il ventennio fascista e la guerra ne fecero esperienza: vittime, spettatori e carnefici. Un’occasione anche per riflettere, a partire da Fossoli, sulla testimonianza e la figura del testimone.

Per chi volesse assistere alla presentazione, l’appuntamento è per il 25 gennaio ore 20.45 presso l’Auditorium A. Loria di Carpi. A proposito della storia del campo di Fossoli, invece, si veda qui.

Falange Armata: in un libro la storia criminale di un’organizzazione che non è mai esistita, ma che ha rivendicato (quasi) tutto

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L'operazione criminale che ha terrorizzato l'ItaliaScritto da due giornalisti di SkyTg24, Massimiliano Giannantoni e Paolo Volterra, il libro L’operazione criminale che ha terrorizzato l’Italia appena uscito per i tipi di Newton Compton Editori racconta una delle storie meno spiegate della recente storia italiana, quella della Falange Armata:

La Falange Armata non è mai esistita. Eppure è stata la più efficace operazione di destabilizzazione realizzata in Italia negli ultimi venticinque anni. Le sono stati attribuiti attentati, omicidi, ferimenti, sequestri, intimidazioni, depistaggi. Le sue propaggini sono arrivate fin nel cuore del potere, nelle stanze del Quirinale e di Palazzo Chigi, facendo sobbalzare uomini di Stato come Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. La Falange ha rivendicato praticamente tutti i tragici avvenimenti di un biennio fra i più cupi e misteriosi della nostra storia recente, quello dal 1992 al 1994: anni sanguinosi per le stragi di mafia e non, anni di svolta nelle istituzioni e nella politica, le cui conseguenze arrivano dritte dritte alle crisi dei nostri giorni. Ma chi muoveva i fili della Falange Armata? C’era un livello superiore che ha preso la decisione finale degli attentati? E chi faceva parte di questa presunta organizzazione?

Ulteriori dettagli sul libro sono disponibili qui.

“Il futuro non si cancella”: verso Berlino dove gli studenti di Reggio Emilia studiano gli anni della deportazione e della Resistenza

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Il futuro non si cancella

Il futuro non si cancella è il sito dedicato al progetto (nato nel 1999) che vede coinvolti mille studenti di Reggio Emilia: un viaggio verso Berlino per studiare gli eventi legati alla seconda guerra mondiale, alla deportazione e alla Resistenza. Qui il percorso del 2014.

“Gli anni spezzati” sul piccolo schermo e il racconto di Piazza Fontana e Calabresi da chi conosce le carte come Luciano Lanza

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Banca Nazionale dell'Agricultura, Piazza Fontana, MilanoCon la prima puntata della serie Gli anni spezzati di Graziano Diana, puntata sulla figura del commissario Luigi Calabresi, la rivista Una città ripropone un’intervista pubblicata nel 1997. Si intitola La strategia segreta, è firmata da Franco Melandri e l’intervistato è il giornalista Luciano Lanza, autore del libro Bombe e segreti. Piazza Fontana: una strage senza colpevoli, pubblicato da Eleuthera. Eccone un estratto:

Questo convegno [quello dell’Istituto Pollio che ebbe luogo dal dal 3 al 5 aprile 1965 svolgendosi all’Hotel Parco dei Principi di Roma, ndb] fu, in pratica, l’atto costitutivo dei Nuclei di difesa dello Stato (Nds), un’organizzazione parallela a Gladio: mentre Gladio era l’organizzazione “ufficiale” di difesa territoriale in caso di invasione da parte del blocco comunista (e infatti praticamente non fece mai nulla), i Nds erano invece l’organizzazione che doveva prevenire dall’interno, e con ogni mezzo, l’avanzata del comunismo in Italia.

La “strategia della tensione” si perfezionò nel ’69, quando il gruppo neonazista di Franco Freda e Giovanni Ventura, con base a Padova, il 25 aprile mise le bombe alla Fiera Campionaria e alla stazione centrale di Milano, mentre il 9 agosto collocò dieci bombe su vari treni in tutta Italia, provocando 12 feriti. Questa stessa strategia toccò il culmine il 12 dicembre ’69, giorno in cui il gruppo di Freda e Ventura, il gruppo di Ordine Nuovo di Venezia-Mestre e il gruppo di Avanguardia Nazionale di Roma, piazzarono alcune bombe a Roma, alla Banca Nazionale del Lavoro e all’Altare della Patria, provocando rispettivamente 14 e 4 feriti, e a Milano, dove, alla Banca nazionale dell’agricoltura, il bilancio fu di 16 morti e oltre 100 feriti, mentre la bomba alla Banca commerciale italiana non esplose. Venne fatta esplodere in seguito, eliminando una prova importantissima.

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“La linea di fondo”: la storia di Freccia, tra talenti sfumati e calcioscommesse, nel racconto di Claudio Grattacaso

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La linea di fondoIn tema di calcioscommesse e corruzione nel mondo del pallone, questa volta si segnala un romanzo in uscita per la casa editrice Nutrimenti. Si intitola La linea di fondo ed è stato scritto da Claudio Grattacaso, un insegnante di professione che con il suo lavoro si è aggiudicato una segnalazione al Premio Calvino. Ecco la presentazione del libro:

Freccia è stato un fuoriclasse, uno di quelli con la palla incollata al piede, sinistro potente, talento e carisma. Pochi anni, il tempo di assaporare il gusto del successo. Poi è arrivato il fallo che gli ha stroncato la carriera, la cessione a una squadra di serie C, la frustrazione, il coinvolgimento nel giro del calcio scommesse. Il sipario è calato, lasciando una ferita impossibile da rimarginare. Ventisette anni dopo quel fallo, quando il cerchio oramai si è chiuso, José Pagliara, quello che un tempo chiamavano Freccia, è ancora una promessa disattesa […].

Parlando di calcio, di passione e ostinazione, di egoismo e corruzione, Claudio Grattacaso racconta la parabola di un campione fallito, costretto dalla vita a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni e a inseguire dentro di sé una nuova consapevolezza, alla ricerca di risposte e di una seconda possibilità.

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I Siciliani Giovani: 6 gennaio 1980, il delitto del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella

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I siciliani giovani

Era l’Epifania del 1980 e quel giorno Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana, non aveva la scorta. La mattina, però, non volle rinunciare ad andare alla funzione religiosa per quella festività insieme alla moglie e al figlio. In auto ci sarebbero andati, ma appena furono saliti sulla vettura i vetri del mezzo esplosero uccidendo il politico democristiano che voleva riformare la politica scudocrociata allontanando la mafia dagli ambienti della cosa pubblica.

Se in un primo momento si pensò a un assassinio politico di matrice neofascista, poi dalle parole del futuro pentito Tommaso Buscetta emerse un’altra versione. Era quella che indicava in qualità di mandante Totò Riina il quale, a poco più di un anno dal suo omicidio e al surclassamento dei corleonesi dopo la seconda guerra di mafia, ebbe la meglio sulla fazione capeggiata dal “principe” di Villagrazia, contrario all’eliminazione di Mattarella.

Del delitto del 6 gennaio 1980 si sarebbe parlato molto meglio anni a venire in tanti processi. Compreso quello che vide un imputato eccellentissimo, il sette volte presidente del consiglio Giulio Andreotti.

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