“Mal di Torino” di Fabrizio Vespa: il ritratto di una città tra racconto noir, cronaca quotidiana e legame quasi sentimentale

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Mal di TorinoDi una sindrome del genere, a Bologna, se ne sente parlare spesso: gente che vive nel capoluogo emiliano se ne va, anche temporaneamente, per una trasferta di lavoro o per una vacanza. E quando torna avverte una specie di sollievo, una nostalgia che si acquieta e che non subisce il contraccolpo di aver visitato luoghi più storici, più affascinanti dal punto di vista paesaggistico, più tenebrosi dei portici notturni. Qualcosa del genere, qualcosa di molto simile, la racconta il giornalista Fabrizio Vespa nel suo libro appena uscito e intitolato Mal di Torino (Express Edizioni):

Torino come un continente mentale. All’interno del quale si muove un giornalista detective che incontra per caso Solomon Epstin, il misterioso filosofo che gli rivela di essere entrato in possesso degli ultimi scritti di Lombroso, scomparsi subito dopo la sua morte. Rimasti incompiuti, in quei preziosi documenti l’anticipatore della moderna criminologia annota i suoi sorprendenti studi sul “Mal di Torino”. [Ne scaturisce] una Torino trasfigurata tra il noir e l’inchiostro della cronaca spicciola, il protagonista si lancia alla ricerca dei perduti scritti lombrosiani.

Il libro, che contiene anche una serie di illustrazioni, si compone di undici “lettere” e altrettante interviste a piemontesi celebri, come Bruno Gambarotta (per quanto astigiano di nascita, torinese lo è d’azione), Steve Della Casa e Marco Ponti (nato in provincia, ad Avigliana). Scrive l’autore:

Torino era ed è ancora la mia conchiglia per ascoltare il mare. Roma invece era il Sud (il Centro è una pura astrazione), era tutta l’Italia concentrata all’ennesima potenza, il mondo intero, l’universo senza limiti: in una parola, qualcosa di troppo grande e indefinito. Con tutto che sono figlio di meridionali e le radici della mia famiglia sono sparse tra Caserta, Latina e la capitale stessa.

2 agosto 1980, #ioricordo: e Tumblr diviene luogo in cui andare “verso una memoria condivisa” della strage alla stazione di Bologna

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2 agosto - Verso una memoria condivisa

Due agosto – Verso una memoria condivisa è lo spazio Tumblr dell’Associazione fra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. L’iniziativa viene spiegata così:

L’anno scorso, in occasione delle celebrazioni per il 2 agosto, lo staff della rete civica Iperbole ha lanciato sui social media la costruzione di un “ricordo collettivo”, chiedendo alla rete sociale (su Twitter e Facebook attraverso l’hashtag #ioricordo) di condividere il proprio personale 2 agosto 1980, per coinvolgere anche chi a quell’epoca non c’era o era troppo piccolo per avere una memoria precisa: tante piccole testimonianze che unite hanno formato così un unico e per certi versi nuovo “ricordo”.

Aggiunge in una nota Matteo Lepore, l’assessore alla comunicazione del comune di Bologna:

Ricostruire la strage del 2 agosto attraverso le storie delle vittime e le testimonianze personali ci permette, parendo dal basso, di mantenere viva in modo potente la memoria di quel tragico giorno. Dico questo pensando soprattutto alle generazioni che non hanno vissuto in prima persona quel periodo storico. La possibilità di condividere contenuti e valori attraverso i nuovi media sociali può inoltre stimolare in modo innovativo la riflessione su questo tema.

Addio a Stefano Tassinari, “un intelletto da continuare ad ascoltare nei decenni a venire”

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Stefano TassinariIl saluto di Davide Turrini a un grande, Stefano Tassinari, in questo articolo:

Tassinari mancherà a Bologna e alla sua Ferrara. Uomo vero, non avvezzo ai compromessi, sempre in prima linea ad insegnare, come un novello Rossellini l’immenso patrimonio culturale che il nostro paese continua a trascurare e spazzare sotto il tappeto. Gliene parlammo poco tempo fa, sulle poltroncine dell’Itc, prima della millesima replica di Kohlhaas del suo amico Marco Baliani (Tassinari dirigeva la rivista Letteraria e tra i collaboratori aveva anche il drammaturgo laziale). A Bologna ci vorrebbe un teatro, una sala esclusivamente per i reading letterari. Tassinari l’avrebbe voluta, magari battendo una nuova strada, continuando a trasformare questa nuova forma teatrale dove sperimentare la trasmissione del sapere. Ora che Tassinari non c’è più, e che ci mancherà moltissimo, qualcuno si ricordi di lui e gli regali uno spazio e un luogo dove le sue parole e il suo intelletto si possano continuare ad ascoltare nei decenni a venire.

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Archivi per la memoria: a Bologna verranno digitalizzati oltre mille faldoni di indagini sul terrorismo

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Rete degli archivi per non dimenticare

C’è un pezzo della storia recente d’Italia, quella che riguarda il terrorismo, che a Bologna può essere quantificato in 1.108 faldoni, 86 scatole e 190 metri di lunghezza. È quanto viene conservato dal tribunale del capoluogo emiliano e che ora confluirà negli Archivi per la memoria, progetto che nasce su impulso di una serie di associazioni, tra cui il Centro di documentazione Sergio Flamigni di Oriolo Romano.

Si tratta di quella organizzazione che, partendo dal materiale raccolto dal senatore del Pci nato a Forlì, è partita con una delle principali banche dati storico-politiche e che dal 2005 è impegnata nella costruzione della Rete per gli archivi per non dimenticare che contribuisca a “una verità storica condivisa e che restituisca dignità e giustizia alle tante vite di donne e uomini bruscamente interrotte dalla violenza e dalla strategia del terrore”.

Il frangente bolognese del progetto parte in questi giorni con le attività di riordino e catalogazione degli atti giudiziari conservati in Emilia Romagna. Atti che riguardano tre i vari filoni l’esplosione alla stazione del 2 agosto 1980, ma anche l’indagine sull’Italicus del 4 agosto 1974, quella sull’assassinio del giuslavorista Marco Biagi ucciso dalle Nuove Brigate Rosse o sul terrorismo neofascista. E a seguire, dopo queste prime fasi, si provvederà alla digitalizzazione dei documenti e i file prodotti verranno infine riversati nell’Archivio di Stato di Bologna. A operare materialmente sono i volontari dell’Auser, che ha sottoscritto una convenzione reiterata da un triennio con il tribunale, mentre il coordinamento è affidato alla Corte d’Assise.
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“Chi è Stato? La strategia della tensione e le stragi impunite (1969-1984)”: lo slideshow della mostra

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Lo slideshow con i pannelli della mostra Chi è Stato? La strategia della tensione e le stragi impunite (1969-1984) partita da Milano e in esposizione fino al 12 novembre a Bologna. È opera del Laboratorio Lapsus, creato da studenti di storia all’università Statale.

“La mia Bandiera. La Resistenza al femminile”: documentario di Bugani e Lucchese sulle donne della Liberazione

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Si intitola La mia Bandiera. La Resistenza al femminile il film documentario di Giuliano Bugani e Salvo Lucchese che sarà presentato lunedì prossimo, 17 ottobre, nella sala Mastroianni del bolognese Cinema Lumière (la proiezione è programmata per le 18). Si tratta della ricostruzione del ruolo che le donne ebbero durante la Liberazione. Scrivono gli autori:

Dalle testimonianze delle partigiane, uniche protagoniste del documentario, si ha uno spaccato inedito delle loro esperienze di lotta e di vita quotidiana come rivoluzionarie, attraverso le quali viene messo in evidenza il ruolo essenziale che le donne hanno avuto per la sopravvivenza e la vittoria della Resistenza stessa. Il progetto, nato da un’idea di Giuliano Bugani, operaio e giornalista, realizzato con Salvo Lucchese […], con Alessandra Cesari, presidente dell’associazione Elenfant Film e responsabile sviluppo progetti, e con Roberta Bononi, ex collaboratrice della Cineteca di Bologna, ha inizio nel 2009 ed è una raccolta di interviste a partigiane dell’Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini.

Questo il sito di Elenfant Film, la realtà che ha curato la produzione. Il progetto ha poi avuto il contributo della fondazione Carisbo e dell’Anpi di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Forlì, Ravenna, Rimini, Castelfranco Emilia, Parma e Piacenza. Tra gli enti che lo hanno patrocinato compaiono il Comune di Bologna, l’Istituto storico Parri, Isrebo, l’Istituto per gli studi della storia contemporanea e della Resistenza di Ravenna e provincia e l’Istituto storico della Resistenza di Alfonsine. Le musiche originali, inoltre, sono state composte da Gianluca Nuti e il brano di coda, “Partisan’s Bella Ciao”, è dei Modena City Ramblers.

Infine la coppia Bugani-Lucchese aveva già lavorato insieme. Era accaduto con un altro documentario, Anno 2018: verrà la morte, sulle morti per amianto, di cui si era parlato qui.

“Ad alta voce” inizia a Bologna con le “parole per l’Italia” di chi ha vissuto sulla propria pelle la storia recente del Paese

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Ad alta voce

Le prime parole per l’Italia le pronunceranno Nando Dalla Chiesa e i familiari delle tre associazioni vittime che hanno sede a Bologna, quelle della strage di Ustica del 27 giugno 1980, della bomba alla stazione scoppiata il successivo 2 agosto e della banda della Uno bianca, che colpì dal 1987 al 1994 uccidendo 24 persone. A loro, infatti, è affidato il via dell’undicesima edizione della maratona di lettura Ad alta voce che venerdì 7 ottobre e sabato 8 fa tappa nel capoluogo emiliano-romagnolo (le altre città sono Venezia, dove c’è stata la settimana scorsa, e Cesena, contemporanea a quella bolognese). Un’iniziativa che, volendo incentrarsi sui 150 anni dell’unità d’Italia, ha deciso di esordire domani alle 18 in prefettura proprio con chi un pezzo della storia del Paese ce l’ha scritto addosso o nella propria famiglia.
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Insegnare la storia degli anni Settanta: una tre giorni per parlarne a Bologna, la città del delitto Lorusso e della bomba alla stazione

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Landis, il laboratorio nazionale per la didattica della storia, ha organizzato per domani, dopo e venerdì (29 e 30 settembre e il 1 ottobre) una riflessione su cittadinanza e democrazia: il nodo degli anni Settanta. L’Italia nel contesto internazionale, che si terrà a Bologna presso la sala dello Zodiaco del Palazzo della Provincia (via Zamboni 13). Questi i contenuti che fanno da linea di congiunzione tra i vari interventi:

Anni di duri scontri sul piano sociale e politico, anni segnati da violente minacce alla democrazia e dal dispiegarsi della lotta armata, ma anche di riforme che hanno sicuramente rafforzato i diritti di cittadinanza e la partecipazione democratica. Anni che hanno segnato profondamente la città di Bologna, teatro dell’assassinio di Francesco Lorusso e della strage alla Stazione Centrale. Ma anche anni di un impegno civile e politico diffuso che ha contribuito alla tenuta delle istituzioni democratiche e al processo riformatore, dalla quale perciò è giusto che prenda il via una riflessione sulla costruzione della memoria e della storia e sulla “insegnabilità” di quella stagione.

Per comprendere a fondo tale periodo è importante allargare lo sguardo al contesto internazionale, in particolare a un’Europa occidentale impegnata in una faticosa transizione verso la democrazia (Spagna, Portogallo e Grecia), e a quel Sudamerica in cui si registrarono allora gravi fenomeni di involuzione autoritaria e che costituì l’implicito riferimento di tante scelte politiche, la cui vicinanza era forse particolarmente sentita per il gran numero di immigrati italiani che finirono impigliati nelle maglie della repressione. Il tutto nel quadro della Guerra fredda, custode di un ordine mondiale che pareva destinato a durare per sempre.

La nostra proposta è di porre tutti questi temi al centro di un convegno internazionale […] rivolto principalmente agli insegnanti e alle sezioni didattiche degli istituti della rete Insmli di tutta Italia. La dimensione internazionale sarà data principalmente dalla parte relativa alla didattica, con la partecipazione di studiosi stranieri, fra i quali alcuni rappresentanti di Euroclio (European Association of History Educators), esperti di controversial issues, perché pensiamo che – oggi come non mai – gli insegnanti italiani abbiano bisogno di un confronto con i loro colleghi di altri Paesi.

Il convegno è organizzato da Landis, con il patrocinio e il contributo finanziario della Regione Emilia-Romagna, il patrocinio e la collaborazione della Provincia di Bologna, il patrocinio dell’Ufficio Scolastico regionale, la collaborazione dell’Istituto Parri Emilia-Romagna, di Isrebo (Istituto per la Storia della resistenza e della Società Contemporanea nella Provincia di Bologna Luigi Bergonzini), del Cedost (Centro di Documentazione Storico-Politica sullo Stragismo), di Iris (Insegnamento e Ricerca Interdisciplinare di Storia) e di Euroclio (European Association of History Educators).

Qui il programma completo degli interventi, che inizieranno domani alle 15.

Italicus, 37 anni fa la bomba dell’espresso Roma-Monaco di Baviera. Una strage dimenticata

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Accadeva 37 anni fa, il 4 agosto 1974. È la strage dell’Italicus: sull’espresso Roma-Monaco di Baviera, all’altezza di San Benedetto Val di Sambro (provincia di Bologna), esplose una bomba che fece 12 vittime e 54 feriti. Questa sera, a partire dalle 21, presso la biblioteca Stefanini del Comune sull’Appennino tosco-emiliano, quell’attentato verrà ricordato proiettando il documentario “4 Agosto 1974 – Italicus, la strage dimenticata” di Alessandro Quadretti e Domenico Guzzo mentre fino al 15 agosto sarà visitabile la mostra Io sono testimonianza sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 con fotografie di Martino Lombezzi e testi storici di Cinzia Venturoli.