Città degli archivi: dal Cedost digitalizzata la documentazione sullo stragismo e sul terrorismo

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Ancora una segnalazione dal sito Città degli archivi. Questa volta gliguarda Archivio del Centro di documentazione storico politica sullo stragismo (Cedost):

Il Centro di documentazione storico politica sullo stragismo è stato istituito a Bologna nel 1996 allo scopo di promuovere la conoscenza e lo studio del fenomeno dello stragismo e del terrorismo nei suoi diversi aspetti, criminali, giudiziari, politici, economici, sociali e militari. A tale scopo il Cedost ha condotto un’intensa campagna di ricerca, raccolta, classificazione, conservazione e analisi di qualsiasi materiale documentario utile per la comprensione del fenomeno, e ha promosso manifestazioni, convegni, esposizioni e pubblicazioni.

L’archivio conserva oggi un’ampia rassegna stampa relativa alle Brigate rosse e ai movimenti di estrema destra, alle stragi italiane e al terrorismo internazionale, alla violenza politica e alla criminalità organizzata. È inoltre possibile consultare documentazione in copia tratta dagli archivi giudiziari e parlamentari e relativa alle più importanti inchieste italiane, tra le quali primeggia per la rilevanza e la quantità del materiale raccolto quella sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Città degli Archivi: a breve online oltre 8 mila fascicoli (1872-1983) del casellario politico della questura di Bologna

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Persone pericolose per la sicurezza dello Stato

È stato annunciato ieri e a breve sarà possibile consultarlo online. È l’archivio della questura di Bologna, nello specifico il casellario politico provinciale dove finivano le schede relative a “persone pericolose per la sicurezza dello Stato”. Lo si scrive sul sito della Città degli Archivi che in proposito anticipa:

Versata nel 2004 all’Archivio di Stato di Bologna, la serie conta 8.644 fascicoli relativi ad altrettanti individui che per la loro militanza politica, per il loro impegno sindacale, o più semplicemente per la loro irrequietezza sociale, sono stati schedati e controllati dall’autorità di pubblica sicurezza su tutto il territorio provinciale.

Tra il 1872 e il 1983, attraverso il mutare delle epoche e delle condizioni politiche, la questura bolognese ha predisposto perquisizioni, arresti e interrogatori, imposto diffide, ammonizioni e confino, deferito a tribunali ordinari e speciali, scattato foto segnaletiche e compilato schede biografiche, sequestrato passaporti, tessere di partito e di sindacato, giornali e corrispondenza personale, allo scopo di attuare un’incisiva azione di “polizia preventiva”.

A Bologna “Una città per gli archivi” diventa realtà: online i documenti dei primi 55 fondi documentali. Entro l’anno saranno 200 mila

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Una citta' per gli archivi

Di Una città per gli archivi se n’era già parlato tempo fa, quando era stata annunciata. Adesso il progetto, che mira a inventariare, restaurare e sistemare in ambienti idonei circa 150 fondi documentali pubblici e privati mettendoli a disposizione in rete, diventa realtà con “la pubblicazione delle centinaia di schede descrittive relative a 55 archivi e delle riproduzioni digitali di una parte consistente della loro documentazione”. Un’occhiata la si può dare consultanto l’elenco alfabetico degli archivi. Inoltre, nei prossimi mesi, è prevista la messa online di nuovo materiale fino a raggiungere i 200 mila documenti. Intanto, sulla strage di Ustica, sono consultabili due mostre virtuali: la prima raccoglie materiale rinvenuto negli archivi di Daria Bonfietti e dell’Associazione vittime mentre la seconda è un percorso iconografico che si dipana nei manifesti del gruppo che riunisce i parenti.

Come sgomberare uno spazio e lasciarlo morire: l’inchiesta di Zic.it su quello che è avvenuto più volte a Bologna

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Si intitola Chiedi alla polvere lo speciale che la rivista Zic.it ha pubblicato raccontando questa storia:

La mappa degli spazi sgomberati e poi rimasti abbandonati a Bologna. Indirizzi, date e immagini per un’inchiesta su come viene davvero affrontato il tema degli spazi in città tra retorica legalitaria, fantomatici “progetti” e politichese spinto.

Nell’approfondimento si parla di luoghi come l’ex conservatorio di Santa Marta, la Manifattura Tabacchi di via Stalingrado 86, l’ex dopolavoro dei Monopoli di Stato di via Azzo Gardino 61, l’ex cinema Embassy che si trova sempre nella stessa strada, l’edificio industriale di via Zanardi 106, l’area di Bologna Motori in via Donato Creti 24, l’ex Maternità di via D’Azeglio 56 e molti altri. E la redazione di Zic ha posizionato ognuna di queste aree su una mappa dando un’idea della loro quantità e della loro dislocazione.

Spazi abbandonati

Per leggere l’inchiesta completa il link è zic.it/chiediallapolvere

Gli orti di Bologna attraversati da Fumettinbici per diventare a loro volta tavole per parole e immagini

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Fumettinbici

Domenica prossima, 28 ottobre, Fumettinbici inforcherà Coltivare RappOrti 2012 per attraversare e disegnare gli orti urbani di Bologna. L’iscrizione è aperta a tutti, anche a chi non disegna. L’unica limitazione il numero dei posti, 15, per cui meglio iscriversi inviando una mail all’indirizzo trameurbane[at]autistici.org.

(Via UrbanCycling)

Bologna come Affile, notturni nostalgici “intitolano” a Rodolfo Graziani i sopravvissuti vespesiani di Bologna

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Affile ha ricordato il maresciallo Rofoldo Graziani con un mausoleo che è costato una denuncia al sindaco da parte dell’Anpi. Per non essere da meno anche Bologna l’ha fatto, in modo meno iconoclasta e più corporeo. Qualcuno, infatti, nella notte tra venerdì e sabato scorsi, gli ha intitolato i vespasiani sopravvissuti nella città felsinea. Ne è stato informato Wu Ming, che ha documentato con cronaca e fotografie l’evento.

(Via Manifesto Bologna)

Piazza Grande di ottobre: naviganti senza dimora, storie di chi non ha casa ma va in rete per raccontare e raccontarsi

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Piazza GrandeIl numero di ottobre del mensile Piazza Grande è dedicato ai naviganti senza dimora, a chi vive senza casa ma non rinuncia a una connessione per comunicare, informarsi o aggiornare il suo blog. Nell’inchiesta del mese, Francesca Mezzadri e Leonardo Tancredi, raccontano le storie di Luigi, Angelo e Marco persone con passato o un presente da senza dimora che hanno trovato nel web un rimedio alla solitudine, la possibilità di conoscere persone fuori dal mondo dell’emarginazione e anche un’opportunità di lavoro. Luigi e Marco si sono avvicinati ai computer grazie al Laboratorio di informatica di del Centro diurno di via del Porto, Angelo ha imparato in carcere, a Rebibbia. Racconta Luigi:

Per due anni uscivo dal dormitorio alle 8 e mi precipitavo all’internet point per restarci fino a sera all’inizio chattavo moltissimo, mi iscrivevo a qualsiasi lista, non dicevo di essere senza dimora, parlavo della mia vecchia vita.

Angelo dopo il corso da detenuto ha fatto uno stage in un’azienda, Marco invece sta cercando di ottenere la patente europea di informatica e gestisce i contatti del sito dell’associazione culturale Fraternal Compagnia. Per Marco e tanti altri senza dimora non solo a Bologna internet è diventato uno strumento di comunicazione non solo individuale: sono molti i blog nati in dormitori e centri diurni in tante città italiane. Massimiliano Salvatori ripercorre l’esperienza di Asfalto, il primo blog di senza dimora in Italia, nato nel Centro diurno e chiuso nel 2010 per i tagli al welfare.

Continua qui e qui.

“Terra di Tutti Film Festival”: a Bologna per raccontare con foto e video il sud del mondo

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Terra di Tutti Film Festival

Bologna, dal 2 al 14 ottobre. Città e date corrispondono al Terra di Tutti Film Festival – Documentari e cinema sociale del sud del mondo, giunto alla sesta edizione e che si terrà in diversi luoghi del capoluogo emiliano. Di che si tratta?

Mostre fotografiche, incontri, approfondimenti sugli aspetti sconosciuti delle cronache del sud del mondo coinvolgono librerie e spazi culturali cittadini. Martedì 9 ottobre al Tpo (via Casarini 17) sarà una serata “Cinemigrante”, con i video provenienti dal festival spagnolo di Santander. Mercoledì 10 ottobre, all’Università di Bologna, appuntamento con il giornalista esperto di migrazioni Gabriele Del Grande, che presenzierà all’anteprima di uno dei corti che compongono La vita che non Cie, il documentario in cui Alexandra D’Onofrio ribalta l’estetica della frontiera offrendo il punto di vista di tre personaggi che subiscono gli effetti della migrazione.

Dall’11 ottobre la rassegna entra nel vivo al cinema Lumière con quattro giorni di proiezioni gratuite: in programma film e documentari provenienti da tutto il mondo, con sessioni di proiezione dedicate a Bosnia, Palestina, migrazioni e nuove povertà, lotte per i diritti e accesso alle risorse, tutela della biodiversità. Si inizia con la sessione “Fortezza Europa”: arriva dal festival di Venezia Mare Chiuso, il documentario in cui Andrea Segre e Stefano Liberti hanno raccolto i tragici racconti degli africani giunti sui barconi fin nel canale di Sicilia e qui respinti dall’Italia verso la Libia. A seguire, l’anteprima assoluta della versione integrale di La vita che non Cie.

A un anno dalla morte di Vittorio Arrigoni, attivista umanitario ucciso nella striscia di Gaza, arriva a Bologna Vik Utopia, il documentario in cui Anna Maria Selini ha seguito il processo per omicidio a carico di un gruppo di estremisti islamici: la pellicola sarà proiettata il 12 ottobre presso il dipartimento di Discipline della Comunicazione (via Azzo Gardino 23 – aula A) e al cinema Lumière, nell’ambito di una sessione dedicata alla Palestina.

Altre informazioni su foto e video si trovano qui.

“Stragi e mandanti”: un libro per andare indietro alla ricerca di chi diede l’ordine d far esplodere le bombe del terrorismo

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Stragi e mandantiSi va dagli accertamenti compiuti dalla procura di Brescia per l’inchiesta ter sulla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 ai verbali del processo che ne è seguito, messi a disposizione in formato digitale dalla Casa della Memoria che riunisce i parenti delle vittime della bomba esplosa nella città lombarda 38 anni fa. Ma si comprende anche molto altro, come i documenti acquisiti dall’archivio Gladio della settima divisione del Sismi e quelli messi insieme dal giudice bolognese Leonardo Grassi nel corso dell’inchiesta Italicus bis. E si finisce con l’inchiesta “Sistemi criminali” del magistrato siciliano Antonio Ingroia in cui si parla, per la strage di Capaci del 1992, della presenza nelle fila mafiose di militanti di Ordine Nuovo.

Il libro Stragi e mandanti, curato da Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione fra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, e dal giornalista Roberto Scardova (arrivato sul luogo dell’esplosione pochi minuti dopo, quel giorno di 32 anni fa, e ancora commosso al ricordo di ciò che vide e raccontò per conto della Rai) va oltre i fatti del 2 agosto 1980. Non può che essere così, tenuto conto dell’ampio panorama storico che prende in considerazione, da Portella della Ginestra (1947) alle stragi mafiosi del biennio 1992-1993. E padre diretto del libro è un dossier che l’Associazione vittime ha depositato in procura la primavera scorsa, 604 pagine in chi si chiede di aprire un’inchiesta per andare alla ricerca dei mandanti dell’attentato che nel capoluogo emiliano fece 85 morti e 200 feriti.
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