“Terra di Tutti Film Festival”: a Bologna per raccontare con foto e video il sud del mondo

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Terra di Tutti Film Festival

Bologna, dal 2 al 14 ottobre. Città e date corrispondono al Terra di Tutti Film Festival – Documentari e cinema sociale del sud del mondo, giunto alla sesta edizione e che si terrà in diversi luoghi del capoluogo emiliano. Di che si tratta?

Mostre fotografiche, incontri, approfondimenti sugli aspetti sconosciuti delle cronache del sud del mondo coinvolgono librerie e spazi culturali cittadini. Martedì 9 ottobre al Tpo (via Casarini 17) sarà una serata “Cinemigrante”, con i video provenienti dal festival spagnolo di Santander. Mercoledì 10 ottobre, all’Università di Bologna, appuntamento con il giornalista esperto di migrazioni Gabriele Del Grande, che presenzierà all’anteprima di uno dei corti che compongono La vita che non Cie, il documentario in cui Alexandra D’Onofrio ribalta l’estetica della frontiera offrendo il punto di vista di tre personaggi che subiscono gli effetti della migrazione.

Dall’11 ottobre la rassegna entra nel vivo al cinema Lumière con quattro giorni di proiezioni gratuite: in programma film e documentari provenienti da tutto il mondo, con sessioni di proiezione dedicate a Bosnia, Palestina, migrazioni e nuove povertà, lotte per i diritti e accesso alle risorse, tutela della biodiversità. Si inizia con la sessione “Fortezza Europa”: arriva dal festival di Venezia Mare Chiuso, il documentario in cui Andrea Segre e Stefano Liberti hanno raccolto i tragici racconti degli africani giunti sui barconi fin nel canale di Sicilia e qui respinti dall’Italia verso la Libia. A seguire, l’anteprima assoluta della versione integrale di La vita che non Cie.

A un anno dalla morte di Vittorio Arrigoni, attivista umanitario ucciso nella striscia di Gaza, arriva a Bologna Vik Utopia, il documentario in cui Anna Maria Selini ha seguito il processo per omicidio a carico di un gruppo di estremisti islamici: la pellicola sarà proiettata il 12 ottobre presso il dipartimento di Discipline della Comunicazione (via Azzo Gardino 23 – aula A) e al cinema Lumière, nell’ambito di una sessione dedicata alla Palestina.

Altre informazioni su foto e video si trovano qui.

A due anni dall’operazione Piombo Fuso, le conseguenze dei metalli pesanti presenti nelle armi utilizzate

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Il 27 dicembre di due anni fa iniziava l’operazione Piombo Fuso nella striscia di Gaza. Nei giorni scorsi PeaceReporter ha raccontato che il New Weapons Research Group scopre metalli tossici nei tessuti della popolazione:

Uno studio del New Weapons Research Group ha rivelato che la presenza di metalli tossici nei tessuti è prova dell’utilizzo di armi sconosciute nelle offensive israeliane nella Striscia. La presenza di metalli in ordigni che non lasciano frammenti era stata ipotizzata, ma mai provata prima. Oltre a identificare i metalli presenti nelle armi amputanti, anche le bruciature da fosforo bianco contengono metalli in quantità elevate. La presenza di metalli in tutte queste armi implica anche la loro diffusione nell’ambiente in quantità e in un’area di dimensioni a noi ignote, variabili secondo il tipo di arma. Un nuovo atto d’accusa contro la ferocia degli israeliani nell’operazione Piombo Fuso, lanciata nel dicembre 2008 e costata la vita a 1.300 palestinesi.

Di più se ne può leggere nell’approfondimento Gaza, le armi proibite.

Piombo fuso: immagini da una guerra riprese da un freelance

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Su Peacereporter è stata pubblicata una lunga intervista realizzata da Nicola Falcinella a Stefano Savona (che già aveva girato Primavera in Kurdistan), autore del documentario Piombo fuso sull’attacco a Gaza del dicembre 2008.

Le dinamiche che nascono sono le peggiori, come nei lager e leggere I sommersi e i salvati di Primo Levi mi ha aiutato. Non si può dare la colpa a tutti i palestinesi per i discorsi e la politica di Hamas. Di certo la guerra non ha fatto che aumentare il consenso per gli estremisti […]. Per la prima volta nessuno mi ha detto di non filmare qualcosa. Sono sempre stato libero di riprendere. In giro c’ero solo io con la videocamera, è stata una guerra poco mediatizzata, la gente capiva che ero là a mie spese e a mio pericolo. All’inizio avevo qualche timore a filmare le donne velate perché so che non amano essere riprese, poi ho notato che anche loro facevano segni di vittoria con le dita e mi sono sentito più sicuro a riprenderle. Con Hamas ufficialmente non ho mai avuto nessun contatto, non mi hanno contattato né detto nulla.

Già presentato al Festival di Locarno, una versione di 52 minuti del documentario verrà mandata in onda all’interno di Doc3 giovedì 17 settembre. In rete invece non c’è ancora un trailer ufficiale, ma qualche immagine si può vedere da un servizio del Tg3.

Gaza, l’ipotesi del fosforo bianco e i precedenti

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  • Sheera Frenkel e Michael Evans su Carmilla, Il Times: Israele bombarda Gaza con fosforo bianco. La BBC: lo fece già in Libano:

    Riportiamo due articoli e un video. Il primo articolo è la traduzione della notizia data oggi dal Times, secondo cui bombe al fosforo bianco sono state utilizzate a Gaza City. L’ipotesi, basata su un’analisi di immagini dell’attuale guerra mossa da Israele su Gaza, appare in queste ore sui media di tutto il mondo. Non si tratta di un’ipotesi peregrina, se consideriamo il secondo articolo che pubblichiamo in traduzione: si tratta della notizia data dalla BBC sull’ammissione da parte di Israele, la prima nella sua storia, di avere utilizzato fosforo bianco nella guerra in Libano (qui la versione video della notizia data da “Democracy Now!”). La notizia, che ebbe risalto internazionale, non sortì il medesimo clamore in Italia. Il video proposto in calce, infine, surrogherebbe l’ipotesi dell’utilizzo di fosforo bianco a Gaza. Il fosforo bianco è bandito come arma in luoghi popolati dal Trattato di Ginevra. Qui, una descrizione dei suoi devastanti effetti.