A cinque anni dall’inizio della Primavera araba: la storia di Mohamed Bouazizi

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A map of Arab Spring countries - Wikipedia.org

Sotto l’espressione «primavera araba» va una serie di insurrezioni che hanno riguardato il Maghreb, il Vicino e il Medio Oriente. I Paesi che sono stati più o meno attraversati da movimenti per la difesa delle libertà civili e politiche comprendono l’Algeria, il Bahrein, l’Egitto, la Tunisia, lo Yemen, la Giordania, Gibuti, la Libia e la Siria. Poi si sono registrati eventi più episodici anche in Mauritania, Arabia Saudita, Oman, Sudan, Iraq, Marocco e Kuwait. Addirittura una nazione martoriata da più di vent’anni di guerra civile come la Somalia ha dimostrato qualche sussulto «primaverile», soprattutto nell’ostilità contro i fronti islamici più bellicosi, come quelli rappresentati da Al Shabaab.

Iniziati nel dicembre 2010, i movimenti rivoluzionari hanno preso le mosse da alcune istanze comuni, per quanto poi le differenze si siano evidenziate nella declinazione nazionale delle rivolte. Tra queste, la lotta contro corruzione, disoccupazione, violazione dei diritti umani, miseria, regimi dispotici e sanguinari, penuria alimentare generata dalla nuova crisi e i cui effetti si devono aggiungere alla precedente, articolatasi tra il 2007 e il 2008, oltre a fenomeni di globalizzazione che hanno incrementato la povertà in loco e lo sfruttamento di manodopera sottopagata.
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Come fosse oggi: le ultime storie di vittime di mafie e dello Stato pubblicate dal sito “I siciliani giovani”

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I siciliani giovani

Ecco le ultime storie pubblicate nella rubrica Come fosse oggi sul sito I siciliani giovani:

“È Stato morto un ragazzo”: il ragazzo si chiamava Federico Aldrovandi, 18 anni, e incontrò due pattuglie della polizia di Ferrara

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Doveroso, in una giornata come oggi, a otto anni di distanza dall’omicidio (colposo, dicono le sentenze) di Federico Aldrovandi, diciotenne ferrarese. Il documentario, come si sa, è del giornalista Filippo Vendemmiati.

Città degli Archivi: a breve online oltre 8 mila fascicoli (1872-1983) del casellario politico della questura di Bologna

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Persone pericolose per la sicurezza dello Stato

È stato annunciato ieri e a breve sarà possibile consultarlo online. È l’archivio della questura di Bologna, nello specifico il casellario politico provinciale dove finivano le schede relative a “persone pericolose per la sicurezza dello Stato”. Lo si scrive sul sito della Città degli Archivi che in proposito anticipa:

Versata nel 2004 all’Archivio di Stato di Bologna, la serie conta 8.644 fascicoli relativi ad altrettanti individui che per la loro militanza politica, per il loro impegno sindacale, o più semplicemente per la loro irrequietezza sociale, sono stati schedati e controllati dall’autorità di pubblica sicurezza su tutto il territorio provinciale.

Tra il 1872 e il 1983, attraverso il mutare delle epoche e delle condizioni politiche, la questura bolognese ha predisposto perquisizioni, arresti e interrogatori, imposto diffide, ammonizioni e confino, deferito a tribunali ordinari e speciali, scattato foto segnaletiche e compilato schede biografiche, sequestrato passaporti, tessere di partito e di sindacato, giornali e corrispondenza personale, allo scopo di attuare un’incisiva azione di “polizia preventiva”.

#StoptheCOISP: scatti e tweet da Ferrara, dove 4 mila persone hanno manifestato in solidarietà alla famiglia di Federico Aldrovandi

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Foto di Marco Trotta

Ferrara, a partire dalle 18, è stata al centro della manifestazione a cui hanno partecipato 4 mila persone in solidarietà alla famiglia di Federico Aldrovandi. È accaduto dopo il sit-in del Coisp, sindacato di polizia, che si è tenuto sotto gli uffici comunali presso cui lavora Patrizia Moretti, la madre del ragazzo per la cui morte, avvenuta nel 2005, sono stati condannati in via definitiva quattro poliziotti, riconosciuti colpevoli del reato eccesso colposo in omicidio colposo. Su Twitter l’hashtag della manifestazione è stato #StoptheCOISP e la foto del Manifesto – donne che chiedono giustizia e rispetto per i loro congiunti, morti dopo essere finiti nelle mani dello Stato – è stata segnalata da Marco Trotta.

Brasile, Maracanã occupato e sgomberato in vista del mondiali di calcio 2014: la storia per parole e immagini

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Maracana occupato - Foto Christophe Simon, Afp

Il prossimo anno in Brasile si giocheranno i mondiali di calcio e, tra le attività preparatorie, c’è anche lo sgombero di uno stabile accanto allo stadio Maracanã. Come racconta Internazionale con un breve testo e immagini:

Il 22 marzo la polizia di Rio de Janeiro ha circondato l’ex Museu do índio intorno al quale, dal 2006, era nato un accampamento che ospitava una trentina di indigeni […]. Le autorità cittadine si sono impegnate a trovare una sistemazione alle famiglie sfrattate. [Ma] la polizia lancia gas lacrimogeni contro alcuni attivisti che erano intervenuti in sostegno agli indigeni.

Qui l’intera galleria immagini messa online da Internazionale. Inoltre, Corriere Tv pubblica un video degli sgomberi e delle relative cariche mentre ulteriori informazioni su questa storia si possono leggere su ArtTribune.com e L’Agide.it.

G8/2001: in download il documentario sui fatti della Diaz

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Il documentario G8/2001. Fare un golpe e farla franca realizzato da Mario Portanova, Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio (questi ultimi insieme avevano già firmato Quando c’era Silvio) sull’irruzione del 21 luglio 2001, è disponibile anche in download da qualche giorno su FilmIsNow.it a 4,90 euro. Prodotto dalla Luben Production e già in distribuzione su DVD dalla metà dello scorso dicembre con L’Unità, il film, che dura sessantadue minuti, direi che merita il suo prezzo (peraltro si specifica che il file, in formato avi, è esente da DRM). Intanto, per accertarsene personalmente, si può vedere l’anteprima pubblicata su Repubblica.tv e su YouTube nei giorni precedenti al lancio del film (il trailer è disponibile anche qui). Inoltre perché viene mantenuto quanto raccontato nella presentazione:

Per la prima volta, in questo film parlano le persone che ebbero responsabilità istituzionale negli eventi e la “catena di comando” incomincia a essere ricostruita. Il clima dell’epoca, le responsabilità di governo, il vuoto e gli alibi che si crearono i responsabili stessi, il ruolo che svolse il vicepresidente del Consiglio Fini, unico membro del governo ad essere operativo sul posto. Quello che seppe l’opposizione politica, i tentativi falliti di mediazione. Le testimonianze dei giornalisti e i filmati della Rai che impedirono il silenzio. È la ricostruzione più completa dei fatti di Genova, ottenuta attraverso i risultati dell’inchiesta giudiziaria, del lavoro giornalistico della redazione e di interviste esclusive. Gli avvenimenti e i retroscena di quei giorni vengono rivisti sotto una nuova luce e questo ci aiuta a capire che Genova non fu un episodio isolato, un’esplosione di violenza poliziesca casuale, ma che è profondamente in relazione con ciò che sta accadendo nell’Italia di oggi.