Calvi, il processo di secondo grado e gli impuniti: a breve la sentenza d’appello

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E rimasero impunitiA proposito di coloro che rimasero impuniti, si può leggere oggi su Calvi [e il suo] processo dimenticato:

Piazzale Clodio, Roma, in un’aula semivuota della palazzina A si svolge da mesi il processo per l’omicidio di Roberto Calvi, l’ex presidente dell’Ambrosiano trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Blackfriars a Londra. Sono trascorsi 28 anni da quel giorno e questa potrebbe essere l’ultima occasione per fare luce sull’oscura fine dell’ultimo “banchiere di Dio”. In primo grado i quattro imputati sono stati tutti assolti dall’accusa di aver ucciso il presidente dell’Ambrosiano che – a dire del pm Luca Tescaroli – sarebbe stato eliminato per vendetta dalla mafia siciliana che nel crac aveva perduto centinaia di miliardi di dollari. Gli imputati sono Pippo Calò, Ernesto Diotallevi, Flavio Carboni e Silvano Victor. Ognuno di loro rappresenta un pezzo della storia criminale di questo paese, la mafia, la Banda della Magliana, la P2. La sentenza d’appello è prevista a giorni ma l’ipotesi che capovolga il verdetto assolutorio di primo grado appare lontana in quest’aula dove si consumano gli ultimi passaggi del processo più dimenticato di questi anni. Anche se ci aiuterebbe a capire quale eredità ha lasciato nell’Italia di oggi quel cadavere penzolante tra i grattacieli della City.

Da alcune fonti la sentenza di secondo grado è prevista entro i primi dieci giorni di maggio (per cui a brevissimo). E leggere dispositivo e motivazioni sarà utile per capire (o avere conferma di?) un pezzo di questo Paese e dei suoi livelli di impunità.

Duemiladieci: a Carpineti il tempo delle storie e i luoghi per raccontarle

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Duemiladieci

Per capire cosa accadrà a Carpineti, provincia di Reggio Emilia, dal 29 maggio al 4 luglio, si provi a dare un’occhiata qui. Uno dei responsabili di aver trovato “il tempo delle storie e i luoghi per raccontarle” è Patrick Fogli, che da mesi lavora in silenzio all’organizzazione. Una trentina gli eventi contenuti nel programma, all’interno del quale compaiono nomi come quelli di Lella Costa, Danilo Arona, Maurizio Torrealta, Concita De Gregorio, Giulio Cavalli, Nicola Gratteri, Massimo Carlotto, Umberto Ambrosoli, Carlo Bonini, Daniele Biacchessi, Ferruccio Pinotti, Marco Travaglio, Milena Gabanelli, Ivano Marescotti, Carlo Lucarelli, Stefano Tassinari o Luigi Bernardi. Dal canto mio, sarò presente il 20 giugno alle 18.30, in piazza Matilde di Canossa, per l’incontro Raccontare la realtà: il giornalismo d’inchiesta e il 4 luglio, stesso luogo ma alle 15.30, per parlare di E rimasero impuniti e Attentato imminente con Simona Mammano.

Oil Project: nuovo ciclo di incontri su Internet e la sua rilevanza sociale

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OilProjectOnline il calendario delle lezioni Internet per il progresso, nuovo ciclo di incontri virtuali organizzati da Oil Project – Be Free To Learn, iniziativa di cultura e formazione sotto il segno di Creative Commons. Gli appuntamenti, realizzati in collaborazione con Nova24 IlSole24Ore e Liquida, rispetto all’inizio presentano queste novità (già introdotte nella precedente “stagione”):

Allontanandosi sempre di più dalle tematiche strettamente informatiche dei primi anni, Oilproject affronta anche – sempre evidenziando il ruolo di Internet – tematiche di rilevanza sociale come quella della lotta alle mafie e alla criminalità, della sicurezza di Stato, della ricerca universitaria, del controllo politico in Cina e di come il microcredito e il crowdfunding aiutino le economie in via di sviluppo.

Da qui si può scaricare il programma completo in formato pdf (658KB) e per quanto mi riguarda sarò ospite di Oil Project il prossimo 17 maggio per parlare di Criminalità e mafie: il ruolo di Internet nello scambio delle informazioni.

A parole, in breve: questa sera alle 20.20 “La primavera dei maimorti” e “In terra consacrata”

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Doppia puntata questa sera alle 20.20 su GNUFunk Radio per la rubrica A parole, in breve.

La primavera dei maimorti di Piero Colaprico e Pietro Valpreda, Net – Il Saggiatore, 2006 (su Archive.org).

In terra consacrata di Ugo Barbàra, Piemme, 2009 (su Archive.org).

La selva di Chiaiano, scavare e sversare. Il verbo dell’illegalità

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Ancora a proposito di rifiuti, è online il trailer del documentario La selva di Chiaiano, il parco delle sorprese realizzato da Cecilia Anesi e Giulio Rubino:

La Selva di Chiaiano è l’ultimo grande polmone verde della città di Napoli ed è parte integrante del Parco Metropolitano delle Colline. È caratteristica per la sua particolare conformazione geologica: contiene cinquantatré cave di tufo giallo napoletano, di cui una decina di grandi dimensioni, che sono oggetto dei progetti di riqualificazione ambientale voluti dall’Ente Parco […]. Ma la Selva, come altri luoghi della Campania di simile conformazione, è stata sfruttata dalla camorra prima con attività estrattiva selvaggia e poi, come appurato dalla Sezione Aerea della Guardia di Finanza nel 2008, come ricettacolo di sversamenti illeciti. Come spiega Tommaso Sodano, membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, quello delle cave è sempre stato uno dei business principali […]: si scava e quando non si può più scavare si riempie.

Per leggerne di più, si vedano gli articoli Lasciate ogni speranza (Carta del 9 aprile) e Rifiuti, a rischio l’ultimo polmone verde di Napoli (L’antefatto di 27 aprile).

“Una montagna – I nostri prossimi diecimila anni con le scorie nucleari”

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Una montagna di John D'AgataJohn D’Agata racconta una realtà statunitense. Ma non è molto difficile estendere il concetto al di fuori di quel Paese e pensarlo altrove. Anche dietro l’angolo. Perché di questo si parla nel suo libro Una montagna – I nostri prossimi diecimila anni con le scorie nucleari (Isbn Edizioni):

Yucca Mountain è a 160 km da Las Vegas, la città dove si è appena trasferita la madre di John D’Agata. Da questo luogo simbolo dell’America comincia un’inchiesta spietata e poetica secondo lo stile del new-new journalism alla Foster Wallace, tra i paradossi della gestione dell’energia nucleare. Sostenuto da Reagan e Bush jr., frettolosamente accantonato da Obama, il progetto Yucca Mountain è la “grande opera” più folle mai concepita da un governo occidentale: trasportare via terra 77 mila tonnellate di scorie radioattive sparse negli Usa, e stivarle nel cuore di una montagna nel deserto del Nevada. Tempo dell’operazione: un secolo o giù di lì. A patto che si riesca a riempirlo senza incidenti, il deposito dovrebbe restare al sicuro da infiltrazioni e sconvolgimenti tellurici per 10mila anni. O forse 300mila, stando alle previsioni degli «esperti». Ma come dovrà essere scritto il cartello «pericolo di morte» perché venga compreso dai nipoti dei nostri pronipoti?

E a proposito di centrali di casa nostra, si dia un’occhiata al video di SkyTG24 Unita di crisi – Trino Vercellese (grazie a BestKevin per la segnalazione) e a quanto si scriveva poco tempo fa a proposito di Caorso.

(Via Booksblog)

Prison Valley: documentario per il web su Cañon City e l’industria carceraria

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Prison Valley

Prison Valley è un web documentario (inteso come documentario realizzato proprio per la fruizione multimediale e in rete, e non come corollario a un’edizione televisiva o cinematografica). Prodotto da Arte France, racconta la dimensione di Cañon City, Colorado, dove un carcere si è insediato costruendo attorno a sé un indotto economico a prova di crisi (anzi, dalla crisi foraggiato, in un luogo in cui il 16 per cento della popolazione vive l’esperienza della detenzione). Per realizzare il documentario, suddiviso in undici video consecutivi, due ex giornalisti di Libération – David Dufresne (reporter) e Philippe Brault (fotografo) – hanno lavorato per oltre un anno utilizzando, per documentare la realtà di cui si occupavano, una Canon EOS 5D e una camera leggera Panasonic. Un blog e una serie di strumenti social (con Facebook e Twitter a costituire solo un paio di tutti gli mezzi a disposizione) consentiranno di continuare a dialogare con gli autori.

(Via Lsdi)

A parole, in breve # 9: “In terra consacrata” di Ugo Barbàra

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In terra consacrata di Ugo BarbàraLa nona puntata di A parole, in breve (in programmazione giovedì prossimo, alle 20.20, su GNUFunk Radio) si occupa del libro In terra consacrata di Ugo Barbàra (Piemme, 2009):

Anna Marzani è una donna finita, rovinata dalla cocaina, ridotta all’ombra della bellezza di un tempo quando, negli anni Ottanta, era la compagna del capo di una banda criminale che aveva terrorizzato Roma. Ora, pur di alleggerire la posizione di sua figlia Valentina, arrestata per droga, si dice disposta a rivelare ciò che potrebbe far luce su uno dei misteri più bui dell’Italia del dopoguerra: la scomparsa di una ragazzina di quindici anni, figlia di un funzionario del Vaticano. Ma Anna non riuscirà mai a dire tutto quello che sa, perché poco dopo verrà ritrovata cadavere. La sua morte ha tutte le caratteristiche di un suicidio, eppure questa versione non convince Fabrizio, un giovane avvocato che lavora nello studio penale che la segue da sempre e che è sempre più deciso a portare allo scoperto quello che Anna aveva soltanto lasciato intendere. E tuttavia, man mano che gli elementi di quel lontano passato emergono a formare un quadro agghiacciante, Fabrizio capisce che le forze oscure che avevano colpito un tempo sono pronte ad agire di nuovo e che dietro la scomparsa della ragazzina si nascondono trame perverse e poteri segreti, pronti a tutto perché la verità rimanga per sempre sepolta.

Il brano che accompagna queste parole si intitola I’m Not Dreaming, è contenuto nell’album Breadcrumbs di Josh Woodward ed è rilasciato con licenza CC BY.

La puntata è scaricabile in formato mp3 e ogg da Archive.org.

A parole, in breve # 8: “La primavera dei maimorti” di Piero Colaprico e Pietro Valpreda

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La primavera dei maimorti di Piero Colaprico e Pietro ValpredaL’ottava puntata di A parole, in breve (in programmazione giovedì prossimo, alle 20.20, su GNUFunk Radio) racconta il libro La primavera dei maimorti di Piero Colaprico e Pietro Valpreda (Net – Il Saggiatore, 2006):

Aprile 1969. In una Milano percorsa dalle agitazioni studentesche e dalle prime avvisaglie dell’autunno caldo viene ritrovato il corpo senza vita di un anziano cittadino svizzero. Le prime indagini rivelano che voleva pubblicare un libro di memorie e teneva la foto di una recinzione oltre i monti del lago Maggiore tra Italia e Svizzera, una rete alta e difesa da uomini armati: prima di incontrare l’editore qualcuno l’ha accoltellato. Tre uomini vengono fermati dai carabinieri e chiusi a San Vittore, poco prima che nel carcere scoppi una violenta rivolta.

Il brano che accompagna queste parole si intitola Shades revisited, è contenuto nell’album Dennis Logan S.O.S. di Dennis Logan ed è rilasciato con licenza CC BY-NC-ND.

La puntata è scaricabile in formato mp3 e ogg da Archive.org.

Ilaria Alpi: un appello per chiedere verità sul duplice omicidio del 1994 a Mogadiscio

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Ilaria Alpi - Foto premio giornalistico Ilaria AlpiUn appello e una firma perché Noi vogliamo verità e giustizia. Noi chiediamo verità e giustizia. Lo diffonde l’Associazione Ilaria Alpi dal Festival internazionale di giornalismo in corso a Perugia e in esso di legge:

“Dopo sedici anni, lunghissimi e dolorosi si sa quasi tutto di quel che accadde quella domenica di marzo e perché. Si sa che fu un’esecuzione, come ha scritto lo scorso 17 marzo, il Gip Emanuele Cersosimo del Tribunale di Roma nel respingere la richiesta di archiviazione: ‘un omicidio su commissione, organizzato per impedire che le notizie raccolte da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin su traffici di armi e di rifiuti tossici, venissero portate a conoscenza dell’opinione pubblica'”.

Le prove non mancano. Sono quelle “custodite” nei documenti e nelle testimonianze accumulate attraverso le inchieste della magistratura, quelle parlamentari e quelle giornalistiche. Ma perché, si chiedono i firmatari dell’appello, non si è ancora arrivati a una verità giudiziaria? Chi non vuole la verità e perché?

“Noi chiediamo alla Magistratura di procedere nell’accertamento delle responsabilità, di individuare esecutori e mandanti. Noi chiediamo alla politica un impegno deciso affinché tutte le verità connesse al duplice omicidio vengano alla luce. Noi chiediamo al Presidente della Repubblica di farsi garante nei confronti dei familiari e di tutto il Paese che vogliono e hanno diritto ad avere verità e giustizia”.

E in conclusione, per raccontare anche questo caso, si dà appuntamento al 17 giugno prossimo, al premio giornalistico dedicato alla giornalista del Tg3 assassinata a Mogadiscio il 20 marzo 1994 con Miran Hrovatin, quando si parlerà di “Senza Giustizia. L’Assassinio Alpi–Hrovatin tra traffici di armi, rifiuti tossici, navi a perdere e mafie” (qui il programma completo. Il premio si terrà a Riccione dal 15 al 19 giugno).