Vanguard racconta in un’inchiesta video l’Italia a mano armata

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Vanguard merita di essere seguito per le inchieste video che pubblica. A partire da oggi, sarà disponibile Italia a mano armata (sopra un’anteprima), presentato in questi termini da SkyTg24:

In Italia sono quasi un milione le persone autorizzate a vario titolo a detenere armi da fuoco, un universo quasi invisibile che tiene in vita un giro d’affari di circa due miliardi di euro l’anno. C’è chi vuole un’arma perché ha paura, c’è chi la considera solo un attrezzo sportivo, c’è chi ogni domenica indossa la mimetica e va a sparare in poligoni nascosti in cave abbandonate. Con l’aiuto di microcamere nascoste gli inviati Vanguard catturano immagini inaspettate di poligoni dove cittadini comuni si addestrano con tecniche paramilitari, di Fiere delle Armi nel Nord Italia dove tra i 40mila visitatori tanti sono bambini “perché – come dice una signora intercettata dai microfoni di Current – bisogna abituare i bambini alla guerra!”. Ed è proprio qui al confine tra l’esigenza di sicurezza e la voglia di giocare alla guerra che, secondo criminologi, psicologi e esperti del settore intervistati da Current, trovano terreno fertile casi come quello di Angelo Spagnoli, l’ex comandante dell’esercito che nel 2007 ha sparato sui passanti dal balcone di casa sua a Guidonia, vicino Roma, uccidendone due.

“2012: la grande crisi” di Aldo Giannuli. Anno non di profezie, ma di cambiamenti storici

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2012: la grande crisi di Aldo GiannuliLeggo sul blog di Aldo Giannuli che ieri è uscito il suo nuovo libro, 2012: la grande crisi (Ponte alle Grazie), a un anno dal notevole Come funzionano i servizi segreti, di cui si era detto. Il titolo del nuovo lavoro del professore attira l’attenzione perché fa una curiosa assonanza con la celebre profezia e in effetti, nell’indice [pdf, 25KB] i maya sono citati, ma per dire che non c’entrano nulla. Ecco perché:

Nel 2012 non finirà certamente il mondo: ma potrebbe cambiare la Storia. Il triennio ’12-14 si prospetta infatti come un crocevia di eventi epocali. Non solo, come già paventano banche centrali e istituti di rating, siamo ancora dentro la crisi, ma essa potrebbe intensificarsi gravemente. Fra le cause, la fragilità economica legata al debito USA ma anche di alcuni paesi europei, con la scadenza di titoli di Stato e obbligazioni per il mostruoso totale di circa ventimila miliardi; la guerra valutaria e commerciale fra Occidente e Cina; la crisi dell’Unione Europea con il rischio di una sua scissione, ed eventi politici di grande portata: le elezioni presidenziali in USA, Francia e Russia, il cambio della dirigenza cinese, la nomina del nuovo governatore della BCE e, nella nostra piccola Italia, la possibilità strisciante di forme soft o meno soft di secessione. Grazie al rigoroso supporto di dati per lo più ignoti al pubblico, Aldo Giannuli ricostruisce gli scenari che da questo complesso puzzle di avvenimenti potrebbero sorgere negli anni a venire. Associando lettura economica e lettura politica degli eventi con una precisione e una competenza rare, 2012: la grande crisi è anche un vademecum per la comprensione del mondo d’oggi, uno strumento che ci consentirà di affrontare le sfide e partecipare ai dibattiti dei prossimi anni.

Tra le uscite di Ponte alle Grazie, da segnalare per interesse anche Lo Stato bisca di Carlotta Zavattiero: “Gratta e Vinci, Win for Life, Superenalotto, slot machine, poker online, casinò: la nazione è malata di gioco. Il ruolo della politica e della malavita in un mercato che non conosce crisi”.

“Storie transessuali: Elena contro pregiudizi, cattiveria e burocrazia” di Saverio Tommasi

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“Costruiamo un’altra storia, quella delle persone”. Queste parole fanno parte dell’introduzione che Saverio Tommasi pronuncia prima di partire con la narrazione di Storie transessuali: Elena contro pregiudizi, cattiveria e burocrazia, micro-documentario o lunga intervista i cui contenuti sono questi:

Questa una delle storie più intense che abbia mai raccontato tramite video. A parlare è la protagonista, Elena Sofia Trimarchi, donna splendida con un passato reso difficile dalle carenze legislative e dall’ignoranza diffusa. Le immagini, pur concentrare su Elena, raccontano però anche la storia di tante persone che nella loro vita si sono scontrate con pregiudizi e cattiverie, con uno Stato italiano indietro di cento anni e una società italiana indietro di venti.

Dobbiamo avere la spregiudicatezza di immaginare una nuova realtà, realizzare città splendide, creare migliori relazioni. Dobbiamo contrapporre all’inevitabile l’imprevedibile. Dobbiamo contrapporre alle negazioni i diritti. Dobbiamo essere persone. È il mio impegno politico.

Storie transessuali: Elena Sofia Trimarchi (prima parte)


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Computer assisted reporting, tra censura e analisi delle fonti aperte disponibili in rete

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Girl Geek Dinners Bologna

(Questi sono i contenuti dell’intervento di oggi al barcamp organizzato per le Girl Geek Dinners Bologna). C’è chi dice che espressioni come “giornalismo investigativo” e “giornalismo di precisione” non esistono perché per sua natura il giornalismo deve investigare con metodologie scientifiche nel modo più neutrale possibile. Attraverso questo processo ne deve dunque derivare una “realtà” oggettiva – che qualcuno chiama anche “verità” – inconfutabile. Una “realtà” che deve essere una verifica rigorosa per lo più delle affermazioni del “potere”, in base alle quali spesso la “realtà” viene modificata per far pendere la bilancia verso uno schieramento politico, partitico o lobbistico specifico. Dunque il giornalista per sua natura deve essere il “cane da guardia” a tutela della collettività contro le deformazioni del potere (di qualunque genere esso sia).

L’altra sera Armando Spataro, magistrato antiterrorismo e procuratore aggiunto a Milano, presentando il suo libro “Ne valeva la pena” che ruota intorno al rapimento dell’iman Abu Omar, ha raccontato un episodio: si trovava negli Stati Uniti e parlando con un collega procuratore, di nomina politico-elettorale e non concorsuale, gli ha chiesto: “Ma voi come fate a garantire ai cittadini di gestire i loro interessi e non quelli della lobby politica a cui appartenete?” La risposta è stata: “Da noi c’è la stampa”.
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Per Napolitano, il “giornalismo d’inchiesta impedisce gravi danni alla collettività”

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Da un lancio di questa mattina dell’Agi, Napolitano: in Italia ci vuole più giornalismo d’inchiesta

(AGI) – Roma, 11 nov. – Giorgio Napolitano chiede che il mondo dell’informazione torni a fare giornalismo d’inchiesta, perché è uno dei modi per impedire gravi danni alla collettività. “Le responsabilità dell’informazione sono tante”, ha detto visitando la sede de “Il Mattino di Padova”, “è importante fare un bilancio sul giornalismo d’inchiesta, è molto importante stare sulla realtà. Da quanto tempo non abbiano grandi inchieste?”. Napolitano ha citato il caso delle alluvioni di questi giorni in Veneto. “È dal ’66 che in Italia non si fa più una grande inchiesta sul dissesto idrogeologico”.

E intanto allora la segnalazione di un blog, Storie che non devono essere raccontate – Il giornalismo minacciato, che è anche il titolo di un convegno in corso a Urbino.

Desaparecidos: Cile e Argentina, tra luoghi della memoria cancellati e menti del terrore

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Nuestra memoria no olvida - Foto di Xanti Revueltas

A proposito di desaparecidos, due notizie da Peacereporter:

  • Cile, la legge contro la memoria
    “Gruppi di pressione affini alle precedenti amministrazioni”. Definendole così, il governo del Cile, il primo di destra dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet (1990), ha proposto la soppressione dei finanziamenti diretti a tutte quelle istituzioni impegnate nella difesa dei diritti umani e della memoria, per non dimenticare i desaparecidos e i decenni bui del Cile di Pinochet. Riducendole al rango di “istituzioni collaboratrici con lo Stato”, ha pensato bene di proporre una valutazione specifica per ogni singolo progetto che sarà dunque giudicato meritevoli o meno di soldi pubblici. Se approvata, la Ley de Presupuesto (Finanziaria 2011) metterebbe in serio pericolo la sopravvivenza di luoghi della memoria quali il Parco per la pace “Villa Grimaldi” e Londres 38.
  • Massera ha vissuto trent’anni nel ripudio internazionale
    Massera è stato il cervello politico della giunta di Videla, colui che voleva guadagnarci dallo schema del terrore, è per quello che l’Esma, la più grande macchina di morte, era sotto la sua diretta responsabilità. A differenza degli altri personaggi chiave della dittatura, che erano tutti fedeli alla loro folle causa, fedeli ai loro folli ideali, Massera è stato un politico cinico che ha tentato persino contatti con Montoneros per assicurarsi il futuro politico. Quindi era anche il più pericoloso. L’ideologo del terrore. Dei vari comandanti è stato colui che ha avuto la responsabilità più diretta, anche se tutti erano ben consapevoli di quanto stesse accadendo. Ma sotto il suo direttissimo controllo, sono scomparse più di cinquemila persone. Massera è colui che voleva far diventare il genocidio una politica.

È arrivato il nuovo esercito europeo, gendarmi

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La voce delle vociIl ministero della Difesa ha da poco festeggiato il successo della “mini-naja”, nome spicciolo per identificare il progetto “Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane” aperto a milleduecento cittadini italiani tra i 18 e i 30 anni per un costo, nel triennio di attuazione 2010-2012, di quasi 20 milioni di euro, metà dei quali derivanti dai fondi destinati alle scuole e al servizio civile. Ma in tema divise e uniformi esiste anche altro da raccontare. Un “altro” che finora ha trovato poco spazio sulla stampa e che anche in questo caso, per quanto la sua origine sia databile ormai di qualche anno, trova riscontri ufficiali recenti.

Si sta parlando di quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 134, quella che reca la data dell’11 giugno di quest’anno e che contiene il testo della legge 84 approvata il 14 maggio 2010. Riferimenti, questi, per dire che è stata ratificata e resa esecutiva una dichiarazione d’intenti tra i ministeri della Difesa di Italia, Francia, Olanda, Portogallo e Spagna. Oggetto? La creazione di una gendarmeria europea che prende il nome di “Eurogendfor” (European Gendarmerie Force) e che sul fronte italiano chiama direttamente in causa l’Arma dei carabinieri. Su quello estero, invece, oltre agli altri Paesi firmatari, a fine 2008 l’accordo è stato esteso anche alla Romania mentre tra i partner figurano la Polonia e la Lituana. Tra gli osservatori c’è la Turchia.

A Vicenza la sede della gendarmeria europea

In pratica si tratta della creazione di “forze di polizia a statuto militare, in base a principi di reciprocità e ripartizione dei costi”, si legge nei documenti che accompagnano Eurogendfor, per una spesa ufficiale, dal punto di vista italiano, di 191.200 euro annui. Fondi che vengono presi da quelli stanziati per legge nel 1997, ai tempi della ratifica di una convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e alla siccità, soprattutto nel continente africano.
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Il potere del fotogiornalismo: un documentario che racconta gli sguardi sulla realtà

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The Power of Photojournalism per vedere “cosa le tribù del Kenia hanno a che fare con i ghetti dell’Ohio e le crisi idriche globali”. Il documentario, suddiviso in due video (1 e 2), è stato realizzato dalla Annenberg Space for Photography con le immagini del sessantaseiesimo Picture of the Year International winners. Si può inoltre accadere da qui allo slideshow delle fotografie vincitrici.

(Via Pandemia)

“Terrible Beauty”: Life pubblica le foto degli esperimenti nucleari a 58 anni dal test Ivy Mike

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Terrible Beauty: A-Bomb Tests

Terrible Beauty: A-Bomb Tests è il titolo di una galleria fotografica composta da 28 scatti e pubblicata da Life. Che ricorda così i 58 anni trascorsi dall’esplosione della prima bomba all’idrogeno a stelle e strisce. Accadde il 1 novembre 1952 sull’atollo di Enewetak e il test si chiamava Ivy Mike.

(Via BoingBoing)

“Giornalismo: il lato emerso della professione”: il 4 novembre a Roma sarà presentato il dossier Lsdi

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Giornalismo, il lato emerso della professioneLsdi – Libertà di stampa. Diritto all’informazione, soprattutto per merito di Pino Rea, è diventato un importante osservatorio sulla professione giornalista, dentro e fuori i confini nazionali. Così ricevo e pubblico volentieri l’annuncio di un lavoro che giunge al termine e che verrà presentato tra qualche giorno a Roma.

“Giornalismo: il lato emerso della professione. Una ricerca sulla condizione dei giornalisti italiani ‘visibili'”. È il tema di una analisi condotta da Lsdi sulla base dei dati forniti dall’Inpgi (l’istituto di previdenza dei giornalisti), dall’Ordine e dalla Fnsi, il sindacato unitario della stampa italiana. La ricerca tenta di ricostruire il profilo della professione in Italia attraverso l’analisi di tutti i dati di carattere occupazionale, contrattuale e previdenziale dei giornalisti ‘visibili’ ufficialmente, meno della metà degli iscritti all’Ordine (49.239 su 108.437, al 31 dicembre 2009).

Ne emerge l’immagine di una professione frammentata, con status professionali ed economici molto vari e con differenze, a volte, molto profonde fra i vari segmenti che la compongono. E, oltre a segnalare l’esistenza di un numero rilevante di giornalisti del tutto “invisibili” sul piano contrattuale, conferma una vistosa spaccatura fra lavoro dipendente (che vive prevalentemente dentro le redazioni) e lavoro autonomo, che nell’industria editoriale cresce e diventa sempre più vitale per la macchina dell’informazione, ma che non riesce ad acquisire una vera, concreta, dignità professionale.

Ne discuteranno – nel corso di un incontro pubblico che si terrà la mattina del 4 novembre a Roma nella sala “Walter Tobagi” della Federazione nazionale della stampa (Corso Vittorio Emanuele II, 349, ore 11) -, il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale, oltre a Pino Rea e a Vittorio Pasteris (che hanno curato la ricerca).
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