Processo Massera: muore il reo e non si procede ma “obiettivi e univoci [gli] elementi” dell’accusa

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Ancora da Peacereporter e ancora sull’Argentina, arriva questa notizia a proposito del processo Massera: sentenza di non luogo a procedersi per morte dell’imputato:

Con la sentenza dell’1 febbraio 2010 si chiude in Italia il processo contro l’Ammiraglio Emilio Eduardo Massera, l’ideatore del “Processo di Riorganizzazione Nazionale” instaurato subito dopo il colpo di stato del 24 marzo 1976.

Nella sentenza di non doversi procedere ai sensi dell’articolo 129 del Codice di procedura penale per sopravvenuta morte dell’imputato, la Corte d’assise spiega i motivi per cui non è possibile giungere a una sentenza assolutoria nel merito nei confronti dell’imputato. Dall’esame “della copiosa documentazione” prodotta dall’accusa e dalle parti civili, nonché dalle numerose testimonianze, “sono emersi molteplici, obiettivi e univoci elementi di riscontro dell’ipotesi accusatoria”, da cui si desume che Massera non solo fu l’ideatore del piano di eliminazione dei nemici politici, ma anche uno dei più spietati esecutori di quel piano.

Nel centro di detenzione clandestina istituito presso la Escuela Superior de Mecanica de la Armada (Esma) sono stati condotti anche diversi cittadini italiani tra cui Angela Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro che dopo essere stati torturati sono stati brutalmente uccisi e le loro spoglie mai ritrovate.

Il testo della sentenza si scarica da qui (pdf, 386KB). Massera, oltre dunque che responsabile di quanto addebitatogli e scampato alle conseguenze perché deceduto l’8 novembre 2010 (si dia un’occhiata a quanto hanno detto alcuni testimoni), era anche uno dei nomi inseriti all’interno della lista della P2 (si veda qui per qualche notizia in proposito).

Desaparecidos: Cile e Argentina, tra luoghi della memoria cancellati e menti del terrore

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Nuestra memoria no olvida - Foto di Xanti Revueltas

A proposito di desaparecidos, due notizie da Peacereporter:

  • Cile, la legge contro la memoria
    “Gruppi di pressione affini alle precedenti amministrazioni”. Definendole così, il governo del Cile, il primo di destra dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet (1990), ha proposto la soppressione dei finanziamenti diretti a tutte quelle istituzioni impegnate nella difesa dei diritti umani e della memoria, per non dimenticare i desaparecidos e i decenni bui del Cile di Pinochet. Riducendole al rango di “istituzioni collaboratrici con lo Stato”, ha pensato bene di proporre una valutazione specifica per ogni singolo progetto che sarà dunque giudicato meritevoli o meno di soldi pubblici. Se approvata, la Ley de Presupuesto (Finanziaria 2011) metterebbe in serio pericolo la sopravvivenza di luoghi della memoria quali il Parco per la pace “Villa Grimaldi” e Londres 38.
  • Massera ha vissuto trent’anni nel ripudio internazionale
    Massera è stato il cervello politico della giunta di Videla, colui che voleva guadagnarci dallo schema del terrore, è per quello che l’Esma, la più grande macchina di morte, era sotto la sua diretta responsabilità. A differenza degli altri personaggi chiave della dittatura, che erano tutti fedeli alla loro folle causa, fedeli ai loro folli ideali, Massera è stato un politico cinico che ha tentato persino contatti con Montoneros per assicurarsi il futuro politico. Quindi era anche il più pericoloso. L’ideologo del terrore. Dei vari comandanti è stato colui che ha avuto la responsabilità più diretta, anche se tutti erano ben consapevoli di quanto stesse accadendo. Ma sotto il suo direttissimo controllo, sono scomparse più di cinquemila persone. Massera è colui che voleva far diventare il genocidio una politica.

Il racconto di Herman Carrasco, testimone contro i golpisti cileni

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Una decina di giorni fa, a Roma, al parco della Casetta Rossa (zona Garbatella), la festa “L’altra estate” ha avuto come ospite Herman Carrasco, “testimone contro i golpisti cileni”, e Paolo Brogi su di lui ha scritto quando si può leggere di seguito.

Il Processo per il desaparecido cileno Omar Venturelli, le accuse al torturatore Podlech, la testimonianza alla prossima udienza della figlia  di Venturelli

Herman Carrasco, torturato in Cile dai militari di Pinochet, testimone contro il procuratore militare Alfonso Podlech, ha accusato il suo aguzzino in aula a Roma nell’ultima udienza processo che vede accusato l’ex procuratore militare cileno di Temuco di fronte alla I Corte d’Assise di Roma per l’omicidio di Omar Venturelli. Gli ha ricordato le torture subite con la “picana” elettrica, il cappuccio in testa e gli elettrodi sul corpo nudo e bagnato, le vessazioni e le umiliazioni. Gli ha anche detto di averlo riconosciuto in quella sala delle torture dentro la caserma Tucapel. E infine lo ha accusato di aver ucciso sei militanti comunisti accusati di un falso attacco alla polveriera interna del carcere in cui erano detenuti, una messinscena per giustificarne l’eliminazione. 

Poi Carrasco ha anche ricordato Omar Venturelli, militante di Cristiani per il socialismo e simpatizzante del Mir, insegnante di pedagogia nell’università cattolica di Temuco, impegnato nella lotta contro i latifondisti a fianco dei contadini mapuche, è stato fatto “scomparire” dal carcere di Temuco in Cile nell’ottobre del 1973. Podlech, arrestato dal giudice spagnolo Garzon nel 2008 mentre era di passaggio in Spagna, è detenuto a Rebibbia.

Carrasco prima di tornare in Cile vuole ricordare a chi ha espresso solidarietà ai cileni che il processo va avanti, le prossime due udienze sono previste il 21 e il 22 luglio. Nella prima delle due udienze sarà ascoltata dalla Corte la figlia di Venturelli, Maria Paz, che ha perso il padre (qui accanto nella foto) quando aveva soltanto due anni. Maria Paz parlerà davanti all’uomo che è accusato di aver eliminato suo padre, lo farà la mattina del 21 luglio nell’aula al I piano dell’edificio B del tribunale di Piazzale Clodio a Roma.

Promememoria. In Italia si celebrano dal Duemila processi per i desaparecidos in Argentina e in Cile. Gli ultimi due processi sono in corso davanti alla Prima Corte d’Assise presieduta da Anna Argento (Piazzale Clodio, Edificio B, I piano).

Il primo processo – pm Antonello Caporale – riguarda tre desaparecidos in Argentina, dove nei sette anni di dittatura tra il 1976 e il 1983 sono “scomparsi” trentamila oppositori. Il processo vede imputato in contumacia l’ammiraglio argentino Emilio Eduardo Massera, capo della famigerata scuola della marina militare Esma in cui si torturavano i prigionieri e da cui sono partiti i voli della morte. All’Esma sono scomparsi oltre 5.500 prigionieri e nella stessa struttura molte donne prigioniere incinte hanno partorito bambini che poi sono stati destinati a coppie di famiglie in genere militari. Il processo contro Massera si celebra in Italia paese di origine di tre desaparecidos, Angela Maria Aieta, Giovanni e Susana Pegoraro. Le prossime udienze sono previste il 27 e il 28 settembre.

Il secondo processo – pm Giancarlo Capaldo – riguarda invece il desaparecido cileno Omar Venturelli.  Arrestato nel settembre  del 1973 Venturelli è scomparso il 4 ottobre dalla carceri cilene. L’accusato è Alfonso Podlech, all’epoca procuratore militare di Temuco. Podlech, è un golpista militante del gruppo fascista Patria y libertad.