“Altri destini”, da PaginaUno un romanzo sugli anni Settanta e il processo 7 aprile

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Altri destiniLa rivista PaginaUno, bimestrale di analisi politica, cultura e letteratura, ha anche una collana, “Narrativa”, all’interno della quale è contenuto il romanzo Altri destini – Una storia degli anni Settanta scritto da Walter G. Pozzi:

Dal casuale ritrovamento in un armadio di un maglione sporco di sangue, inizia il viaggio a ritroso nel tempo dell’introverso e disimpegnato Roman Zeri; un viaggio che lo porta a indagare sulla vita di suo padre Max, coraggioso direttore di un settimanale indipendente, e sugli oscuri motivi che lo hanno scaraventato in una storia kafkiana fatta di arresti, interrogatori e processi. Un susseguirsi di colpi di scena scandisce il percorso, anche interiore, di Roman, il quale, scartabellando tra vecchi documenti, fotografie del passato e ritagli di giornali, entra in contatto con una realtà che fino a quel momento aveva ritenuto impensabile. Sullo sfondo della vicenda, la nostra Storia, quella tragica e tuttora irrisolta degli “anni di piombo”, delle manifestazioni, degli scontri con le forze dell’ordine, del “terrorismo”, delle bugie di Stato, del processo “7 aprile”, della violenza che ha stravolto le vite di tutti. E cambiata risulterà anche l’esistenza di Roman, la sua visione del mondo, la prospettiva con la quale guarderà al suo futuro, tanto da esclamare, al culmine di una profonda crisi di coscienza: “Non si sta bene sotto le coperte calde dell’ignoranza”.

Per saperne di più, si può ascoltare la trasmissione di Radio Sherwood Sapevatelo che ha ospitato l’autore o leggere l’intervista realizzata da Giuseppe Ciarallo.

“Sito non raggiungibile” per bloccare i tentativi di censura su web targati Agcom

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Per sapere qualcosa di più sulla delibera 668/2010 dell’Agcom, altrimenti della “consultazione pubblica su lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”, si veda qui. Oppure anche qui (inoltre se parla diffusamente in un articolo pubblicato da Repubblica.it e intitolato Dal copyright alla censura web).

Per reazione a questo ennesimo tentativo di imbavagliamento, è nato Sito non raggiungibile, che ha realizzato il video di cui sopra. E che ha avviato una petizione lanciata da un nutrito gruppo di promotori. Che sono Adiconsum, Agorà digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio e Studio legale Sarzana. Qui la lista di chi ha già aderito.

Pentiti di niente: “Quei testimoni sono inattendibili”

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Carlo SaronioCarlo Fioroni ricompare all’inizio del gennaio 1987: è in Francia dove insegna italiano a Lille da alcuni anni con il supporto delle autorità diplomatiche tricolori. Da quanto racconta, non fa certo mistero della sua residenza: a un certo punto afferma infatti di aver conosciuto una ragazza, di essersene innamorato e di aver deciso di sposarsi. Allora nel marzo 1986 scrive personalmente una lettera a Oscar Luigi Scalfaro, ministro dell’interno nel secondo governo Craxi, e si rivolge alle autorità francesi per chiedere la naturalizzazione o quanto meno un permesso di soggiorno di lungo periodo, che gli vengono entrambi negati.

Ma come? Farnesina, Viminale e inquirenti, che tramite l’Interpol lo cercavano in 134 paesi, non lo consideravano irreperibile fin dal 1983 quando valica i confini nazionali, forte del suo discusso passaporto, facendo perdere le sue tracce? Nel periodo della sua latitanza francese si fa chiamare Giancarlo Colombo, ma quando serve presenta documenti su cui sono riportate le sue vere generalità. E parla, Fioroni, in un’intervista al GR1 dicendo che nessuno lo aveva convocato per testimoniare al processo “7 aprile”: mai alcuna comunicazione giunse a lui o ai suoi genitori, residenti in Italia. Di fatto, accertati i movimenti dell’uomo in tutto quel periodo, le cose non starebbero proprio così.

A metà 1984, infatti, di fronte alla necessità di metterlo a confronto con gli imputati del “7 aprile”, la corte d’assise di Roma chiede che Fioroni sia rintracciato e da Roma la richiesta rimbalza a Varese (nella cui provincia Fioroni è nato) e a Milano (dove ha a lungo vissuto). Il 14 novembre 1984 Aurelio Fioroni, padre di Carlo, risponde agli investigatori di sapere solo che il figlio è all’estero, forse in Inghilterra, ma meglio chiedere all’avvocato di Latina che lo dovrebbe rappresentare. Per la sorella, invece, Carlo è negli Stati Uniti o in Canada e pochi giorni dopo Aurelio Fioroni ammette di aver ricevuto in precedenza una telefonata del figlio: lui lo informa che in Italia lo cercano perché vada a Roma a testimoniare al processo “7 aprile”, ma lui risponderebbe che non se la sente. A questo punto, siamo al 29 novembre 1984, parte l’ordine ufficiale di ricerca all’estero e viene fuori che l’uomo sarebbe ad Amsterdam, dove avrebbe chiesto aiuto alle autorità consolari, ma qui si fermerebbero le tracce che lascia dietro di sé.
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“Nessun futuro” di Luigi Milani: un altro futuro nel caos, predice Danilo Arona

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Nessun futuroLuigi Milani ha una mania (molto più sana di quelle che imperversano sui giornali di questo periodo): la mania di scrivere. E così, dopo il recente Ci sono stati dei disordini, di cui si parlava a inizio dicembre, il 31 gennaio sarà di nuovo in libreria con un nuovo romanzo, Nessun futuro (pubblicato da Casini Editore). La prefazione, riportata di seguito, è firmata dal grande Danilo Arona, scrittore molto amato da queste parti.

Se fosse un film, sarebbe La banda di Eddie. Se fosse un gruppo, nessun dubbio: Nirvana. Se fosse una canzone, A Day in the Life, ma non chiedetemene il perché (è stata la colonna sonora mentale, mentre m’immergevo nelle pagine di Nessun futuro… ah, non la versione originale dei Beatles, ma la cover di Brian Auger). Se fosse, ma non è. Perché Nessun futuro è un romanzo di Luigi Milani: già di per sé sfuggente, straordinariamente inclassificabile e non ingabbiabile nella trita ripartizione dei generi di supposta pertinenza.

Forse la definitiva dimostrazione che il Rock – con la erre maiuscola – è un universo alternativo, una categoria a sé che viaggia carsicamente tra i generi più popolari e il mainstream. Luigi, amico scrittore e giornalista di recente acquisizione (il cinquanta per cento di una coppia bellissima e affiatata di cui l’altra metà risponde al nome di Chiara Perseghin, blogger instancabile e di rara intelligenza), ma di quelli che in realtà si conoscono da sempre, ci fa partecipare con questo suo lavoro a una serie di miracoli. Vado a elencarli, tentando di produrne uno anch’io, quello di non guastarvi la lettura svelando i giochi più importanti.
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Peacereporter: in Cile si apre un’inchiesta sulla morte di Salvador Allende

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Interessante notizia diffusa da Peacereporter secondo la quale in Cile è aperta indagine sulla morte dell’ex presidente Allende:

La magistratura cilena ha intenzione di avviare un’inchiesta sulla morte dell’ex presidente Salvador Allende avvenuta nel settembre del 1973 al Palazzo della Moneda, durante il colpo di Stato attuato da Augusto Pinochet. Lunedì scorso, il procuratore Beatriz Pedrals ha presentato presso un tribunale le richieste relative a 726 casi di violazioni di diritti umani tra il 1973 e il 1990, sui quali la magistratura non ha mai effettuato alcuna indagine. Tra questi fascicoli, secondo la stampa locale, vi era anche quello relativo al generale, che sarà esaminato dal giudice Mario Carroza. È la prima volta che viene aperta un’indagine sulla morte di Allende che, secondo alcuni ricostruzioni, si sarebbe ucciso al Palazzo della Moneda, mentre questo veniva attaccato dagli aerei di Pinochet.

Nel Giorno della Memoria delle vittime della Shoa e delle dittature europee, è una buona notizia anche per altre memorie da conservare. E approfondire.

Su Narcomafie Alberto Spampinato torna sui giornalisti minacciati, storie calate nel silenzio

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Narcomafie sui giornalisti minacciatiSu Narcomafie si scrive di piccole minacce [che] crescono, silenzi e impegni per i giornalisti “invisibili”. Lo fa Alberto Spampinato, dell’osservatorio Ossigeno per l’informazione:

Non si parla di queste cose, in tv e sui giornali, ma cresce la consapevolezza che esistono molti bavagli. Tant’è vero che se n’è parlato anche al Quirinale, dove il presidente Napolitano venerdì 21 gennaio ha riunito il mondo del giornalismo per l’annuale “Giornata dell’Informazione”. “Il numero dei giornalisti italiani minacciati è incredibilmente aumentato negli ultimi anni”, ha detto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, citando i dati dell’osservatorio Ossigeno per l’Informazione. Se n’è parlato anche a Bergamo, al congresso della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato dei giornalisti. II segretario della FNSI, Franco Siddi , rieletto dal congresso, ha citato i dati di Ossigeno e ha detto che bisogna difendere di più e meglio i giornalisti minacciata dalla mafia e da chiunque altro. “Quando un giornalista è in pericolo – ha affermato – ce ne deve essere immediatamente un altro che si mette al suo fianco per proteggerlo e non farlo sentire solo. A fianco di ogni minacciato ci deve essere tutto il sindacato dei giornalisti. Il sindacato esiste proprio per non far sentire solo nessuno”. Anch’io ho parlato al congresso. Quando ho ricordato i nomi dei giornalisti italiani uccisi e le centinaia di giornalisti minacciati e resi invisibili, tutto il congresso si è commosso, si è alzato in piedi e ha tributato un grande applauso. Nessuna cronaca lo ha riferito, ma è stato un buon segno.

Nel pezzo di Spampinato si fa riferimento alle storie Nello Rega (Televideo), Giulio Cavalli (attore e consigliere regionale lombardo) e Fabio Amendolara (Il Quotidiano della Basilicata).

Il giro della nera: il crime mapping in Italia tra utilità e strumento da analizzare con attenzione

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Il giro della nera a Milano centro

Il crime mapping, strumento per effettuare analisi sul crimine in base alla sua mappatura attraverso strumenti di geolocalizzazione, viene raccontato su Lsdi (che già ne aveva parlato tempo addietro) attraverso un’intervista al giornalista Daniele Belleri, autore del blog Il giro della nera. Belleri peraltro avverte:

Le mappe del crimine sono strumenti che vanno usati con cautela anche per altri rischi che portano con sé. Il primo è quello di stigmatizzare le aree urbane dove si verificano più reati. Il secondo è quello di incoraggiare una visione egoistica della città, dove la ricerca di sicurezza raggiunga vertici di paranoia e intolleranza ai minimi segnali di socialità nello spazio pubblico, in una vittoria del modello delle gated community anglosassoni o dei coprifuoco milanesi.

Spetta al giornalista ovviare a queste derive, e i modi possono essere quelli della comparazione. Una comparazione prima di tutto statistica, cioè un confronto per evidenziare i risultati positivi ottenuti nel corso degli anni sul versante del calo dei reati, in alcuni quartieri. Questo avrebbe il doppio risultato di fare pressioni sull’amministrazione cittadina, per un suo intervento, e di offrire alle aree oggi più in difficoltà una prospettiva di riscatto a breve termine”.

Un avvertimento già rilevato da The Omicide Report, uno dei primi esperimenti in questo senso con base a Los Angeles e che già da tempo fa uso di una propria mappa del crimine. Tra le risorse suggerite da Belleri, la rappresentazione dei delitti a Londra.

Aggiornamento del 27 gennaio 2011: un nuovo articolo che parla dell’argomento, ancora da Lsdi. Nuovi giornalismi, un blog-osservatorio sugli omicidi a Washington.

Al Jazeera Transparency Unit: per la divulgazione di documenti in arabo e in inglese (ma non solo)

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Al Jazeera Transparency Unit

Una risposta a Wikileaks: Al Jazeera Transparency Unit (AJTU). Per saperne di più. Per inviare documentazione. Per cercare i file.

Aggiunge in proposito Paolo Brini su Facebook:

Il sito è bloccato almeno in Palestina, il metodo più veloce per aggirare la censura è http://proxy.cryptoanarchy.org/aljaz ma non è criptato.

Per accedervi solo in lettura (non va bene per fare l’upload) con criptazione (nel caso in cui SS…L/TLS non risulti bloccato) fra i tanti modi c’è questo proxy su infrastruttura Google Appspot (scritto in Python, non inietta ads, e ha un certificato SSL valido): https://9000tunnels.appspot.com/ajtransparency.com/

Sempre se le connessioni TLS non vengono bloccate airvpn è più flessibile perché non ha le limitazioni di un proxy e consente connessioni su porta 53 (fondamentale per molti regimi censori): https://airvpn.org/

Inoltre è possibile usare AirVPN over TOR, cosa molto importante.

“Pentiti di niente”: gli interrogativi su un passaporto inspiegabile

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Carlo SaronioGiunti a un certo punto, verso la metà del 1984, le istituzioni non possono più esimersi dal rispondere alle continue domande sul passaporto concesso a Carlo Fioroni e sulla mancata predisposizione di misure di sorveglianza dell’uomo. A prendere la parola è il sottosegretario agli interni, il democristiano veneto Marino Corder. Il quale prima definisce una “deprecabile assenza” il fatto che Fioroni non si sia presentato al processo. Poi rimbalza la responsabilità addosso a funzionari del ministero di grazia e giustizia che, su parere favorevole di tre magistrati, hanno autorizzato il rilascio di un documento valido per l’espatrio perché al tempo non venne individuata “alcuna causa ostativa”.

Giovanni Spadolini, in questo periodo ministro della difesa, ma capo del governo quando venne concesso il passaporto a Carlo Fioroni, agisce a sua volta e si rivolge al presidente del consiglio Bettino Craxi: il comitato parlamentare per la vigilanza sui servizi di sicurezza deve ricevere informazioni specifiche in merito alle norme varate il 29 marzo 1982 a tutela dei pentiti e coperte dal segreto di Stato. Il leader socialista, alla sua prima esperienza al vertice dell’esecutivo, accetta di far luce sulla vicenda Fioroni al termine di una riunione del CIIS (Comitato interministeriale per l’informazione e la sicurezza).

Ma da questa disponibilità ne scaturirà poco, malgrado le posizioni molto critiche verso il processo espresse dal senatore del garofano Luigi Covatta e da Salvo Andò, responsabile del PSI per i problemi dello Stato, secondo il quale “la sentenza 7 aprile non chiude i conti con gli anni di piombo, ma anzi li esaspera”. Le principali speranze di raccapezzarsi in una vicenda così intricata vengono riposte nella commissione parlamentare per i procedimenti d’accusa che ha aperto un fascicolo per presunte irregolarità dopo la denuncia presentata nell’aprile 1984 da Rossana Rossanda, Carla Mosca e Luigi Ferrajoli ai presidenti di Camera e Senato, Nilde Jotti e Francesco Cossiga.
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Il giornalismo d’inchiesta in Friuli Venezia Giulia riprende online con “La voce di Trieste”

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La Voce di Trieste

Dopo questa notizia arriva la reazione. Ed è positiva:

Lo staff redazionale ed il direttore Paolo G. Parovel che producevano il settimanale d’inchiesta triestino “Il Tuono”, azzerato clamorosamente il 7 gennaio dall’editore, rilanciano come promesso. Da questo sabato 22 gennaio escono infatti col nuovo settimanale La Voce di Trieste, per ora solo in rete ma progettando di tornare appena possibile anche in edicola per raggiungere i lettori che non usano internet.

Il primo numero contiene le inchieste sulle concessioni edilizie illegittime del Comune di Trieste recentemente annullate dal Consiglio di Stato e sulle morti per amianto nelle caserme della Guardia di Finanza, oltre ad una quantità di altri articoli, notizie ed appuntamenti di varia attualità e cultura.

L’editoriale chiarisce che il nuovo periodico “nasce come risposta immediata ad un atto di censura stampa prepotente ed intollerabile per l’intera categoria dei giornalisti”,e non è concorrenziale agli altri media locali e regionali perché ha funzioni diverse. Verrà inoltre rilevato tra breve da un’apposita organizzazione per la libertà di stampa, mentre al momento è stato intestato in via provvisoria al direttore Parovel per abbreviare i tempi d’uscita.

Si inizia tra oggi e domani.