“Nessun futuro” di Luigi Milani: un altro futuro nel caos, predice Danilo Arona

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Nessun futuroLuigi Milani ha una mania (molto più sana di quelle che imperversano sui giornali di questo periodo): la mania di scrivere. E così, dopo il recente Ci sono stati dei disordini, di cui si parlava a inizio dicembre, il 31 gennaio sarà di nuovo in libreria con un nuovo romanzo, Nessun futuro (pubblicato da Casini Editore). La prefazione, riportata di seguito, è firmata dal grande Danilo Arona, scrittore molto amato da queste parti.

Se fosse un film, sarebbe La banda di Eddie. Se fosse un gruppo, nessun dubbio: Nirvana. Se fosse una canzone, A Day in the Life, ma non chiedetemene il perché (è stata la colonna sonora mentale, mentre m’immergevo nelle pagine di Nessun futuro… ah, non la versione originale dei Beatles, ma la cover di Brian Auger). Se fosse, ma non è. Perché Nessun futuro è un romanzo di Luigi Milani: già di per sé sfuggente, straordinariamente inclassificabile e non ingabbiabile nella trita ripartizione dei generi di supposta pertinenza.

Forse la definitiva dimostrazione che il Rock – con la erre maiuscola – è un universo alternativo, una categoria a sé che viaggia carsicamente tra i generi più popolari e il mainstream. Luigi, amico scrittore e giornalista di recente acquisizione (il cinquanta per cento di una coppia bellissima e affiatata di cui l’altra metà risponde al nome di Chiara Perseghin, blogger instancabile e di rara intelligenza), ma di quelli che in realtà si conoscono da sempre, ci fa partecipare con questo suo lavoro a una serie di miracoli. Vado a elencarli, tentando di produrne uno anch’io, quello di non guastarvi la lettura svelando i giochi più importanti.

Il primo: dall’inizio fino – quasi – alla fine, Luigi costruisce un romanzo in levare. A dirlo, sembra di pontificare teorie; ma, a riuscirci (senza essere sleali), ecco che ci si ritrova a maneggiare un prodotto nel quale, tra le pieghe della storia, aleggia costantemente l’epifania di qualcosa di terribile e meraviglioso sempre in procinto di svelarsi. Una sorta di genius temporis che guida le vite dei due protagonisti sino a un finale svelamento che potrebbe suonare come augurio planetario per chiunque.

Secondo: Nessun futuro è un romanzo-backstage, ma autentico. Nessuna pappetta preconfezionata. E, ambientandosi nel mondo del rock (pardon, del Rock), si trasforma in un cosciente manifesto, satirico e di denuncia, dei meccanismi – quelli reali e non retorici – dello star system.

Terzo, forse il più importante a livello autoriale: Milani gestisce la storia attraverso l’io narrante di una donna, Kathy Lexmark, giornalista televisiva trentenne, con un divorzio alle spalle e un futuro professionale quanto mai problematico. Un progetto ambizioso che sovente si rivela una trappola anche per i professionisti più scafati: lo scrittore maschio che entra nel corpo e nella mente di una donna (in più di un caso, ci s’imbatte nell’operazione opposta) può divenire una quest ricca d’insidie, ma Luigi attraversa il campo minato con una coscienza “fisica” di cui molte scrittrici potrebbero dichiararsi invidiose.

E poi, la sintesi, un gioco raffinato e leggero che fa sì che in un romanzo temporalmente strutturato e circoscritto negli ultimi mesi del 2001 transiti mezza storia del rock contemporaneo: dai Beatles al “virus Yoko Ono”, dal fantasma di Jim Morrison alla urban legend della “finta morte” di certe rock star, dai Police – sarà un caso che il “protagonista” sempre fuori campo si chiama Summers? – agli stessi Rolling Stones, fisicamente presenti nel plot e inseriti in un contesto apocalittico e spettrale come quello di una dismessa installazione nucleare nel New Mexico, giusto per non lesinare sulla metafora. E David Lynch, affiorante qua e là in piacevoli ammiccamenti metatestuali.

Però, se mi fermassi qui, mi ritroverei ancora fermo a ragionare sulla buccia. Perché, come in un romanzo di Don DeLillo – forse il modello più inconsciamente richiamato, ammesso che esista un modello – quel che c’è sotto la storia è che non c’è alcuna vera storia, ma frammenti di un Caos, impossibili da ricombinare temporalmente, unici agganci “irreali” con la strana vita che ci corre attorno e attraverso. “Caos” è un termine che ricorre spesso nel lavoro di Milani: nel nome del gruppo di Summers (Chaos Manor), in tre dei suoi dischi fittizi (Welcome to the Chaos, From the Beginning: Primordial Chaos, A Guide to the Chaos) e negli snodi essenziali del romanzo, quasi che Milani e Summers fossero in qualche modo sovrapponibili. Soprattutto quando, a un passo dall’epilogo, l’autore ci rassicura che «c’è vita oltre il caos», cosa di cui non avevamo dubbi dopo avere constatato quanta ce n’è “dentro” il caos.

E la vera scoperta di questo libro diventa allora la forza invisibile di una presenza ctonia che preme verso l’alto, occultata dalla forma iper–realistica dei media contemporanei, in primis la TV e la fotografia: la presenza-assenza dell’horror come sola e possibile chiave d’accesso al mistero di queste pagine. A partire da quel Chaos Manor, immaginario titolo di un altrettanto inesistente film di Roger Corman, interpretato da un trittico a dir poco delizioso (Karloff, Price e Raquel Welch!) nonché tratto da un racconto mai scritto di Lovecraft, transitando attraverso vari riferimenti kinghiani, per arrivare al tema principe del libro, la zona borderline tra la vita e la musica laddove i fantasmi del Rock esistono sul serio e possono manifestarsi ai nostri sensi…

Mi rendo conto che sto travalicando gli etici limiti di una prefazione, e qui mi fermo. Non prima di condividere con il fortunato lettore il mio più sincero stupore per l’approccio assolutamente yankee di Milani al set e alle tematiche di Nessun futuro: nulla risulta posticcio o artificioso e non c’è una riga che non paia realmente scritta e vissuta da una vee–jay americana in precario equilibrio sull’ondeggiante corda tesa della vita o da una rock star inglese, ripresa nel pieno della sua decadenza o della sua quasi morte. Lo sapevamo già, e non solo per gli esempi da alta classifica. Gli autori italiani sono in grado di vincere la sfida internazionale. Luigi Milani è tra questi.

C’è sul serio un altro futuro nel suo Caos.

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