“Nessun futuro” di Luigi Milani: un altro futuro nel caos, predice Danilo Arona

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Nessun futuroLuigi Milani ha una mania (molto più sana di quelle che imperversano sui giornali di questo periodo): la mania di scrivere. E così, dopo il recente Ci sono stati dei disordini, di cui si parlava a inizio dicembre, il 31 gennaio sarà di nuovo in libreria con un nuovo romanzo, Nessun futuro (pubblicato da Casini Editore). La prefazione, riportata di seguito, è firmata dal grande Danilo Arona, scrittore molto amato da queste parti.

Se fosse un film, sarebbe La banda di Eddie. Se fosse un gruppo, nessun dubbio: Nirvana. Se fosse una canzone, A Day in the Life, ma non chiedetemene il perché (è stata la colonna sonora mentale, mentre m’immergevo nelle pagine di Nessun futuro… ah, non la versione originale dei Beatles, ma la cover di Brian Auger). Se fosse, ma non è. Perché Nessun futuro è un romanzo di Luigi Milani: già di per sé sfuggente, straordinariamente inclassificabile e non ingabbiabile nella trita ripartizione dei generi di supposta pertinenza.

Forse la definitiva dimostrazione che il Rock – con la erre maiuscola – è un universo alternativo, una categoria a sé che viaggia carsicamente tra i generi più popolari e il mainstream. Luigi, amico scrittore e giornalista di recente acquisizione (il cinquanta per cento di una coppia bellissima e affiatata di cui l’altra metà risponde al nome di Chiara Perseghin, blogger instancabile e di rara intelligenza), ma di quelli che in realtà si conoscono da sempre, ci fa partecipare con questo suo lavoro a una serie di miracoli. Vado a elencarli, tentando di produrne uno anch’io, quello di non guastarvi la lettura svelando i giochi più importanti.
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Mary Terror e la morte del più genuino sogno americano

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Mary Terror di Robert McCammonQuando Gargoyle Books mi ha chiesto se volessi scrivere la prefazione del libro Mary Terror di Robert McCammon, in libreria dal prossimo 29 aprile, in pochi giorni ho divorato la traduzione italiana. McCammon è un autore di cui avevo già letto altri romanzi e che mi aveva entusiasmato. Ma mai come in questo romanzo. Che sostituisce ambientazioni squisitamente horror con uno scenario che chiama in causa anni Sessanta e Settanta statunitensi, contestazioni e terrorismo. Ecco di seguito le considerazioni scritte a premessa di un libro davvero straordinario.

La prima volta che questo romanzo venne pubblicato in Italia era il gennaio 1991. Arrivato due anni dopo la versione in lingua originale, a darlo alle stampe era stata la casa editrice Interno Giallo e oggi quell’edizione, non più presente nel circuito librario, rientra a pieno titolo della categoria del collezionismo. Fa bene dunque Gargoyle Books a inserire Mary Terror nel proprio catalogo. E lo fa per una serie di ragioni.

Innanzitutto perché dimostra come sia possibile scavalcare la letteratura di genere. O, per la precisione, dimostra quanto la letteratura di genere possa essere uno strumento più che adatto a raccontare la contemporaneità. Tanto che, a vent’anni circa dall’uscita di questo romanzo, esso contiene ancora tutti gli strumenti per guardarsi intorno e interpretare gli accadimenti di oggi.

Partiamo da una considerazione, una specie di bugiardino degli effetti collaterali: se un racconto deve essere una rasoiata, sappiate che questo romanzo lo è in pieno. Provocherà dolore fisico leggere le pagine che seguono. Susciterà paura e ansia. Metterà alla prova la resistenza del lettore, gli farà accusare fatica fisica, ma soprattutto lo farà riflettere su ciò che è stato e ciò che è oggi. Perché Mary Terror è prima di tutto un romanzo politico dai tratti impietosi che non risparmia nessuno dei suoi personaggi. È il ritratto dell’America post-contestazione, di ciò che è rimasto una volta conclusisi gli anni in cui si lottava per una rivoluzione che cambiasse il pianeta, dal singolo essere umano alla più tecnologizzata delle società occidentali. È un romanzo sugli effetti dell’estremismo come unica risposta ritenuta possibile.
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È venuto il tempo del ritorno a Bassavilla di Danilo Arona

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Ritorno a BassavillaDi Bassavilla s’è parlato non tanto di rado da queste parti. Così come del suo autore, Danilo Arona, forse lo scrittore più citato qui dentro. Così alla notizia che sta uscendo un suo nuovo romanzo, Ritorno a Bassavilla, pubblicato dalle XII Edizioni, cresce la voglia di avercelo tra le mani e sotto gli occhi. Per arrivare a leggere quanto preannunciato nella sinossi del libro:

“Ritorno a Bassavilla” ci riporta tra le nebbie della più spettrale tra le città della nostra letteratura, e che era tempo si vedesse dedicare un intero libro: Bassavilla. Uno sguardo oltre l’apparenza confortante delle cose, tra storie – vere? – di fantasmi, resoconti dell’insolita attività investigativa dell’autore, e inquietanti fatti di cronaca nera. O nerissima. Spaccati che oscillano in equilibrio quantomai precario sul filo sottilissimo che separa la realtà (o quella che riteniamo tale) dall’Immaginario più disturbante. E dietro sogghigna e prende forma – solo per poi prenderne un’altra – lei: Bassavilla.

Se la prefazione è stata affidata a Daniele Bonfanti, del romanzo scrive Valerio Evangelisti:

Verità? Invenzione? Tutte e due, probabilmente. Con un rigoroso filo logico che conduce dall’una all’altra, e le confonde. Danilo Arona è un seminatore di inquietudini, autore di un genere proprio, che spezza i confini del quotidiano e ci sposta sull’orlo di abissi vertiginosi, popolati da fantasmi e infestati da strane entità. Sulla base di coincidenze, di prove, di analogie, di episodi tanto insoliti quanto documentati. Arona è un Charles Fort moderno o uno dei migliori autori fantastici che abbiamo in Italia? Tra i mille dubbi che lascia nel lettore, questo è forse il più insondabile.

E intanto, partendo proprio dalle Cronache di Bassavilla, in edicola fino a fine agosto, per la Epix-Mondadori, c’è un’antologia curata da Danilo Arona. Si intitola Bad Prisma e riprende il personaggio della fantomatica Melissa riletta da altri autori.

L’estate di Montebuio: quando il fantastico incrocia la realtà

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L’estate di Montebuio di Danilo AronaQuando si dice che le parole possono ferire, non si sta affermando un’ovvietà. E il fatto che nel romanzo L’estate di Montebuio il male che ferisce e uccide si concentri intorno a una macchina da scrivere, una Continental nera, è il trait d’union tra un’estate del 1962 (un anno maledetto, per Danilo Arona) e un inverno di oggi, tra un bambino affascinato dai suoi meccanismi e uno scrittore ormai avviato alla maturità che per affrontare ricordi ed errori sceglie il suicidio come forma per saltare indietro. E anche tra un carabiniere e un anatomopatologo che indagano sul ritrovamento del corpo intatto di una ragazzina scomparsa da oltre quarant’anni e una comunità montana trincerata dietro un’apparente tranquillità.

Sono questi alcuni degli elementi che si ritrovano nel libro, a cui vanno aggiunti la musica rock (immancabile nei libri di Arona), la superstizione, la contaminazione delle credenze, un satana che non è mai il simbolo cristiano ma un caleidoscopico filtro per un male più complesso, e la violenza quotidiana, che sia consumata all’interno di un carcere o a pochi passi da un sentiero d’alta quota. L’estate di Montebuio è un crocicchio dove si intersecano alcuni dei temi più ricorrenti dell’autore, che più che uno scrittore è un ricercatore, uno che setaccia le tre dimensioni note e alcune altre meno tangibili. Le sue, come le definisce lui stesso, sono “storie ai confini della realtà” che rievocano la Twilight Zone di Rod Serling, Richard Matheson e Ray Bradbury proprio perché dal reale partono.
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L’horror di Danilo Arona in chiave anticlericale e di satira letteraria

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L’estate di Montebuio di Danilo AronaDanilo Arona torna con un nuovo incubo cartaceo. Incubo che, come spesso accaduto con i suoi libri precedenti, si annuncia come l’ennesima poesia in veste horror (del resto, da queste parti, mai s’è fatto mistero della passione per le avventure letterarie di aroniana matrice). Il libro si intitola L’estate di Montebuio, è pubblicato da Gargoyle Books, sarà in libreria a partire dal 25 giugno prossimo e contiene la prefazione della sceneggiatrice Susanna Raule. Questa la sua presentazione:

In una notte del dicembre 2007, alle tre in punto, lo scrittore horror Morgan Perdinka si toglie la vita nel suo loft di Milano. Il 9 gennaio del 2008 il cadaverino mummificato di una ragazzina scomparsa quarantacinque anni prima riaffiora dalle acque gelide di un torrente sulla cima del Monte Buio, nell’Appennino Ligure. Eventi all’apparenza estranei l’uno all’altro. Ma quando un carabiniere e un anatomopatologo scoprono che il dodicenne Morgan trascorse le vacanze estive del 1962 sotto il Monte Buio, vivendo un tenero e infantile amore nei confronti della bambina destinata a essere inghiottita dal nulla l’estate successiva, una mostruosa verità inizia a farsi strada, trascinando i due uomini in un abisso inconcepibile dove regnano il Male puro e i suoi più insospettabili adepti. Cosa lega una vecchia colonia in rovina alle inquietanti preveggenze dei libri scritti da Morgan? Chi è la Vergine Crocefissa? Che cosa è la sostanza nera e fosforescente che da decenni prolifera sulle propaggini della montagna? Benvenuti nella mente diabolica di Morgan Perdinka, una zona oltre i confini del reale tutt’altro che morta…

Nei suoi lavori precedenti, Danilo ha inserito argomenti che prescindono dalla trama stessa: si va dall’immigrazione alle culture sincretiche dei Caraibi, dalla tradizione popolare locale ai racconti bellici, dalle paure di massa che si evolvono raccontando la contemporaneità al passato come retaggio con cui fare i conti. Stavolta, recuperando parte di questi temi, se ne aggiungo altri (e nel prossimo futuro ci si tornerà). Sempre dalla presentazione del libro:

Una sontuosa e apocalittica rappresentazione del Male – all’insegna di shock visivi e reminiscenze di antichi folclori locali – si fonde a un feroce e autentico anticlericalismo e a una satira “sgarbata” dell’ambiente letterario italiano in una storia carica di suggestioni. Un intenso horror metafisico, che è anche una riflessione attorno all’ingegno e alla difficoltà dell’artista di separarsi dai propri mondi creativi con il rischio di restarne soggiogati non distinguendo più tra realtà e finzione.

Intanto, per saperne di più, si dia un’occhiata all’intervista realizzata da Andrea G. Colombo su Horror.it.