Al Jazeera Transparency Unit: per la divulgazione di documenti in arabo e in inglese (ma non solo)

Standard

Al Jazeera Transparency Unit

Una risposta a Wikileaks: Al Jazeera Transparency Unit (AJTU). Per saperne di più. Per inviare documentazione. Per cercare i file.

Aggiunge in proposito Paolo Brini su Facebook:

Il sito è bloccato almeno in Palestina, il metodo più veloce per aggirare la censura è http://proxy.cryptoanarchy.org/aljaz ma non è criptato.

Per accedervi solo in lettura (non va bene per fare l’upload) con criptazione (nel caso in cui SS…L/TLS non risulti bloccato) fra i tanti modi c’è questo proxy su infrastruttura Google Appspot (scritto in Python, non inietta ads, e ha un certificato SSL valido): https://9000tunnels.appspot.com/ajtransparency.com/

Sempre se le connessioni TLS non vengono bloccate airvpn è più flessibile perché non ha le limitazioni di un proxy e consente connessioni su porta 53 (fondamentale per molti regimi censori): https://airvpn.org/

Inoltre è possibile usare AirVPN over TOR, cosa molto importante.

Wikileaks: Blackwater, business nel Corno d’Africa per contrastare la pirateria dei mari

Standard

La voce delle vociSono datati dicembre 2009 alcuni cablogrammi partiti dall’ambasciata statunitense di Gibuti a proposito della situazione somala. I documenti, classificati come confidenziali e inseriti nella mole di materiale diffuso da Wikileaks alla fine di novembre 2010, citano una società americana comparsa più volte nelle pagine di questo giornale. Si tratta Blackwater Worldwide, multinazionale della sicurezza privata finita nel mirino ancora nel 2007 quando suoi uomini furono coinvolti in una sparatoria a Baghdad che fece diciassette vittime. Questa volta la si ritrova in Somalia, stando ai cablogrammi di Wikileaks, dove opererebbe dal marzo 2010 con l’autorizzazione del governo di Gibuti per contrastare la pirateria.

La dotazione che ha portato con sé comprenderebbe trentatré cittadini americani a cui sono state affidate funzioni varie e che verranno sostituiti ogni sessanta giorni. Diciotto di questi “operatori”, come sono definiti dagli osservatori statunitensi, sono suddivisi in tre squadre armate che a turno sarebbero incaricate della sicurezza dei trasporti navali. La marina di Gibuti, inoltre, garantirebbe alla Blackwater forniture di armi (tra cui cinquanta mitragliatrici calibro .50) e lo scopo, sempre stando ai cablogrammi americani, non sarebbe tanto quello di supportare le forze di polizia nella cattura dei pirati, ma di usare «forze letali contro [di loro], se necessario». Insomma, il messaggio è che non si fanno prigionieri, a differenza per esempio dei francesi, che hanno allestito aree di detenzione per i pirati nella regione nord-orientale del Puntland.
Continue reading

Wikileaks: libri in arrivo e già arrivati sul progetto di Assange per raccontarne luci e ombre

Standard

Inside WikileaksBooksblog riprende un’anticipazione di Affaritaliani.it in cui si dice che è in uscita per Marsilio l’attesissimo “Inside Wikileaks”. La data di pubblicazione prevista è il 16 febbraio (e a darlo alle stampe è Marsilio) mentre il volume viene presentato in questi termini:

Daniel Domscheit-Berg [l’autore, NdB] è l’ex portavoce di Wikileaks (ha ricoperto la carica fino a settembre 2010) e ha sbattuto la porta per via di profondi disaccordi con il fondatore del sito più discusso degli ultimi mesi. Il suo memoir, dal titolo “Inside WikiLeaks. La mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo”, anticipa l’uscita (in Italia per Feltrinelli) del libro di Assange stesso […]. Nel suo “Inside Wikileaks”, l’ex portavoce promette di svelare l’evoluzione, i finanziamenti, le tensioni all’interno di Wikileaks, a partire dal suo primo incontro con Assange, datato dicembre 2007. Quanto all’autore, si sa che Daniel Domscheit-Berg, nato in Germania nel 1978, ha ricevuto in regalo il primo computer all’età di otto anni. Terminati gli studi, ha cominciato a lavorare come programmatore. Anche prima del suo coinvolgimento in WikiLeaks è stato un attivo militante del movimento per la libera informazione. Recentemente ha annunciato di essere al lavoro insieme ad altri fuoriusciti da WikiLeaks su OpenLeaks, un sito analogo ma concorrente.

Wikileaks. Il libro dei fatti che non dovevate sapereDi fatto, alla fine dell’anno scorso i più “veloci” erano stati quelli di Editori Riuniti con il libro di Ludovica Amici intitolato Wikileaks. Il libro dei fatti che non dovevate sapere:

La rete è libera e non segue le regole finora conosciute dell’informazione. Wikileaks ne è la dimostrazione più evidente e dirompente. Centinaia di migliaia di documenti segreti hanno messo in imbarazzo i governi di tutto il mondo, a partire dagli Usa, coinvolgendo anche l’amministrazione Obama. Un vero e proprio fenomeno mondiale, che vede milioni di utenti connettersi al portale creato dall’enigmatico Dulian Assange e consultare una mole poderosa di materiale finora sconosciuto – o solo immaginato. Una rivoluzione dell’informazione ai tempi del web 2.0, una finestra finalmente spalancata sugli orrori delle guerre, sui soprusi dei governi e delle multinazionali, sulla corruzione e sul reale funzionamento delle diplomazie. Nulla sarà più come prima dopo Wikileaks.

Wikileaks: dal “Fatto Quotidiano” la prima puntata del documentario sui “wikirebels” in versione italiana

Standard

Il sito del Fatto Quotidiano è partito con la pubblicazione della prima puntata di un documentario sui wikirebels realizzato dagli svedesi Jesper Huor e Bosse Lindquist (per la versione italiana hanno lavorato Stefano Citati, Lorenzo Galeazzi e Federico Mello e tradotto da Davide Ghilotti). Ecco cosa racconta la presentazione di questa parte iniziale:

Il fondatore di Wikileaks con il caschetto, con il codino, biondo e canuto. Comincia il racconto del camaleonte Assange, mai uguale a se stesso, in giro per il mondo e seguito per sei mesi dalle telecamere svedesi di Svt-Play tv. Julian è in lotta da tempo contro il “vecchio potere”, lui stesso racconta le sue prime iniziative hacker quando si faceva chiamare “Mendax”. Anche la Nasa fu tra i suoi obiettivi: lui viene indagato per degli attacchi informatici e, seppur assolto, si convince della necessità di portare avanti una battaglia a tutto campo per la trasparenza. Dalla creazione in Australia di una delle prime piattaforme informatiche per dibattiti online alla pubblicazione di documenti riservati della setta Usa Scientology, il passo che porta a Wikileaks, nel 2006, è breve. Poi è uno scoop dopo l’altro. Dai documenti sulla sottrazione di denaro pubblico da parte del governo keniota, al manuale di detenzione nella prigione di Guantanamo; dalle prove che la multinazionale Trafigura ha inondato di rifiuti tossici la Costa d’Avorio alle mail private di Sarah Palin che mostrano come la governatrice dell’Australia, violando la legge Usa sulla trasparenza, ha usato una mail privata per degli affari pubblici. Comincia così l’epopea Wikileaks.

In versione originale, il documentario può essere visto interamente seguendo questi quattro link: 1, 2, 3 e 4.

In casa Calipari adesso i figli sanno come il governo ha tradito il padre

Standard

Domani di Maurizio ChiericiSperiamo che sia vero. Speriamo che i dissidi interni a Wikileaks ci portino in dono altri cloni dell’esperienza che si sovrappone al volto di Julian Assange. Perché c’è un bisogno disperato di documenti. Un bisogno che suffraghi prove alla mano l’impressione della pochezza politica, in primis quella italiana. E che, forte di questo suffragio, sia forse uno sprone a un cambiamento reale.

Ai funerali di Nicola Calipari, ucciso a Baghdad il 5 marzo 2005 dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, aveva detto: «C’è lo Stato con le sue istituzioni per garantire la libertà e la sicurezza ai cittadini». Un tributo al funzionario del Sismi che, con il suo «eroico sacrificio», ricordava ancora Letta, aveva dato lustro alla cosa pubblica e per questo era stato insignito della medaglia d’oro al valor militare dopo la sua morte. E la moglie di Calipari, Rosa Maria Villecco, era diventata senatrice del partito democratico.

Oggi invece, con la diffusione dei cablogrammi statunitensi, è possibile aprire un pacco natalizio in cui viene distribuita a tutti una fetta della menzogna spacciata ai cittadini che dovrebbero avere fiducia in quelle istituzioni citate nel discorso funebre per Calipari. E in particolare la torta di compone di queste singole menzogne (traduzione del documento originale, in inglese):
Continue reading

Wikileaks: uno speciale su Current.tv e qualche considerazione dalla rete

Standard

I segreti di Wikileaks e le bugie degli Stati Uniti - Current.tv

In questo video non si parla di stati di salute o di festini selvaggi, ma delle vittime della guerra in Iraq, oltre 109 mila di cui più di 66 mila sono civili. Lo speciale che questa sera Current TV manda in onda racconta i segreti di Wikileaks [1] e le bugie degli Stati Uniti. Inoltre, dato che il tema non solo non viene soffocato dalle polemiche sulla presunta pochezza dei cablogrammi, qualche altra lettura interessante:

([1] Al momento il link punta verso l’indirizzo svizzero del progetto, fino a quando dura, dopo lo sfratto da Amazon)

Ennio Martignago: “Sosteniamo WikiLeaks, non facciamoci obnubilare dal gossip mediatico”

Standard

WikiLeaksScrive lo psicologo e psicoterapeuta Ennio Martignago:

Lo staff di giornalisti “militanti” capeggiato dallo stesso Julian Assange, che da quando ha cominciato a diventare fastidioso per i servizi segreti statunitensi si è proditoriamente scoperto essere un violentatore ricercato, ha messo le mani su documenti che svelano gli intrecci diplomatico economici che porterebbero a nudo molte fra le principali dinamiche della dittatura mafiosa internazionale nota ai più come “Democrazia”.

È la definitiva fine, per chi ci credesse ancora, dell’età dell’innocenza degli Stati: si aprirà il coperchio della scatola di Pandora e si scoprirà la materia di cui sono fatti gli incubi? Sarà più probabile una persecuzione, l’oscuramento del sito, l’inibizione dei routing, altre persecuzioni giudiziarie, killer di Stato per le strade… Sono disfattista? Non credo proprio.

Che cosa possiamo fare noi altri, maggioranza silenziosa? Non perdiamo di vista WikiLeaks, non facciamoci obnubilare dal gossip mediatico (dal calcio, allo sciacallaggio sui delitti, alla prostituzione delle celebrità…) e continuiamo senza sosta a seguire le vicende, gli aggiornamenti di prima mano! Dentro potrebbero esserci proprio tutti i livelli, da quelli delle mafie, quelle russe, le cinesi e le nostrane, agli affari, dalle Isole Vergini, al Lussemburgo agli accordi dei Marchionne del mondo.

Anche perché, per chi dice per esempio che Report continua a fare un lavoro impeccabile a cui però non segue nulla, almeno sulla vicenda Finmeccanica qualche mareggiata l’ha sollevata. E in proposito si può dare un’occhiata a ciò che pubblica L’Espresso.

(Via Vittorio Pasteris, che peraltro fa giustamente notare che c’è anche chi, in argomento WikiLeaks, ha iniziato a straparlare)

Computer assisted reporting, tra censura e analisi delle fonti aperte disponibili in rete

Standard

Girl Geek Dinners Bologna

(Questi sono i contenuti dell’intervento di oggi al barcamp organizzato per le Girl Geek Dinners Bologna). C’è chi dice che espressioni come “giornalismo investigativo” e “giornalismo di precisione” non esistono perché per sua natura il giornalismo deve investigare con metodologie scientifiche nel modo più neutrale possibile. Attraverso questo processo ne deve dunque derivare una “realtà” oggettiva – che qualcuno chiama anche “verità” – inconfutabile. Una “realtà” che deve essere una verifica rigorosa per lo più delle affermazioni del “potere”, in base alle quali spesso la “realtà” viene modificata per far pendere la bilancia verso uno schieramento politico, partitico o lobbistico specifico. Dunque il giornalista per sua natura deve essere il “cane da guardia” a tutela della collettività contro le deformazioni del potere (di qualunque genere esso sia).

L’altra sera Armando Spataro, magistrato antiterrorismo e procuratore aggiunto a Milano, presentando il suo libro “Ne valeva la pena” che ruota intorno al rapimento dell’iman Abu Omar, ha raccontato un episodio: si trovava negli Stati Uniti e parlando con un collega procuratore, di nomina politico-elettorale e non concorsuale, gli ha chiesto: “Ma voi come fate a garantire ai cittadini di gestire i loro interessi e non quelli della lobby politica a cui appartenete?” La risposta è stata: “Da noi c’è la stampa”.
Continue reading

WarLogs: quando la verifica delle fonti diventa collettiva

Standard

WarLogs - European collaborative investigation

A proposito dei diari di guerra pubblicati lo scorso 26 luglio da WikiLeaks, la rivista canadese Cyberpesse.ca recensisce in un articolo un’interessante piattaforma targata Owni, Slate.fr, Le monde diplomatique e Typhon. Si tratta di WarLogs – European collaborative investigation:

WarLogs dà accesso a sei anni di guerra riassunti in 75 mila documenti. Consultateli e commentateli affinché possiamo studiare, insieme, una guerra di cui non si conosce il nome.

(Via Didier Heiderich)

Collateral Murder e la fonte che si confida: arrestato militare Usa per diffusione di notizie classificate

Standard

Collateral Murder (se ne parlava qui) è stato uno dei punti più clamorosi messi a segno da Wikileaks. Lo smacco per l’esercito americano però occorreva fosse riparato e così il Post, riprendendo la notizia di Wired, racconta che il Pentagono arresta la fonte che ha passato il video ripreso dall’elicottero Apache al progetto di Julian Assange:

L’FBI, in collaborazione con l’esercito americano, ha ora arrestato Bradley Manning, un ventiduenne analista dell’intelligence sospettato di aver passato il video a Wikileaks. Manning, che è dislocato a Baghdad, aveva condiviso il proprio gesto con Adrian Lamo, un ex hacker che aveva conosciuto online. Il soldato aveva raccontato a Lamo di aver passato a Wikileaks anche altri tre documenti riservati: un video di un raid aereo in Afganistan, un rapporto del Pentagono sulla minaccia Wikileaks e un documento con la stesura di 260.000 comunicazioni tra diplomatici statunitensi. Nonostante Adrian Lamo abbia in passato contribuito economicamente al progetto Wikileaks, ha comunque deciso di segnalare Manning alla polizia, considerando pericoloso il suo atteggiamento rispetto alla sicurezza nazionale.

Leggendo le informazioni disponibili, la falla nel sistema di anonimato di Wikileaks è stato nella fonte, attualmente rinchiusa in Kuwait per diffusione di notizie classificate, e non nel sistema in sé.

Intanto – sempre da Wired – c’è anche questa novità: WikiLeaks Was Launched With Documents Intercepted From Tor.