“Il cuore in gabbia”: in un libro di Editori Riuniti il racconto dei principali errori giudiziari della storia italiana

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Il cuore in gabbiaÈ curato dall’avvocato bolognese Gabriele Magno il libro uscito per Editori Riuniti e intitolato Il cuore in gabbia. I più drammatici errori giudiziari della storia d’Italia:

Un errore: a volte una semplice svista, altre volte una cieca indagine a senso unico, e per qualcuno si aprono le porte del carcere, ingiustamente. Inutilmente. Poi i processi estenuanti, che lasciano senza fiato a forza di gridare: «Sono innocente!». Per qualcuno la vita finisce così, nella vergogna e nell’umiliazione; altri provano a ricominciare cercando di ignorare le profonde cicatrici, ma resta intatta la sensazione di smarrimento, di oblio e quel qualcosa che porta un uomo a svegliarsi di notte in preda agli incubi. Anche se potranno alla fine uscire dal carcere, queste vittime innocenti degli errori giudiziari non riceveranno alcuna scusa e nulla potrà cancellare la gogna mediatica piombata su di loro. Gabriele Magno cura un volume ricco di storie di persone note (Enzo Tortora in primis) e di “signor nessuno”, che hanno vissuto l’odissea dell’ingiusta detenzione sulla loro pelle lasciando tra le sbarre un pezzo della loro anima.

Il volume contiene interventi degli avvocati Claudio Defilippi, Antonio Petroncini e Valentina Di Loreto, della giornalista Valentina Marsella, del generale Luciano Garofano e della senatrice Francesca Scopelliti. Infine si tenga conto che il ricavato del libro sarà devoluto a una campagna di comunicazione sociale finalizzata alla riabilitazione dell’immagine delle vittime di errore giudiziario.

Vittime del terrorismo: è materia “estranea” alla legge di stabilità. Così lo Stato risponde alle associazioni

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Aiviter

L’Aiviter (Associazione italiana vittime del terrorismo e dell’eversione contro l’ordinamento costituzionale dello Stato) e l’Unione vittime per stragi (piazza Fontana, piazza della Loggia, Italicus, stazione di Bologna del 2 Agosto 1980, Rapido 904, Firenze Via dei Georgofili) denunciano un nuovo boicottaggio da parte dello Stato:

Apprendiamo che l’emendamento predisposto dalle associazioni delle vittime del terrorismo per essere inserito nella “legge di stabilità” è stato ritenuto inammissibile, per estraneità alla materia e mancanza di copertura, dalla Commissione Bilancio della Camera preposta all’esame degli emendamenti. L’emendamento avrebbe finalmente definito il corretto funzionamento e il completamento della legge 3 agosto 2004 n. 206, “Nuove norme a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice”.

Questa è l’ennesima riprova di quanto non vengano sistematicamente e platealmente mantenuti gli impegni e le promesse dei vari ministri e autorità durante gli anniversari dei vari eccidi che hanno colpito il nostro paese.

Il parlamento che all’unanimità ha votato vari ordini del giorno e i diversi governi, che si sono succeduti negli ultimi quattro anni, e che si sono impegnati ad attuare l’applicazione integrale della legge e del suo completamento, hanno dimostrato ancora una volta di non voler mantenere le promesse nei confronti delle Vittime del terrorismo: proprio nei confronti di coloro che hanno versato il loro sangue per il Paese e che da oltre trent’anni attendono giustizia.

La legge di stabilità, che ha al suo interno impegni di spesa che potevano essere rinviati (art. 8) e che dovevano essere cassati (ponte di Messina), è la dimostrazione di come ancora una volta si è voluto umiliare le Vittime del terrorismo negando i loro sacrosanti diritti.

La storia della legge 206 del 2004, inattuata da oltre otto anni, viene riassunta qui.

“La Repubblica delle stragi impunite”: nel libro di Ferdinando Imposimato la linea che parte da piazza Fontana e arriva a Falcone e Borsellino

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La Repubblica delle stragi impuniteUn testo intessuto da notizie interessanti, La Repubblica delle stragi impunite, il libro scritto da Ferdinando Imposimato e in uscita l’8 novembre per i tipi di Newton Compton:

La storia recente dell’Italia è attraversata da una lunga linea rossa, che va dalla bomba di piazza Fontana alle morti di Falcone e Borsellino. Terribili eccidi di persone innocenti, sacrificate a trame segrete e oscure ragioni di Stato. Stragi ancora impunite, che hanno avvelenato il clima politico e sociale del nostro Paese e aumentato la sfiducia del popolo italiano verso le istituzioni. Ferdinando Imposimato – giudice da sempre in prima linea, che durante la sua carriera ha indagato su alcune delle pagine più drammatiche della parabola repubblicana – ricostruisce, con documenti inediti e una originale visione d’insieme, i fatti di sangue orditi da terroristi di destra e di sinistra, servizi segreti deviati, bande armate. Un’analisi lucida ed efficace, che non può non sollevare degli angoscianti interrogativi: quale ruolo ha avuto la politica nella stagione delle stragi di Stato? Perché alcuni uomini delle istituzioni hanno favorito quelle menti criminali? Quale collegamento esisteva tra la strategia della tensione e Gladio, tra gli americani e gli attentati che hanno drammaticamente caratterizzato gli anni di piombo e quelli a seguire?

Appena dopo la morte di Pino Rauti e di Amos Spiazzi, è utile tornare a riflettere su quel periodo storico.

Da domani, su Radio Città del Capo (on air e online), parte “Delitti – Storie di cronaca”

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Da domani, sabato 3 novembre, parte sulle frequenze dell’emittente bolognese Radio Città del Capo (Popolare Network) la trasmissione Delitti – Storie di cronaca, realizzata in collaborazione con Giusi Marcante. L’orario è dalle 19 alle 19.30 e per ascoltare (questa e le altre trasmissioni) ci si può sintonizzare nella zona di Bologna sui 96.250 – 94.700 MHz oppure ascoltare in streaming dal sito della radio.

“Gli intrighi di una Repubblica”: tra San Marino e l’Italia una storia che parte dalla guerra fredda

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Gli intrighi di una RepubblicaGli intrighi di una Repubblica – San Marino e Romagna. Ottant’anni di storia raccontata dai protagonisti (Pendragon, 2012) è il libro di Claudio Visani su un pezzo caldissimo della storia italiana:

Oggi fa sorridere solo pensarlo, ma tra il 1945 e il 1957 San Marino fu l’avamposto del comunismo in Occidente e uno dei simboli della guerra fredda. Per difendere il governo dei “rossi”, scesero in campo Calamandrei, Togliatti, perfino Ho Chi Minh. Per abbatterlo, si mobilitarono la Dc di Fanfani e il governo italiano, con l’appoggio degli Stati Uniti d’America. La battaglia politico-ideologica assunse toni accesi, fino a culminare nei fatti di Rovereta, episodio al limite del golpe in cui indebitamente l’Italia si affrettò a riconoscere il governo provvisorio democristiano sammarinese, inviando carabinieri e blindati a difenderlo. Accanto a queste vicende, il libro racconta numerose altre storie, più o meno note: quella della ferrovia meno longeva del mondo, la Rimini-San Marino che visse solo dodici anni; la generosità alla Schindler’s list del tedesco “buono”, Gerhard Richard Gumpert che tenne la Wehrmacht e la guerra fuori dal Titano; l’avventura di Eugenio Montale costretto a fare lo spallone per ritirare un premio durante la “guerra del casinò”; il tragicomico ritorno della salma del duce a Predappio; fino alla singolare saga della radio-televisione di Stato, che apre le porte agli scandali del “paradiso fiscale” e della San Marino di oggi. Un inedito affresco di vita sammarinese e romagnola. Ottant’anni di storia, ricostruiti attraverso documenti riservati e testimonianze dirette.

Se ne può leggere ulteriormente qui, sul blog di Franco Abruzzo.

Lsdi: come la cronaca nera cambia la società. Eppure nacque con scopi differenti

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Nera. Come la cronaca cambia i delittiFabio Dalmasso racconta su Lsdi di come la cronaca nera cambia la società. Partendo dal contenuto del libro Nera. Come la cronaca cambia i delitti firmato da Luca Steffenoni (San Paolo Edizioni), scrive:

L’indiscutibile legame tra costume sociale e cronaca nera ha fatto sì che ogni nuovo omicidio, ogni nuovo articolo su un fatto di sangue spostasse un po’ più avanti il comune senso del pudore, o meglio, del dolore che, secondo l’autore, “forse, oggigiorno, è arrivato al capolinea”. Ma ne siamo sicuri? O non è forse in atto una corsa a chi fa vedere e racconta di più? Sempre più particolari, sempre più “retroscena” e curiosità macabre, sempre più sulla notizia raccontata in modo morboso e voyeuristico. C’è da domandarsi fino a che punto possa spingersi questa sfrenata gara: fino a quando avremo l’omicidio in diretta, magari annunciato con un tam tam pubblicitario? Ma la cronaca nera non è sempre stata così.

E qui prosegue tracciando la storia della cronaca nera che parte dal Settecento, quando Henry Fielding iniziò a scrivere resoconti di processi e crimini per convincere la Camera dei lord britannica dell’importanza dei poliziotti di quartiere. A proposito invece di quanto avviene oggi, considera Steffenoni:

La cronaca nera ha, negli ultimi anni, subito così tante modifiche da risultare irriconoscibile. Basta pigiare su un qualsiasi tasto del telecomando per accorgersene. Tra esperti mescolati a uomini e donne dello spettacolo, politici che non sanno rinunciare alla visibilità mediatica, inquisiti che si scannano per un’inquadratura, avvocati che fanno la loro arringa in video, si è consolidato ormai un genere che mescola audacemente talk show e reality. È cambiata l’Italia e con essa i mezzi d’informazione, si è modificato il delitto e il modo di narrarlo

Le frequenze della criminalità organizzata raccontate nel libro “Telecamorra” di Alessandro De Pascale

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TelecamorraÈ uscita lo scorso giugno, con la prefazione di Amato Lamberti (scomparso poco dopo la pubblicazione) e Giommaria Monti, Telecamorra di Alessandro De Pascale (Lantana Editore), un’inchiesta nata nel 2008 e che, a fronte di ciò che è emerso, ha portato la magistratura ad aprire fascicoli d’indagine:

È una storia di soldi, clan e potere, gli ingredienti di sempre quando si tratta di criminalità organizzata. Quella attiva in Campania è una vera e propria «cricca delle telecomunicazioni». Terza regione d’Italia per numero di licenze, dove si contano 77 tv e 165 radio locali registrate, la criminalità organizzata è andata da tempo all’assalto dell’etere. Dal boss iscritto alla Siae all’editore socio dei Casalesi, dall’agente neomelodico, parente del capoclan, al proprietario di una tv che offre un alibi falso al killer della camorra: nell’etere della Campania circola questo e molto di più. Le trasmissioni radio e tv sono utilizzate dai clan per inviare messaggi agli affiliati o boss durante le dirette, «onde killer» sparate a potenze non consentite o peggio completamente abusive. Frequenze rubate allo Stato, con un danno per la collettività stimato in 500 milioni di euro e rivendute con atti di compravendita falsi.

Antenne usate come armi per minacciare, pubblicità sfruttata dalle cosche per giustificare il racket delle estorsioni. Funzionari ministeriali sotto processo per presunti favoritismi e forze dell’ordine indagate perché ritenute colluse con i malfattori. Piccole tv di quartiere diventate in pochi anni grandi gruppi editoriali regionali, ora accusate di aver fatto il salto di qualità grazie alle rapine. In ballo ci sono contributi pubblici per 12 milioni di euro l’anno, centinaia di spot elettorali utilizzati per ottenere protezioni politiche, ma anche il controllo del settore dell’informazione e la gestione dei posti di lavoro dell’indotto a cui si aggiunge l’esercito di cantanti neomelodici e sedicenti maghi. Un’illegalità diffusa e tollerata per anni nonostante le numerose denunce presentate alla magistratura e oggetto di un’inchiesta.

(Via Vittorio Pasteris)

Strage di Ustica: l’associazione Rita Atria chiede che si riaprano le indagini sulla morte del tenente colonnello Sandro Marcucci

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A proposito delle morti sospette legate più o meno direttamente alla strage di Ustica del 27 giugno 1980, c’è anche quella del tenente colonnello dell’aeronautica militare italiana Sandro Marcucci, deceduto il 2 febbraio 1992 in un incidente aereo mentre era in servizio antincendio, quando era anche testimone nell’istruttoria del giudice Rosario Priore. Ora l’associazione antimafie Rita Atria chiede che vengano riaperte le indagini dell’ufficiale dell’Ami esponendo le ragioni in un video. Intanto una sintesi della richiesta è stata pubblicata da ArticoloTre.

“Gaza Hospital: Beirut”: il documentario di Al Jazeera a trent’anni dal massacro di Sabra e Shatila

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Gaza Hospital: Beirut, un reportage di Federico Schiavi e Marco Pasquini per Al Jazeera:

Tre medici tornano a Beirut e rievocano gli eventi a cui hanno assistito al Gaza Hospital durante il massacro di Sabra e Shatila.

Il reportage, realizzato a trent’anni di distanza dai fatti narrati, fa parte dei filmati realizzati per la sezione Witness.