“Retour sur une lutte armée”: un documentario francese ricostruisce la storia delle Br con quattro testimonianze dirette

Standard

Retour sur une lutte armeeSi intitola Retour sur une lutte armée ed è stato realizzato da Mosco Lévi Boucault il documentario in DVD e diffuso sul piccolo schermo dall’emittente francese Arte dedicato alla storia delle Brigate Rosse. Nella presentazione scritta da Rémi Douat per Regards.fr, si legge:

Sono quattro appartenenti alle Br ancora in libertà condizionale o che stanno scontando pene da che vanno dai 15 ai 32 anni. Nell’Italia degli anni di piombo, fecero tutti parte del commando che rapì, tenne prigioniero e uccise il leader democristiano Aldo Moro dopo 55 giorni. Oltre trent’anni dopo, davanti alla telecamera di Mosco Lévi Boucault, si raccontano. Questo documentario […] rievoca la genesi, l’effervescenza della fine degli anni Sessanta, la necessità di rinnovamento a fronte di una “politica ristretta nei suoi doppiopetti”. Certo, c’è il movimento studentesco, ma ci sono anche quelli sociali nei quartieri… È in corso un processo di rottura, ma quale strada imboccare? Si approfondisce il fossato scavato tra un partito comunista impantanato nell’adattamento e nella mediazione e i gruppi in corso di formazione che concepiscono come inevitabili il conflitto […]. I quattro uomini non si giustificano, chiariscono, coscienti di aver “nuotato nel sangue”, il bisogno di un cambiamento generazionale. Nel film ci sono anche altre interviste a Daniel Cohn-Bendit, Serge July, Alain Krivine.

(Via Celestissima su Twitter)

Vittime e familiari: per quelle del 2 agosto 1980 c’è il “vilipendio di Stato” mentre per i familiari di Nino Agostino niente, tutto azzerato

Standard

Strage di Bologna: il Pdl prima diserta la piazza, ora denuncia i familiari delle vittime. Un articolo, di seguito, scritto a quattro mano con Davide Turrini per il Fatto Quotidiano. E sempre in tema vittime e mancanza di verità si legga anche L’omicidio dell’agente Agostino. Vent’anni dopo si riparte da zero. La vicenda (barbara) è questa e su di essa, tanto per rimanere in tema, c’è segreto di Stato.

Si riaccende la polemica attorno alle parole che Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime strage del 2 agosto, ha pronunciato nei confronti del governo dal palco di Piazza delle Medaglie d’Oro, a Bologna, martedì scorso, nel trentunesimo anniversario della strage. Un discorso durante il quale Bolognesi, ha chiesto di proseguire le indagini su quello che accadde alla stazione, soprattutto per capire chi furono i mandanti e se quella fu o meno una delle cosiddette stragi di Stato, maturate in un disegno che gli storici definiscono come “strategia della tensione”.

Oggi il deputato del Pdl, Fabio Garagnani (lo stesso deputato che alla vigilia della commemorazione aveva chiesto l’esercito a Bologna) ha presentato un esposto alla magistratura ipotizzando il reato di vilipendio contro la Repubblica e i suoi organismi previsto dall’articolo 290 del codice penale. “Le gravi affermazioni del presidente dell’associazione delle vittime della strage del 2 agosto non possono essere lasciate sotto silenzio, non tanto perché contenenti critiche di natura politica, quanto perché delegittimano in modo inconfutabile lo Stato e le Istituzioni democratiche”, ha affermato Garagnani dimenticando che il governo del Paese, gli uomini del suo stesso partito, hanno disertato la commemorazione per il secondo anno consecutivo.

“Certe affermazioni, che non sono critica politica, bensì violenta contestazione verbale ed oltraggio allo Stato, alle assemblee legislative e al Governo – spiega il parlamentare del Pdl – che ne sono parte costitutiva, non possono essere tollerate, pena il venir meno della credibilità delle istituzioni medesime”.
Continue reading

Giuliano Turone: ecco perché non si chiudono i conti con gli anni di piombo

Standard

Il caso Battisti di Giuliano TuroneMicromega Online pubblica un’intervista di Rossella Guadagnini a Giuliano Turone dal titolo esplicito: Perché non riusciamo a chiudere i conti con gli anni di piombo. Il punto di partenza è il libro Il caso Battisti. Un terrorista omicida o un perseguitato politico? (Garzanti Libri, 2011) scritto dal magistrato che, insieme a Gherardo Colombo, scoprì il 17 marzo 1981 gli elenchi della P2. Ecco l’incipit dell’intervista:

“Non è che gli italiani non ne vogliano sapere di mettersi alle spalle gli anni di piombo. Ma il fatto è che la maggior parte di loro desidera che la cosa possa avvenire senza umiliare e ferire la sensibilità della vittime. La gestione del ‘caso Battisti’, da parte dei suoi simpatizzanti e da parte dello stesso interessato, si muove invece nella direzione contraria, per esempio quando parla – anche con una certa sguaiataggine – di ‘desiderio di vendetta’ per designare quella che invece è soltanto un’aspettativa di rispetto e giustizia da parte delle vittime di reato […]. È chiaro che non è così che si possono creare le premesse per ‘voltare pagina’ – prosegue Turone – E giustamente Antonio Tabucchi trova ‘offensivo che altri, che non hanno vissuto quello che hanno vissuto gli italiani, chiedano così superficialmente che l’Italia metta una pietra sopra la nostra storia tragica ancora non chiara’. Ma c’è una strada intelligente, civile e dignitosa per arrivare a chiudere i conti con il terrorismo, nel pieno rispetto della sensibilità delle vittime e nell’interesse di tutti”.

Continua qui.

A Brescia si parla dello stato degli studi su stragi e terrorismo negli anni Settanta

Standard

Stragi e terrorismo negli anni Settanta: lo stato degli studi

Causa impegni di lavoro, non riuscito ad assistervi, ma segnalo il seminario Stragi e terrorismo negli anni Settanta: lo stato degli studi, organizzato per domani, 19 maggio, a Brescia dalla Fondazione Luigi Micheletti e dalla Casa della Memoria in vista del trentasettesimo anniversario della strage di piazza della Loggia, avvenuta il 28 maggio 1974. Parteciperanno tra gli altri:

  • Manlio Milani, presidente Casa della Memoria
  • Aldo Giannuli, strategia della tensione e doppio stato
  • Giuseppe De Lutiis, le stragi in Italia. La svolta del 1974
  • Mirco Dondi, narrare le stragi. Come cambia il racconto giornalistico da piazza Fontana a piazza della Loggia
  • Miguel Gotor, la strategia della tensione nel memoriale di Aldo Moro
  • Anna Cento Bull, verità e condizione vittimaria nella memorialistica degli ex-terroristi
  • Ugo Maria Tassinari, inutilizzabilità delle testimonianze dirette dei protagonisti per una storia “evenementielle” del terrorismo nero
  • Guido Panvini, la sfida al labirinto. Terrorismo e violenza politica tra dibattito storiografico e uso pubblico della storia
    • Altri interventi prevedono la presenza di Francesco Germinario, Agnese Moro, Ilaria Moroni, Paolo Pelizzari e Benedetta Tobagi.

      Qui il programma completo con nomi dei relatori, orari e argomenti.

“Altri destini. Una storia degli anni Settanta”: non si sta bene sotto le coperte calde dell’ignoranza

Standard

Altri destini di Walter G. PozziAltri destini. Una storia degli anni Settanta è un romanzo che ruota intorno (e va oltre) gli anni di piombo. Scritto da Walter G. Pozzi, direttore editoriale della rivista di analisi politica Paginauno (che pubblica anche il libro), è una dimostrazione di quanto si poteva leggere sui giornali della seconda di metà di aprile 2011, dopo la comparsa dei manifesti che “inneggiavano” all’epurazione delle “Br dalle procure”: i conti con quel periodo di storia non sono ancora chiusi.

Se non lo sono per i figli o i genitori delle vittime degli anni di piombo (e, talvolta, nemmeno per le generazioni successive, come testimoniano le parole di Vittorio Occorsio, 23 anni, nipote dell’omonimo magistrato ucciso nel 1976 dal nero Pierluigi Concutelli, pronunciate all’indomani della sua recente scarcerazione), non lo è nemmeno per la memoria storica collettiva.

Il romanzo di Pozzi tenta di fare i conti, con questa memoria storica, muovendosi sul crinale del tempo con balzi tra il passato e il presente, innescati da un maglione insanguinato negli anni Settanta e mai più lavato. Un morto assassinato senza giustizia diventa dunque il pretesto per riaprire un capitolo. E anche il capitolo specifico – il processo 7 aprile, contro una presunta (e mai dimostrata, anzi, smentita dalle sentenze) super cupola dell’eversione rossa – sembra un pretesto al pari del maglione insanguinato.
Continue reading

“Aprire gli archivi sul terrorismo? Se lo si vuole fare davvero, lo si faccia subito”

Standard

“Sono trascorsi quasi 31 anni dalla strage alla stazione di Bologna. Se vogliono aprire gli archivi lo facciano subito. Tutto il resto sono chiacchiere”. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime della strage del 2 agosto 1980 e dell’Unione vittime delle stragi, non ci gira troppo intorno rileggendosi il comunicato stampa che la presidenza del consiglio del ministro ha diffuso a conclusione del giorno della memoria delle vittime del terrorismo di ieri.

Si aprano gli “archivi della vergogna”: retorica o reale intenzione? “Dobbiamo colmare una grande sete di giustizia e di verità, in modo concreto, senza retorica. Lo faremo. E sarà il modo migliore per onorare la memoria delle oltre 400 vittime innocenti della sanguinosa ideologia del terrorismo”, scrive il governo sul suo sito. Onorare come? Esplicitando un’intenzione: aprire archivi ed eventuali “armadi della vergogna” che possano fornire il “sigillo della verità” che ancora manca su quarant’anni di storia italiana.

Vero o falso? Reale intenzione a ottemperare una richiesta ormai pluridecennale di giudici, familiari delle vittime, storici e giornalisti oppure propaganda? Per Bolognesi la verifica è semplice. E soprattutto immediata.

“Il governo ha il potere di accogliere tempo zero le nostre richieste: tutti i documenti relativi agli anni della strategia della tensione, soprattutto in tema stragi, devono essere consegnati immediatamente alla magistratura. Stiamo parlando di documentazione custodita presso le sedi dei servizi segreti, alcuni dei più importanti ministeri (tra cui interni, esteri e difesa), i comandi delle forze di polizia e delle forze armate. Questi sono i fatti che ci attendiamo”.
Continue reading

Per non dimenticare: nasce il portale sulla storia del terrorismo, delle stragi, della violenza politica e mafiosa

Standard

Rete degli archivi - Per non dimenticare

Nel giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, viene pubblicata sul sito del Centro di documentazione Archivio Flamigni questa notizia: nasce il portale dedicato alla Rete degli archivi per non dimenticare:

Il portale, realizzato nel contesto del Sistema archivistico nazionale con il coordinamento della Direzione generale per gli archivi e l’apporto fondamentale del Centro di documentazione archivio Flamigni e della Rete degli archivi per non dimenticare, rappresenta un ulteriore tassello del lavoro di ricerca e divulgazione delle fonti per la storia del terrorismo, delle stragi, della violenza politica e mafiosa.

Questa la presentazione del sito Per non dimenticare:

Attualmente il portale affronta in prevalenza il tema del terrorismo e si basa sui contenuti tratti dalla pubblicazione della Presidenza della Repubblica Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana.

Le sezioni passato e presente, e per approfondire saranno progressivamente arricchite con nuovi contenuti anche in relazione ai fatti di criminalità organizzata e violenza politica. Un comitato scientifico di esperti e storici validerà l’inserimento progressivo delle informazioni.

Il Fatto Quotidiano: rapido 904, “un intreccio tra mafia, camorra e politica”

Standard

La strage del Rapido 904In procura a Napoli ne sono certi. Per i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Paolo Itri e Sergio Amato e per il procuratore aggiunto Sandro Pennasilico la strage di Natale del 23 dicembre 1984 fu targata cosa nostra. E della solidità del quadro investigativo ne è convinto anche il gip Carlo Modestino, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare notificata questa mattina in carcere al boss Toto Riina, il leader dei corleonesi accusato di essere il mandante di quella strage.

Il cui obiettivo – stando agli inquirenti partenopei – non sarebbe stato quello di “destabilizzare per stabilizzare” lo status quo politico italiano e internazionale, come nel caso della strategia della tensione degli anni Settanta. Ma avrebbe avuto un altro scopo: intimidire Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che, sulla scia del sangue versato con la cosiddetta “seconda guerra di mafia”, avevano iniziato con le attività investigative che avrebbero portato due anni più tardi al maxiprocesso di Palermo, iniziato il 10 febbraio 1986 e conclusosi il 16 dicembre 1987.

I magistrati assassinati nel 1992 non si fecero però impressionare dall’attentato del 1984 tanto che all’apertura delle udienze, nell’aula bunker dell’Ucciardone, portarono 475 imputati sui quali pendevano 438 capi di imputazione (di cui 120 per omicidio). E a sentenza, pronunciata dopo 35 giorni di camera di consiglio (e le cui motivazioni richiesero 8 mesi di lavoro a Pietro Grasso, dal 2005 procuratore nazionale antimafia), vennero comminati 19 ergastoli e migliaia di anni di carcere.
Continue reading

Online gli interventi del convegno “Chi è Stato? La strategia della tensione in Europa (1969-1974)”

Standard

Sono online gli interventi del convegno Chi è Stato? La strategia della tensione in Europa (1969-1974) che si è tenuto lo scorso 7 aprile a Milano, organizzato dal laboratorio Lapsus (che ha realizzato anche il video pubblicato sopra). Questo l’elenco:

E qui si può dare un’occhiata all’omonima mostra con relative foto dell’inaugurazione.

Notte Criminale racconta “Carlos, lo sciacallo. Il killer che terrorizzò l’Europa”

Standard

Su Notte Criminale si parla di Carlos, lo sciacallo. Il killer che terrorizzò l’Europa, al secolo Ilich Ramírez Sánchez, di cui già si era parlato da queste parti e che non sembra aver gradito l’uso della sua immagine a fini televisivi (si veda il trailer sotto. E chissà quanto aderente ai fatti sarà la ricostruzione sceneggiata per il grande pubblico).