Indignarsi non basta, occorre costruire. Riflessioni politiche sul dubbio e sull’azione

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Indignarsi non basta di Pietro IngraoResistere, resistere, resistere. E costruire. Perché Indignarsi non basta, dice Pietro Ingrao nelle sue conversazioni con Maria Luisa Boccia e Alberto Olivetti nel libro che esce domani per Aliberti:

Bisogna costruire una relazione condivisa, attiva. Valuto molto più forte il rischio che i sentimenti dell’indignazione e della speranza restino, come tali, inefficaci, in mancanza di una lettura del mondo e di una adeguata pratica politica che dia loro corpo. Che l’indignazione possa supplire alla politica e, in primo luogo, alla creazione delle sue forme efficaci è illusorio».

Abbiamo iniziato nel dicembre del 2009 a intrattenere con Pietro Ingrao regolari conversazioni su alcuni argomenti e vicende, tra riflessione e memoria, con il proposito di stamparle in un volume al quale stiamo lavorando. È divenuta per noi una consuetudine quasi settimanale. Nello scambio di vedute, approfondiamo alcuni temi ai quali Ingrao ha rivolto la sua attenzione, ma ci dedichiamo anche a questioni e fatti che nascono dalle vicende della cronaca politica di questi mesi.

Nei giorni scorsi, leggendo Indignez-vous! di Stéphane Hessel, ci è capitato di svolgere qualche considerazione sull’impegno politico. Al riguardo, Ingrao ha richiamato alcuni suoi maturati convincimenti espressi in varie occasioni. Accostiamo al testo un secondo colloquio tra noi, «Io dico il dubbio».

Notte Criminale: online la prima parte della sentenza ordinanza sulla banda della Magliana

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Banda della Magliana, ordinanza di sentenza 1

Notte Criminale lo aveva annunciato e ha iniziato a pubblicare a puntate documenti giudiziari sulla banda della Magliana. Inizia con la prima parte della sentenza ordinanza, di cui scrive a premessa:

I nomi che leggerete, per la maggior parte sono stati condannati, altri sono stati solo inseriti per avere un quadro più ampio. Non abbiamo né tolto né aggiunto niente. Da oggi, la storia la leggeremo così: cruda e velenosa come gli interpreti stessi di questa storia criminale tutta italiana.

E qualche giorno fa è uscita, sempre su Notte Criminale, la terza e ultima parte sui delitti del Dams, la storia di Leonarda Polvani.

“007 dallo Stato al privato”: inchiesta di RaiNews24 sull’intelligence che esce dal pubblico

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Riprendo dal blog di Roberto Laghi:

RaiNews24 ha presentato un’inchiesta dal titolo 007 dallo Stato al privato, realizzata da Mario Sanna, che racconta il processo di privatizzazione dei servizi di intelligence e sicurezza, che sta acquistando un peso sempre maggiore negli scenari globali accanto al tradizionale lavoro dei servizi segreti degli Stati.

L’inchiesta permette di farsi un’idea del mutamento e della complessità degli scenari attuali a partire dallo spionaggio industriale, che mira a sottrarre tecnologie alla concorrenza, e dal sabotaggio (viene citato il caso delle centrali nucleari iraniane colpite da Stuxnet) per arrivare alle tecniche di disinformazione, come quelle probabilmente in atto nel caso del presunto spionaggio di tre dirigenti Renault.

Tra gli intervistati da Sanna, Giuseppe de Lutiis, storico e autore di I servizi segreti in Italia, e Giuliano Tavaroli, già al centro della questione Telecom-Sismi. Nell’inchiesta si parla anche brevemente del caso di Davide Cervia, tecnico informatico ed esperto di guerra elettronica scomparso il 12 settembre 1990 (che qualcuno associa al caso della morte di Michele Landi).

E a proposito del caso Landi, Roberto e io ne avevamo scritto qui.

Vogliono censurare Internet in nome della tutela degli autori? Sono dei bugiardi

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Domani di Maurizio ChiericiCi risiamo. L’Autorità per le comunicazioni (Agcom) questa settimana dovrebbe votare un provvedimento per poter oscurare a piacimento i siti che si ritiene violino il diritto d’autore. La piattaforma di file sharing Youtube è la prima vittima che viene in mente, ma giusto per andar sul sicuro, nella proposta ci finisce dentro anche Wikileaks.

Del resto, i cablogrammi diplomatici e i video militari girati dagli elicotteri Apache mentre si accoppano civili avranno in termini giuridici un “padre morale” che li ha realizzati, no? Ci saranno degli autori a cui va riconosciuta la titolarità dell’opera e il diritto di sfruttamento economico più o meno esclusivo? E allora – devono aver pensato i furbacchioni dell’Agcom – usiamo il copyright, sinonimo improprio per parlare di diritto d’autore (il primo, di matrice anglosassone, tutela maggiormente i soggetti industriali mentre il secondo, più squisitamente europeo, pone in rilevanza gli autori in quanto creatori di un contenuto originale).

Ma non sottilizziamo con quelli che sembrano “azzeccagarbuglismi” da gente di leggi e codici. Qui la vera questione è un’altra. La vera questione è una paura più grande delle altre. Più grande delle bombe che piovono dal cielo. Più grande dei reattori nucleari che fumano. Più grande delle migrazioni da continenti poveri a continenti ricchi. Perché più grande? Perché è una paura più sottile, da sbandierare meno. È la paura dell’informazione, madre e figlia del libero pensiero.
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A Bologna per parlare di voci globali e informazione condivisa: il ruolo dell’aggregazione e del giornalismo dal basso

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Voci globali e informazione condivisa

I dati dell’appuntamento sono riportati nell’immagine sopra. Questo l’argomento di cui si parlerà:

Dalle recenti rivolte nei Paesi arabi al disastroso terremoto in Giappone, sono i cittadini a battere sul tempo i mass-media, innescando nuove dinamiche comunicative e dando linfa all’attivismo e alla partecipazione sul campo. Global Voices, community che rilancia e traduce le produzioni dei cittadini-reporter in tutto il mondo, e la sua estensione italiana, Voci Globali, insieme agli esperimenti di editoria sociale digitale di Quintadicopertina.com, puntano ad aggregare e amplificare le voci dei netizen e dei social media. Un passaggio fondamentale nell’odierno panorama informativo e culturale, per riaffermare la partecipazione e il diretto coinvolgimento dei singoli al divenire della società civile anche in Italia.

In questo nuovo contesto esiste, e in che misura, una forma di collaborazione e di scambio tra citizen journalism e informazione mainstream? Quali i contributi reciproci, e come rilanciarli per favorire la partecipazione diretta dei cittadini al “fare informazione” nell’era digitale? Gli organizzatori propongono un momento di riflessione su tali questioni in un incontro aperto al pubblico, gentilmente ospitato dall Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna nella propria sede.

Per chi non li conoscesse e volesse iniziare a vedere che tipo di informazione fanno i tre progetti organizzatori, questi sono i siti: Global Voices, Voci Globali e Quintadicopertina.com. Qui invece l’invito all’evento del 1 aprile (pdf, 138KB, scaricabile anche cliccando sull’immagine ad apertura del post).

“Il caso Calore”: documentario basco sull’estremista nero e sulla scomparsa di Petrur (Eta)

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Il caso Calore

Con questo titolo è comparso sul Corriere della Sera di oggi un articolo a firma Elisabetta Rosaspina in cui si racconta di un documentario basco, “Il caso Calore. Omicidio di un testimone protetto”. Il quale ha, tra le principali figure rappresentate, quella dell’estremista nero Sergio Calore, assassinato il 6 ottobre scorso a Guidonia per motivi che, allo stato attuale delle indagini, non sembrano di natura politica. Il “caso” rispolverato dal film, invece, pare pensarla diversamente e chiama in causa la scomparsa avvenuta nel 1976 del militante dell’Eta Eduardo Moreno Bergareche, soprannominato Petrur. L’articolo non è online, ma le scansioni possono essere scaricate qui sotto:

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A Reggio Emilia gli anni Settanta sono diventati un corso di formazione per insegnanti

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Istoreco Reggio EmiliaInsegnare gli anni Settanta è un corso di formazione per insegnanti che a Reggio Emilia è partito la settimana scorsa con il primo appuntamento, Parole chiave e nodi storiografici degli anni ’70-’80. Domani, dalle 15,30 alle 17.30, ci sarà il secondo, Partiamo da un evento specifico: la strage di Bologna e il terrorismo neofascista il cui focus sarà concentrato sull’«uso didattico di fonti di diverso tipo (di memoria, visive, quotidiani, filmati, audio) e su alcuni nodi sarà strutturato un percorso di approfondimento riproponibile in classe». Infine, terzo e ultimo appuntamento, il 29 marzo per parlare del terrorismo di estrema sinistra.

La docente bolognese Cinzia Venturoli (già fulcro del Cedost, il centro di documentazione storico politica su stragismo) è la relatrice del ciclo d’incontri, organizzato dall’Istoreco (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in Provincia di Reggio Emilia), fondato nel 1965 e parte di una rete nazionale che comprende altri 61 istituti, oltre che dell’European Resistance Archive, archivio di testimonianze video rese da cittadini perseguitati dai fascismi del Vecchio Continente.

Su “Domani” Vuolo, ex Unicoop Tirreno: «Protesteremo fino allo sciopero della fame»

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Domani di Maurizio ChiericiCi sono storie che non possono terminare con la pubblicazione di un articolo. La vicenda dei diciassette lavoratori campani già dipendenti della Unicoop Tirreno, licenziati dopo la cessione dei punti vendita ad altre catene della grande distribuzione che li hanno chiusi, è una di quelle. Se n’era parlato in due occasioni a dicembre 2010 (gli articoli sono qui e qui) e ancora poco tempo fa avevamo di nuovo dato spazio alla questione pubblicando una lettera. Ma a tutt’oggi risultati concreti per i disoccupati non ce ne sono. E il punto della situazione lo fa ancora Carlo Vuolo, delegato a rappresentare gli ormai disoccupati campani.

Rispetto alla sua lettera pubblicata qualche giorno fa, è cambiato qualcosa?

«A dir la verità, sono stato contatto per vie private dalla dottoressa Vanda Spoto, la presidentessa di Legacoop Campania. Mi diceva che si sarebbe impegnata a sostenere la nostra battaglia, per quanto ammettesse di non poter fare granché. Nel frattempo è accaduto un altro fatto: al nostro avvocato viene spedito un fax dallo studio legale Schembri e Bertolini, che rappresenta la Unicoop Tirreno. Ci è stata così sottoposta una proposta di 10 mila euro a titolo non di risarcimento, ma si tratterebbe di una transazione che non riconosce neanche parzialmente delle nostre istanze. Se accettassimo, dovremmo rinunciare insomma a qualsiasi richiesta nei loro confronti, prima tra tutte il posto di lavoro, l’unica nostra vera rivendicazione».
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