Il Guardian, il giornalismo investigativo e la privacy: le intrusioni della stampa devono essere nell’interesse pubblico

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Mario Todeschini Lalli pubblica sul blog, Giornalismo d’altri, il post Privacy e giornalismo investigativo: ecco le regole del Guardian, argomento reso più interessante alla luce di recenti accadimenti. Mario riprende alcune considerazioni di Alan Rusbridger, direttore del Guardian, che declina alcune regole valide per il suo giornale:

Noi non paghiamo per ottenere le nostre storie. Ai cronisti non è consentito di usare investigatori privati senza la mia autorizzazione. Uno dei casi estremamente rari [in cui questo è avvenuto]: ho acconsentito di utilizzare persone esterne al giornale di fronte a evidenze di corruzione nei comportamenti di una multinazionale (…).

In termini generali, penso che tanto più ampia è la possibile intrusione da parte dei giornalisti, tanto più in alto deve essere posta la barra dell’interesse pubblico. Mi piacciono le linee guida proposte dall’ex agente segreto Sir David Omand per il suo ramo d’affari. Penso siano domande che potrebbe utilmente porsi qualunque testata giornalistica.

  • Ci deve essere una una ragione sufficiente: l’intrusione deve essere giustificata dalle dimensioni del danno potenziale che potrebbe risultarne.
  • Ci deve essere una integrità di motivazione: l’intrusione deve essere giustificata nei termini del bene pubblico che ne deriverebbe.
  • I metodi utilizzati devono essere proporzionati alla serietà della vicenda e alla sua rilevanza pubblica, usando il minimo di intrusione possibile.
  • Ci deve essere regolare autorizzazione: ogni intrusione deve essere autorizzata a un livello sufficiente alto ed essere tenuta sotto controllo [dall’autorità stessa] in maniera adeguata.
  • Ci devono essere ragionevoli prospettive di successo: non è consentita la pesca a strascico.

Il post completo è qui.

Lost Big Easy: luna park e teatri abbandonati raccontati per immagini su Flickr da Lost Los Angeles

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Ho sempre subito il fascino dei luna park decadenti o innegabilmente abbandonati. E anche dei teatri che versano nelle stesse condizioni. Lasciano spazio alla fantasia, consentono di immaginare un tempo che non c’è più, permettono di dare fisionomia a vecchi frequentatori, scoloriti fino a scomparire per sempre. Il set Lost Big Easy pubblicato su Flickr è una rappresentazione per scatti perfetta da cui partire per fantasticare su quanto sopra. Le fotografie sono opera di Lost Los Angeles.

(Via BoingBoing)

La notte della Rete: vogliono censurare Internet in nome della tutela degli autori? Sono dei bugiardi

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La notte della ReteLa notte della Rete, per opporsi al bavaglio che si vuole imporre via Agcom, è oggi (dalle 17.30 alle 21 alla Domus Talenti a Roma). Di seguito ecco quanto si scriveva (anche su Domani) un po’ di tempo fa in proposito: Vogliono censurare Internet in nome della tutela degli autori? Sono dei bugiardi.

Ci risiamo. L’Autorità per le comunicazioni (Agcom) questa settimana dovrebbe votare un provvedimento per poter oscurare a piacimento i siti che si ritiene violino il diritto d’autore. La piattaforma di file sharing Youtube è la prima vittima che viene in mente, ma giusto per andar sul sicuro, nella proposta ci finisce dentro anche Wikileaks.

Del resto, i cablogrammi diplomatici e i video militari girati dagli elicotteri Apache mentre si accoppano civili avranno in termini giuridici un “padre morale” che li ha realizzati, no? Ci saranno degli autori a cui va riconosciuta la titolarità dell’opera e il diritto di sfruttamento economico più o meno esclusivo? E allora – devono aver pensato i furbacchioni dell’Agcom – usiamo il copyright, sinonimo improprio per parlare di diritto d’autore (il primo, di matrice anglosassone, tutela maggiormente i soggetti industriali mentre il secondo, più squisitamente europeo, pone in rilevanza gli autori in quanto creatori di un contenuto originale).
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Paginauno: dopo la Tav, viaggio nei cantieri della variante di valico nel Mugello

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Viaggio nei cantieri della Variante di valico in MugelloPaginauno, bimestrale di analisi politica, cultura e letteratura, ha pubblicato un articolo in cui racconta che dopo la Tav, [ci sono] i cantieri della Vav in Mugello. Si parla della variante di valico attraverso il reportage di Simona Baldanzi in cui si dice che lì “si continua a emigrare e morire di lavoro”. Infatti viene ricostruita una realtà che va oltre l’opera pubblica in oggetto:

[Si tratta di] un progetto di ricerca condotto dall’Asl 10 di Firenze sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sui disturbi psicofisici del lavoro a turni, sul mobbing, sull’abuso di sostanze, sui vari disagi dei lavoratori impegnati a realizzare la Variante di valico, il tratto autostradale che fora l’Appennino tosco-emiliano. Ho aiutato i lavoratori a compilare i questionari sui tavoli sghembi di alcune salette a ridosso delle mense, dentro i campi base. Come al solito ci sono da abbattere un po’ di pregiudizi, di diffidenza, di dialetti marcati da decifrare, di timori legati al fatto di esprimere un’opinione anche se anonima. Leggo domande e risposte, spiego seduta fra di loro. «Un questionario a cosa può servire? Conta davvero la mia opinione?» Sono pochi quelli interessati alle conseguenze dei turni, alle sopraffazioni dei capi, ai disagi psico-sociali collegati all’isolamento nei campi lontani da casa, dalle famiglie e dai paesi di origine.

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Peacereporter: manovra economica da “lacrime e sangue” ma non sulla guerra

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Tremonti non risparmia sulla guerra

Peacereporter racconta che, malgrado la manovra da 47 milioni di euro, Tremonti non risparmia sulla guerra.

Si tira la cinghia su tutto, dalla salute all’istruzione, ma non sulle guerre. La cifra di 700 milioni (che comprende la guerra in Afghanistan e le missioni in Libano, Kosovo, Bosnia, Iraq, Pakistan, Somalia, Sudan e Congo) è infatti in linea con i precedenti finanziamenti semestrali.

Questo stanziamento militare, tra l’altro, non comprende le spese per la guerra in Libia, che nei primi tre mesi è costata da sola oltre un miliardo di euro (almeno 700 milioni di spese correnti per la Difesa per bombe, missili e carburante per aerei e navi, e altri 400 milioni di finanziamenti ai ribelli provenienti dal ministero degli Esteri).

E l’articolo prosegue dettagliando qualche altra spesa in armamenti (con possibilità di risparmio eventuali).

Voci da Genova 2001: Mantovani (Fandango), Mammano (Stampa Alternativa) e Guadagnucci (Feltrinelli)

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Diaz. Processo alla poliziaManca meno di un mese al decimo anniversario dei fatti di Genova del luglio 2001, quando nel capoluogo ligure si svolse il G8 con il disastro e le violenze che ne seguirono. In vista dei dieci anni, esce per Fandango il libro Diaz. Processo alla polizia, scritto dal giornalista Alessandro Mantovani:

Sabato 21 luglio 2001, ultimo giorno del G8 di Genova, poco prima della mezzanotte, più di 300 operatori delle forze dell’ordine fanno irruzione nel complesso scolastico “Diaz”. In testa c’è il VII nucleo, seguono gli agenti della Digos e della mobile mentre i carabinieri circondano l’edificio. In quella che il comandante Fournier definisce “una macelleria messicana” vengono arrestate e picchiate 93 persone sebbene non abbiano opposto alcuna resistenza, in gran parte si tratta di ragazzi e giornalisti stranieri (per lo più tedeschi, francesi e inglesi) che stanno dormendo.

Il verbale della polizia parla di “perquisizione” perché si sospetta la presenza di black block nell’edificio. La portavoce della questura in conferenza stampa dirà che i 63 referti medici agli atti della polizia giudiziaria sono dovuti a ferite pregresse. Molti dei presunti black block scoprono solo in ospedale di essere stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d’armi.

Dopo il pestaggio nella scuola e le torture in ospedale, una cinquantina di arrestati vivono l’inferno delle torture nella caserma lager di Bolzaneto. I “prigionieri”, solo dopo diversi giorni vengono rimpatriati nelle proprie nazioni con l’accusa di terrorismo.

Sempre sullo stesso argomento, nella primavera del 2009 era uscito nella collana Senza Finzione di Stampa Alternativa il libro Assalto alla Diaz, firmato da Simona Mammano e di cui s’era già parlato.

Inoltre, a cura di Roberto Laghi, l’intervista audio sempre su Genova 2001 a un altro giornalista, Lorenzo Guadagnucci, autore insieme a Vittorio Agnoletto di L’eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova (Feltrinelli): Una ferita ancora aperta

Genova 2001, l’eclisse della democrazia. Intervista a Lorenzo Guadagnucci by Redazione MicroMega