Fra meno di un mese ci saranno le elezioni in Iran e uno dei candidati è Zahra, un personaggio a fumetti

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Zahra Presidente

Iran: Zahra, personaggio dei fumetti, miglior candidato alle presidenziali?, si chiede GlovalVoices con questo post:

Il pugno di ferro del regime Iraniano non concede alcuna possibilià di concorrere alle elezioni presidenziali ai candidati dell’opposizione, ma nel mondo virtuale, un nuovo personaggio dei fumetti è il difensore per una elezione libera e giusta.

Centinaia di Iraniani fiduciosi si sono registrati come candidati per rimpiazzare il presidente Mahmoud Ahmadinejad nelle prossime elezioni del 14 Giugno 2013 [en, come i link seguenti, eccetto dove diversamente indicato]. Il Consiglio dei Guardiani della Costituzione [it] nominerà la rosa dei candidati che parteciperanno di fatto.

Zahra Presidente. Molti ricordano ancora il massiccio movimento di protesta [it] che scoppiò dopo le elezioni del 2009. Il sito attivista United4Iran e il fumetto seriale online, Il Paradiso di Zahra, hanno lanciato la campagna virtuale ‘Zahra Presidente 2013′, per mettere a nudo la corruzione del sistema politico Iraniano attraverso la satira.

Continua qui.

“La luna nelle baracche”: la riscossa del genti oppresse dell’America Latina nelle pagine di Alberto Manzi

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La luna nelle baraccheUn brano del libro La luna nelle baracche di Alberto Manzi, il maestro di Non è mai troppo tardi che conobbe e si diede da fare per il miglioramento delle popolazioni sudamericane.

Pedro lo guardò negli occhi e comprese. Vide, anche, al di là delle baracche, i soldati armati.
Guardò la sua gente. Era muta, immobile, ma finalmente viva. Lo sentiva. Gente che era stata sempre capace di dare, nelle condizioni più disumane, un senso umano alla vita. Ed ora sarebbe stata capace di dare tutto, ora che riprendeva il coraggio di pensare a voce alta.
Si sentiva male; gli veniva da vomitare, ma non poteva farlo, non doveva. Con un sforzo, per mantenere la voce ferma, disse ripetendo un vecchio proverbio quichè:
– Se all’avvoltoio togli il becco e gli artigli non resta più nulla. Ma se all’uomo togli gli occhi, la lingua, le mani, i piedi, resterà sempre un uomo.
Ora si sentiva libero veramente, forse, e gli pareva che tutto gli sorridesse intorno, che tutto fosse luminoso di gioia.
– Soltanto – proseguì – soltanto se l’uomo rimane solo, non è più uomo… Soltanto se rimane solo…
Sorrise al sergente, mentre la sua gente annuiva col capo e s’avviò verso il bosco. Tre, quattrocento metri.
Non ci fu un grido.
Niente.
Fu allora che la luna spuntò nel cielo, ricca di luce. E per la prima volta la baracca di Pedro fu tutta illuminata. Non pareva nemmeno più una baracca.

“La geografia dell’odio”: giornalismo dei dati e tweet per rappresentare distribuzione di razzismo e omofobia negli Usa

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Geography of Hate

Su Lsdi viene raccontata l’esperienza di data journalism che ha portato a una rappresentazione grafica della geografia dell’odio negli Stati Uniti. Per realizzarla, nel corso e dopo la campagna elettorale per le ultime presidenziali, sono stati utilizzati 150 mila tweet su omofobia, razzismo e disprezzo per la disabilità. Il progetto, seguito da studenti dell’Humboldt State University e non da sistemi automatizzati, è stato ideato da Monica Stephens, docente del dipartimento di geografia, e ne parla anche il Guardian, per quanto nutra dubbi “sull’accuratezza dell’analisi semantica” effettuata. A questo proposito scrive ancora Lsdi:

Gli Stati con la maggiore densità di tweet anti-Obama, Mississippi e Alabama – spiega la docente della Humboldt sul blog Floatingsheep.org – si sono distinti non solo per essere radicalmente contro il presidente, ma anche per il taglio fortemente razzista dei loro contenuti. In pratica, secondo la docente, anche un’analisi abbastanza grezza e superficiale può mostrare come le espressioni contemporanee di razzismo sui social media possono essere legati a un certo numero di fattori di contesto che spiegano la loro persistenza.

Il lavoro per la mappa ha confermato che – aggiunge Monica Stephens – “gli spazi virtuali dei social media sono intensamente legati a particolari contesti socio-spaziali nel mondo offline, e, come questo lavoro mostra, la geografia dei discorsi di odio online non è diversa”.

“I denti del drago”: il nuovo libro di Saverio Ferrari sull’Internazionale nera dalle prime esperienze del dopoguerra a oggi

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I denti del dragoEsce tra pochi giorni, il prossimo 18 maggio, un nuovo libro di Saverio Ferrari, dal 1999 alla guida dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre. Pubblicato da BFS Edizioni, si intitola I denti del drago – Storia dell’Internazionale nera tra mito e realtà:

Un lavoro storico-giornalistico condotto sulla base dei materiali informativi provenienti dai centri di documentazione ebraici, della Resistenza e della Deportazione, ma soprattutto reperiti in questi ultimi anni negli archivi di polizia e dei servizi segreti. Una ricca documentazione per una ricerca non all’insegna di suggestioni o facili sensazionalismi, ma di una minuziosa ricostruzione dei multiformi tentativi di dar vita a un coordinamento dell’estrema destra su scala mondiale.

Un excursus pluridecennale, dalla prima Internazionale di Malmoe alle reti neonaziste attuali, da Blood and Honour agli Hammerskin, passando per gli antisemiti del Nuovo ordine europeo, i terroristi dell’Oas, Jeune Europe, la World union of national socialits e le trame dell’Aginter Presse dietro la strage di piazza Fontana e la strategia della tensione in Italia.

A chiusura del libro, in appendice, compare un saggio sui populismi e le estreme destre europee di oggi. Infine per consultare l’indice e la scheda completa del volume si può vedere qui.

Il poliziotto Gianni Pesce su Andreotti: “Mi sono scontrato con il suo sistema e la storia riconoscerà prima o poi le sue responsabilità”

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Radici e sangueUna settimana fa è trapassato uno dei personaggi simbolo della prima Repubblica, Giulio Andreotti. Di lui o, meglio, dei rapporti tra mafia e politica si occupò un poliziotto coraggioso, Gianni Pesce, che dall’argomento ha tratto alcuni romanzi, tra cui Radici e sangue, uscito nel 2010 e del quale si scriveva qui. Pesce, appresa la notizia della morte di Andreotti, ha scritto una mail a una radio nazionale che commentava l’accadimento e nel testo si legge:

Ho preso parte alle indagini sulla corrente andreottiana che hanno portato all’arresto dei cugini Nino ed Ignazio Salvo. Quasi tutti i colleghi e magistrati con i quali ho collaborato sono stati uccisi e in questa strage Andreotti ha avuto una parte predominante. Mi sono scontrato col suo sistema di potere basato sul posizionamento di mele marce, e quindi ricattabili, nel complesso amministrativo-giudiziario dello Stato in ogni ganglio importante delle varie strutture, cancellando di fatto il merito. Il veleno che ha sparso in Italia ha generato la distruzione del sistema etico in oltre mezzo secolo di pratica costante. Ho scritto dei libri su questo, che senz’altro lui ha letto ma si è ben guardato dal querelarmi.

Si continua a sostenere che sia stato assolto ma non è vero: è stato riconosciuto colpevole di avere strettissimi rapporti con Cosa Nostra ma è stato in grado di far durare il processo per oltre venti anni ed ha approfittato della prescrizione, evitando la pena ma non la sentenza che lo ha inchiodato alle sue responsabilità. Mi aspetto dagli organi di informazione grandi lodi per lui, che ha come aggravante l’essere stato fornito di un cervello eccezionale e di nervi d’acciaio, ma la storia, prima o poi, riconoscerà le sue enormi responsabilità. Forse non è morto. È solo tornato a casa. Gianni Pesce.

Il messaggio del poliziotto non è stato letto tra tutti quelli giunti alla redazione dell’emittente radiofonica.

Maggiani Chelli, associazione vittime dei Georgofili: “Ecco perché questa legislatura si deve occupare delle stragi”

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Giovanna Maggiani Chelli, presidentessa dell’Associazione familiari vittime della strage di via dei Georgofili, racconta sul suo blog sul Fatto Quotidiano perché è importante che questa legislatura si occupi delle stragi:

La Commissione parlamentare Antimafia di questa legislatura, non della legislatura passata ha deciso, e ha cominciato a farlo, di occuparsi del problema delle stragi; la Commissione parlamentare della legislatura che precede l’attuale non l’ha mai fatto. Perché si aspettava che le sentenze divenissero irrevocabili? È divenuta irrevocabile una sentenza fiorentina, ma altre sentenze devono essere pronunziate, altre sentenze devono divenire irrevocabili. Ci sarà stata una ragione? Non lo so, sono interrogativi che come magistrato mi rifiuto di affrontare, sono interrogativi che stanno sul filo che unisce la società civile e la sua rappresentanza politica.

Dice un mio collega simpaticissimo, milanese, il dottor Davigo, ricorrentemente, quando vuol spiegare i profili della responsabilità politica o della responsabilità amministrativa, che non sono sovrapponibili alla responsabilità giudiziaria, dice: “Se uno invita degli amici a cena una sera, e al momento nel quale li congeda, li saluta perché la cena è finita, si accorge che è sparita metà dell’argenteria da tavola, per non invitarli più non aspetta che ci sia il pretore che li ha condannati per furto, lo decide da sé, non ha bisogno che ci sia una sentenza pronunziata a nome del popolo italiano e con lo stemma della Repubblica”. A ciascuno il suo quindi, a ciascuno il suo in maniera molto corretta

Qui il post completo.

Left, in Lussemburgo il processo al “seminatore di bombe” che agì tra il 1984 e il 1986 e che richiama Stay Behind e Gelli

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Un processo in corso in Lussemburgo di cui nessuno in Italia ha parlato, con l’eccezione di Celine Torrisi sul settimanale Left uscito nel numero del 4 maggio 2013 con l’articolo Gladio e il principato. Dall’abstract pubblicato sul sito della rivista:

È cominciato da pochi mesi il processo per le bombe esplose in Lussemburgo dall’84 all’86. Due gendarmi gli imputati. La difesa chiama in causa la rete Stay Behind e ricorda che Gelli in quegli anni si trovava nel Paese. Un testimone parla del coinvolgimento della stessa organizzazione anche nella strage di Bologna

C’è un processo nel piccolo Stato di Lussemburgo, al confine tra la Germania, il Belgio e la Francia che sta facendo tremare l’intera Europa. Viene considerato “il processo del secolo” e viene chiamato indifferentemente o il “Processo fiume” o “Caso Bommeleeër” (in italiano potrebbe essere tradotto: “Il caso del seminatore di bombe”).

E sopra la versione integrale dell’articolo.

E domani è il giorno della memoria per le vittime del terrorismo, anniversario anche dell’omicidio Impastato

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Domani sarà il giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Qui se ne fa rapidamente la storia, iniziata nel 2007, e il giorno corrisponde simbolicamente all’anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, ucciso nel 1978. Ma quello stesso giorno, sempre il 9 maggio 1978, veniva assassinato anche un altro uomo, molto più giovane, Peppino Impastato. Aveva trent’anni, buona parte dei quali trascorsi a combattere contro la mafia. Alcune delle sue parole, pronunciate ai microfoni di Radio Aut, si possono sentire sopra. La vicenda di Impastato rappresenta anche l’anatomia di un depistaggio.

Quel documentario sulla strage nazista non s’ha da proiettare: ad Harsefeld, in Germania, minacce per il film “Il violino di Cervarolo”

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Sil sito dell’Anpi viene rilanciata questa notizia: in Germania minacce al locale dove si doveva proiettare film su una strage nazista:

Minacce al gestore del locale dove doveva essere proiettato il film “Il violino di Cervarolo”, un documentario che racconta della strage consumata dai nazisti nel 1944 nella frazione di Villa Minozzo, una delle tante che ebbero per sanguinoso teatro l’Appennino reggiano e modenese. È successo a Harsefeld, paese del nord della Germania, dove ancora abita Alfred Lühmann, condannato per gli eccidi di Monchio e Vallucciole.

Se ne parla più diffusamente sul sito della Gazzetta di Reggio.