“Operazione Bologna”: la strategia della tensione nella seconda metà degli anni Settanta

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Alla vigilia del quarantaquattresimo anniversario della strage del 2 agosto 1980, esce per Castelvecchi Editore il libro Operazione Bologna. 1975-1980: l’inarrestabile onda della strategia della tensione, scritto a quattro mani con la storica Cinzia Venturoli. Questa la presentazione del volume:

A lungo si è creduto che la strategia della tensione si fosse conclusa a ridosso della metà degli anni Settanta. Le ultime inchieste giudiziarie, culminate nel processo ai mandanti celebrato a Bologna, certificano che quell’ipotesi è sbagliata. Tra il 1975 e il 1980 c’è stato un crescendo di violenza che non è l’esito di un progetto concepito e attuato unicamente dalla generazione più giovane di terroristi di estrema destra. La documentazione più recente dimostra infatti la regia delle organizzazioni neofasciste della vecchia guardia, legate a piani geopolitici orchestrati dalla loggia P2. Uno scenario di trame oscure che «scavallò la metà degli anni Settanta e preparò il più ferale degli attentati che l’Italia repubblicana abbia conosciuto»: la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Qui un estratto della premessa.

Terrorismo stragista negli anni Settanta e Ottanta: un testo sulla Rete degli archivi

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L’ex magistrato Claudio Nunziata pubblica sul sito della Rete degli archivi per non dimenticare il saggio (in pdf) Alcune chiavi di lettura sull’uso del terrorismo stragista negli anni Settanta e Ottanta:

È difficilmente contestabile che il terrorismo negli anni Settanta-Ottanta è entrato di forza nella storia del nostro Paese incidendo su quel processo di crescita democratica che si era avviato con l’approvazione della Costituzione. E poiché esso si è sviluppato di pari passo con una strategia di disinformazione, la sua memoria non può essere circoscritta alla sola serie storica degli avvenimenti, ma deve tendere a comprenderne anche i retroscena e le dinamiche che lo hanno suscitato, a sceverare le informazioni genuine da quelle manipolate ed essere continuamente aggiornata e arricchita dall’analisi dei nuovi dati di conoscenza disponibili.

L’approfondimento delle conoscenze è l’unico efficace meccanismo di dissuasione per chi per il futuro intenda sabotare la democrazia. La disponibilità di materiali processuali in materia, che il progetto della Rete degli archivi per non dimenticare intende rendere fruibili apre la strada a una memoria più ampia, rivolta a indagare e comprendere la natura delle forze, spesso sommerse, che hanno manovrato le varie leve di questa storia.

Per scaricare il testo questo è link.

Gli archivi, la memoria e le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo: un volume sugli anni Settanta e Ottanta

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Archivi - Memoria di tutti

Pubblicato ieri dal sito Il mondo degli archivi, il post parla di Archivi memoria di tutti. Le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo:

Il volume, a cura di Maria Lucia Xerri della Soprintendenza archivistica per l’Emilia Romagna e di Tommaso Mario Bolis, di Officina Immagine di Bologna, trae origine dal convegno «Archivi negati, archivi ‘supplenti’: le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo» tenutosi a Bologna il 13 giugno 2011. I contributi propongono una riflessione sul tema della accessibilità delle fonti per la storia degli anni Settanta e Ottanta, con particolare riferimento a quelle relative allo stragismo, al terrorismo e al ruolo dei corpi separati dello Stato. Rivolto anche a un pubblico non specialistico contiene contributi di storici, archivisti, politici e appartenenti alla società civile che nel corso degli anni hanno costituito delle vere e proprie comunità di riferimento per la conservazione della memoria e, attraverso le loro iniziative di raccolta e messa a disposizione di documentazione, hanno di fatto supplito al vuoto delle istituzioni pubbliche. Il volume vede la luce nel momento in cui l’iniziativa del presidente del Consiglio Renzi relativa alla declassificazione degli archivi dei Servizi e al loro versamento negli archivi di Stato rende di particolare attualità le tematiche trattate.

Tra i file messi online, si dia un occhio a quello intitolato Il dovere di ricordare e l’accesso agli archivi dei servizi e se si vuole saperne di più, il volume verrà presentato il prossimo 25 giugno a Bologna presso il dipartimento di storia, culture, civiltà (Piazza San Giovanni in Monte, 2).

“Stelle deboli”: le “due solitudini che s’incontrano” di Sid Vicious e Nancy Spungen in un libro di Daniele Paletta

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Stelle deboliStelle deboli – La storia di Sid Vicious e Nancy Spungen (Vololibero Edizioni) del giornalista musicale Daniele Paletta viene descritto con queste parole nella più ampia prefazione di Massimo Cotto:

Due solitudini che s’incontrano: questa è in sintesi la storia di queste due anime. Sotto lune troppo pallide e stelle troppo deboli per indicare loro la via.

Del libro che racconta la storia d’amore Sid Vicious e Nancy Spungen se ne parla anche su BooksBlog.

“Antologia di un ventennio”: nel libro di Beppe Lopez la storia d’Italia basata sul ricatto e la necessità di ripartire dagli anni Settanta

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Antologia di un ventennioGli anni Settanta. Sono quelli la chiave per comprendere gli ultimi lustri della storia repubblicana. Se ne ha conferma a leggere Antologia di un ventennio (1992-2012) del giornalista Beppe Lopez. Tangentopoli, la discesa in campo di Silvio Berlusconi o le fregole presidenziali in vista di un’agognata (e scellerata) modifica istituzionale non nascono negli anni Novanta, con l’arresto di Mario Chiesa o con un messaggio televisivo studiato come neanche un film di Hollywood.

Ricostruire la trasposizione contemporanea delle bibliche piaghe d’Egitto – trasposizione di fatti che hanno portato alla devastazione del Paese fino ai livelli oggi – non può prescindere da ciò che è avvenuto prima. Che siano il delitto Moro, l’occupazione della cosa pubblica da parte della P2, il tramonto dell’ipotesi della solidarietà nazionale con il Pci o, ancora, l’ascesa di Bettino Craxi e del craxismo, nulla dei fatti degli ultimi vent’anni appare casuale. Non lo può essere la più volte tentata riforma della giustizia così come non lo sono tanti altri aspetti, dalla frattura del fronte sindacale al progressivo superamento di concetti politici che facevano la differenza tra uno schieramento e l’altro.

Scrive Beppe Lopez anticipando altri passaggi dell’introduzione del suo libro elettronico:

Negli anni Settanta si giocò una partita mortale: da un parte, istanze insieme di democratizzazione e modernizzazione; dall’altra, istanze di mera “modernizzazione” […] senza democratizzazione (e senza vero sviluppo), inaugurando negli anni Ottanta una pratica politica e un costume che raggiunsero la massima potenza negli anni Novanta e che Mani Pulite mise a nudo in tutta la sua mediocrità etica, morale e politica.

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Da marzo a Riccione parte “Smokin Gun per capire gli anni Settanta”, iniziativa di Cedost, Rete degli Archivi e Ilariaalpi.it

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Rete degli archivi per non dimenticare

L’annuncio arriva dalla Rete degli archivi per non dimenticare. E così ecco che a Riccione a marzo arriva “Smokin Gun” per capire gli anni Settanta:

Giornali, riviste, musica, tv e letteratura per capire gli anni Settanta sono al centro dell’iniziativa “Smokin Gun”, progetto rivolto agli under 25. A Riccione, 4 appuntamenti a cadenza settimanale su terrorismo, strategia della tensione, pacifismo, Aldo Moro, Pier Paolo Pasolini e molto altro.

I partecipanti saranno messi nelle condizioni di realizzare prodotti radiofonici con materiali originali dell’epoca.
L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Riccione, in collaborazione con l’Associazione Ilaria Alpi e la Rete per gli Archivi per non dimenticare.

Il progetto contempla 3 incontri di approfondimento sugli eventi che hanno segnato gli anni Settanta, attraverso l’analisi dei materiali stampa (giornali quotidiani, riveste, telegiornali) e delle produzioni artistiche dell’epoca (brani musicali, testi letterari, ecc.), allo scopo di fornire strumenti critici di lettura e sostenere la cittadinanza attiva dei giovani. Dal progetto emergeranno sicuramente i due principali filoni che hanno contraddistinto il periodo: il terrorismo e i movimenti.

Il coordinamento degli incontro è affidati alla grande Cinzia Venturoli del Cedost – Centro di documentazione storico politica sullo stragismo di Bologna.

“La variante Moro”: il romanzo di Elena Invernizzi che dalla strage di via Fani arriva in America Latina

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La variante Moro - Tra via Fani e il Plan Condòr

La variante Moro – Tra via Fani e il Plan Condòr è il libro appena uscito per Round Robin e firmato dalla brava scrittrice Elena Invernizzi, già comparsa su queste pagine. La sinossi anticipa i seguenti passaggi:

Due giocatori si contendono, con una partita a scacchi, il loro segreto. Ogni volta che uno dei due mangia un pezzo all’avversario, l’altro deve raccontare una storia. Il Bianco è un avventuriero, un reduce della Legione straniera con un passato al servizio delle dittature del Sud America. Il Nero è un uomo dai modi sfuggenti e dai trascorsi oscuri. Se il Bianco ripercorre gli anni del Plan Cóndor, l’operazione voluta dagli Stati Uniti in Sud America tra gli anni settanta e i primi anni ottanta per contrastare l’avanzata della sinistra nel Cono Sur, il Nero ritorna quasi ossessivamente alla mattina del 16 marzo 1978, ai momenti precedenti all’agguato di via Fani in cui venne rapito l’onorevole Aldo Moro e sterminata la sua scorta dalle Brigate rosse. Due narrazioni che procedono parallele fino a trovare il loro punto di convergenza e cominciare a diradare la fitta nebbia che avvolge i due protagonisti e l’intera vicenda di via Fani.

Il libro sarà presentato il 16 febbraio a Milano, presso la libreria Shake Interno 4 (vicolo Calusca 10/f), e parteciperà con Elena anche Alessandro Braga di Radio Popolare Network. Se intanto se ne vuole leggere di più, si dia un’occhiata qui e qui.

“Io sono il libanese”: il prequel di “Romanzo criminale”, quando a metà anni Settanta la bandaccia non era ancora tale

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Io sono il libaneseThriller pages lo dà in uscita il prossimo 3 luglio. Si tratta di Io sono il libanese di Giancarlo De Cataldo (Einaudi), prequel di Romanzo criminale (romanzo molto liberamente ispirato alla banda della Magliana) e di Nelle mani giuste (i “sopravvissuti” della banda nell’Italia di Tangentopoli, nei nascenti anni Novanta). La scheda del libro anticipa che:

Roma, 1976. Un anno prima che tutto accada. Il Libanese freme. Il Libanese ha tre amici, Dandi, il Bufalo, Scrocchiazeppi. Passa con loro da un colpetto all’altro, tiene le armi delle altre bande. Il Terribile, che aspira a diventare il capo dei capi, tratta lui e gli altri pischelli come miserabili. Ma il Libanese non è uno dei tanti. Il Libanese ha un sogno. Un sogno ancora troppo grande per lui. Poi, una sera, il Libanese incontra Giada. Lei è bella, ricca, inquieta. Lei vuole cambiare le cose. Lei vuole fare la rivoluzione. Giada appartiene a un altro mondo. Il Libanese ne è stregato. E nello stesso tempo comincia a intuire che proprio da quel mondo potrà venire l’idea che gli permetterà di rendere il suo sogno una realtà. È grazie a lei, inconsapevole guida, che il Libanese penetra nel mondo dei ricchi, prima come pusher di un grande artista schiavo dell’eroina, e poi organizzando, con i suoi compari, un primo sequestro di persona (preludio di quello che segnerà, appena pochi mesi dopo, la nascita della Banda): il sequestro di un ricchissimo palazzinaro, padre di Sandro, l’amico del cuore di Giada.

(Via Diego Riggi)

“Le Monde Diplomatique” sul “Divo Giulio”: l’eredità della prima repubblica trasfusa nella seconda

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Le Monde Diplomatique

Sul numero di maggio 2012 di Le Monde Diplomatique si parla di Divo Giulio insieme al libro La Base, un laboratorio di idee per la Democrazia Cristiana di Maria Chiara Mattesini (Edizioni Studium). Firma il pezzo Enzo Di Brango

Non è semplice pensare alla prima repubblica con i disastri della seconda davanti agli occhi. Eppure quel periodo che abbiamo esecrato e rimosso ritorna, alla luce dell’attuale situazione, spesso come termine positivo di paragone. È chiaro che la positività di un attimo si infrange contro la realtà dell’oggi, eppure parlare, nel 2012, di Democrazia Cristiana, non appare un esercizio inutile. Ci sono attimi, momenti della nostra storia, che si legano a un personaggio o a un contenitore che non ci permettono di saltare, a pie’ pari, la storia come è d’uso nel nostro Paese. È il caso di due recenti pubblicazioni che sottopongono al lettore un pezzo di storia ormai passato, ma la cui attualità appare stringente, un pezzo di storia del quale si può cominciare parlare liberi dai condizionamenti cui la prima repubblica ci aveva relegati. È il caso del Divo Giulio scritto da Antonella Beccaria e Giacomo Pacini e de La Base, un laboratorio di idee per la Democrazia Cristiana di Maria Chiara Mattesini.

La Base, un laboratorio di idee per la Democrazia CristianaNel primo caso parliamo della vita e della parabola di Giulio Andreotti, nel secondo della storia di una delle correnti interne della Dc, forse la più a “sinistra” con “Forze nuove”. Insieme, esse rappresentarono un punto di vista alternativo per la coerenza di interpretazione degli umori popolari rispetto al mastodonte governativo. Le correnti della Democrazia Cristiana, soprattutto nell’ultimo scampolo di vita, non si contavano sulle dita di due mani, a dimostrazione del fatto che esercizio del potere e attività politica cominciavano a coincidere in maniera tale che oggi il risultato finale è sotto gli occhi di tutti.

Divo GiulioEppure quella politica che potrebbe essere liquidata come obsoleta, come assolutamente estranea alle dinamiche del XXI secolo, oggi mantiene il suo connotato di attenzione, non fosse altro che per la deriva del sistema partitico odierno. La Base svolse un ruolo fondamentale negli assetti politici dello scorso secolo, favorendo prima i governi di centro-sinistra e poi l’avvicinamento (miseramente naufragato) al Partito comunista italiano che appariva, negli anni Settanta, una forza in grado di proporsi come maggioranza. Ma la Dc non fu solo la Base, fu anche il partito di Andreotti, che ci ha dimostrato, a più riprese, come la politica non sia solo l’arte del possibile, ma anche un esercizio impossibile e tuttavia configurabile.

Il lavoro di Antonella Beccaria e Giacomo Pacini sulla parabola non ancora esaurita di Giulio Andreotti fornisce elementi di assoluta novità: come una telefonata tra il segretario del Divo Giulio, Franco Evangelisti, e la giornalista del Borghese Gianna Preda in cui Andreotti, di fatto, ammette la sua collocazione nell’ambito della destra fascista, e i movimenti dell’onorevole sulla questione triestina in funzione di una battaglia contro il comunismo slavo, le connivenze con la mafia accertate ma prescritte. Un personaggio, insomma, che raccoglie su di sé la storia d’Italia del dopoguerra ai giorni nostri.

Parole e violenza politica. Gli anni Settanta del Novecento: un convegno a Trieste il 22 e il 23 marzo 2012

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Parole e violenza politica. Gli anni Settanta del Novecento

Parole e violenza politica. Gli anni Settanta del Novecento è il titolo di un convegno che si terrà a Trieste, presso l’Aula Magna dell’università in via Tigor 22, il 22 e il 23 marzo prossimi. Questa la presentazione:

La produzione di testi sugli “anni di piombo”, una stagione politica cruciale per la storia dell’Italia repubblicana nel contesto europeo, è senza dubbio imponente; più recente, invece, è l’avvio di una ricostruzione storiografica organica ed articolata su vicende che si collocano, ormai, ben lontano dalla più stretta contemporaneità. Il convegno di Trieste, che è stato stimolato dalla ricerca condotta – grazie al generoso contributo della famiglia del gen. Giorgieri – da un gruppo di lavoro dell’Ateneo, si propone di concorrere innanzitutto all’arricchimento delle ipotesi interpretative e delle conoscenze intorno ai temi del terrorismo e della violenza politica nel nostro Paese, nel corso degli anni Settanta del secolo scorso. Al centro dell’incontro è posto il tema dei “linguaggi della violenza”: sia per riflettere sui modi in cui quella stagione venne vissuta, sia per ragionare sui termini in cui venne (e viene) ricordata, narrata, spiegata e, infine, insegnata. Il confronto multidisciplinare tra le fonti e i diversi ambiti disciplinari (storia, letteratura e cinema) vuole essere il tratto caratterizzante della nostra proposta di dibattito.

Qui il depliant in formato pdf (1,3MB) con il programma completo.