“Stelle deboli”: le “due solitudini che s’incontrano” di Sid Vicious e Nancy Spungen in un libro di Daniele Paletta

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Stelle deboliStelle deboli – La storia di Sid Vicious e Nancy Spungen (Vololibero Edizioni) del giornalista musicale Daniele Paletta viene descritto con queste parole nella più ampia prefazione di Massimo Cotto:

Due solitudini che s’incontrano: questa è in sintesi la storia di queste due anime. Sotto lune troppo pallide e stelle troppo deboli per indicare loro la via.

Del libro che racconta la storia d’amore Sid Vicious e Nancy Spungen se ne parla anche su BooksBlog.

Viva la FreevoluCCión: si apre il “Free! Music! Contest 2013” per premiare la musica Creative Commons

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Free Music Contest 2013

Al motto di Viva la FreevoluCCión, arriva il Free! Music! Contest 2013 per trovare il miglior brano musicale che, nel corso dell’anno, è stato rilasciato con una delle licenze Creative Commons. Il bando è disponibile in inglese e in tedesco.

(Via Creative Commons blog)

GialloLuna NeroNotte: e il festival del giallo e del noir italiani di Ravenna compie dieci anni

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GialloLuna NeroNotte

Decima edizione di GialloLuna NeroNotte, il festival del giallo e del noir italiani che parte stasera a Ravenna e che proseguirà fino al 30 settembre. Qui il programma completo degli appuntamenti, composto non solo di libri e scrittori, ma anche di musica, spettacoli, mostre e cene.

Internet Archive: sono oltre un milione i file (legali) messi a disposizione degli utenti per il download

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Internet Archive

Oltre un milione di file legali il contributo di Internet Archive agli utenti di BitTottent. Tra il materiale messo a disposizione:

registrazioni live di concerti musicali, la collezione di film Prelinger, quella di audiolibri, vecchie trasmissioni radiofoniche, moltissimi libri e tutto i nuovi carimenti nelle collezioni degli utenti.

Per ulteriori dettagli si veda qui.

“Riot’s not dead”: su Libération un articolo che ricostruisce la storia delle rivolte raccontate in musica

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The Clash - Joe Strummer, Mick Jones et Paul Simonon. 1978, AFP

Su Libération viene pubblicato un bell’articolo di Philippe Brochen intitolato Les «riot songs» ou la contestation en chansons. Musica e contestazione, dunque, sulla scia di quanto avviene al di là della Manica, per andare a ricostruire una storia che passa attraverso alcuni eventi e le loro rappresentazioni in chiave rock o punk.

Tra quelli citati, i Clash e la loro White Riot (correva l’anno 1977) o le “riot girl”, espressione con cui si comprendevano negli anni Settanta The Runaways, The Slits, Patti Smith e in seguito anche Siouxie Sioux e Nina Hagen. E ancora Sonic Youth con Teen Age Riot (1988) per arrivare a tempi più recenti (2006) con gli Artic Monkeys e la loro Riot Van.

Questi sono solo alcuni dei musicisti che hanno dato voce alle rivolte e che sono entrati nell’articolo di Libération. Perché, come conclude Brochen nel suo pezzo, “riot’s not dead”.

Soundreef: arriva in Italia una prima alternativa alla Siae per i diritti di diffusione

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Non ha direttamente a che fare con il copyleft, seppur una parte di questa esperienza potrebbe comprendere anche produzioni libere. Ma con l’avvento di Soundreef, che si propone di gestire diritti d’autore derivanti dalla circolazione di musica nelle catene della grande distribuzione e per la diffusione più in generale, forse inizia a rompersi un monopolio che non ha agevolato chi voleva rilasciare con Creative Commons. Peraltro Soundreef nasce sotto il cappello di Beatpick, che invece della musica sotto CC ha fatto il suo punto focale.

1978-1979, due anni e il mondo cambiò: la lunga ondata del riflusso

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Dancing days di Paolo Morando“Te lo segnalo perché mi sembra in linea con le riflessioni che stai facendo sul piano di rinascita della P2”. È Stefano Pogelli, giornalista Rai e docente universitario, che alcune settimane fa mi scrive queste parole riferendosi al libro Dancing days. 1978-1979. I due anni che hanno cambiato l’Italia di Paolo Morando (Laterza, 2009). Ed effettivamente, chiusa l’ultima pagina di questo volume, ne vengono fuori impressioni che forniscono ulteriori strumenti per leggere la coda di un decennio a confine tra due epoche. Per ripercorrerle, queste impressioni, è utile far parlare direttamente direttamente l’autore. Che, al contrario di quanto si potrebbe pensare scorrendo le pagine di “Dancing days”, gli Anni Settanti li ha vissuti non da adulto che osserva e registra, ma da bambino (è nato nel 1968). Trentino, laureato in sociologia e divenuto giornalista, ha lavorato per testate venete, altoatesine e nazionali (Repubblica, Problemi dell’informazione del Mulino) e dal 2005 insegna giornalismo all’università di Verona, facoltà di lettere e filosofia.

Due anni chiave per la storia recente italiana: il 1978 e il 1979. Ma l’ottica con cui li leggi è inedita, almeno per lettori che non sono addetti ai lavori. Da un lato tra i giovani c’è chi inizia a ballare e a sognare il successo sulle piste o in tivvù; dall’altro chi invece rimane ancorato a una visione politica più ortodossa, in cui il divertimento trova spazio fino a un certo punto. Era così netta questa spaccatura sul finire degli Anni Settanta?

In realtà non ne sono certo, all’epoca avevo 10 anni ed era un mondo che non potevo conoscere. Di certo però sul finire degli anni ’70, rivedendo i giornali di allora, i giovani che mettevano la politica in cima a tutto si ritrovano investiti da una serie di fenomeni (politici, culturali, più in generale di costume) che spazzano via il retroterra in cui, per anni, l’impegno e la militanza giovanile avevano prosperato. Il risultato non è tanto una spaccatura, quanto piuttosto la scomparsa, di botto, della legittimazione culturale su cui faceva leva un modo di vivere e di intendere la politica. Dopo il sequestro Moro un’intera generazione si ritrova a fare i conti con gli effetti, tragici, del sogno di fare la rivoluzione. E si sgretola: chi scegliendo la discoteca, chi l’India, chi finendo nel tunnel della droga, chi perseguendo fino in fondo la via della lotta armata. I più, semplicemente, ritirandosi nel proprio privato. Il riflusso ci fu, le testimonianze che ho raccolto lo indicano. I media poi lo amplificarono, ci si gettarono a corpo morto, in molti casi con una buona dose di strumentalizzazione. Il risultato fu quello di legittimare una nuova ideologia: quella appunto del farsi i fatti propri. Gli anni ’80 poi fecero il resto.
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