2011 Global Peace Index: l’Italia passa dal 40mo al 45mo posto in classifica

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2011 Global Peace Index from Vision of Humanity on Vimeo.

L’Italia dal quarantesimo al quarantacinquesimo posto nella lista globale dei paesi più pacifici. Lo si afferma nel video 2011 Global Peace Index di Vision of Humanity. Qui più nel dettaglio la situazione italiana.

(Via Luca Conti)

L’Europa delle destre: Peacereporter pubblica un dossier su populisti, conservatori e nazionalisti nel Vecchio Continente

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L'Europa delle destre

Peacereporter pubblica un dossier sull’Europa delle destre (qui la gif con l’ingrandimento della mappa). Curato da Luca Galassi, ecco su alcuni dei temi su cui si concentra:

Sono solo due (riferito a Finlandia e Danimarca, ndb) delle spie, accese in tutta Europa, che segnalano l’aumento del consenso per i partiti populisti, conservatori e nazionalisti. I meccanismi ricalcano ormai modelli noti. Se il voto alle destre riflette condizioni diverse da Paese a Paese, ad accomunare tutti è l’identificazione dello stesso nemico, individuato nell’altro, nel diverso, nello straniero. Contro di esso, l’elettorato si chiude, rilanciando nazionalismo e protezionismo. Questo prende forme spesso xenofobe, e influenza l’azione di governo nell’elaborazione di misure anti-immigrati: dalla sospensione di Schengen al divieto di indossare il velo, al bando sulla costruzione di moschee e via dicendo. Dal 2009, anno delle europee, e in quasi tutte le consultazioni successive, le formazioni della destra populista hanno raggiunto e superato il dieci percento in undici Stati: Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Italia, Lituania, Norvegia, Olanda, Ungheria, Svizzera.

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Caduti sul lavoro: un sito e un account twitter per raccontare il fenomeno delle “morti bianche”

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Caduti sul lavoro

Le morti bianche diventano un sacrario su web con il sito Caduti sul lavoro, dove sono pubblicati una lista delle vittime, una rassegna stampa e documenti in materia. Ma sono anche un account Twitter e una mailing list per continuare a raccontare una storia collettiva:

1328: milletrecentovenotto morti ogni anno. è la media dei caduti sul lavoro tra il 2003 e il 2005: poco meno di 4,5 morti al giorno. Nel 2006, 1280 “morti bianche”. per il 2007 il contatore, che riprendiamo dal sito di Articolo21.org, si è fermato ben oltre i mille morti. Il dato finale, che avremo fra qualche mese, non sarà diverso dagli anni precedenti. Questo succede in italia, uno dei Paesi più ricchi al mondo. A considerare solo la faccia emersa della tragedia, i dati ufficiali.

Per maggiori informazioni si può chiedere qui.

Lsdi incontra Vera Politkovskaja: in Russia sempre peggio per la libertà di stampa

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Vera Politkovskaja - Foto di Paolo BarbuioLsdi pubblica un’intervista realizzata da Valentina Barbieri (foto di Paolo Barbuio) a Vera Politkovskaja, figlia di Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa il 7 ottobre del 2006 a Mosca. La giovane russa, che fa lo stesso mestiere della madre, ha partecipato lo scorso 14 maggio a un incontro che si è tenuto a Vittorio Veneto (Treviso) e intitolato Libera stampa!, organizzato dall’associazione Mondo in Cammino e patrocinato dalla stessa Lsdi. Di seguito il testo completo dell’intervista.

Pensa che il giornalismo russo sia cambiato dopo la morte di Sua madre? Se sì, in che modo?

Sì, è cambiato e non certo in positivo. Già prima della morte di mia madre si notava una tendenza generale al peggioramento, anche in seguito è proseguito nella stessa direzione. Nel nostro paese la libertà di stampa è un problema grave. Ogni giornalista si trova di fronte ad un bivio: può scegliere la carriera e scrivere quello che gli dicono oppure può fare una scelta diversa, scrivere quello che trova giusto e occuparsi di quello che gli interessa. Le conseguenze sono diverse: nel primo caso guadagnerà un posto di prestigio (ovvero statale), nel secondo caso potrebbe finire male.

L’ultima antologia di Anna Politkovskaja è intitolata “Vale la pena morire per il giornalismo in Russia?” Se oggi dovesse dare una risposta a questa domanda, quale sarebbe?

Non posso rispondere di sì, che ne vale la pena, perché lo vivo come una figlia a cui è mancata la madre. Per quanto riguarda il mio vissuto di giornalista, cerco di evitare qualsiasi confronto tra l’esperienza di mia mamma e la mia. Non ho la sua ricchezza professionale, trent’anni di attività, la sua grande esperienza. Lei lavorava a modo suo, in una maniera personale, io lavoro in un altro modo, il mio.
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A Brescia si parla dello stato degli studi su stragi e terrorismo negli anni Settanta

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Stragi e terrorismo negli anni Settanta: lo stato degli studi

Causa impegni di lavoro, non riuscito ad assistervi, ma segnalo il seminario Stragi e terrorismo negli anni Settanta: lo stato degli studi, organizzato per domani, 19 maggio, a Brescia dalla Fondazione Luigi Micheletti e dalla Casa della Memoria in vista del trentasettesimo anniversario della strage di piazza della Loggia, avvenuta il 28 maggio 1974. Parteciperanno tra gli altri:

  • Manlio Milani, presidente Casa della Memoria
  • Aldo Giannuli, strategia della tensione e doppio stato
  • Giuseppe De Lutiis, le stragi in Italia. La svolta del 1974
  • Mirco Dondi, narrare le stragi. Come cambia il racconto giornalistico da piazza Fontana a piazza della Loggia
  • Miguel Gotor, la strategia della tensione nel memoriale di Aldo Moro
  • Anna Cento Bull, verità e condizione vittimaria nella memorialistica degli ex-terroristi
  • Ugo Maria Tassinari, inutilizzabilità delle testimonianze dirette dei protagonisti per una storia “evenementielle” del terrorismo nero
  • Guido Panvini, la sfida al labirinto. Terrorismo e violenza politica tra dibattito storiografico e uso pubblico della storia
    • Altri interventi prevedono la presenza di Francesco Germinario, Agnese Moro, Ilaria Moroni, Paolo Pelizzari e Benedetta Tobagi.

      Qui il programma completo con nomi dei relatori, orari e argomenti.

“Aprire gli archivi sul terrorismo? Se lo si vuole fare davvero, lo si faccia subito”

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“Sono trascorsi quasi 31 anni dalla strage alla stazione di Bologna. Se vogliono aprire gli archivi lo facciano subito. Tutto il resto sono chiacchiere”. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime della strage del 2 agosto 1980 e dell’Unione vittime delle stragi, non ci gira troppo intorno rileggendosi il comunicato stampa che la presidenza del consiglio del ministro ha diffuso a conclusione del giorno della memoria delle vittime del terrorismo di ieri.

Si aprano gli “archivi della vergogna”: retorica o reale intenzione? “Dobbiamo colmare una grande sete di giustizia e di verità, in modo concreto, senza retorica. Lo faremo. E sarà il modo migliore per onorare la memoria delle oltre 400 vittime innocenti della sanguinosa ideologia del terrorismo”, scrive il governo sul suo sito. Onorare come? Esplicitando un’intenzione: aprire archivi ed eventuali “armadi della vergogna” che possano fornire il “sigillo della verità” che ancora manca su quarant’anni di storia italiana.

Vero o falso? Reale intenzione a ottemperare una richiesta ormai pluridecennale di giudici, familiari delle vittime, storici e giornalisti oppure propaganda? Per Bolognesi la verifica è semplice. E soprattutto immediata.

“Il governo ha il potere di accogliere tempo zero le nostre richieste: tutti i documenti relativi agli anni della strategia della tensione, soprattutto in tema stragi, devono essere consegnati immediatamente alla magistratura. Stiamo parlando di documentazione custodita presso le sedi dei servizi segreti, alcuni dei più importanti ministeri (tra cui interni, esteri e difesa), i comandi delle forze di polizia e delle forze armate. Questi sono i fatti che ci attendiamo”.
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Per non dimenticare: nasce il portale sulla storia del terrorismo, delle stragi, della violenza politica e mafiosa

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Rete degli archivi - Per non dimenticare

Nel giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, viene pubblicata sul sito del Centro di documentazione Archivio Flamigni questa notizia: nasce il portale dedicato alla Rete degli archivi per non dimenticare:

Il portale, realizzato nel contesto del Sistema archivistico nazionale con il coordinamento della Direzione generale per gli archivi e l’apporto fondamentale del Centro di documentazione archivio Flamigni e della Rete degli archivi per non dimenticare, rappresenta un ulteriore tassello del lavoro di ricerca e divulgazione delle fonti per la storia del terrorismo, delle stragi, della violenza politica e mafiosa.

Questa la presentazione del sito Per non dimenticare:

Attualmente il portale affronta in prevalenza il tema del terrorismo e si basa sui contenuti tratti dalla pubblicazione della Presidenza della Repubblica Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana.

Le sezioni passato e presente, e per approfondire saranno progressivamente arricchite con nuovi contenuti anche in relazione ai fatti di criminalità organizzata e violenza politica. Un comitato scientifico di esperti e storici validerà l’inserimento progressivo delle informazioni.

Chernobyl, la tragedia del XX secolo nel racconto del giornalista moldavo Pavel Nică

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Chernobyl. La tragedia del XX secoloPavel Nică è un giornalista moldavo nato nel 1942 e scomparso nel 2009. Come inviato, nel 1987 seguì l’incidente di Chernobyl e le sue conseguenze. Quell’esperienza professionale e umana è diventata un libro uscito postumo in questi giorni per i tipi di Stampa Alternativa. Si intitola Chernobyl. La tragedia del XX secolo:

Solo nel 2003 è riuscito finalmente a raccontare quello che ha visto, che ha vissuto e quello che ha scoperto sulla tragedia atomica più grave mai successa da quando esistono le centrali nucleari. Ventisei anni di silenzio, di censura, di bugie. Silenzio e censura sulle conseguenze della catastrofe, bugie sulle cause dell’incidente… questo coraggioso giornalista si è messo in gioco interamente, pagando il prezzo più alto possibile, quello della vita”.

Queste parole, usate come quarta di copertina, sono di Riccardo Iacona, che firma la prefazione del libro, inserito nella collana Eretica.

Pietro Ancona: Pio Latorre, una lotta contro una Sicilia trasformata in portaerei

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Pio LatorreSu Domani un intervento di Pietro Ancona a ventinove anni dall’omicidio di Pio Latorre:

Il 30 aprile era il ventinovesimo anniversario della morte di Pio La Torre che fu segretario del Pci siciliano durante una delle più terribili recrudescenze del dominio mafioso (è stato ucciso per ordine di Totò Riina: voleva punirlo in quanto autore – assieme a Rognoni – della legge che confisca le proprietà di Cosa Nostra. Non era ben visto dai militari italiani e stranieri: aveva guidato l’ occupazione della base di Comiso per protesta contro l’installazione dei missili, ndr). Non è la prima volta che lo rievoco e continuerò a farlo perché il suo ricordo racchiude molte cose che hanno a che fare con l’onestà, la pulizia morale e politica, la passione, la dedizione ad un ideale in cui il partito diventa strumento non di scopi che lo riguardano ma di interessi generali della popolazione e della società. Lo ricordo con affetto perché ebbi l’onore di collaborare con lui da segretario generale della Cgil siciliana e di rendere possibile l’attuazione di tanti dei momenti di lotta che programmava e realizzava con tenacia ed entusiasmo quasi fanciullesco. Mi riferisco alla lotta per la pace e contro i missili a Comiso. Ricordo che mi sostenne tutte le volte che la corrente comunista poneva il problema della mia estromissione dalla direzione della Cgil. Io ero (e sono) socialista . Ero unitario con i comunisti, ma ad alcuni non andavo bene perché ritenuto, come una volta ebbe a dirmi scherzosamente Luigi Colaianni, “unitario ma egemonico”.

Continua qui, mettendo in relazione la figura del sindacalista siciliano con la situazione attuale.