“Storia degli errori militari”: il libro pacifista secondo cui il ridicolo potrebbe essere la via per sopprimere i conflitti

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Storia degli errori militariUscirà il prossimo 31 gennaio un altro bel libro per i tipi della casa editrice bolognese Odoya. Si tratta di Storia degli errori militari. Dall’antica Roma al Vietnam del ricercatore e saggista Charles Fair:

L’era nucleare era appena calata su di noi che già le menti più illuminate di ambedue i campi scorsero il pericolo; e dalla consapevolezza del pericolo scaturì la paura; e dalla paura la decisione di armare fino ai denti le rispettive nazioni; e da quella decisione, in modo del tutto conseguente, la situazione nella quale ora ci troviamo: una situazione nella quale basterebbe un altro «giro» di inettitudine militare alla Filippo II, o anche soltanto un solo comandante sul campo con i nervi troppo tesi, per scatenare quella che per il mondo sarebbe l’ultima battaglia.

Nel libro, che vuole essere un contributo al pacifismo, Fair scrive che “il mezzo più efficace per sopprimere le guerre potrebbe essere il ridicolo”.

“La mia terra la difendo”: in un libro a fumetti la storia di Giuseppe Gatì, il giovane che urlava “viva il pool antimafia”

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La mia terra la difendoLa mia terra la difendo – Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita è un libro a fumetti scritto da Kanjano e Carlo Gubitosa. E racconta una storia vera, quella di Giuseppe Gatì:

La rabbia e la speranza di un ragazzo innamorato della sua terra. Un viaggio nel cuore della Sicilia per riscoprire la storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato “il pregiudicato Sgarbi” con una telecamera, due amici e un pacco di volantini. Ventidue anni, pastore per vocazione, produttore di formaggi per mestiere, cittadino indignato per passione. Il volto di Giuseppe Gatì è salito agli onori delle cronache nel dicembre 2008 per la contestazione che ha scosso la città di Agrigento al grido di “Viva il pool antimafia!” Con l’aiuto degli amici e dei familiari di Giuseppe, Carlo Gubitosa e Kanjano hanno scoperto gli scritti, le esperienze e il grande amore per la terra di Sicilia di questo ragazzo, che ha lasciato una eredità culturale preziosa prima di morire a 22 anni per un incidente sul lavoro.

Il libro contiene l’introduzione di don Luigi Ciotti, la prefazione di Riccardo Orioles e un ricordo di Andrea Camilleri.

“Scampia e Cariddi”: un libro che racconta i giovani del sud al tempo della crisi

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Scampia e CariddiUn titolo e una copertina suggestivi per un libro che è la fotografia del presente e probabilmente anche un’anteprima di un futuro che di certo migliore non sarà, se lo si immagina partendo dall’oggi. È Scampia e Cariddi – Viaggio tra i giovani del Sud al tempo della crisi uscito per Editori Riuniti e scritto dalla sociologa Maria Frega e dal giornalista Francesco De Filippo:

Scampia e Cariddi è un viaggio attraverso l’incoscienza, la paura e il coraggio di chi non sa come andare avanti, di chi non ha futuro, di chi sa chi quel futuro glielo ha già sottratto. Un libro denuncia che narra, come un romanzo, le verità scomode del declino dell’Italia. Un’indagine narrativa che svela la realtà della generazione che, più di ogni altra dal dopoguerra a oggi, paga il prezzo, durissimo e indefinito, della crisi dell’economia reale e della demolizione del welfare nel nostro Paese […].

Dagli altiforni dell’Ilva di Taranto ai call center sardi, dai cantieri navali trapanesi al gorgo del lavoro nero (e della criminalità) dell’hinterland napoletano, fino alle speranze disattese degli aspiranti al posto fisso statale come quelle dei presunti talenti televisivi. Qui, fra Scampia e Cariddi, campano le ragazze e i ragazzi italiani da generazioni o migranti nuovi italiani, quelli classificati nelle statistiche che svelano come il 34% dei cittadini sotto i 35 anni non ha un’occupazione.

Ma i ragazzi del Sud non sono solo nel Mezzogiorno: ripresa l’emigrazione, tanti sono partiti per trovare, negli hotel di Londra, nei laboratori delle università statunitensi, nelle librerie francesi, quella meritocrazia e quelle regole che il nostro Paese disconosce. Fin lì li hanno seguiti gli autori.

Per avere un’ulteriore anticipazione del libro, si può leggere che ne ha scritto il Corriere della Calabria.

“Blocco 52 – Una storia scomparsa, una città perduta”: e Lou Palanca racconta Luigi Silipo, il sindacalista ucciso nel 1965 a Catanzaro

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Blocco 52Di Fabio Cuzzola si è già parlato più volte da queste parti, soprattutto per il suo Cinque anarchici del Sud. Adesso si torna a farlo incontrandolo coinvolto nelle sorti di Lou Palanca, nome del collettivo di scrittura ispirato alla New Italian Epic concepita da Wu Ming. E qui dentro racconta la storia intitolata Blocco 52 – Una storia scomparsa, una città perduta (Rubbettino):

La sera del primo aprile 1965, fra i vicoli del centro storico di Catanzaro, viene ucciso Luigi Silipo, sindacalista dei braccianti ed esponente di rilievo del Partico comunista italiano. Dopo una prima ondata di partecipazione e interesse, l’accaduto viene progressivamente dimenticato, sepolto fra oblii e reticenze, fino a scomparire dalla memoria collettiva. Ci pensa l’opera di Lou Palanca con “Blocco 52. Una storia scomparsa. Una città perduta” a ripescare quei fatti e a puntare l’attenzione su una vicenda rispetto alla quale non c’è nessuna verità giudiziaria accertata: si è trattato di un omicidio politico, passionale o mafioso?

Da quell’evento dimenticato prendono vita altre storie che dal capoluogo calabrese arrivano fino a Praga, oscillando tra le passioni del “secolo breve” e il disincanto dei nostri giorni. Una narrazione a più voci racconta queste vicende fra il richiamo al sogno interrotto di una società più giusta e il mistero di un caso irrisolto.

Per leggere qualcosa di più della storia si veda qui mentre un’estesa intervista è stata pubblicata su Catanzaro Informa.

“Il cuore in gabbia”: in un libro di Editori Riuniti il racconto dei principali errori giudiziari della storia italiana

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Il cuore in gabbiaÈ curato dall’avvocato bolognese Gabriele Magno il libro uscito per Editori Riuniti e intitolato Il cuore in gabbia. I più drammatici errori giudiziari della storia d’Italia:

Un errore: a volte una semplice svista, altre volte una cieca indagine a senso unico, e per qualcuno si aprono le porte del carcere, ingiustamente. Inutilmente. Poi i processi estenuanti, che lasciano senza fiato a forza di gridare: «Sono innocente!». Per qualcuno la vita finisce così, nella vergogna e nell’umiliazione; altri provano a ricominciare cercando di ignorare le profonde cicatrici, ma resta intatta la sensazione di smarrimento, di oblio e quel qualcosa che porta un uomo a svegliarsi di notte in preda agli incubi. Anche se potranno alla fine uscire dal carcere, queste vittime innocenti degli errori giudiziari non riceveranno alcuna scusa e nulla potrà cancellare la gogna mediatica piombata su di loro. Gabriele Magno cura un volume ricco di storie di persone note (Enzo Tortora in primis) e di “signor nessuno”, che hanno vissuto l’odissea dell’ingiusta detenzione sulla loro pelle lasciando tra le sbarre un pezzo della loro anima.

Il volume contiene interventi degli avvocati Claudio Defilippi, Antonio Petroncini e Valentina Di Loreto, della giornalista Valentina Marsella, del generale Luciano Garofano e della senatrice Francesca Scopelliti. Infine si tenga conto che il ricavato del libro sarà devoluto a una campagna di comunicazione sociale finalizzata alla riabilitazione dell’immagine delle vittime di errore giudiziario.

“La Repubblica delle stragi impunite”: nel libro di Ferdinando Imposimato la linea che parte da piazza Fontana e arriva a Falcone e Borsellino

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La Repubblica delle stragi impuniteUn testo intessuto da notizie interessanti, La Repubblica delle stragi impunite, il libro scritto da Ferdinando Imposimato e in uscita l’8 novembre per i tipi di Newton Compton:

La storia recente dell’Italia è attraversata da una lunga linea rossa, che va dalla bomba di piazza Fontana alle morti di Falcone e Borsellino. Terribili eccidi di persone innocenti, sacrificate a trame segrete e oscure ragioni di Stato. Stragi ancora impunite, che hanno avvelenato il clima politico e sociale del nostro Paese e aumentato la sfiducia del popolo italiano verso le istituzioni. Ferdinando Imposimato – giudice da sempre in prima linea, che durante la sua carriera ha indagato su alcune delle pagine più drammatiche della parabola repubblicana – ricostruisce, con documenti inediti e una originale visione d’insieme, i fatti di sangue orditi da terroristi di destra e di sinistra, servizi segreti deviati, bande armate. Un’analisi lucida ed efficace, che non può non sollevare degli angoscianti interrogativi: quale ruolo ha avuto la politica nella stagione delle stragi di Stato? Perché alcuni uomini delle istituzioni hanno favorito quelle menti criminali? Quale collegamento esisteva tra la strategia della tensione e Gladio, tra gli americani e gli attentati che hanno drammaticamente caratterizzato gli anni di piombo e quelli a seguire?

Appena dopo la morte di Pino Rauti e di Amos Spiazzi, è utile tornare a riflettere su quel periodo storico.

“Sarajevo novantadue”: un libro di Massimo Vaggi a vent’anni dall’immobilità di un assedio

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Sarajevo novantadueVerrà presentato domani alla libreria Unik Irnerio di Bologna il libro di Massimo Vaggi intitolato Sarajevo novantadue – Un racconto dalla città assediata (Paginauno):

Aprile 1992, città di Sarajevo. Milo ha sedici anni, gioca a pallone, va a scuola e fa la corte a Lana. Suo padre è giornalista, l’allenatore Ibrahim sogna per lui un futuro in una squadra importante e il professor Simo Zivanovic, storico appassionato, tra una lezione e l’altra scrive di Jovan il contadino, rapito nel 1531 dalle milizie di Alibeg per lavorare alla costruzione della moschea del Bey. Ma Sarajevo è città sull’orlo di un baratro, nonostante nessuno se ne renda conto. L’assedio inizia, e scardina da subito le regole di ogni spazio. Granate, esplosioni, niente più scuola e pallone; case dalle imposte chiuse dietro cui nascondersi, vie con lamiere rabberciate tese tra i lampioni, fragile barriera che vuole proteggere i passanti dalla vista dei cecchini, non certo dai loro spari. Milo potrebbe fuggire, con l’aiuto di un sergente del contingente Onu, ma non sa decidersi: cerca il consiglio del professore, ma Simo Zivanovic non è più in grado di immaginare un destino qualunque nemmeno per il suo Jovan, personaggio di carta.

Definito un libro che “fotografa l’immobilità di un assedio che imprigiona il futuro di un’intera incredula popolazione”, la sua descrizione continua qui.

“Gli intrighi di una Repubblica”: tra San Marino e l’Italia una storia che parte dalla guerra fredda

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Gli intrighi di una RepubblicaGli intrighi di una Repubblica – San Marino e Romagna. Ottant’anni di storia raccontata dai protagonisti (Pendragon, 2012) è il libro di Claudio Visani su un pezzo caldissimo della storia italiana:

Oggi fa sorridere solo pensarlo, ma tra il 1945 e il 1957 San Marino fu l’avamposto del comunismo in Occidente e uno dei simboli della guerra fredda. Per difendere il governo dei “rossi”, scesero in campo Calamandrei, Togliatti, perfino Ho Chi Minh. Per abbatterlo, si mobilitarono la Dc di Fanfani e il governo italiano, con l’appoggio degli Stati Uniti d’America. La battaglia politico-ideologica assunse toni accesi, fino a culminare nei fatti di Rovereta, episodio al limite del golpe in cui indebitamente l’Italia si affrettò a riconoscere il governo provvisorio democristiano sammarinese, inviando carabinieri e blindati a difenderlo. Accanto a queste vicende, il libro racconta numerose altre storie, più o meno note: quella della ferrovia meno longeva del mondo, la Rimini-San Marino che visse solo dodici anni; la generosità alla Schindler’s list del tedesco “buono”, Gerhard Richard Gumpert che tenne la Wehrmacht e la guerra fuori dal Titano; l’avventura di Eugenio Montale costretto a fare lo spallone per ritirare un premio durante la “guerra del casinò”; il tragicomico ritorno della salma del duce a Predappio; fino alla singolare saga della radio-televisione di Stato, che apre le porte agli scandali del “paradiso fiscale” e della San Marino di oggi. Un inedito affresco di vita sammarinese e romagnola. Ottant’anni di storia, ricostruiti attraverso documenti riservati e testimonianze dirette.

Se ne può leggere ulteriormente qui, sul blog di Franco Abruzzo.

Lsdi: come la cronaca nera cambia la società. Eppure nacque con scopi differenti

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Nera. Come la cronaca cambia i delittiFabio Dalmasso racconta su Lsdi di come la cronaca nera cambia la società. Partendo dal contenuto del libro Nera. Come la cronaca cambia i delitti firmato da Luca Steffenoni (San Paolo Edizioni), scrive:

L’indiscutibile legame tra costume sociale e cronaca nera ha fatto sì che ogni nuovo omicidio, ogni nuovo articolo su un fatto di sangue spostasse un po’ più avanti il comune senso del pudore, o meglio, del dolore che, secondo l’autore, “forse, oggigiorno, è arrivato al capolinea”. Ma ne siamo sicuri? O non è forse in atto una corsa a chi fa vedere e racconta di più? Sempre più particolari, sempre più “retroscena” e curiosità macabre, sempre più sulla notizia raccontata in modo morboso e voyeuristico. C’è da domandarsi fino a che punto possa spingersi questa sfrenata gara: fino a quando avremo l’omicidio in diretta, magari annunciato con un tam tam pubblicitario? Ma la cronaca nera non è sempre stata così.

E qui prosegue tracciando la storia della cronaca nera che parte dal Settecento, quando Henry Fielding iniziò a scrivere resoconti di processi e crimini per convincere la Camera dei lord britannica dell’importanza dei poliziotti di quartiere. A proposito invece di quanto avviene oggi, considera Steffenoni:

La cronaca nera ha, negli ultimi anni, subito così tante modifiche da risultare irriconoscibile. Basta pigiare su un qualsiasi tasto del telecomando per accorgersene. Tra esperti mescolati a uomini e donne dello spettacolo, politici che non sanno rinunciare alla visibilità mediatica, inquisiti che si scannano per un’inquadratura, avvocati che fanno la loro arringa in video, si è consolidato ormai un genere che mescola audacemente talk show e reality. È cambiata l’Italia e con essa i mezzi d’informazione, si è modificato il delitto e il modo di narrarlo