“Sarajevo novantadue”: un libro di Massimo Vaggi a vent’anni dall’immobilità di un assedio

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Sarajevo novantadueVerrà presentato domani alla libreria Unik Irnerio di Bologna il libro di Massimo Vaggi intitolato Sarajevo novantadue – Un racconto dalla città assediata (Paginauno):

Aprile 1992, città di Sarajevo. Milo ha sedici anni, gioca a pallone, va a scuola e fa la corte a Lana. Suo padre è giornalista, l’allenatore Ibrahim sogna per lui un futuro in una squadra importante e il professor Simo Zivanovic, storico appassionato, tra una lezione e l’altra scrive di Jovan il contadino, rapito nel 1531 dalle milizie di Alibeg per lavorare alla costruzione della moschea del Bey. Ma Sarajevo è città sull’orlo di un baratro, nonostante nessuno se ne renda conto. L’assedio inizia, e scardina da subito le regole di ogni spazio. Granate, esplosioni, niente più scuola e pallone; case dalle imposte chiuse dietro cui nascondersi, vie con lamiere rabberciate tese tra i lampioni, fragile barriera che vuole proteggere i passanti dalla vista dei cecchini, non certo dai loro spari. Milo potrebbe fuggire, con l’aiuto di un sergente del contingente Onu, ma non sa decidersi: cerca il consiglio del professore, ma Simo Zivanovic non è più in grado di immaginare un destino qualunque nemmeno per il suo Jovan, personaggio di carta.

Definito un libro che “fotografa l’immobilità di un assedio che imprigiona il futuro di un’intera incredula popolazione”, la sua descrizione continua qui.

Il Fatto Quotidiano: “Umberto Magno”, in un libro il lato oscuro (e cialtronesco) di Bossi e della Lega Nord

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Umberto MagnoPer un libro poco lusinghiero nei confronti del suo protagonista, 60 presentazioni tonde e finora neanche l’annuncio di una querela. È Umberto Magno (Aliberti), scritto da Leonardo Facco, giornalista ed editore con un trascorso politico nella Lega Nord e professionale nel quotidiano “La Padania”. Interrotto ormai da un quindicennio l’uno e l’altro, da cronista ha risposto a un impulso: raccontare il dark side di Umberto Bossi e del suo partito, dalla genesi alla catastrofe del quarto governo Berlusconi.

Dal racconto di Facco, la Lega Nord ne esce con i contorni di una formazione politica a conduzione familiare, o familista, con il ruolo dei figli di Bossi, a iniziare da Renzo, il “Trota”, della seconda moglie, Manuela Marrone, matrona silenziosa e potente, e del cerchio magico, di cui fanno parte personaggi come Rosy Mauro e Marco Reguzzoni. Ma la si descrive anche come il luogo delle affermazioni rimangiate e delle condotte politiche mutate di 360 gradi fino al (nuovo) patto del 2001 con l’amico-nemico Silvio Berlusconi (credito da 2 miliardi di lire compreso, come ha documentato il ilfattoquotidiano.it). E ancora come un tribunale per l’epurazione dei dissidenti, che hanno compreso anche l’ideologo Gianfranco Miglio, e una corte con una gestione del denaro quanto meno discutibile.

È questo il quadro che viene fuori dalla ricostruzione di Facco. Presentando il libro a Bologna alla Libreria Irnerio, si era però cercato il confronto con i leghisti emiliani. Ma Manes Bernardini, consigliere comunale e regionale, invitato a parlarne, ha prima risposta che avrebbe dovuto consultare il consiglio federale del partito e poi, all’ultimo, ha declinato tramite la sua segreteria per la concomitanza con le commissioni convocate in viale Aldo Moro.

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