“Io ho visto”: un libro di Pier Vittorio Buffa e un sito web per conservare la memoria delle vittime del nazifascismo

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Io ho visto

Io ho visto di Pier Vittorio Buffa è un libro appena uscito per Nutrimenti ed è anche un progetto web con uno scopo ben definito:

non dimenticare quello che è accaduto durante la guerra contro la popolazione civile italiana condotta dai nazifascisti tra il 1943 e il 1945. Un progetto semplice. Fatto di immagini e di parole. Di parole e di immagini. Le parole sono quelle che servono per cercare di dare corpo alle emozioni, come quelle del libro. Le immagini sono quelle di chi ha portato per sempre con sé il dolore di quegli anni.

Partecipare al progetto è semplice. È sufficiente scrivere qua sotto [qui il link, ndb] quello che si è visto allora. O un pensiero, un ricordo. O anche solo il modo per essere rintracciati e raccontare.

Quello che ne nascerà non lo so: racconti da pubblicare qui sul web, una nuova edizione del libro, una semplice raccolta di ricordi… Quello che Io ho visto diventerà lo deciderà soprattutto chi deciderà di parteciparvi.

Al momento nel libro sono raccolte trenta storie di sopravvissuti alle stragi nazifasciste mentre in rete, nella sezione dedicata alle fotografie, ci sono i volti di queste persone. Volti accompagnati dai rispettivi nomi, dalla località in cui i fatti si sono consumati e da una breve descrizione di ciò che accadde.

“Il prigioniero di Salò”: Franzinelli su Carmilla racconta “lo squallore e la subalternità di un vecchio dittatore”

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Il prigioniero di Salo'Uscito a inizio autunno, il libro Il prigioniero di Salò. Mussolini e la tragedia italiana del 1943-1945 di Mimmo Franzinelli racconta con documenti inediti tra l’altro “la disistima del capo della RSI verso i suoi collaboratori, l’odio mortale per alleati e partigiani, la prostrazione – sino al limite del suicidio – per la perdita di Roma e l’avvicinamento del fronte al Nord. E attraverso i dossier dei servizi segreti esamina l’estremo tentativo di riscatto, con il discorso milanese del Teatro Lirico, il 16 dicembre 1944”. E nell’intervista di Anna Luisa Santinelli all’autore pubblicata qualche giorno fa da Carmilla Online si aggiunge:

Premesso che la storia di Mussolini è la storia del suo rapporto con il potere, e più precisamente con il potere assoluto, i passaggi dalla causa della rivoluzione a quella della reazione, da sovversivo a dittatore, lo rendono un soggetto di studio assai interessante sia sul piano psicologico sia per l’analisi del ruolo delle personalità nella storia. La straordinaria longevità del mito del duce (ben rappresentata, ad esempio, dal film “Mio fratello è figlio unico”, girato da Daniele Luchetti nel 2007: il giovane protagonista, Accio, cresce nel culto del duce e milita nel Movimento sociale italiano) rappresenta un fattore di stimolo agli studi su Mussolini.

Tenuto conto che buona parte dei libri su Mussolini è inficiata da intenti apologetici o manca di un solido riscontro archivistico-documentario, credo vi sia ancora spazio per monografie rivolte a particolari aspetti della sua figura […]. La destra radicale si richiama più ai 20 mesi della guerra civile e del collaborazionismo coi nazisti che non ai 20 anni di gestione mussoliniana del potere. I giovani che nell’autunno 1943 si trovarono a un bivio decisivo erano stati educati nei valori del regime, che identificava patria e fascismo. E che attribuiva alla guerra un valore fondante, come banco di prova della vitalità dei popoli.

La triade programmatica “Credere Obbedire Combattere” ben sintetizza lo spirito della dittatura mussoliniana, e esprime una linea rimasta inalterata nella Rsi. La convinzione soggettiva di operare per finalità patriottiche era contraddetta […] dalla consapevolezza che l’alleato tedesco avesse già, di fatto se non di diritto, annesso al Reich l’Alto Adige e la Venezia Giulia […].

E veniamo al presente. Per una serie di ragioni – anche esistenziali, con l’esigenza rassicurante di un “grande padre” – troppi giovani ancora oggi mitizzano Mussolini; ebbene, “Il prigioniero di Salò” dimostra, con gli stessi documenti del duce, lo squallore umano e la subalternità politica del vecchio dittatore, che per una causa in cui non credeva più inviava a morire e a dare la morte migliaia di giovani.

La versione completa dell’intervista si può leggere qui.

“I martiri ardeatini”: dai documenti medico-legali dell’eccidio nazista “un’amarissima Spoon River per non dimenticare”

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I martiri ardeatiniSul sito dell’Anpi Mauro De Vicentiis recensisce un libro uscito a inizio autunno, I martiri ardeatini. Carte inedite 1944-1945 (Edizioni AM&D), curato da Mariano Cingolani, docente di medicina legale all’università di Macerata, Martino Contu, direttore della rivista “Ammentu. Bollettino storico, archivistico e consolare del Mediterraneo”, e Cecilia Tasca, che insegna archivistica all’ateneo di Cagliari. Il volume viene descritto così:

Dedicato ai 335 martiri delle Fosse Ardeatine, [il libro] ricorda il medico legale Attilio Ascarelli, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Ascarelli, all’indomani della strage nazista (24 marzo 1944, Roma), ricevette l’incarico di ricostruire le dinamiche dell’eccidio e di identificare i corpi delle vittime. I relativi documenti, prodotti nel corso del suo difficile esame, furono raccolti, ordinati e conservati dallo stesso Ascarelli. Dopo la sua scomparsa, la famiglia donò le carte all’istituto di medicina legale dell’università di Macerata.

È stata così ricomposta, con questa pubblicazione, la serie completa delle biografie dei martiri, offrendo un contributo storiografico che apporta nuovi elementi nello studio di questa strage nazista. Il sacrificio di uomini, di giovani e di anziani, di ebrei e di cattolici, di antifascisti e non, è ricordato attraverso le singole schede, unica fonte di notizie – tuttora – per molte delle vittime delle Fosse Ardeatine […].

Il risultato dell’opera è “un’amarissima Spoon River che non dovremmo mai dimenticare”.

(Via Il Manifesto Bologna)

“Luoghi di memoria nelle Marche”: eventi di guerra e Resistenza ricostruiti online dall’Istituto per la storia della Liberazione

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Storia Marche NovecentoLa sezione Luoghi di memoria nelle Marche: guerra, Resistenza, Liberazione è una delle due nuove sezioni (altra è dedicata alle biografie) del sito creato dall’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione in quella regione. Suddivisa anche graficamente in luoghi, campi, eccidi, bande e Linea Gotica, la sezione sui luoghi della memoria si presenta così:

È nata dalla volontà di rappresentare, attraverso le fonti e i luoghi, la storia marchigiana negli anni della guerra e dell’occupazione nazifascista, dal 1940 al 1944. Si ripercorre la storia di città, paesi, villaggi e campagne, ma anche di persone e di popolazioni investite dalla guerra, dalla deportazione, dalla violenza, dalla resistenza civile e dal partigianato attivo. A emergere sono storie di dolore, sofferenza e distruzione, ma anche storie di coraggio e determinazione, attraverso le quali le Marche e l’Italia intera sono riuscite a ritrovare la libertà e la pace, dopo venti anni di dittatura fascista e cinque di guerra. Un mosaico di voci, biografie ed eventi.

(Via Blog del master di comunicazione storica)

Scatti dalla seconda guerra mondiale: Trento dopo il bombardamento del 29 settembre 1943. Le immagini recuperate e messe online

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Seconda Guerra Mondiale - Trento bombardata

La fotografia, pubblicata su Flickr da Claudio Raffaelli, risale al 29 settembre 1943:

Sono riuscito a recuperare tramite la signora Laura delle foto originali del periodo della Seconda guerra mondiale in Trentino. Questa immagine come altre […] è stata scattata da uno dei fratelli Pedrotti, fotografi molto famosi a Trento per questo periodo storico e anche per la cultura del Trentino. Probabilmente alcune immagini non ritenute da loro di qualità le hanno accantonate in qualche cassetto e poi regalate […]. [Ritrae] un bombardamento selvaggio […]. Siamo nel quartiere Santa Maria e sulla sinistra si nota un pezzo di Torre Vanga e poi nello sfondo […] il campanile della chiesa di Santa Maria […]. Questa foto i fratelli Pedrotti l’hanno considerata scarta dato che era molto sfuocata.

Oltre all’immagine sopra riportata, ne sono state scattate e recuperate anche altre: 1, 2, 3 e 4.

Echi dalla seconda guerra mondiale: quando la scarsità alimentare diventava un nodo da comunicare via affissione muraria

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Food wasted

Echi dal 1941 attraverso manifesti del tempo:

Il Regno Unito ha congelato i prezzi di una vasta gamma di prodotti alimentari e diminuiscono le scorte: caffè, cacao, pasta carne, pesce, miele sono tutti scarsi.

(Via @RealTimeWWII)

“L’ultima notte dei fratelli Cervi”: un romanzo di Dario Fertilio sulla Resistenza e l’eccidio avvenuto a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943

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L'ultima notte dei fratelli CerviEsce in questi giorni per Marsilio il romanzo L’ultima notte dei fratelli Cervi, scritto dal giornalista Dario Fertilio. L’ambientazione è quella della lotta di Resistenza e la vicenda narrata si increccia a quella di un noto eccidio avvenuto il 28 dicembre 1943 a Reggio Emilia, nel poligono di tiro. Il volume viene presentato con queste parole:

La storia di Archimede, giovane contadino reggiano reclutato nei Gap fra il 1943 e il 1945, si intreccia con la tragedia dei sette eroici fratelli Cervi fucilati dai fascisti. I crescenti dubbi del protagonista, di fronte all’ordine di uccidere a freddo esponenti della Repubblica Sociale in agguati programmati, lo portano prima a scoprire, e poi a confrontarsi con una realtà scomoda: i Cervi, al momento della cattura, erano stati isolati dai compagni comunisti che dirigevano la Resistenza nella provincia, perché accusati di comportarsi “da anarchici”. Così la guerra civile, fra attentati e rappresaglie, bombardamenti, viltà e atti di coraggio quotidiani, gli rivela progressivamente il suo volto disumano. La svolta morale di Archimede si completa nell’apprendere un ulteriore segreto: in quella medesima ultima notte dell’agguato fascista, i Cervi erano stati traditi e denunciati da un infiltrato. Una verità che, nel clima surriscaldato del dopo 25 aprile a Reggio, tra lotte politiche e regolamenti di conti, deve essere nascosta.

Sulla vicenda dei fratelli Cervi si veda la scheda pubblicata sul sito dell’Anpi.

“Tanto tu torni sempre”: la storia di Ines Figini, deportata in un lager nazista per aver difeso alcuni compagni di lavoro

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Tanto tu torni sempreSi intitola Tanto tu torni sempre – Ines Figini, la vita oltre il lager (Melampo, 2012) il libro scritto da Giovanna Caldara e Mauro Colombo sulla storia di un’allora giovanissima deportata:

Quando fu deportata Ines Figini aveva meno di 22 anni. Non era ebrea, partigiana o antifascista, ma si era schierata a favore di alcuni compagni di lavoro durante uno sciopero. Così finì nei lager di Mauthausen, Auschwitz-Birkenau e Ravensbrück e infine in un ospedale militare, dove trascorse un anno e mezzo. Ha atteso più di cinquant’anni prima di parlare in pubblico della sua vicenda: ora la racconta in questo libro. È la storia di una famiglia ma è anche una storia di fabbriche; e di una città – Como – punto strategico per le forze nazifasciste. Di treni che partivano per mete ignote e di luoghi in cui l’umanità si divideva tra vittime e carnefici, fino a negare se stessa. È la storia di una persona a cui il lager non ha rubato l’anima e che ha ripreso a vivere. Che ogni anno torna là dove era stata reclusa. Che ricorda. E che, nonostante tutto, ha perdonato.

Ulteriori informazioni su Ines Figini si trovano qui, sul sito Lager e deportazione.