Monte Sole e altri crimini nazifascisti: le responsabilita’ italiane nel ‘dimenticatoio della memoria’

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Marzabotto

“Volle e fece eseguire dai tedeschi la distruzione di Marzabotto qualificandolo nido di partigiani, e premurando a tale opera fino al 22 settembre 1944“. Era l’accusa riportata in una sentenza pronunciata il 17 ottobre 1945 dalla corte d’Assise di Brescia. Imputato era Lorenzo Mingardi, esponente delle autorità fasciste del piccolo centro sulle alture bolognesi conosciuto anche come il “ducetto di Marzabotto”, e a processo ci finì con Armando Quadri per l’eccidio di Monte Sole, 770 vittime tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944.

Le carte della magistratura che raccontano la loro vicenda personale, politica e giudiziaria sono rimaste sepolte dalla polvere per decenni, se si esclude la visita, nel 1964, di due ricercatori milanesi dell’Istituto storico della Resistenza, Paolo Pascetti e Adolfo Scapelli. A recuperarle insieme a un’altra ventina di storie da sette archivi di Stato (Bologna, Bergamo, Firenze, Modena, Perugia e Ravenna) è stato di recente Alberto Mandreoli, classe 1974, insegnante di lettere e storia nelle scuole superiori, che ha scritto il libro “Il fascismo della repubblica sociale a processo – Sentenze e amnistia (Bologna 1945-1950)“, edizioni Il pozzo di Giacobbe, 2017, introduzione di Mimmo Franzinelli.

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“Con il sangue dei partigiani ci laverem le mani”: l’eccidio dei martiri di Villamarzana

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L'eccidio dei martiri di Villamarzana

“Ricordo che alla sera si sentivano da lontano solo le loro voci che cantavano a squarciagola: ‘Con il sangue dei partigiani ci laverem le mani’. E così è stato”. Nazzarena Boaretto, il 15 ottobre 1944, aveva appena compiuto 16 anni, ma si ricorda nei dettagli gli anni della guerra, soprattutto quelli dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. I repubblichini, i nazisti dentro casa, i rastrellamenti, le deportazioni in Germania, le violenze, il coprifuoco, la caccia a chi aveva deciso che avrebbe combattuto per la Resistenza.

Ma lei, nata in provincia di Rovigo, si ricorda in particolare dell’eccidio dei martiri di Villamarzana. A cercare notizie sulla fucilazione di 43 partigiani, passati per le armi come rappresaglia dopo la cattura e la sparizione di quattro collaborazionisti, tra cui il figlio di un colonnello a capo di una caserma locale, la Silvestri, se ne trovano. Ma Nazzarena Boaretto, che oggi ha 88 anni e vive a Cervesina, nell’Oltrepo pavese, ha deciso di andare oltre e di mettere in fila i ricordi della ragazzina che fu.

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Dal Fatto Quotidiano: Sant’Anna di Stazzema, le voci delle vittime da “ascoltare” per affrontare il presente

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Le stragi della vergognaOggi è un giorno particolare. Per scovarne il motivo, la memoria deve tornare indietro di 70 anni, al 12 agosto 1944, quando i tedeschi della 16ma SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS e i loro italianissimi collaboratori fascisti fucilarono 560 persone – di cui 130 bambini – a Sant’Anna di Stazzema per emularsi nei giorni successivi via via che raggiungevano le località limitrofe. Moltissimo tempo dopo – correva già da qualche anno il primo secolo del nuovo millennio – uno scampato a un’altra strage disse a un avvocato: “Vedi quel fiore, senti il suo profumo? […] Avevo sei anni quando vidi uccidere la mia famiglia. Spararono anche a me ma, non so come, sono sopravvissuto. Sono rimasto però dentro un rovo di spine ed è solo raccontandotelo che posso uscire dal ricordo”.

Alle vittime – 15 mila – degli eccidi nazi-fascisti del biennio 1943-1944 a lungo è stata negata la verità. Lo si è fatto addirittura inventando una formula giudiziaria che nell’ordinamento italiano – militare o civile che fosse – non esisteva, quella dell'”archiviazione provvisoria” che faceva il paio con la “secretazione” della verità su quanto accadde in quegli ultimi anni della seconda guerra mondiale. I fascicoli d’indagine che si sarebbe voluto soffocare, zittire forse per sempre, erano 695, nutriti da centinaia di faldoni e a loro volta composti da talmente tanti documenti da sembrare impossibili da contare. Tutti insieme – fascicoli, faldoni e documenti – sono stati chiusi nell'”armadio della vergogna”, le cui ante si sono dischiuse solo nel 1994 in una stanza del romano palazzo Cesi-Gaddi.

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Parte con il libro “Le stragi della vergogna” di Speranzoni (crimini nazifascisti) la collana di Editori Riuniti “Segreti di Stato”

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Le stragi della vergogna Prende vita con il libro Le stragi della vergogna di Andrea Speranzoni una nuova collana di Editori Riuniti EIR che si chiama “Segreti di Stato”. Una collana, diretta dallo stesso Speranzoni e da Silvia Buzzelli, con ottime premesse:

Segreti di Stato intende «spazzolare la storia contropelo», per usare una celebre locuzione di Walter Benjamin: vale a dire, restituire alla narrazione della storia lo sguardo non del «carro trionfante dei vincitori» ma della tradizione degli oppressi, riconoscere lo stato di emergenza in cui ci troviamo a vivere. Rovistare nelle pieghe più nascoste della nostra storia più o meno recente, far guizzare balenii improvvisi di luce sulle pagine rimaste oscure o irrisolte, lampi di verità per rendere giustizia a tanti accadimenti trasfigurati o abbandonati all’oblio. La collana ospiterà dunque testi di figure autorevoli del nostro presente su casi giudiziari spinosi, eccidi o crimini di guerra che rimangono senza voce, biografie di singoli o eventi ancora non raccontati degli ultimi decenni del nostro Paese o del mondo, enigmi indecifrati o violazioni dei diritti che appartengono all’intera umanità.

Tra le prossime uscite per “Segreti di Stato”, a breve un libro sulla strage dell’Italicus (4 agosto 1974) scritto da Paolo Bolognesi e Roberto Scardova. In autunno, invece, sarà la volta delle bombe romane del 12 dicembre 1969, scoppiate a ridosso di quella esplosa a Milano, in piazza Fontana, e di un testo sulle “strategie della tensione”. Seguirà poi un volume di Armando Spataro sul caso del 2003 dell’imam Abu Omar, rapito illegalmente da uomini della Cia con la collaborazione dei servizi italiani.

In merito invece al volume Le stragi della vergogna, va detto che il suo autore, Andrea Speranzoni, è un avvocato bolognese che a lungo si è occupato di crimini nazisti. E proprio di questo parla il suo libro:
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“Io ho visto”: un libro di Pier Vittorio Buffa e un sito web per conservare la memoria delle vittime del nazifascismo

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Io ho visto

Io ho visto di Pier Vittorio Buffa è un libro appena uscito per Nutrimenti ed è anche un progetto web con uno scopo ben definito:

non dimenticare quello che è accaduto durante la guerra contro la popolazione civile italiana condotta dai nazifascisti tra il 1943 e il 1945. Un progetto semplice. Fatto di immagini e di parole. Di parole e di immagini. Le parole sono quelle che servono per cercare di dare corpo alle emozioni, come quelle del libro. Le immagini sono quelle di chi ha portato per sempre con sé il dolore di quegli anni.

Partecipare al progetto è semplice. È sufficiente scrivere qua sotto [qui il link, ndb] quello che si è visto allora. O un pensiero, un ricordo. O anche solo il modo per essere rintracciati e raccontare.

Quello che ne nascerà non lo so: racconti da pubblicare qui sul web, una nuova edizione del libro, una semplice raccolta di ricordi… Quello che Io ho visto diventerà lo deciderà soprattutto chi deciderà di parteciparvi.

Al momento nel libro sono raccolte trenta storie di sopravvissuti alle stragi nazifasciste mentre in rete, nella sezione dedicata alle fotografie, ci sono i volti di queste persone. Volti accompagnati dai rispettivi nomi, dalla località in cui i fatti si sono consumati e da una breve descrizione di ciò che accadde.

“I martiri ardeatini”: dai documenti medico-legali dell’eccidio nazista “un’amarissima Spoon River per non dimenticare”

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I martiri ardeatiniSul sito dell’Anpi Mauro De Vicentiis recensisce un libro uscito a inizio autunno, I martiri ardeatini. Carte inedite 1944-1945 (Edizioni AM&D), curato da Mariano Cingolani, docente di medicina legale all’università di Macerata, Martino Contu, direttore della rivista “Ammentu. Bollettino storico, archivistico e consolare del Mediterraneo”, e Cecilia Tasca, che insegna archivistica all’ateneo di Cagliari. Il volume viene descritto così:

Dedicato ai 335 martiri delle Fosse Ardeatine, [il libro] ricorda il medico legale Attilio Ascarelli, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Ascarelli, all’indomani della strage nazista (24 marzo 1944, Roma), ricevette l’incarico di ricostruire le dinamiche dell’eccidio e di identificare i corpi delle vittime. I relativi documenti, prodotti nel corso del suo difficile esame, furono raccolti, ordinati e conservati dallo stesso Ascarelli. Dopo la sua scomparsa, la famiglia donò le carte all’istituto di medicina legale dell’università di Macerata.

È stata così ricomposta, con questa pubblicazione, la serie completa delle biografie dei martiri, offrendo un contributo storiografico che apporta nuovi elementi nello studio di questa strage nazista. Il sacrificio di uomini, di giovani e di anziani, di ebrei e di cattolici, di antifascisti e non, è ricordato attraverso le singole schede, unica fonte di notizie – tuttora – per molte delle vittime delle Fosse Ardeatine […].

Il risultato dell’opera è “un’amarissima Spoon River che non dovremmo mai dimenticare”.

(Via Il Manifesto Bologna)

“Luoghi di memoria nelle Marche”: eventi di guerra e Resistenza ricostruiti online dall’Istituto per la storia della Liberazione

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Storia Marche NovecentoLa sezione Luoghi di memoria nelle Marche: guerra, Resistenza, Liberazione è una delle due nuove sezioni (altra è dedicata alle biografie) del sito creato dall’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione in quella regione. Suddivisa anche graficamente in luoghi, campi, eccidi, bande e Linea Gotica, la sezione sui luoghi della memoria si presenta così:

È nata dalla volontà di rappresentare, attraverso le fonti e i luoghi, la storia marchigiana negli anni della guerra e dell’occupazione nazifascista, dal 1940 al 1944. Si ripercorre la storia di città, paesi, villaggi e campagne, ma anche di persone e di popolazioni investite dalla guerra, dalla deportazione, dalla violenza, dalla resistenza civile e dal partigianato attivo. A emergere sono storie di dolore, sofferenza e distruzione, ma anche storie di coraggio e determinazione, attraverso le quali le Marche e l’Italia intera sono riuscite a ritrovare la libertà e la pace, dopo venti anni di dittatura fascista e cinque di guerra. Un mosaico di voci, biografie ed eventi.

(Via Blog del master di comunicazione storica)

“Tanto tu torni sempre”: la storia di Ines Figini, deportata in un lager nazista per aver difeso alcuni compagni di lavoro

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Tanto tu torni sempreSi intitola Tanto tu torni sempre – Ines Figini, la vita oltre il lager (Melampo, 2012) il libro scritto da Giovanna Caldara e Mauro Colombo sulla storia di un’allora giovanissima deportata:

Quando fu deportata Ines Figini aveva meno di 22 anni. Non era ebrea, partigiana o antifascista, ma si era schierata a favore di alcuni compagni di lavoro durante uno sciopero. Così finì nei lager di Mauthausen, Auschwitz-Birkenau e Ravensbrück e infine in un ospedale militare, dove trascorse un anno e mezzo. Ha atteso più di cinquant’anni prima di parlare in pubblico della sua vicenda: ora la racconta in questo libro. È la storia di una famiglia ma è anche una storia di fabbriche; e di una città – Como – punto strategico per le forze nazifasciste. Di treni che partivano per mete ignote e di luoghi in cui l’umanità si divideva tra vittime e carnefici, fino a negare se stessa. È la storia di una persona a cui il lager non ha rubato l’anima e che ha ripreso a vivere. Che ogni anno torna là dove era stata reclusa. Che ricorda. E che, nonostante tutto, ha perdonato.

Ulteriori informazioni su Ines Figini si trovano qui, sul sito Lager e deportazione.

L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema a 67 anni di distanza: un reportage di Saverio Tommasi

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Saverio Tommasi ricorda (giustamente) che il 12 agosto 1944 si compiva l’eccidio nazifascista di Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca. E proprio per rievocare questo fatto, giudicato crimine contro l’umanità, Tommasi ha realizzato un reportage in cui intervista uno degli ultimi sopravvissuti, Ennio Mancini. I video dell’inchiesta sono suddivisi in capitoli (il primo riportato in testa a questo post). Ecco l’elenco completo: