Lea Garofalo: ergastolo in primo grado ai sei accusati del delitto della testimone di giustizia

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Lea Garofalo

Dal sito del Fatto quotidiano, sei ergastoli per l’omicidio di Lea Garofalo, la testimone sciolta nell’acido:

Sei ergastoli per l’omicidio di Lea Garofalo, la testimone di giustizia sequestrata a Milano nel 2009, poi uccisa e sciolta nell’acido in un terreno di Monza. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Milano che oggi ha condannato al carcere a vita l’ex compagno della donna, Carlo Cosco, e gli altri 5 imputati. Accolte integralmente le richieste del pm Marcello Tatangelo.

I giudici della Prima corte d’Assise hanno condannato Carlo Cosco e il fratello Vito a 2 anni di isolamento diurno, mentre Giuseppe Cosco, Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino a un anno di isolamento diurno. I danni patiti dalle parti civili, hanno stabilito i giudici, verranno determinati in separata sede. Come provvisionale, però, gli imputati dovranno risarcire la figlia della vittima, Denise Cosco, per 200 mila euro, e il Comune di Milano per 25 mila.

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“Il grido della farfalla”: tre giorni a Fusignano (Ravenna) per il meeting dell’informazione libera

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Il grido della Farfalla

Terza edizione per il meeting dell’informazione libera Il grido della Farfalla (cliccando sul titolo e sull’immagine si può scaricare il programma completo in formato pdf, 1,9MB), organizzato dal Gruppo dello zuccherificio dal 7 al 9 luglio a Fusignano (Ravenna).

  • giovedì 7 luglio
    • ore 20.30 – “Dossier: le Mafie in Emilia Romagna”
    • ore 21.15 – “Segni particolari: antimafia” con Pino Maniaci (giornalista e fondatore di Telejato), Gaetano Saffioti (imprenditore calabrese, sotto scorta per essersi opposto alla ‘ndrangheta) e Gaetano Alessi (giornalista, vincitore del Premio Pippo Fava 2011)
  • venerdì 8 luglio
    • ore 20.30 – “Dudal Jam a scuola di pace” con Michele Dotti
    • ore 21.15 “Un Mondo di informazione” con Maso Notarianni (direttore di Peace Reporter e della rivista di Emergency E-il mensile), Michele Dotti (autore de “L’Anticasta, l’Italia che Funziona”) e Giorgio Fornoni (collaboratore di Report e autore di “Ai confini del mondo”)
  • sabato 9 luglio
    • ore 20.30 – “L’Aids non va più di moda”
    • ore 21.15 – “Potere e contropotere” con Anna Vinci (autrice di “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi”), Loris Mazzetti (capostruttura Rai3 e autore di “Che tempo che fa”) e Giuliano Turone (magistrato, ha scoperto gli elenchi della P2 insieme a Gherardo Colombo)

Mafia padana: le infiltrazioni criminali in Nord Italia raccontate da Francesco De Filippo e Paolo Moretti

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Mafia padanaFrancesco De Filippo e Paolo Moretti sono i due giornalisti che firmano un libro in uscita il prossimo 29 giugno per i tipi di Editori Riuniti (collana Report). Si intitola Mafia padana – Le infiltrazioni criminali in Nord Italia:

Profondo Nord. “Follow the money”. Segui i soldi. E le organizzazioni criminali migrano, inseguendo il denaro. Dalla Sicilia, dalla Calabria e dalla Campania, approdano poi ai ricchi mercati a nord di Roma. I luoghi cambiano, ma i metodi rimangono sempre gli stessi: minacce, attentati, collusioni. Francesco De Filippo e Paolo Moretti firmano questa inchiesta ad ampio respiro, che dalle riviere liguri si sposta lungo la pianura padana fino al Friuli, dipingendo ovunque uno scenario di desolante omertà, che sfocia nella connivenza di chi non denuncia per continuare ad arricchirsi con l’aiuto della ‘ndrangheta e della camorra. Dall’Expo di Milano ai cantieri autostradali, fin dove riescono ad allungarsi i tentacoli delle cosche: una nuova piovra che sta avvolgendo tutta l’Italia, pezzo dopo pezzo.

Una lettura che fa il paio con Le radici della ‘ndrangheta, già segnalata da queste parti.

“Le radici della ‘ndrangheta”: in un libro spiegati i codici, i riti e i simboli dell’organizzazione criminale

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Le radici della 'ndranghetaCon la prefazione di Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio Calabria, esce a giorni per i tipi di Nutrimenti il libro Le radici della ‘ndrangheta, frutto di un lavoro a quattro mani tra il pubblico ministero Mario Andrigo (tra le indagini che ha seguito c’è quella sul delitto Fortugno) e Lele Rozza, che invece si occupa di comunicazione (oltre che essere un amico). Più nel dettaglio, ecco come viene presentato il volume:

Oggi non è la potenza militare della ‘ndrangheta che preoccupa di più, né la capacità – immutata rispetto al passato – di manifestarsi in comportamenti spietati. Preoccupa – deve preoccupare chi si ripromette di battere davvero questa associazione mafiosa – l’assuefazione che rischia di prevalere nella parte sana della società. Deve preoccupare il rischio che si finisca per perdere la consapevolezza di essere la maggioranza e di avere in sé gli strumenti per combattere quel tipo di cultura. Ecco perché diventa indispensabile conoscerla quella cultura. Conoscere la ‘ndrangheta per saperla riconoscere. Perché da solo l’apparato repressivo non è sufficiente.

In questo libro vengono descritte le parole, le regole, i riti, le storie di ‘ndrangheta. Un manuale che vuole essere uno strumento e un contributo per contrastare un fenomeno in grande crescita, che minaccia tutti.

Santovito: gli anni delle stragi all’ombra dei generali P2

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Domani di Maurizio ChiericiIl suo è un nome legato alla storia recente italiana che continua a tornare. Uno degli ultimi ad aver citato Giuseppe Santovito, direttore del Sismi dal gennaio 1978 all’estate 1981, è stato non molto tempo fa il pentito della ‘ndrangheta Francesco Fonti, il quale, divenuto collaboratore di giustizia nel 1994, ha raccontato rotte e affondamenti delle navi dei veleni nei mari italiani e in quelli dell’Africa orientale. Ma ci sarebbe anche un altro episodio cardine che, secondo le dichiarazioni del pentito, lo avrebbe visto in azione in prima persona.

Occorre tornare ai cinquantacinque giorni del sequestro di Aldo Moro, rapito in 16 marzo 1978 dalle Brigate Rosse e ucciso il 9 maggio successivo. Forni, dando la sua versione dai fatti, dice che «tutti sapevano di via Gradoli», inclusi i componenti della banda della Magliana. Lo avrebbe appreso quando fu inviato nella capitale per dare una mano ai democristiani. E sostiene che i servizi segreti non potevano ignorare l’indirizzo della prigione del leader democristiano. In una ricostruzione non difforme da quella di alcuni banditi romani, l’uomo della ‘ndrangheta ricorda di aver riferito al suo boss quanto aveva appreso, ma a quel punto gli fu risposto di lasciare stare, che «a Roma i politici hanno cambiato idea». In questo racconto tutto da verificare, Forni parla anche del defunto generale Santovito, in quel periodo da pochi mesi al vertice dell’intelligence militare, facendo chiaramente intendere che sapeva, ma che non fece nulla nonostante l’allora ministro degli interni Francesco Cossiga lo avesse incluso nel comitato di crisi nato a valle del sequestro.
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Sul Fatto Quotidiano, “Le mani della ‘ndrina, poche analisi sull’inquinamento”

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Due pagine su Caorso: ritorno atomico firmate da Maurizio Chierici e pubblicate sul Fatto Quotidiano di oggi. Argomento: «Nella città della centrale si parla del nuovo possibile impianto, mentre restano da smaltire 8700 fusti di vecchie scorie». Sotto l’articolo di Maurizio, l’intervista “Le mani della ‘ndrina, poche analisi sull’inquinamento”, derivata da questo pezzo precedente.

Per scaricare la doppia pagina centrale, si può cliccare qui (pdf, 495KB).

Santa mafia: il “viaggio” da Palermo a Duisburg ricostruito da una giornalista tedesca

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Santa mafia di Petra ReskiPoco tempo fa era stata la volta A Milano comanda la ‘ndrangheta, scritto da Davide Carlucci e Giuseppe Caruso e uscito lo scorso settembre per Ponte alle Grazie. Sempre in tema di criminalità calabrese (ma non solo), per l’editore Nuovi mondi, è stato pubblicato anche un altro libro di recente, Santa mafia – Da Palermo a Duisburg: sangue, affari, politica e devozione della giornalista tedesca Petra Reski.

La ricostruzione di un mosaico di luoghi, persone e vicende che parte dalla Sicilia e sale seguendo le rotte della criminalità: Calabria, Campania, su fino al ricco nord-est. E poi ancora oltralpe, nella sua Germania, terra di elezione della mafia, dove non esiste il reato di associazione mafiosa e non sono ammessi l’uso intensivo delle intercettazioni e la confisca dei beni. Nell’edizione originale il libro è uscito censurato per volontà dell’autorità giudiziaria tedesca, intervenuta su richiesta di alcuni personaggi i cui nomi sono ben noti perché figurano nelle informative di polizia (sia italiane che tedesche), nei documenti giudiziari, in numerosi resoconti giornalistici. Tuttavia, di loro non si può parlare in un libro; la gente deve continuare a ignorare il problema. L’edizione italiana poteva scegliere di eliminare semplicemente queste parti del testo; invece ha deciso di riportare le medesime righe nere sulle parole che sono costate a Petra Reski intimidazioni e minacce. Perché il lettore abbia una chiara immagine del bavaglio con cui il potere cerca costantemente di ridurre al silenzio il giornalismo più coraggioso.

Il volume, righe nere o meno, è partito subito provocando qualche nervosismo, come accaduto nel caso di Marcello Dell’Utri, riportato qui, sul sito dell’editore. E una recensione è stata pubblicata da poco da Booksblog.

“A Milano comanda la ‘ndrangheta”: in un libro il racconto delle mafie invisibili

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A Milano comanda la 'ndranghetaNonostante ci sia ancora chi sostiene l’inesistenza del fenomeno a fronte di continue smentite e nonostante ci sia chi invece in Lombardia va in giro sotto scorta per aver fatto pubblicamente nomi ed eventi (stasera peraltro sarà presente ad Annozero), la criminalità organizzata c’è nella capitale economica del paese. A raccontare questa storia in un libro sono stati due giornalisti, Davide Carlucci e Giuseppe Caruso. Il lavoro lavoro si intitola A Milano comanda la ‘ndrangheta (Ponte alle Grazie, settembre 2009) e così si presenta:

[…] Decine di inchieste, centinaia di arresti, migliaia di chilogrammi di droga sequestrati: nel capoluogo lombardo il contrasto alla criminalità organizzata di origine calabrese è diventato la priorità per magistrati e forze dell’ordine. Eppure la politica, anche per complicità, preferisce continuare a parlare di rom e prostituzione nelle strade, di immigrati irregolari e furti negli appartamenti, dimenticando il problema principale. Mentre la maggioranza in consiglio comunale, grazie ad un cavillo, fa saltare l’insediamento di una Commissione antimafia cittadina. Questo libro, documentatissimo, ricostruisce le trame complesse e intricate dell’attività delle varie cosche calabresi, ma anche degli altri gruppi criminali che operano in città: dalla Camorra a Cosa nostra, passando per i gruppi stranieri. Un’attività incessante, che fa di Milano un enorme mercato della droga, per alcuni il più grande d’Europa. Il tutto mentre si avvicina l’appuntamento dell’Expo 2015, con la sua enorme torta di affari da 20 miliardi di euro che fa gola a tanti, soprattutto alla ‘Ndrangheta. La borghesia milanese è pronta a resistere o anche questa volta si accorderà?

Il giudice Guido Salvini, sul numero di aprile 2009 della rivista Intelligence, in proposto ha parlato delle mafie invisibili scrivendo che:

Nelle province del Nord, si ha un quadro certo non di controllo del territorio, impossibile per la diversità della mentalità e delle abitudini di vita rispetto alle zone di origine delle cosche, ma di un controllo “selettivo” anonimo e socialmente quasi invisibile su persone e settori economici che vengono via via inglobati in un mondo illecito parallelo con forme di potere e regole proprie. In ogni settore in cui le cosche silenziosamente prevalgono, forti di una liquidità senza limiti e di una capacità di intimidazione che basta spesso essere “percepita” senza essere “agita”, siano tali settori i lavori edilizi o le cooperative di facchinaggio o il trattamento dei rifiuti, vengono meno le regole fondamentali dell’economia legale e quindi la libera concorrenza tra operatori economici, le norme poste a tutela della sicurezza del lavoro, il rispetto dei vincoli ambientali e prevale invece il lavoro nero e il sub-appalto senza controlli.

Guai a raccontare delle navi dei veleni. Anche sotto forma di recensione

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Mentre si è tornati a parlare di navi dei veleni (qualche giorno fa in proposito si segnalava il pezzo di Biagio Simonetta pubblicato su Nazione Indiana, ‘Ndrangheta: viaggio nelle terre radioattive), c’è chi si vede trascinare nelle peste per aver raccontato di un libro che affronta l’argomento e di cui si era scritto anche da queste parti. Accade a Loredana Lipperini:

Sono stata convocata in questura, per una querela. Berlusconi? No. La causa è una recensione a Navi a perdere di Carlo Lucarelli. Precedenti: uno e due. Qui, approfondimento.