Il corto del 2006 (Libra – Bilancia), le donne, il lavoro e la maternità: qual è la storia del 2012?

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Libra (Bilancia) è il cortometraggio di Carlota Coronado su donne, lavoro e maternità. Il filmato è uscito nel 2006 e si chiede oggi Nazione Indiana:

Se lo girassero oggi che storia racconterebbe? I nuovi aut-aut sono sempre peggiori dei vecchi.

Cartolina dalla fossa: un libro a quindici anni dall’eccidio di Srebrenica

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Segnala Nazione Indiana a proposito di Srebrenica, di cui a più riprese si è parlato:

Nel quindicesimo anniversario del massacro di Srebrenica, la casa editrice Beit di Trieste pubblica il libro testimonianza di Emir Suljagić “Cartolina dalla fossa”. più un registro sulla vita a Srebrenica prima della tragedia, con le immagini storiche di quei giorni cruciali, i contributi di esperti e studiosi e una cronologia che ripercorre gli avvenimenti più importanti del conflitto in Bosnia dal 1992 ai giorni del massacro.

Il pezzo è di Azra Nuhefendić e, per maggiori informazioni su Cartolina dalla fossa, scritto da Suljagic e pubblicato in italiano da Beit (collana Memoria), si può dare on’occhiata qui.

Nazione Indiana racconta una storia fascista, quella che ha visto imputato lo scrittore Divier Nelli

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Nazione indiana racconta una storia fascista:

Condannato a due mesi di reclusione con tutti i benefici di legge

Si è conclusa con la condanna a due mesi di reclusione (pena comminata dal giudice monocratico di Città di Castello PG), il procedimento di 1° grado che vede imputato lo scrittore Divier Nelli, accusato (Delitto di cui artt. 595 c. 1° e 3° Cp.) di avere offeso la reputazione dei congiunti di Casella Marcello (defunto) attribuendo a questi, nel romanzo giallo Falso Binario (Passigli Editori, 2004), la responsabilità dell’omicidio di Barsottelli Ottavio, avvenuto a Viareggio (Lu) l’11 settembre del 1931. “Siamo abbastanza soddisfatti, si tratta del minimo della pena prevista”, ha commentato l’avvocato Aldo Lasagna “ricorreremo in appello contando in un ribaltamento della sentenza. In appello sarà ripreso in esame il materiale storico già agli atti, comprese le note di polizia dell’epoca che potrebbero fare nuova luce sul delitto Barsottelli.”

E segnala anche che l’approfondimento è qui.

Global Voices in italiano: su Nazione Indiana si racconta l’informazione dal basso

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Global Voices OnlineChe cos’è Global Voices in italiano: lo si spiega su Nazione Indiana con le parole del coordinatore, Bernardo Parrella, e di Eleonora Panto, entrambi anime fin dall’inizio del progetto:

Poco più di cinque anni fa Rebecca MacKinnon ed Ethan Zuckermann cercavano di capire come i blog ed il giornalismo partecipativo potessero favorire conversazioni dirette e più significative tra persone di Paesi diversi, soprattutto al di fuori del mondo occidentale e ben oltre la sfera alquanto uniforme dei media mainstream.

Da un incontro internazionale di tali blogger, tenutosi nel dicembre 2004 presso il Berkman Center for Internet and Society della Harvard University, prese così le mosse Global Voices Online, network non-profit che dà voce ai citizen media e alle produzioni di cittadini-reporter sparsi nel mondo, selezionandone gli interventi originali e rilanciandoli in articoli in inglese, a loro volta ritradotti in altre 17 lingue, innescando così un circuito di rilanci e conversazioni continue.

Dopodiché è giunta anche la versione italiana e varie volte se n’è parlato anche da queste parti.

Biondillo su Nazione Indiana: la strana bambola e i tacchini allevati in batteria

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Gianni Biondillo, su Nazione Indiana, pubblica il post Brenda, R.I.P. in cui, tra l’altro, dice:

Viene facile oggi costruire la trama del dolore. Finzionare la tua vita, la tua morte. Facile e perciò ancora più ignobile. Ché l’abitudine a narrare le esistenze ormai ci impone di trovare sempre i legami, gli intrecci, i nodi nel pettine. Sembra già fatta, la storia, già pronta la trama. La politica che gioca sporco nelle stanze da letto del potere, i ricattatori nei secoli fedeli, la morte del protettore cocainomane, il tuo computer immerso nell’acqua per distruggere le prove, i filmati compromettenti, da tracciare, inseguire, occultare, come in un thriller, i nomi, i nomi che non posso essere resi noti, nomi che pesano, che farebbero tremare il Palazzo, la tua morte proprio oggi, nel Transgender day of remembrance. Quanti bagneranno il biscotto nella melma di questo intreccio, quanti, colmi di pietà pelosa, gonfieranno il petto come pavoni, come tacchini allevati in batteria?

Biondillo ha ragione. Sulla vicenda si è scritto e detto molto, prima e dopo i fatti della settimana scorsa, e la percezione che se n’è avuta è quella di una strana bambola, di un ibrido, senza personalità e senza mente, al servizio dei vizi dei potenti. Di certo, per restituirle almeno in parte ciò che le è stato tolto, dato che viva non lo sarà mai più, credo anche che ci si debba augurare che su questo delitto non scenda il silenzio. E/o l’archiviazione, a un certo punto. Perché allora sì che rimarrà nella memoria solo come un argomento da bar con cui darsi di gomito, lo scandalo di una strana bambola usata e gettata via da chissà chi e per chissà quale motivo.

Guai a raccontare delle navi dei veleni. Anche sotto forma di recensione

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Mentre si è tornati a parlare di navi dei veleni (qualche giorno fa in proposito si segnalava il pezzo di Biagio Simonetta pubblicato su Nazione Indiana, ‘Ndrangheta: viaggio nelle terre radioattive), c’è chi si vede trascinare nelle peste per aver raccontato di un libro che affronta l’argomento e di cui si era scritto anche da queste parti. Accade a Loredana Lipperini:

Sono stata convocata in questura, per una querela. Berlusconi? No. La causa è una recensione a Navi a perdere di Carlo Lucarelli. Precedenti: uno e due. Qui, approfondimento.

Nazione Indiana: 2 agosto 1980, nel cuore devastato del paese

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Manca meno di un mese all’anniversario, quello numero 29, e Franz Krauspenhaar pubblica su Nazione Indiana questo suo nel cuore devastato del paese. Un racconto efficace per descrivere ciò che accadde il 2 agosto 1980:

Superammo gli Appennini ascoltando Wish you were here dei Pink Floyd, due volte, cosa che mi intristì ancora di più. Trovavo quella musica vertiginosa ma anche cupa, come di messa rock in ricordo del defunto. Rivedevo la distruzione, l’autobus 37 che girava in tondo, pieno di corpi straziati, la bambina consolata da un vecchio, il facchino grande e grosso che piangeva come un bambino e invocava la mamma. Fui contento di approdare alla stazione di Firenze e di salutare l’amico Boratti, ringraziandolo per la gentilezza. Volevo sparire dall’Italia, ma mi dirigevo invece nelle sue viscere alchemiche. Il treno per il sud transitò un’ora dopo, l’attesa a Santa Maria Novella fu estenuante. M’immaginavo che potessero avvenire altri attentati. Come in un campo minato. L’Italia, questo stivale marcio sempre nella palta di un dopoguerra infinito, era il campo lunghissimo e stretto lungo il quale gli assassini seriali avevano forse disseminato altre bombe. Una linea ferroviaria che diventava il corpo di un moribondo, al quale saltavano centri nervosi e organi vitali uno dopo l’altro, senza che per questo morisse, riuscisse a spegnersi del tutto. Rimaneva, il corpo-paese, come un essere umano in coma profondissimo.