Un grazie a Loredana Lipperini per aver parlato di questo blog nella rubrica “Internet Club” su RCult, supplemento domenicale di Repubblica, il 10 maggio 2015.
loredana lipperini
“8 marzo. Una storia lunga un secolo”: dall’origine di una ricorrenza a come si è modificata nel corso del tempo
Standard8 marzo. Una storia lunga un secolo di Tilde Capomazza (femminista e programmista televisiva) e Marisa Ombra (ex partigiana e vicepresidente nazionale dell’Anpi) e con la prefazione di Loredana Lipperini.
(Via Booksblog)
#Save194: la tutela della sociale maternità passa dalla libertà di scelta e dalla memoria delle battaglie civili
StandardQuando è stata scattata questa foto era nel febbraio del 2008, quando fu organizzata una manifestazione in difesa della legge 194, quella sulla “tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, dopo episodi di questo genere. Ora, a oltre quattro anni di distanza, si riparte con #Save194, dall’hashtag da usare su Twitter per motivi che, ad li là di contesti di cronaca contingenti, nella sostanza sono immutati, difesa della libertà di scelta e di memoria delle battaglie civili. Il rimando è al blog di Loredana Lipperini dove ci sono anche le modalità di azione. Ecco perché:
Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum. L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe “gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.
Continua qui.
Loredana Lipperini: invecchiare da piccole, tra crescita anzitempo e terrore della vecchiaia
StandardDei libri e delle tematiche di cui si occupa Loredana Lipperini si era già scritto, per le bambine, qui e per le donne più mature qui. Sempre in tema, nel post Invecchiare da piccole, scrive tra l’altro che:
E, a proposito di bambine, arriva la notizia dei cosmetici “anti-age” per scolarette delle elementari, già immortalate in gennaio su Vogue. A proposito di modelli unici. A proposito di terrore per la vecchiaia. A proposito.
Già, a proposito.
Da Domani: come può una donna affidare il suo voto a una classe politica del genere?
StandardAvevamo pensato di utilizzare questo messaggio arrivato in redazione nella sezione C’è posta per noi. C’era già il titolo, “Caro Domani, mi vendo perché mi pagano. Si chiama mercato, dove esistono domanda e offerta”, e avevamo mantenuto la richiesta della mittente di pubblicarne solo le iniziali per ovvie ragioni, “V. V., hostess, ragazza immagine, talvolta escort, Milano”. Ecco cosa ci scriveva:
Ma di cosa vi scandalizzate tanto? Pensate davvero che noi, prostitute d’alto bordo, per usare un linguaggio un po’ desueto (sono stata a scuola anche io, addirittura ho preso una laurea umanistica), siamo solo delle bellocce parcheggiate nei bar tra Brera e via Monte Napoleone in attesa del cliente di turno? Ora vi racconto per sommi capi la mia storia. Faccio parte anche io delle bellocce. All’università facevo di giorno la hostess nelle fiere e la sera ballavo nelle discoteche. Non c’è voluto molto per fare il “salto di qualità”: aggiungere delle entrare extra a quelle che si possono inserire nella dichiarazione dei redditi. Vado a cena con un farmacista, a teatro con un avvocato, a fare shopping con uno sportivo. A letto con tutti.
E così, nel 2011, venne il giorno in cui si invocò il rogo di libri e scrittori ritenuti “scomodi” nelle biblioteche (del veneziano)
StandardEbbene sì, c’è chi vuole far sbattere fuori dalle biblioteche della provincia di Venezia molti libri di molti scrittori italiani e francesi. Motivazione? Il sostegno a Cesare Battisti, per quanto la ragione suoni come una scusa. Per saperne di più si legga qui o anche qui (se ne parla anche Booksblog). Per indignarsi, si scriva all’indirizzo info[at]speranzon.it. Per rimanere aggiornati, su Twitter si può seguire @Wu_Ming_Foundt.
Aggiornamento: sul blog di Loredana Lipperini viene riportato che la Provincia di Venezia (e non solo) prende le distanze dalla lista di proscrizione letteraria di Raffaele Speranzon.
Aggiornamento del 19 gennaio: Booksblog racconta che la farsa continua: la Regione Veneto invita le scuole a censurare gli autori della lista nera.
Non è un paese per vecchie: cronache di un’altra guerra tra poveri
StandardLoredana Lipperini, nel 2007, aveva firmato per Feltrinelli un libro che si intitolava “Ancora dalla parte delle bambine”, eredità ideale del quasi omonimo libro di Elena Gianini Belotti per spiegare il “ratto” dell’infanzia e dell’adolescenza, sostituito da una forzatura della crescita verso ruoli (compresi quelli erotici ispirati dai mass media) tipici dell’età adulta. Con il recente “Non è un paese per vecchie”, l’autrice compie un salto temporale e passa all’ultima parte della vita, per raccontare di una nazione in cui si è instaurato un nuovo tabù: quello della naturale decadenza fisica e psicologica che precede la morta, e del suo esorcismo collettivo officiato a tutti i costi. Compreso quello che prevede la ghettizzazione dei cittadini più avanti con l’età, collettore di nuove forme di odio derivanti da un assetto sociale sempre più povero ed esasperato.
Perché affrontare il discorso della vecchiaia e iniziare il libro lavorando sul cambiamento semantico registrato sui media?
Per tanti motivi. Un po’ perché c’era una sollecitazione sociale prima che semantica. È una cosa che ho raccontato molte volte: una lettrice che a Bari mi disse “occupati anche di noi”. È la cosiddetta “generazione sandwich”, quella che accudisce i nipoti e gli anziani e che in effetti sopperisce a un’assenza totale dello Stato. Questo molto prima che si rendesse noto che l’Italia è penultima, prima della Polonia, nell’Europa a 27 per l’assistenza alle famiglie. E poi c’era una considerazione che riguardava in realtà la mia generazione, quella dei cinquantenni e quella che io metto più sotto accusa nel libro: è qui che nessuno accetta la definizione di persona non dico vecchia, ma quanto meno matura. Volevo insomma spiegare questa impersonificazione di se stessi come eterni giovani. Una tendenza che sfalsa tutto perché, se non si accetta la propria età, si spalmano in un unico insieme tutte le generazioni, quelle che vengono prima e quelle che vengono dopo. Dunque vediamo le bambine crescono in fretta per diventare simili al modello adulto proposto e le donne mistificano l’ultima parte della vita adulta. Al centro di questa tendenza, si pone la vecchiaia, che diventa questa zona piccolissima prima della morte.
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Nel giorno della memoria, per conoscere e dunque ricordare
StandardA volte, per sapere e dunque per ricordare, non occorre compiere chissà quali viaggi. Accade per esempio con il Prinsengracht 263 e per vedere qualcos’altro basta un click. Intanto, nel giorno della memoria, si provi a dare un’occhiata ad alcune riflessioni sui rischi degli stereotipi, per quanto possano essere involontari, e su chi cerca pace. E anche sulla memoria da trasformare in qualcosa di vivo.
Guai a raccontare delle navi dei veleni. Anche sotto forma di recensione
StandardMentre si è tornati a parlare di navi dei veleni (qualche giorno fa in proposito si segnalava il pezzo di Biagio Simonetta pubblicato su Nazione Indiana, ‘Ndrangheta: viaggio nelle terre radioattive), c’è chi si vede trascinare nelle peste per aver raccontato di un libro che affronta l’argomento e di cui si era scritto anche da queste parti. Accade a Loredana Lipperini:
Sono stata convocata in questura, per una querela. Berlusconi? No. La causa è una recensione a Navi a perdere di Carlo Lucarelli. Precedenti: uno e due. Qui, approfondimento.
ManiArmate: streghe di comodo per fenomeni senza nazione
StandardIaia Vantaggiato, su ManiArmate, parla di violenza pubblica, violenza privata e roghi contemporanei di streghe di comodo. Partendo dai fatti di Napoli che hanno visto come vittima un ragazzino di dodici anni, la giornalista del quotidiano Il manifesto pone tre questioni (un delitto sotto gli occhi di tutti, un sopruso dettato dal dominio e l’assenza dell'”elemento straniero”). Soprattutto in merito a quest’ultimo punto, scrive Iaia:
L’uomo non «veniva da fuori» e non aveva intenzione di punire l’intero popolo italiano violentando le «sue» donne. Lo ripeteremo sino alla noia. La violenza non ha nazione e l’accanimento contro qualsiasi gruppo etnico sempre di più evoca gli orrori del nazifascismo e del mito della razza. Potremmo, da domani, parlar male di tutti i napoletani solo perché uno di loro si è macchiato, forse, di un crimine orrendo? La vicenda di Napoli ci consegna la vita distrutta di un bambino. Ma anche l’abbrutimento di un intero paese che prima violenta e poi brucia le proprie streghe.
In merito poi alla violenza sulle donne, segnalano Loredana Lipperini e Sorelle d’Italia la bambola da far girare quotidianamente.