Sul Fatto Quotidiano, “Le mani della ‘ndrina, poche analisi sull’inquinamento”

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Due pagine su Caorso: ritorno atomico firmate da Maurizio Chierici e pubblicate sul Fatto Quotidiano di oggi. Argomento: «Nella città della centrale si parla del nuovo possibile impianto, mentre restano da smaltire 8700 fusti di vecchie scorie». Sotto l’articolo di Maurizio, l’intervista “Le mani della ‘ndrina, poche analisi sull’inquinamento”, derivata da questo pezzo precedente.

Per scaricare la doppia pagina centrale, si può cliccare qui (pdf, 495KB).

“Vittime – Gli anni di piombo”, un documentario di Giovanna Gagliardo

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Un documentario che dura novantacinque minuti. Si intitola Vittime – Gli anni di piombo di Giovanna Gagliardo:

Trent’anni della nostra storia raccontati in un percorso a ritroso che parte dal 2003 – nel giorno dell’uccisione dell’agente di Polizia ferroviaria Petri – e si conclude il 12 dicembre 1969 con la strage di Piazza Fontana a Milano. Con un’idea su tutte: restituire la memoria ai sopravvissuti, ai familiari e alle vittime del terrorismo. Sono state raccolte una ventina di testimonianze che, con l’aiuto e il supporto visivo dei notiziari di allora, ricostruiscono i fatti e la memoria di quelle tragiche giornate. Percorsi personali, quasi privati, che ci restituiscono, insieme alle personalità, i progetti e le idee degli uomini e delle donne a cui è stata spezzata la vita; il dolore e il lutto dei parenti, la loro solitudine, e la coscienza certa che il loro destino è un fatto che riguarda tutti noi.

Della pellicola, realizzata in collaborazione con l’Associazione italiana vittime del terrorismo (Aiviter), se ne parla diffusamente sul blog Porci con le ali di Maria Simonetti. Inoltre, oltre al video pubblicato sopra – un’intervista alla regista -, sul sito dell’Espresso è stato pubblicato il trailer.

Caso Moro, in uscita “Via Fani ore 9.02” di Manlio Castronuovo e Romano Bianco

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Via Fani ore 9.02Per la casa editrice Nutrimenti uscirà a metà mese il libro Via Fani ore 9.02 – 34 testimoni oculari raccontano l’agguato ad Aldo Moro, scritto dal saggista Manlio Castronuovo (già autore sul caso del volume Vuoto a perdere) e dal giornalista Romano Bianco. L’ottica adottata dagli autori è quella di far parlare chi il giorno dell’imboscata era presente:

passanti occasionali, residenti della zona, inconsapevoli protagonisti che hanno potuto osservare il rapimento di Moro, l’uccisione della sua scorta, la fuga del commando brigatista. Testimonianze a ridottissimo rischio di manipolazione, rese nelle ore immediatamente successive ai fatti, prive delle distorsioni e delle ritrattazioni frutto del lungo percorso giudiziario. Parole passate al setaccio, che permettono la messa a fuoco di molti particolari, spesso inediti, raccolti in “presa diretta”. Le deposizioni ufficiali sono integrate da un ampio apparato di mappe della zona […] all’interno delle quali è stata ricostruita minuto per minuto la posizione di tutti coloro che hanno assistito all’agguato, alle sue fasi preparatorie o alla fuga, riportando rigorosamente cosa ognuno dei testimoni ha detto agli inquirenti di aver visto […]. La voce narrante e le voci dei testimoni si integrano in un’inchiesta tra saggio e noir […] che offre nuovi spunti di riflessione. In primo luogo sul motivo per il quale i brigatisti, contrariamente a come hanno raccontato di aver agito, abbiano abbandonato le auto in Via Licinio Calvo in tre differenti momenti: un codice di comunicazione interno del commando, che sancisse l’esito positivo di tre singole fasi dell’azione (primo trasbordo di Moro; tutti i brigatisti al sicuro; Moro nel covo). E ancora, nuovi elementi: come la certezza che l’Alfasud beige, accorsa sulla scena pochi istanti dopo l’operazione, fosse a tutti gli effetti un’auto in borghese appartenente alla Questura; e la figura di Bruno Barbaro, testimone rimasto nell’ombra per quindici anni, e recentemente scoperto legato al colonnello Pastore Stocchi, direttore del centro di addestramento dei “gladiatori” di capo Marrargiu.

E ancora a proposito di Moro, ma di un’altra via, via Gradoli, un assiduo frequentatore di questo blog segnala (grazie!) questo articolo di Paolo Brogi: Mokbel, il giallo di via Gradoli. La sorella parlò del covo delle Br. Chi sia Gennaro Mokbel si può vederlo qui.

Scandalo Telecom-Sismi: per Gomez, “a sei anni di distanza è stato tutto uno scherzo o quasi”

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Oggi, a sei anni di distanza, possiamo dire che è stato tutto uno scherzo o quasi. Tutti i principali imputati della vicenda, dipendenti Telecom, stanno uscendo dal processo con un patteggiamento e con dei risarcimenti minimi. I vertici dell’azienda era testimoni e sono rimasti testimoni. Secondo i giudici, Tronchetti Provera non sapeva nulla di quello che era accaduto nella sua azienda […]. Sotto processo rimangono due […] personaggi importanti. Uno è l’investigatore privato fiorentino Emanuele Cipriani […], il proprietario del cosiddetto archivio Z. Altro grande imputato […], forse presto salvato dal segreto di Stato […], è l’ex capo del controspionaggio Marco Mancini […]. La legge che ha ordinato la distruzione di quei dossier era una legge suicida perché quei dossier erano tutti in formato elettronico, ovviamente continuano a circolare e continuano a produrre veleni.

Peter Gomez parla in questo video pubblicato su VoglioScendere.it dello scandalo Telecom-Sismi in un periodo in cui nuove bufere si stanno abbattendo sul colosso telefonico. E fa un desolante punto della situazione. La legge bipartisan a cui poi si rifesce Gomez è la n. 281 del 20 novembre 2006 a conversione di un decreto di due mesi precedente conosciuto anche come ddl Mastella. Infine, tra vecchi e nuovi scandali, si dia un’occhiata alla premiata ditta spioni e ghioni anticipata oggi sul sito dell’Espresso.

Uccidere Fidel Castro: i piani più assurdi ideati dalla CIA

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Fidel Castro AssassinatedNeatorama pubblica un elenco dei piani più folli della CIA per uccidere Castro. Si va dall’indicarlo come l’anticristo da eliminare nell’imminenza del ritorno del figlio di Dio (scatenandogli contro anche i cattolici) all’ucciderlo in spiaggia con una conchiglia esplosiva, dall’imbottirlo di LSD per farlo finire fuori strada al colpirlo con una macchina da presa che nasconde un’arma da fuoco.

Alcune di queste storie erano contenute già nel libro di cui era si era parlato un po’ di tempo fa, Cia – Culto e mistica del servizio segreto di Victor Marchetti e John D. Marks. Nel post di Neatorama si aggiunge un altro paio di carte: l’embargo del baseball raccontato nel libro Endless Enemies di Jonathan Kwitny e il ricorso dei fratelli Kennedy al “padre” di James Bond, Ian Fleming, come rievocato in Deadly Secrets di Warren Hinckle e William Turner (gli scrittori di fiction saranno utilizzati anche in altri contesti).

La copertina del libro riportata accanto a questo post e disponibile su Flickr si riferisce invece all’edizione del 1961 di un libro, Killing Castro, opera di fantasia firmata da Lawrence Block (sotto lo pseudonimo Lee Duncan) uscita nel periodo della crisi della Baia di Porci e rintracciabile solo in un’edizione più recente.

“Se la colpa è di chi muore”: Fabrizio Ricci racconta la vergogna della Umbria Olii

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Se la colpa è di chi muore di Fabrizio RicciSi chiama Fabrizio Ricci il giornalista che firma il libro appena pubblicato Se la colpa è di chi muore:

Se la colpa è di chi muore è destinato a scuotere le coscienze dei cittadini: Giuseppe Coletti, Tullio Mottini, Vladimir Thode e Maurizio Manili non sono soltanto 4 dei 1.300 lavoratori che vengono uccisi ogni anno nei cantieri e nelle fabbriche, ma sono dei cittadini assassinati due volte. La prima il 25 novembre 2006, durante l’esplosione dei silos dello stabilimento della Umbria Olii. La seconda quando l’amministratore delegato dell’azienda, e unico indagato nel processo penale per le loro morti, ha avanzato al tribunale civile una richiesta di risarcimento ai figli e ai famigliari delle vittime: 35 milioni di euro per i danni causati dalla loro imperizia. Fabrizio Ricci ricostruisce le drammatiche sequenze dell’incidente e le successive, grottesche vicende giudiziarie: assieme, offre uno spaccato della tragedia delle morti bianche e chiarisce quanto sia sicuro lavorare nel nostro Paese e a quale costo.

La vicenda narrata nel libro è questa e per leggerne ancora si può andare qui e qui.

Sul blog di Giuseppe Casarrubea la storia di Maria Adelaide Tucci in via Tasso

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Sul blog di Giuseppe Casarrubea si parlava nei giorni scorsi di via Tasso:

Ricorre domani [ieri, NdB] il 66° anniversario dell’arresto di Maria Adelaide Tucci, sposata Riccio, vivandiera e portalettere degli ufficiali della Regia Marina che hanno aderito al governo del maresciallo Badoglio, e che, pertanto, sono perseguitati dalle truppe tedesche a Roma. È il 18 febbraio 1944 quando le SS, guidate da Erich Priebke e seguite da due repubblichini, si presentano a casa della donna. Forzano la porta e irrompono nell’appartamento. Dopo poche ore la signora, appartenente alla borghesia di tradizione monarchica della capitale, è già in via Tasso al cospetto di Herbert Kappler.

Qui è sottoposta a vari interrogatori. I nazisti cercano “un taccuino nero zeppo di nomi, indirizzi e notizie sulla resistenza della Regia Marina a Roma e dintorni”. Non cavano, però, un ragno dal buco e così, dopo 56 giorni di prigionia, il 16 aprile 1944, “Milaide” è liberata grazie alla provvidenziale intercessione di Trude Zeiss, una tedesca amica della famiglia Riccio, ma anche di Herbert Kappler. Ecco in pdf il racconto della figlia Bianca, pubblicato dal quotidiano l’Unità il 13 maggio 1994:

Il racconto di Bianca Riccio 1
Il racconto di Bianca Riccio 2

Via Tasso, da Life. Per leggere il testo integrale della Memoria scritta da Maria Adelaide Riccio nel maggio 1970, clicca qui sotto:

Memoria di Maria Adelaide Riccio
Scheda su Tullio Riccio

Questi due documenti provengono dall’Archivio di famiglia di Alessandra Baduel, figlia di Bianca Riccio e nipote della signora Maria Adelaide Tucci in Riccio. Alessandra Baduel, che ringraziamo vivamente per il suo prezioso dono, è giornalista del quotidiano la Repubblica.

Quello di Casarrubea è un blog da seguire, per chi nutre passioni storico-politiche. Perché qui ne troverà di documentazione originale da poter consultare.

“Eroi moderni”, a Terni per parlare delle vittime della mafia

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Domani a Terni, per la seconda giornata della legalità, si parlerà in due riprese di Eroi moderni: per non dimenticare le vittime della mafia: la prima il mattino con gli studenti e la seconda nel pomeriggio, a partire dalle 17.30, a Palazzo Primavera. E saranno presenti i familiari di alcune di queste vittime per raccontarne la storia. Queste le voci che si alterneranno:

  • i coniugi Agostino: genitori dell’agente di polizia, Nino Agostino, ucciso il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini insieme alla moglie Ida Castellucci, incinta di cinque mesi di una bambina
  • Sonia o Francesco Alfano: figlia (presidente dell’Associazione nazionale familiari vittime della mafia) o figlio (membro del consiglio direttivo dell’Associazione nazionale familiari vittime della mafia) di Beppe Alfano, giornalista, professore e politico italiano nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messima dove fu ucciso dalla mafia l’8 gennaio del 1993
  • Gianluca Manca: fratello di Attilio Manca, giovane urologo di fama internazionale ucciso a Viterbo il 12 febbraio del 2004 in circostanze misteriose

A moderare ci sarà il giornalista Gianni Lannes, direttore di Italia Terra Nostra.

Fiorini, corsaro della finanza: dalla Metro Goldwyn Mayer alla Parmalat

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Domani di Maurizio ChiericiLa Metro Goldwyn Mayer è un’istituzione del cinema non solo statunitense. Creata nel 1924 attraverso la fusione di due preesistenti case di produzione, nel corso dei decenni ha prodotto film passati alla storia come Via col vento, Il mago di Oz, Cantando sotto la pioggia, 2001: odissea nello spazio e alcune delle pellicole dedicate allo 007 per eccellenza, James Bond. Ma la sua è stata anche una vicenda che ha segnato i decenni per le traversie societarie, iniziate negli anni Settanta e arrivate, nel giro di un ventennio, alla soglia di fallimento. Erano i tempi in cui la Mgm aveva in gestione la United Artists e si era ancora ben lontani dall’arrivo di Sony, con cui oggi produce anche fiction per il piccolo schermo, e della Comcast Corporation.

Per il colosso del cinema americano sembrano però tornati i tempi duri. Tanto che alla fine dello scorso anno è stata annunciata la vendita dei propri studios, valutati un paio di miliardi di dollari. E un mese più tardi s’è fatto avanti un imprenditore indiano, Anil Ambani, che già aveva investito nella DreamWorks di Steven Spielberg. Ma questa è una vicenda in essere, non ancora conclusa, e che non fa parte del pezzo della storia che si vuole raccontare.

Una storia che ha uno scenario italiano e che vede comparire un personaggio il cui nome torna ancora oggi, quando si parla del crack della Parmalat e delle traversie giudiziarie di Callisto Tanzi. Si chiama Florio Fiorini e, sul finire degli anni Ottanta, si faceva chiamare il «corsaro della finanza» e il «lavandaio». Sopravvissuto agli anni della P2 e della bancarotta del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi – erano anni in cui ricopriva la carica di direttore finanziario dell’Eni –, passò in seguito ad altra occupazione e ad altri interessi e per lui i guai economici e giudiziari videro anche come oggetto proprio la Metro Goldwin Mayer.
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