“Non ci resta che crescere” sapendo tuttavia che esiste “l’1 per cento che controlla il mondo”

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Non ci resta che crescerePeacereporter, attraverso un pezzo di Enrico Piovesana, racconta di quella percentuale, l’1 per cento che controlla il mondo:

La prestigiosa rivista New Scientist ha rivelato nei giorni scorsi i risultati di un complessa ricerca condotta da un team di economisti dell’Istituto Svizzero di Tecnologia, che rivela come una rete di poche decine di multinazionali, soprattutto banche, controlli di fatto l’economia mondiale.

Gli studiosi di sistemi guidati dal professor James Glattfelder hanno analizzato le relazioni che intercorrono tra circa 43mila multinazionali, scoprendo che al centro della mappa della struttura del potere economico mondiale vi sono 1.318 multinazionali che detengono l’80 per cento della ricchezza economica globale.

Tra queste, secondo la ricerca, ce ne sono 147 che controllano il 40 per cento del sistema. Le più potenti di queste super-entità sono quasi tutte banche (Barcalys, JP Morgan Chase, Ubs, Merryl Lynch, Deutsche Bank, Credit Suisse, Goldman Sachs, Bank of America, Unicredit, Bnp Paribas), più alcune grandi società finanziarie americane e compagnie assicurative.

L’articolo di Piovesana fa parte di un dossier più ampio, Non ci resta che crescere, che parte dall’omonimo libro (la casa editrice è Egea e il sottotitolo si riferisce alle “riforme: chi perde, chi vince, come farle”) curato dal docente della Bocconi Tommaso Nannicini. Il quale parte da una domanda e da una risposta:

Perché in Italia, da oltre un decennio, si fa un gran parlare di riforme finendo per fare poco o nulla? La risposta è apparentemente semplice: i potenziali vincitori non hanno voce presso partiti e parti sociali, mentre i potenziali sconfitti sanno bene come far pesare la loro influenza.

Dal sito della casa editrice si possono scaricare in pdf l’introduzione (593KB), l’indice (51KB) e i profili dei singoli autori (112KB).

Loretta Napoleoni: la crisi, l’Italia e il fallimento (pilotato o meno). Non se ne parla e rischia di far saltare l’euro

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Loretta Napoleoni, autrice del recente Il contagio. Perché la crisi economica rivoluzionerà le nostre democrazie, in tema di finanza fa affermazioni interessanti, da approfondire. E soprattutto prospetta scenari diversi rispetto a quelli che in genere si sentono declinare dagli addetti ai lavori. Nel post Default: sarà l’Italia a far saltare l’Europa, pubblicato su Cado in piedi, traccia un (drammatico) quadro di quanto sta accadendo in Grecia, tra ospedali con farmacie sempre più vuote, incremento di pasti erogati dagli enti caritatevoli, scioperi e scontri di piazza. “C’è una situazione quasi da guerra civile”, scrive, ma non si limita a quanto avviene nella penisola ellenica. A proposito dell’Italia e della sua condizione economica, considera:

Per quanto riguarda l’Italia la maggior parte degli economisti anglosassoni e tra questi ci sono anche gli americani, si domanda come mai in Italia non si parli di questo, come mai l’Italia non abbia iniziato a livello proprio di intellettuali e di economisti, un dibattito sulla possibilità di un default pilotato o anche sulle alternative a una politica che chiaramente è una politica che non funziona, si pensa infatti che questo declassamento delle società di rating sia solamente l’inizio di una serie di declassamenti che dovrebbero presentare l’economia italiana come quella più malata e quella più cruciale alla rottura dell’Euro.

Perché? Perché l’Italia non è la Grecia: la Grecia è una piccola parte dell’economia europea, l’Italia è il terzo paese dell’Unione Europea, quindi è in un certo senso, un paese troppo grande per fallire, ma nello stesso tempo anche troppo grande per essere salvato. Il debito è decisamente troppo elevato per poter essere assorbito anche dalla Bce o anche dal Fmi che adesso pare voglia acquistare anche parte del debito.

Quindi quello che si pensa è che il paese che potrebbe portare alla rottura dell’Euro e quindi alla disintegrazione di questo Euro così come l’abbiamo conosciuto noi e quindi a uno sdoppiamento dell’Euro, non sarà la Grecia ma sarà l’Italia che è il paese che seguirà a ruota la Grecia, qualora questa vada in bancarotta.

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Ferrero (Fds): “Il Vaticano e Casini diano uno scossone al bipolarismo”

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Paolo FerreroE Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, disse: Il Vaticano e Casini diano uno scossone al bipolarismo.

Il Vaticano e il centro cattolico di Pier Ferdinando Casini aiutino la politica italiana a rompere lo schema del bipolarismo. Le parole, a sorpresa, sono di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, intervenuto alla festa di Liberazione di Sala Baganza, provincia di Parma. E che lancia una proposta: i circoli della Federazione della Sinistra “adottino” un supermercato vicino a casa e, attraverso il sostegno ai lavoratori, organizzino uno sciopero del consumo per cambiare contratti come quello nazionale del commercio.

“Il bipolarismo? Sembra tifo calcistico”

La location da cui parla il primo segretario del Prc a non giungere dal Partito comunista (Ferrero ha iniziato in Democrazia Proletaria ed è arrivato al ministero delle politiche sociali nel secondo governo Prodi, anni 2006-2008) è quella di una provincia che, nelle strade del suo capoluogo, ha già detto che “tutto questo non lo accetterò più”. La celebre frase di “Quinto potere” ben si adatta all’esasperazione dei cittadini di Parma, che da settimane protestano contro l’amministrazione di centro destra di Pietro Vignali, invischiata in storie di tangenti sul verde pubblico, ma anche nei megabuchi delle partecipate.

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Referendum, tra vittorie e minacce dal nucleare all’acqua pubblica. Da vedere ora che accadrà

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Acqua bene comune - Foto di ateneinrivolta.org

In una giornata in cui per la seconda volta va dritta (e probabilmente questa è più importante, visti i temi in ballo), sembra utile tornare su alcuni dei temi dei referendum. Per questo Peacereporter segnala qualche approfondimento:

Inoltre adesso occorrerà vedere se alcune delle minacce portate avanti dal fronte del no al secondo quesito sull’acqua negli ultimi giorni della campagna referendaria verranno concretizzate. La minaccia in questione si trova nell’articolo Hera: “Se vince il sì smettiamo di investire”.

“Ribelliamoci. L’alternativa va costruita”: Luciana Castellina racconta ciò che viene dopo l’indignazione

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Ribelliamoci. L'alternativa va costruitaRibelliamoci. L’alternativa va costruita (Aliberti, 2011) è un gran bel libro scritto da Luciana Castellina con interventi di don Andrea Gallo, Margherita Hack, Gianfranco Mascia, Germano Nicolini, Tino Tellini, Marco Travaglio ed Enrico Vaime. Anche in questo caso lo spunto nasce dall’ormai celebre Indignez vous! di Stéphan Hessel (se ne parlava qui e nel frattempo è uscito anche per in italiano per i tipi di Add Editore).

Ecco cosa aggiunge il testo di Castellina a un dibattito sull’indignazione che inizia a comporsi di più voci:

Si tende a pensare che la propria generazione sia migliore di quelle che le sono succedute. Se a me piace molto il vecchissimo Stéphane Hessel, che di anni ne ha novantadue, undici più di me che pure sono Matusalemme, è proprio perché, anziché chiudersi nella nostalgia del suo passato, lo usa come un altoparlante per
mobilitare i giovani cercando di dar loro il massimo della fiducia. E li chiama a tramandare quanto di meglio è stato fatto prima che nascessero. Ecco la parola che, insieme a indignazione, ribellione e responsabilità, vorrei esaltare: tramandare. Perché un passaggio di testimone è indispensabile per dar senso alla storia dell’umanità.

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“Il perché dei gelsomini”: scoprire che nell’altro non c’è nulla di così diverso. Sciortino lo racconta

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Il perche' dei gelsomini di Alberto SciortinoMentre continuano le cronache degli sbarchi e dei quanto meno discutibili trasferimenti dei profughi, arriva da terrelibere.org un libro elettronico di Alberto Sciortino intitolato Il perché dei gelsomini – Tunisia. Le cause della rivoluzione che ha rovesciato Ben Alì

Li vediamo sbarcare a Lampedusa. E li abbiamo chiamati disperati senza volto e volontà, pronti a invadere l’Europa-Fortezza. Oppure, i più raffinati, ‘masse arabe’ strette tra fondamentalismo islamista e regimi sì dittatoriali, ma pur sempre filo-occidentali. La “rivoluzione dei gelsomini” poteva spazzare via questi luoghi comuni. Cancellare la nebbia che divide le due sponde del Mediterraneo. Spingerci a chiedere: cosa c’è dall’altra parte? Magari per scoprire che non c’è nulla di così diverso, di abissalmente ‘altro’.

Nel gennaio 2011, la protesta non-violenta ha spazzato via in pochi giorni un dittatore brutale ma con molti amici. E molto potenti, specie in Francia e in Italia. Nessuno lo aveva previsto. E anche dopo ci si è fermati alle banalità e troppe domande sono rimaste senza risposta.

Sono 40 pagine per un libro in formato pdf e epub.

Indignarsi non basta, occorre costruire. Riflessioni politiche sul dubbio e sull’azione

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Indignarsi non basta di Pietro IngraoResistere, resistere, resistere. E costruire. Perché Indignarsi non basta, dice Pietro Ingrao nelle sue conversazioni con Maria Luisa Boccia e Alberto Olivetti nel libro che esce domani per Aliberti:

Bisogna costruire una relazione condivisa, attiva. Valuto molto più forte il rischio che i sentimenti dell’indignazione e della speranza restino, come tali, inefficaci, in mancanza di una lettura del mondo e di una adeguata pratica politica che dia loro corpo. Che l’indignazione possa supplire alla politica e, in primo luogo, alla creazione delle sue forme efficaci è illusorio».

Abbiamo iniziato nel dicembre del 2009 a intrattenere con Pietro Ingrao regolari conversazioni su alcuni argomenti e vicende, tra riflessione e memoria, con il proposito di stamparle in un volume al quale stiamo lavorando. È divenuta per noi una consuetudine quasi settimanale. Nello scambio di vedute, approfondiamo alcuni temi ai quali Ingrao ha rivolto la sua attenzione, ma ci dedichiamo anche a questioni e fatti che nascono dalle vicende della cronaca politica di questi mesi.

Nei giorni scorsi, leggendo Indignez-vous! di Stéphane Hessel, ci è capitato di svolgere qualche considerazione sull’impegno politico. Al riguardo, Ingrao ha richiamato alcuni suoi maturati convincimenti espressi in varie occasioni. Accostiamo al testo un secondo colloquio tra noi, «Io dico il dubbio».

Loredana Lipperini: invecchiare da piccole, tra crescita anzitempo e terrore della vecchiaia

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Dei libri e delle tematiche di cui si occupa Loredana Lipperini si era già scritto, per le bambine, qui e per le donne più mature qui. Sempre in tema, nel post Invecchiare da piccole, scrive tra l’altro che:

E, a proposito di bambine, arriva la notizia dei cosmetici “anti-age” per scolarette delle elementari, già immortalate in gennaio su Vogue. A proposito di modelli unici. A proposito di terrore per la vecchiaia. A proposito.

Già, a proposito.