Lucarelli Racconta: gli uomini dello Stato, storie di uomini traditi e abbandonati mentre prestavano un servizio a favore di tutti

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Questa sera su Raitre, alle 21.05, per la trasmissione Lucarelli Racconta, si parlerà degli uomini dello Stato:

Storie di servitori dello Stato abili e onesti, che nella lotta contro la criminalità hanno perso la vita o sono stati traditi e abbandonati alla peggiore delle condanne, l’indifferenza e la rimozione dalla memoria collettiva.

Tra di loro Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, il maresciallo della guardia di finanza Silvio Novembre che collaborò con l’avvocato Giorgio Ambrosoli nella liquidazione dell’impero finanziario di Michele Sindona e il commissario Pasquale Juliano, che tentò di fermare gli ordinovisti veneti prima dell’attentato di piazza Fontana.

Romanzo di una strage: “Davvero, commissario, lei pensa che uomini dello Stato possano aver voluto la morte di tante vittime innocenti?”

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Il video è la ricostruzione dell’esplosione che causò la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. È tratta dal film di Marco Tullio Giordana, Romanzo di una strage, in uscita il prossimo 30 marzo il cui trailer è disponibile qui. In esso si sente una domanda posta a Luigi Calabresi: “Davvero, commissario, lei pensa che uomini dello Stato possano aver voluto la morte di tante vittime innocenti?”

Piazza Fontana, Salvini: quei pezzi di verità mancanti che non si stanno cercando abbastanza

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Piazza Fontana: nessuno e' statoDue settimane fa, in occasione del quarantaduesimo anniversario della bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, è stata presentata la quinta edizione del libro Piazza Fontana: nessuno è stato di Fortunato Zinni, nel 1969 assessore al bilancio del Comune di Bresso e commissario della commissione interna centrale dell’istituto di credito in cui alle 16.37 esplose l’ordigno che uccise 17 persone e ne ferì 88.

Nel volume è riportato anche un saggio di Guido Salvini, il giudice istruttore che riaprì le indagini su quell’attentato. Il testo del magistrato si intitola Piazza Fontana o della perseveranza e si concentra su tre eventi. La fine del lavoro di digitalizzazione degli atti del processo di Catanzaro, una “fotografia insostituibile della storia dell’Italia contemporanea”. E – sottolinea Salvini – “i nove cd, per una incomprensibile resistenza, sono ancora considerati dal ministero copie di atti giudiziari e non atti pubblici” vanificandosi così, per adesso, il senso dell’iniziativa.

Inoltre a tutt’oggi non c’è ancora traccia di un’altra iniziativa: la rimozione del segreto di Stato dando piena attuazione alla legge 124 del 2007 che riforma i servizi segreti e ciò che deve rimanere riservato. Come già ribadito altrove, sono ancora molti gli archivi da declassificare e rendere, se non pubblici, almeno fruibili al ricercatori. “Per rendere realizzabile la proposta”, scrive Salvini, “basterebbe poco. Sarebbe sufficiente che il ministero della cultura […] potesse nominare una commissione formata da storici, studiosi ed esperti di ricerche d’archivio, autorevoli e indipendenti […]. Sarebbe uno strumento semplice […] e un passo importante per la ricerca di ‘più verità'”.

Infine un riferimento alla richiesta presentata nel 2009 alla procura di Milano dai familiari delle vittime di piazza Fontana per la riapertura delle indagini. “Nuovi documenti”, dice ancora il magistrato, “e nuovi testimoni sono infatti apparsi e altri, anche in modo spontaneo, sono emersi anche di recente. Nuove piste investigative percorribili si sono delineate, che non possono sfuggire a chi ha esperienza di queste cose”. Ma nulla è avvenuto. “Una scelta [che] sembra la continuazione di quanto avvenuto negli anni Novanta, quando le nuove indagini […] furono considerate meritevoli di poca attenzione […] incidendo non poco sull’esito finale” e allontanando “frammenti di verità” che invece devono ancora oggi essere cercati.

Il saggio completo di Guido Salvini è scaricabile in formato pdf (2,8MB) da qui.

Rete degli archivi per non dimenticare: nell’anniversario di piazza Fontana, nuova veste e nuovi documenti

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Rete degli archivi per non dimenticare

Nel giorno del quarantaduesimo anniversario della strage di piazza Fontana, che cadeva ieri, è andata online la nuova versione grafica della Rete degli archivi per non dimenticare, inaugurata il 9 maggio 2010. E per rimanere in tema, online ci sono 46 pagine di atti parlamentari del 1969 su quelle bombe:

Atti parlamentari della Camera dei deputati, relativi alla seduta del 12 dicembre 1969: alle ore 18.30 il presidente del Consiglio Sandro Pertini sospende il consesso per commemorare le vittime dell’attentato dinamitardo di piazza Fontana a Milano (Atti Parlamentari, Camera dei deputati, legislatura V, discussioni, seduta pomeridiana del 12 dicembre 1969, pp. 13855-13900).

La Rete degli archivi per non dimenticare, come idea, risale al 2005 attraversso l’impegno del Centro documentazione archivio Flamigni a cui, nel tempo, si è aggiunta una cinquantina di realtà in tutta Italia.

Paolo Bolognesi su “Domani”: «Altre indagini per cercare la verità. Questo potrebbe essere il momento giusto»

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Domani di Maurizio ChiericiAll’inizio Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della bomba che il 2 agosto 1980 esplose alla stazione del capoluogo emiliano, avrebbe voluto che non ci fosse alcun clamore sull’istanza presentata alla procura per chiedere nuove indagini sui mandati dell’attentato. Preferiva che i magistrati avessero modo di valutare con tranquillità la fondatezza della richiesta e di rispondere con altrettanta tranquillità che i familiari si sbagliavano, se lo avessero pensato. Così il 13 gennaio 2011 l’associazione aveva deciso di mantenere il riserbo sulla sua azione, che a poco meno di due mesi di distanza così campata per aria non sembra essere.

Perché presentare adesso l’istanza per chiedere un’indagine sui mandanti? È cambiato qualcosa rispetto al passato?

«Certo. Sono diventati noti a tutti i documenti relativi soprattutto al processo per la strage di Brescia, processo concluso alla fine del 2010. Una serie di testimonianze e di documenti hanno dimostrato che certe figure, ritenute marginali nell’inchiesta su Bologna, assumevano un ruolo più centrale. Si era già visto con gli atti del processo per la strage di piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre 1969, e ora con quello di piazza della Loggia. La nostra richiesta, dunque, non è tanto di dire “adesso troviamo i mandanti”, ma chiediamo che una serie di documenti vengano presi in considerazione dall’indagine in corso».
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E il 12 dicembre 1969 arrivò l’attentato imminente intuito mesi prima da Pasquale Juliano

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Banca nazionale dell'agricolturaSi era ancora innocenti, all’ora di pranzo del 12 dicembre 1969, quando il telegiornale delle 13.30 aveva raccontato agli italiani che la Grecia dei colonnelli si era ritirata dal consiglio d’Europa dove si discuteva della sua sospensione. E aveva raccontato anche che la vertenza sindacale dei lavoratori dell’editoria sembrava mettersi al bene mentre nulla cambiava per i metalmeccanici, che restavano in stato di agitazione. Intanto – proseguiva la catena delle notizie – a Palermo non si arrestavano le indagini per la strage di viale Lazio, uno dei momenti più feroci della prima guerra di mafia. Ma in mezzo a tutti quegli scorci di vita e fatti, l’edizione del notiziario si concludeva con un soffio dell’innocenza tramontante degli anni Sessanta.

Lucio Battisti, snobbato dalla sinistra perché poco o per nulla impegnato, un fascistoide per qualcuno, come tutti quelli che non si schieravano, continuava a respirare a pieni polmoni la consacrazione del suo successo dopo ostacoli e delusioni. Era stato un anno fortunato, per lui, il migliore di tutti, iniziato in febbraio con il successo al festival di Sanremo dove aveva cantato Un’avventura e proseguito in estate con Acqua azzurra, acqua chiara, pezzo del trionfo al Festivalbar e al Cantagiro. Con una cadenza burina a rivendicare la sua estrazione sabina, e mentre confessava con una punta di imbarazzo al microfono di Lello Bersani che non aveva mai studiato musica, mescolava la timidezza dello sguardo alla caparbietà del suo percorso artistico.

«Intanto io canto le canzoni che mi vanno veramente a genio, insomma, quelle che sento. E di solito, in partenza, sono sempre quelle un po’ più difficili, che agli altri non piacciono, che gli altri trovano azzardoso interpretare, ecco».
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Pentiti di niente: caso Saronio, il processo di secondo grado e il memoriale Fioroni

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Carlo SaronioCon la fine del processo di primo grado, la sentenza diventa definitiva per una parte degli imputati nel caso Saronio che, condannati per alcuni reati marginali, non ricorrono in secondo grado e beneficiano di una recente amnistia. Sono Franco Prampolini, Maria Cristina Cazzaniga, Ugo Felice, Luigi Carnevali, Rossano Cochis, Domenico Papagni e Pietro Cosmai. Ad appellarsi sono invece coloro che si vedono riconosciuti colpevoli dei reati più gravi: Carlo Fioroni, Giustino De Vuono, Carlo Casirati, Alice Carobbio, Gennaro Piardi, Brunello Puccia, Maria Santa Cometti, Gioele Bongiovanni, Enrico Merlo, Giovanni Mapelli, Maria Chiara Ciurra e Alberto Monfrini.

Il processo di secondo grado per il sequestro e l’omicidio dell’ingegnere milanese si apre con giudizi tranchant in particolare sull’atteggiamento dei politici della banda:

La miserevole fine di Carlo Saronio è stato l’epilogo fisiologico della teorizzazione perversa del cosiddetto ‘esproprio proletario’, escogitato per autofinanziamento dei gruppi eversivi, ma necessariamente modellato sulla operatività della criminalità comune.

I militanti che vi prendono parte vengono definiti “unti del Signore, unici depositari di verità e giustizia” in forza di una “presunzione” che si trasforma in “jattanza” quando passano dalle parole ai fatti. La condanna – se (come si vedrà) non tanto sul piano giudiziario quanto su quello morale – sembra senza appello.
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Misteri d’Italia: a Roma una retrospettiva per fotogrammi sul recente passato

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Misteri d'Italia: retrospettiva a Roma dal 16 al 26 novembre

Crimeblog ha pubblicato un post in cui annuncia Misteri d’Italia: retrospettiva a Roma dal 16 al 26 novembre che si terrà presso il cinema Trevi. Da qui è possibile scaricare il programma della manifestazione [pdf, 507 KB], che si presenta in questi termini:

Nel manifesto di un piccolo film del 1994, Strane storie di Sandro Baldoni, campeggia un’immagine tanto surreale quanto inquietante: quella di un enorme squalo che, come piombato dal cielo, ha la testa conficcata nella carcassa di un vagone dell’Italicus, il tristemente famoso “espresso” Roma-Monaco di Baviera devastato da una bomba il 4 agosto 1974. Per questa come per altre oscure vicende degli ultimi sessant’anni non sono mai stati trovati i responsabili. Una strana storia, dunque, al pari dei fatti relativi a Portella della Ginestra, piazza Fontana, Brescia, Ustica, Bologna o, ancora, ai tentati Golpe De Lorenzo e Borghese, ai “casi” Mattei, Moro, Ambrosoli e all’omicidio di Pier Paolo Pasolini fino alle stragi di mafia degli anni Novanta e al G8 di Genova. Tutte quelle storie, insomma, che appartengono al contesto dei cosiddetti “Misteri d’Italia”; nodi apparentemente inestricabili di un passato/presente che la rassegna intende ripercorrere proiettandone la rappresentazione e una possibile interpretazione nella cornice del grande schermo. Riprendendo il testimone lasciato dalla fortunata retrospettiva Schermi di piombo. Il terrorismo nel cinema italiano, tenutasi […] nella primavera del 2008 […], ancora una volta si è voluto adottare uno sguardo ad ampio raggio, capace di rendere conto del cinema d’autore così come dei casi più rilevanti di quella produzione documentaria e indipendente che, parimenti, ha tentato di fronteggiare, spesso “a caldo”, questioni cruciali all’interno di tale scenario.

Il dettaglio delle proiezioni è disponibile qui e tra di esse Salvatore Giuliano (1961) e Il caso Mattei (1972) di Francesco Rosi, Il sasso in bocca (1970) di Giuseppe Ferrara, Segreti di Stato (2003) di Paolo Benvenuti, Giuseppe Pinelli (1970) di Nelo Risi, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri, Colpo di Stato (1968) di Luciano Salce, La pista nera (1972) di Giuseppe Ferrara, I giorni di Brescia (1974) di Luigi Perelli e La polizia accusa: il servizio segreto uccide (1975) di Sergio Martino.