Piazza Fontana, Salvini: quei pezzi di verità mancanti che non si stanno cercando abbastanza

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Piazza Fontana: nessuno e' statoDue settimane fa, in occasione del quarantaduesimo anniversario della bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, è stata presentata la quinta edizione del libro Piazza Fontana: nessuno è stato di Fortunato Zinni, nel 1969 assessore al bilancio del Comune di Bresso e commissario della commissione interna centrale dell’istituto di credito in cui alle 16.37 esplose l’ordigno che uccise 17 persone e ne ferì 88.

Nel volume è riportato anche un saggio di Guido Salvini, il giudice istruttore che riaprì le indagini su quell’attentato. Il testo del magistrato si intitola Piazza Fontana o della perseveranza e si concentra su tre eventi. La fine del lavoro di digitalizzazione degli atti del processo di Catanzaro, una “fotografia insostituibile della storia dell’Italia contemporanea”. E – sottolinea Salvini – “i nove cd, per una incomprensibile resistenza, sono ancora considerati dal ministero copie di atti giudiziari e non atti pubblici” vanificandosi così, per adesso, il senso dell’iniziativa.

Inoltre a tutt’oggi non c’è ancora traccia di un’altra iniziativa: la rimozione del segreto di Stato dando piena attuazione alla legge 124 del 2007 che riforma i servizi segreti e ciò che deve rimanere riservato. Come già ribadito altrove, sono ancora molti gli archivi da declassificare e rendere, se non pubblici, almeno fruibili al ricercatori. “Per rendere realizzabile la proposta”, scrive Salvini, “basterebbe poco. Sarebbe sufficiente che il ministero della cultura […] potesse nominare una commissione formata da storici, studiosi ed esperti di ricerche d’archivio, autorevoli e indipendenti […]. Sarebbe uno strumento semplice […] e un passo importante per la ricerca di ‘più verità'”.

Infine un riferimento alla richiesta presentata nel 2009 alla procura di Milano dai familiari delle vittime di piazza Fontana per la riapertura delle indagini. “Nuovi documenti”, dice ancora il magistrato, “e nuovi testimoni sono infatti apparsi e altri, anche in modo spontaneo, sono emersi anche di recente. Nuove piste investigative percorribili si sono delineate, che non possono sfuggire a chi ha esperienza di queste cose”. Ma nulla è avvenuto. “Una scelta [che] sembra la continuazione di quanto avvenuto negli anni Novanta, quando le nuove indagini […] furono considerate meritevoli di poca attenzione […] incidendo non poco sull’esito finale” e allontanando “frammenti di verità” che invece devono ancora oggi essere cercati.

Il saggio completo di Guido Salvini è scaricabile in formato pdf (2,8MB) da qui.

Nel giorno della commemorazione di Bologna, un annuncio: a ottobre online i documenti della commissione stragi

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Se ne parlava giusto oggi e ora leggo quest’agenzia, Strage Bologna: senato, online i documenti della commissione d’inchiesta. Segreti esclusi:

(ASCA) – Roma, 2 ago – In occasione dell’anniversario della Strage di Bologna, il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha comunicato che l’Archivio Storico di Palazzo Madama, dando seguito alla deliberazione adottata dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi a conclusione dei propri lavori, ha riprodotto, su supporto informatico, tutti i documenti formati o acquisiti dalla Commissione, ad eccezione di quelli destinati a rimanere segreti. Lo rende noto una nota di palazzo Madama.

“Pertanto – spiega in conclusione la nota – è stata creata una banca-dati, contenente l’inventario e i documenti digitalizzati che, a partire dal mese di ottobre di quest’anno, sarà pubblicata sul sito internet del Senato. L’accesso alla banca dati sarà libero, previa apposita registrazione. Ciò consentirà di rendere fruibile tutto il lavoro svolto, dando la più ampia pubblicità ad un complesso di documenti di notevole rilievo”.

Si attende dunque il mese di ottobre per poter accedere a questo patrimonio di documenti (via Domenico La Tosa).

Mobilitazioni per cause discutibili e per altre invece doverose

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L'alternativa del copyleftNon dovrebbe nemmeno essere in discussione l’idea che uno scrittore scrive perché le sue storie siano lette il più ampiamente possibile. Creative Commons è una sistema ottimale perché questo avvenga nel rispetto delle libertà di tutti. Per questo c’è da augurarsi che nessuno scrittore italiano aderisca a questo appello per una class action contro la digitalizzazione e la messa online dei libri. Non per nulla, questo invito sarebbe stato inviato a tutti gli associati Siae.

Se poi proprio le class action – o qualcosa di logicamente affine – si vogliono fare, ci sono cause che meritano di più. Come per esempio quella a favore del cronista Pino Maniaci (cliccando si arriva sulla petizione a suo sostegno), minacciato dalla mafia per il suo lavoro a Telejato e paradossalmente rinviato a giudizio perché accusato di esercizio abusivo della professione non essendo iscritto all’ordine dei giornalisti. Se ne legga per qualche informazione ulteriore qui e qui.