CampiFascisti.it: progetto creato per censire i luoghi di deportazione e internamento dall’Italia all’Africa passando per i Balcani

Standard

Campi fascisti

Il progetto è supportato da realtà come Audiodoc, Museo della Shoah e Europe for citizen programme, oltre ad avere la collaborazione di Anna Pizzuti e del suo Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico. Si chiama Campi fascisti e parte da questi presupposti:

Lo stato fascista italiano si è avvalso di diversi strumenti e luoghi per imprigionare, segregare e deportare popolazioni straniere, oppositori politici, ebrei, omosessuali e rom. Dai campi di concentramento per i civili sloveni e croati, a quelli dove furono deportati migliaia di eritrei, etiopi e libici, dalle località di internamento per ebrei stranieri, fino ai luoghi di confino per oppositori politici.

Al momento molti dei materiali derivano da quanto raccolto per l’indagine I campi fascisti: dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò, conclusa lo scorso novembre. E se il lavoro si annuncia come un continuo work in progress rivolto a studiosi, centri di ricerca e università, sta sempre più assumendo le sembinze di un centro di documentazione on line per intanto suddiviso nelle sezioni campi di concentramento, campi di lavoro coatto, campi di transito, località di confino, località di internamento, località di soggiorno obbligatorio, carceri, campi per prigionieri di guerra, distaccamenti di lavoro e campi provinciali della Repubblica sociale italiana.

(Via Blog del master di comunicazione storica)

“Il negazionismo. Storia di una menzogna”: nel libro di Claudio Vercelli il racconto di un atteggiamento mentale verso il passato

Standard

Il negazionismo. Storia di una menzognaEsce in questi giorni per i tipi di Laterza il libro dello storico Claudio Vercelli intitolato Il negazionismo. Storia di una menzogna:

«Il negazionismo è un piccolo universo autoreferenziato, per alcuni aspetti quasi un genere letterario a sé, che non viene scalfito dalla ragione poiché ha una sua ragione che riposa sulla negazione»: soprattutto è un fenomeno carsico, perché a intervalli più o meno regolari, si ripresenta con inquietante costanza negando l’evidenza dello sterminio degli ebrei e, con esso, delle condotte criminali assunte dalla Germania nazista. La «totalità della menzogna nonsta nelle singole affermazioni ma nel loro utilizzo in sequenza, all’interno di un universo di significati che è menzognero poiché perviene a negare la realtà dei fatti.

Il negazionismo, sul piano dei concetti, non è propriamente un’ideologia compiuta così come, sul versante di coloro che lo professano e lo condividono, non costituisce una setta, anche se molte delle sue manifestazioni e dei comportamenti di coloro che si riconoscono in esso farebbero pensare altrimenti. Si tratta piuttosto di un atteggiamento mentale che si traduce in un modo di essere nei confronti del passato. Al giorno d’oggi, si presenta come il prodotto della stratificazione e dell’interazione di tre elementi: il neofascismo, il radicalismo di alcuni piccoli gruppi della sinistra più estrema e il viscerale antisionismo militante delle frange islamiste».

Claudio Vercelli ricostruisce storicamente il fenomeno negazionista, ne descrive i protagonisti e gli ideologi e racconta la mappa concettuale che dalla fine della guerra a oggi ne ha segnato l’evoluzione.

Il libro sarà presentato domenica 18 dicembre all’interno della XII edizione del Premio Exodus.

“Italiani brava gente?”: all’Istituto Cervi di Gattatico quattro giorni per parlare di crimini di guerra italiani in Europa

Standard

Italiani brava gente

Il corso di formazione organizzato dall’Istituto Cervi di Gattatico (Reggio Emilia) si intitola Italiani brava gente? Una prospettiva contemporanea per i crimini di guerra italiani in Europa. Nella presentazione si dice tra l’altro:

Nella acclarata crisi del patrimonio antifascista, e nel confronto storiografico sempre meno in sintonia con il dibattito pubblico su questi temi, la storia della resistenza, dell’antifascismo, più in generale la comprensione dei nodi irrisolti della storia recente italiana a cavallo della guerra sono in debito di strumenti innovativi, approcci coraggiosi, linguaggi al passo con i tempi. In una parola, l’antifascismo come materia di studio civile e storica necessita di innovazione strutturale.

Il corso si terrà dal 22 al 25 novembre, da qui si può scaricare il programma completo e qui invece un articolo che descrive più nel dettaglio il ciclo di formazione.

“Partigiano Inverno”: in uscita il romanzo di Giacomo Verri sulla Resistenza in Valsesia

Standard

Partigiano InvernoEsce a breve per Nutrimenti il romanzo Partigiano Inverno scritto da Giacomo Verri, insegnante di lettere alle scuole medie nato nel 1978 a Borgosesia, in provincia di Vercelli. Finalista al Premo Calvino 2011, questa è in sintesi la storia che racconta:

Sono i giorni d’Avvento dell’anno quarantatré e uno scontro a Varallo fra partigiani e fascisti segna il battesimo del fuoco della Resistenza in Valsesia. Nel gruppo dei ribelli, accampati tra le nevi del Briasco, c’è Jacopo Preti, che ha lasciato gli studi in città e il conforto dell’amata Flora per unirsi ai garibaldini del comandante Cino. Giù a valle Umberto Dedali, che ha dieci anni e vive in casa del nonno, sogna di aggiungersi anche lui agli uomini barbuti della montagna e, col contegno del combattente per la libertà, farsi bello davanti alla Maria, che gli fa salire il brivido su per la pancia. Ogni sera fa il presepe col fratello del nonno, Italo Trabucco, professore in pensione tornato alla nativa Borgosesia da Vercelli, che il subbuglio di un conflitto sconnesso obbliga al confronto con la propria inadeguatezza. Finché un giorno il professore è arrestato, apparentemente senza motivo, torturato con altri venti e lasciato fuori, per un gioco del caso, dal gruppo dei dieci che finiranno fucilati.

Se ne può leggere ancora qui.

Bologna come Affile, notturni nostalgici “intitolano” a Rodolfo Graziani i sopravvissuti vespesiani di Bologna

Standard

Affile ha ricordato il maresciallo Rofoldo Graziani con un mausoleo che è costato una denuncia al sindaco da parte dell’Anpi. Per non essere da meno anche Bologna l’ha fatto, in modo meno iconoclasta e più corporeo. Qualcuno, infatti, nella notte tra venerdì e sabato scorsi, gli ha intitolato i vespasiani sopravvissuti nella città felsinea. Ne è stato informato Wu Ming, che ha documentato con cronaca e fotografie l’evento.

(Via Manifesto Bologna)

“L’ultima notte dei fratelli Cervi”: un romanzo di Dario Fertilio sulla Resistenza e l’eccidio avvenuto a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943

Standard

L'ultima notte dei fratelli CerviEsce in questi giorni per Marsilio il romanzo L’ultima notte dei fratelli Cervi, scritto dal giornalista Dario Fertilio. L’ambientazione è quella della lotta di Resistenza e la vicenda narrata si increccia a quella di un noto eccidio avvenuto il 28 dicembre 1943 a Reggio Emilia, nel poligono di tiro. Il volume viene presentato con queste parole:

La storia di Archimede, giovane contadino reggiano reclutato nei Gap fra il 1943 e il 1945, si intreccia con la tragedia dei sette eroici fratelli Cervi fucilati dai fascisti. I crescenti dubbi del protagonista, di fronte all’ordine di uccidere a freddo esponenti della Repubblica Sociale in agguati programmati, lo portano prima a scoprire, e poi a confrontarsi con una realtà scomoda: i Cervi, al momento della cattura, erano stati isolati dai compagni comunisti che dirigevano la Resistenza nella provincia, perché accusati di comportarsi “da anarchici”. Così la guerra civile, fra attentati e rappresaglie, bombardamenti, viltà e atti di coraggio quotidiani, gli rivela progressivamente il suo volto disumano. La svolta morale di Archimede si completa nell’apprendere un ulteriore segreto: in quella medesima ultima notte dell’agguato fascista, i Cervi erano stati traditi e denunciati da un infiltrato. Una verità che, nel clima surriscaldato del dopo 25 aprile a Reggio, tra lotte politiche e regolamenti di conti, deve essere nascosta.

Sulla vicenda dei fratelli Cervi si veda la scheda pubblicata sul sito dell’Anpi.

“Gli assassini del pensiero”: il libro su Michela Marzano sulle “manipolazioni fasciste di ieri e di oggi”

Standard

Gli assassini del pensieroÈ di recente stato pubblicato dalla casa editrice Centro studi Erickson l’ultimo libro della filosofa italiana che vive e lavora in Francia Michela Marzano, Gli assassini del pensiero. Manipolazioni fasciste di ieri e di oggi. Questa la sua presentazione:

Il fascismo, storicamente, è morto nel 1945. Ma è morto definitivamente? Si può sostenere che le nostre democrazie occidentali siano al riparo da qualunque tentazione autoritaria? Come interpretare certe derive contemporanee, le politiche securitarie, la demonizzazione dell’altro, la cancellazione dello spazio pubblico o, ancora, l’irruzione dei media nella nostra vita privata e la colonizzazione o peggio la cannibalizzazione che effettuano dei nostri desideri più autentici? Certo, i nostri regimi restano democratici, ma ciò che ha reso possibile il fascismo è la sua ideologia dell’amalgama: una mescolanza di tradizione e modernità. E non è forse quel che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi? Prendendo le mosse dal pensiero critico di Adorno e Pasolini, l’autrice ripercorre la stagione del fascismo e disvela le modalità manipolatorie attraverso cui l’Italia intera, con poche eccezioni, subì la fascinazione di un potere sommamente incoerente che riuscì a ipnotizzare un popolo intero. Gli scenari odierni vedono all’opera artifici diversi e però altrettanto pericolosi e disabilitanti, come hanno evidenziato le due figure di Berlusconi e Sarkozy.

(Via Booksblog)

“Divo Giulio”, Libero (e Dagospia): “Era necessario che i voti finiti al Msi tornassero alla Dc”

Standard

Divo GiulioSu Libero, ripreso da Dagospia, si parla attraverso la penna di Francesco Specchia del libro Divo Giulio (Nutrimenti, 2012), scritto con Giacomo Pacini. Ecco come.

Alla volte anche nelle biografie che paiono scontate si ritrovano notizie. Prendete Divo Giulio di Antonella Beccaria e Giacomo Pacini (Nutrimenti, pp.288, euro 14). Si ritrova qui il testo originale di una conversazione telefonica dell’aprile 1972 tra il braccio destro di Andreotti, Franco Evangelisti, e la giornalista del Borghese Gianna Preda. La telefonata fu registrata da Preda. Tra le altre cose, in essa vi sono alcuni passaggi in cui Preda dice a Evangelisti: «So che tu ed Andreotti siete fascisti al pari di me».

Lui annuisce e, poco dopo, le rivela apertamente che Andreotti «si era dichiarato antifascista solo perché era necessario che i voti finiti al Msi tornassero alla Dc. Ma se l’Msi fosse stato il primo partito italiano, lui non avrebbe alcun problema a stare coi fascisti». Poi c’è un inquietante passaggio sulla morte dell’editore Feltrinelli: vi si lascia intendere che era stato un bene che l’editore fosse morto quando a Palazzo Chigi c’era un monocolore Andreotti.

Inedita anche la notizia che De Gasperi affidò a Giulio la delicata gestione dei rapporti con apparati di sicurezza ufficiali e clandestini e le prime strutture segrete a carattere armato, poi parzialmente confluite in Gladio. I documenti dimostrano che Andreotti era uno dei responsabili politici del cosiddetto Ufficio Zone di Confine, organismo segreto che si occupava di inviare fondi riservati a tutte le organizzazioni, anche a carattere armato, contro i comunisti slavi.

Alla vigilia del 25 aprile scrive Franco Bifani: “Allargare l’orizzonte della lotta per la libertà e la democrazia a tutta l’Europa”

Standard

25 aprile - Immagine di Giulio Mellana

Alla vigilia della Festa della Liberazione, Franco Bifani, conosciuto nel periodo della collaborazione con Domani di Arcoiris Tv, mi invia qualche riflessione che viene riportata in parte sotto. Ecco di seguito ciò che scrive Franco:

Credo che, pur circoscrivendo la Resistenza […] al periodo ’43-’45, non bisognerebbe dimenticare di includervi tutti coloro che furono bastonati o ammazzati dai fascisti fin dal ’19; così come tutti quei militari che morirono a Cefalonia e Corfù, ma non solo, e che seppero dire di no alla richiesta di entrare a far parte dell’esercito della Repubblica sociale italiana, dopo l’8 settembre, pur sapendo a quale tragico destino andavano incontro. Purtroppo […], oggi si leggono dichiarazioni, di stampo neonazifascista da parte di giovani che inneggiano e anelano a un ritorno di certe forme di dittatura e che, spesso ne rinverdiscono i precetti xenofobi, razzisti, specisti e omofobi, tinti di un fosco maschilismo machista e plebeo.
Continue reading

Memoro, la banca della memoria e i giorni della Liberazione: il racconto di Gino Saragaglia

Standard

La Liberazione nel racconto di Gino Saragaglia

Il racconto è di Gino Saragaglia e l’argomento riguarda i giorni della Liberazione. Il ricordo è questo:

l’atmosfera di attesa creatasi nei giorni precedenti la Liberazione: gli operai sui tetti a presidiare le fabbriche, i partigiani con il fazzoletto rosso in giro per le strade. Spesso il crescente desiderio di vedere e partecipare portava anche ad assistere a episodi di sangue, come l’impiccagione di un fascista.

Questa testimonianza rientra nel progetto Memoro – La banca della memoria.