“Gli assassini del pensiero”: il libro su Michela Marzano sulle “manipolazioni fasciste di ieri e di oggi”

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Gli assassini del pensieroÈ di recente stato pubblicato dalla casa editrice Centro studi Erickson l’ultimo libro della filosofa italiana che vive e lavora in Francia Michela Marzano, Gli assassini del pensiero. Manipolazioni fasciste di ieri e di oggi. Questa la sua presentazione:

Il fascismo, storicamente, è morto nel 1945. Ma è morto definitivamente? Si può sostenere che le nostre democrazie occidentali siano al riparo da qualunque tentazione autoritaria? Come interpretare certe derive contemporanee, le politiche securitarie, la demonizzazione dell’altro, la cancellazione dello spazio pubblico o, ancora, l’irruzione dei media nella nostra vita privata e la colonizzazione o peggio la cannibalizzazione che effettuano dei nostri desideri più autentici? Certo, i nostri regimi restano democratici, ma ciò che ha reso possibile il fascismo è la sua ideologia dell’amalgama: una mescolanza di tradizione e modernità. E non è forse quel che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi? Prendendo le mosse dal pensiero critico di Adorno e Pasolini, l’autrice ripercorre la stagione del fascismo e disvela le modalità manipolatorie attraverso cui l’Italia intera, con poche eccezioni, subì la fascinazione di un potere sommamente incoerente che riuscì a ipnotizzare un popolo intero. Gli scenari odierni vedono all’opera artifici diversi e però altrettanto pericolosi e disabilitanti, come hanno evidenziato le due figure di Berlusconi e Sarkozy.

(Via Booksblog)

La filosofa Marzano: “Basta con le ragazze immagine: il corpo delle donne non è merce”

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È una platea con una caratteristica: quella di avere una predominanza femminile. Tra chi ascolta la filosofa e saggista Michela Marzano, docente all’università Paris Descartes e ospite a Bologna del festival Gender Bender, il rapporto tra i sessi è almeno di uno a quattro per le donne. E poi c’è un’altra caratteristica che contraddistingue chi ha voluto assistere alla libreria Ambasciatori di via Orefici alla presentazione del suo Volevo essere una farfalla (Mondadori, 2011): essere per lo più over 35, per quanto qualche volto più giovane qua e la spunti.

Sarà un caso – o forse no, perché, dice Marzano, “il caso non esiste” – che siano queste le due peculiarità attorno a cui si articola il pubblico che vuole sentire il suo racconto sull’anoressia, un “sintomo” che porta “all’euforia perché ci si sente più forti della propria fame. Quindi, a quel punto, pensi di non aver più bisogno di niente e di nessuno. Però poi arrivi a non controllarla più, la fame, e nel mio caso la fame era diventata tutto. Non c’era altro, non pensavo ad altro che al cibo perché morivo di fame”.

Si mette a nudo, Michela Marzano, incurante – come le facevano notare familiari e amici prima di scrivere il libro – del fatto di essere un personaggio pubblico. Perché parte da un concetto: lo studio dell'”evento che attraversa l’essere umano” così come lo concepiva Hannah Arendt, che partiva dal “suo” evento, le ceneri lasciate dal totalitarismo nazista. “Il ‘mio’, invece, mi ha portato per 15 anni a studiare a temi particolari, come il corpo, la sessualità, le violenze contro le donne. Poi è giunto il momento di mostrare ciò che c’era dietro e dare un nome a quell’evento che ha attraversato me”.
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