Stragi80.it e la sciagura di Ustica, va online l’ultimo audio del pilota del Dc9: “Tutto bene”. Poi l’esplosione

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Sono circa le 20.50 del 27 giugno 1980 e Domenico Gatti, il comandante dell’aereo Dc9 I-Tigi decollato dall’aeroporto di Bologna e diretto a Punta Raisi, dove dovrebbe atterrare alle 21.13, pronuncia le ultime parole dirette ai 77 passeggeri, che viaggiano insieme a lui e ad altri 3 componenti dell’equipaggio. L’audio originale, 2 minuti e 10 secondi, lo pubblica Stragi80.it, l’archivio storico-giornalistico creato dai giornalisti Daniele Biacchessi e Fabrizio Colarieti e che riunisce i documenti sulla strage di Ustica, giunta quasi alla vigilia del trentatreesimo anniversario.

Qui il materiale messo a disposizione su Stragi80.it mentre qui prosegue l’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano.

“Il faccendiere”: il prossimo 2 maggio per “Il Saggiatore” esce la storia di Elio Ciolini, “l’uomo che sapeva tutto”

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Il faccendiereEsce per i tipi della casa editrice Il Saggiatore giovedì prossimo, 2 maggio, il libro Il faccendiere – Storia di Elio Ciolini, l’uomo che sapeva tutto. Il nome di questo personaggio periodicamente torna sulle pagine dei giornali e nelle cronache giudiziarie è ricordato come colui che depistò le indagini sulla strage alla stazione di Bologna. Ma fu anche colui che il 4 marzo 1992 “previde” gli omicidi eccellenti di quell’anno. Il libro in uscita si presenta con queste parole:

Fingere di sapere. Mescolare il falso al vero. Far correre gli investigatori per mezza Europa alla ricerca di riscontri. C’è un uomo in Italia che sa tutto. Questa è la storia di Elio Ciolini, il depistatore dell’inchiesta sulla strage di Bologna. Condannato per calunnia, Ciolini diventa, dieci anni dopo la bomba del 2 agosto 1980, l’anello di congiunzione con la trattativa Stato-mafia.

Servizi segreti, nomi di copertura, bande criminali, viaggi misteriosi in America Latina; questo è il mondo di un personaggio dai contorni sfumati, sul quale grava una sola domanda: chi è il suggeritore? Nelle pagine del libro si ripercorrono le sue gesta, si consultano quarant’anni di carte giudiziarie, si intervistano giudici, carabinieri, testimoni che scelgono di rimanere nell’anonimato, e si traccia il profilo di un uomo incredibile, una macchietta in apparenza, un criminale nei fatti, che ha tessuto una spy story italiana che di romanzesco non ha nulla e che di reale ha vittime in attesa di giustizia.

“1980”: il documentario spagnolo in crowdfunding su un anno, un’organizzazione – l’Eta – ed eventi da non rimuovere

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Teaser Documental “1980” from Iñaki Arteta on Vimeo

1980 – Proyecto de documental cinematográfico è il film di Leize Producciones diretto da Iñaki Arteta e finanziato attraverso il crowdfunding. Il documentario ripercorre a cavallo di quell’anno le azioni dei baschi dell’Eta e queste sono le ragioni per il quale è stato realizzato:

In un periodo come quello attuale – un periodo in cui diffonde l’oblio che potrebbe condurre alla tentazione di “voltare pagina”, di dimenticare che cosa sono state le attività terroristiche di allora e quali le conseguenze per i suoi protagonisti – è particolarmente importante per rivedere episodi come questi per trarne riflessioni valide per il presente.

In memoria di Valerio Verbano: trentatré anni dopo il delitto la manifestazione a Roma, la prima senza la madre Carla

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Lontano da ciò che è stato organizzato per oggi nella piazza romana di San Giovanni, in via Monte Bianco 17 c’era a partire dalle 16 ben un’altra manifestazione. Una manifestazione che nulla aveva a che fare con la campagna elettorale e molto invece con la memoria. Era quella per ricordare il trentatreesimo anniversario dell’assassinio rimasto impunito del militante antifascista Valerio Verbano. E il ricordo targato 2013 – su Twitter #valerio e #ciaovalerio – è stato il primo senza la madre del ragazzo, Carla, scomparsa lo scorso giugno dopo quasi una vita intera a chiedere che venisse fatta piena luce sull’omicidio del figlio. Sopra invece la prima parte dello speciale di RaiStoria, disponibile in versione integrale qui.

Ustica, la Cassazione: “Aereo abbattuto da un missile, lo Stato risarcisca i familiari”

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UsticaChi sostiene ancora oggi, nonostante l’implausibilità giudiziaria di questa tesi, la teoria della bomba a bordo si rassegni. La Corte di Cassazione, dando ragione al tribunale civile di Palermo, stabilisce che l’aereo abbattuto il 27 giugno 1980 sui cieli sopra Ustica venne distrutto da un missile. E per questo lo Stato italiano deve risarcire i familiari delle vittime. La ragione? Non seppe garantire la sicurezza del volo partito da Bologna e diretto a Palermo. E non lo fece né con i radar civili né con quelli militari.

La sentenza per la quale si è pronunciata la Cassazione si riferisce a un pronunciamento civile della Corte d’Appello di Palermo del 2010 seguito dagli avvocati Vanessa e Fabrizio Fallica, poi confluiti nel pool legale che ha seguito il processo di primo grado giunto a conclusione nel settembre 2011. In quel caso si trattava di 6 risarcimenti per i quali i magistrati siciliani erano giunti alla stessa conclusione dei colleghi che hanno sentenziato l’anno successivo: fu un missile a uccidere le 81 persone imbarcate sul Dc9 dell’Itavia.

Continua a leggere sul Fatto Quotidiano. E ancora: Ustica, Andrea Purgatori: “Ora Hollande ammetta le responsabilità della Francia”

Strage di Ustica: l’associazione Rita Atria chiede che si riaprano le indagini sulla morte del tenente colonnello Sandro Marcucci

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A proposito delle morti sospette legate più o meno direttamente alla strage di Ustica del 27 giugno 1980, c’è anche quella del tenente colonnello dell’aeronautica militare italiana Sandro Marcucci, deceduto il 2 febbraio 1992 in un incidente aereo mentre era in servizio antincendio, quando era anche testimone nell’istruttoria del giudice Rosario Priore. Ora l’associazione antimafie Rita Atria chiede che vengano riaperte le indagini dell’ufficiale dell’Ami esponendo le ragioni in un video. Intanto una sintesi della richiesta è stata pubblicata da ArticoloTre.

Caso Toni-De Palo: trentadue anni senza risposte. E in un libro si ricostruisce l'”Omicidio di Stato”

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Omicidio di StatoOggi ricorre il trentaduesimo anniversario della scomparsa dei giornalisti italiani Graziella De Palo e Italo Toni (la loro storia è stata raccontata qui). Era infatti il 2 settembre 1980 quando sparirono a Beirut senza mai più essere ritrovati e di recente sulla vicenda, su cui grava con rare interruzioni un pesante silenzio da sempre, è uscito un libro. Si intitola Omicidio di Stato (Armando Curcio Editore) ed è stato scritto da Nicola De Palo, parente della cronista scomparsa e così si presenta il volume:

Graziella De Palo, collaboratrice di Paese Sera e L’Astrolabio, viene rapita e uccisa a Beirut il 2 settembre 1980 con il collega Italo Toni, cronista dei Diari. Un disegno criminoso, ideato in Italia, ha messo a tacere per sempre i due giornalisti, “colpevoli” di aver indagato sui rapporti tra i servizi segreti italiani e la loggia massonica P2, l’industria delle armi e i movimenti terroristici, il “lodo Moro-Giovannone” e, con ogni probabilità, i mandanti e gli esecutori della strage di Bologna. Questa è la loro storia, raccontata in modo rigoroso e sintetico.

Di questa storia se ne parla anche sul sito dell’osservatorio Ossigeno per l’informazione.

“Il popolo tradito” nelle parole di Riccardo Iacona: un mondo a parte, quello dell’Italia e dei suoi quartieri abbandonati dalla politica (e non solo)

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Questo libro elettronico, Il popolo tradito, uscito a inizio estate per Chiarelettere, si legge d’un fiato ed è un percorso in un pezzo d’Italia, la Campania, raccontata in presa diretta. Vuoi perché lo ha scritto Riccardo Iacona, volto e autore di una trasmissione a cui ha dato come titolo proprio Presa diretta, vuoi perché davvero si vanno a vedere scorci non del tutto sconosciuti, ma non troppo di frequente raccontati:

La prima tappa di un work in progress che condurrà [l’autore] in un mondo a parte che è l’Italia dei quartieri abbandonati dalla politica. Le persone, le storie, le testimonianze, tutto riportato con uno stile spiazzante, in prima persona, direttamente sul posto, faccia a faccia con i personaggi. Una temperatura narrativa che scompagina tutte le più consuete ricostruzioni giornalistiche, restituendoci un ritratto dell’Italia e degli italiani come non abbiamo mai visto. Fino alla storia di Raffaellina e di suo figlio Salvatore, tredici anni, che in un giorno di gennaio del 2003 doveva essere al campetto a giocare a pallone con gli amici e invece è finito morto ammazzato. La prima stazione è Napoli, il popolo in ostaggio nel cosiddetto Lotto Zero. Un reportage duro, sincero, violento.

Ponticelli, il post terremoto del 1980 mai superato, omicidi come quello di Marcello Torre e il racconto dalla viva voce di chi quelle zone le vive tutti i giorni sono solo alcuni degl scorci che si incrociano.

2 agosto 1980, #ioricordo: e Tumblr diviene luogo in cui andare “verso una memoria condivisa” della strage alla stazione di Bologna

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2 agosto - Verso una memoria condivisa

Due agosto – Verso una memoria condivisa è lo spazio Tumblr dell’Associazione fra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. L’iniziativa viene spiegata così:

L’anno scorso, in occasione delle celebrazioni per il 2 agosto, lo staff della rete civica Iperbole ha lanciato sui social media la costruzione di un “ricordo collettivo”, chiedendo alla rete sociale (su Twitter e Facebook attraverso l’hashtag #ioricordo) di condividere il proprio personale 2 agosto 1980, per coinvolgere anche chi a quell’epoca non c’era o era troppo piccolo per avere una memoria precisa: tante piccole testimonianze che unite hanno formato così un unico e per certi versi nuovo “ricordo”.

Aggiunge in una nota Matteo Lepore, l’assessore alla comunicazione del comune di Bologna:

Ricostruire la strage del 2 agosto attraverso le storie delle vittime e le testimonianze personali ci permette, parendo dal basso, di mantenere viva in modo potente la memoria di quel tragico giorno. Dico questo pensando soprattutto alle generazioni che non hanno vissuto in prima persona quel periodo storico. La possibilità di condividere contenuti e valori attraverso i nuovi media sociali può inoltre stimolare in modo innovativo la riflessione su questo tema.