Come sgomberare uno spazio e lasciarlo morire: l’inchiesta di Zic.it su quello che è avvenuto più volte a Bologna

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Si intitola Chiedi alla polvere lo speciale che la rivista Zic.it ha pubblicato raccontando questa storia:

La mappa degli spazi sgomberati e poi rimasti abbandonati a Bologna. Indirizzi, date e immagini per un’inchiesta su come viene davvero affrontato il tema degli spazi in città tra retorica legalitaria, fantomatici “progetti” e politichese spinto.

Nell’approfondimento si parla di luoghi come l’ex conservatorio di Santa Marta, la Manifattura Tabacchi di via Stalingrado 86, l’ex dopolavoro dei Monopoli di Stato di via Azzo Gardino 61, l’ex cinema Embassy che si trova sempre nella stessa strada, l’edificio industriale di via Zanardi 106, l’area di Bologna Motori in via Donato Creti 24, l’ex Maternità di via D’Azeglio 56 e molti altri. E la redazione di Zic ha posizionato ognuna di queste aree su una mappa dando un’idea della loro quantità e della loro dislocazione.

Spazi abbandonati

Per leggere l’inchiesta completa il link è zic.it/chiediallapolvere

L’ossessione per i bunker nell’Albania di Enver Hoxha: in un libro fotografico il racconto dei 700 mila rifugi

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Concresco

A vedere le foto, sembrano cresciuti come funghi i 700 mila bunker costruiti durante il periodo comunista nell’Albania di Enver Hoxha. Gli scatti sono di David Galjaard, vincitore dell’edizione 2012 dell’Aperture Foundation – Paris Photo First Photobook Award con il libro Concresco. Immagini e commento sono diventati oggetto di un articolo, Paranoid Dictator’s Communist-Era Bunkers Now a National Nuisance, scritto da Pete Brooks per il blog Raw file di Wired.com.

(Via BoingBoing)

“L’acqua che mangiamo”: un bene comune raccontato da una prospettiva diversa che comunque incide su consumi e sostenibilità

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L'acqua che mangiamoChe sia un bene comune è fuori di dubbio e proprio in quest’ottica è interessante l’approccio del libro L’acqua che mangiamo – Cos’è l’acqua virtuale e come la consumiamo (Edizioni Ambiente) a cura delle ricercatrici Marta Antonelli e Francesca Greco:

Nel cibo che mangiamo, nelle scelte che facciamo al supermercato o al ristorante, c’è dell’acqua. Migliaia di litri di acqua si trovano racchiusi in un hamburger, un uovo o un caffè. Ad esempio: per produrre un chilogrammo di pasta secca sono necessari circa 1.924 litri d’acqua, per una pizza da 725 grammi, 1.216 litri.

Questo volume introduce, per la prima volta in Italia, lil concetto di “acqua virtuale” inteso come il quantitativo di acqua necessario a produrre cibi, beni e servizi che consumiamo quotidianamente, e che già da anni alimenta il dibattito internazionale sulla sicurezza alimentare e il mercato globale, sugli stili di consumo e di vita, perfino sul diritto all’acqua. E l’Italia è il terzo paese importatore netto di “acqua virtuale” al mondo.

L’acqua che mangiamo spiega, con un approccio multidisciplinare, la problematica idrica e le sue implicazioni economiche, sociali e politiche. È uno strumento che, pur ricordandoci che la risorsa più preziosa è limitata, permette ai cittadini-consumatori e agli operatori del settore agricolo e della distribuzione alimentare, di misurare l’importanza delle scelte possibili per influire e giungere ad una maggiore sostenibilità d’uso.

Qui il sommario del libro.

Il veterano delle guerre sporche sudamericane in Iraq: Guardian e Bbc Arabic raccontano l’addestramento alle torture dei paramilitari

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Su Internazionale, la Cia implicata nelle torture in Iraq, articolo sul documentario James Steele: America’s mystery man in Iraq:

Il Pentagono aveva inviato in Iraq un veterano delle “guerre sporche” dell’America Centrale a supervisionare e addestrare alcune unità speciali della polizia irachena che avevano creato una rete di centri di detenzione e di tortura per ottenere informazioni dai ribelli.

Secondo i risultati di un’inchiesta del Guardian e della Bbc Arabic, il colonnello in pensione James Steele, 58 anni, statunitense, veterano delle guerre nel Salvador e in Nicaragua, era stato nominato direttamente dal segretario della difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld per aiutare a organizzare i paramilitari nel tentativo di sedare una rivolta sunnita nel 2003, ed è rimasto in Iraq fino al 2005.

Anche il colonnello James Coffman, un altro veterano dell’esercito statunitense, era stato inviato in Iraq per organizzare le forze di sicurezza e lavorare a fianco di Steele. Coffman riferiva direttamente al generale David Petraeus, ex capo della Cia, costretto a dimettersi a novembre del 2012 in seguito a uno scandalo per una relazione extraconiugale.

Secondo gli autori dell’inchiesta, le forze speciali irachene hanno commesso alcuni dei peggiori atti di tortura documentati durante l’occupazione degli Stati Uniti e hanno accelerato lo scoppio di una guerra civile. Le accuse, riportate nel documentario del Guardian, coinvolgono per la prima volta i consiglieri della Cia negli abusi commessi dalle forze speciali.

Qui il documentario completo.

“El Gigante”: il documentario di Bruno Federico su El Quimbo, la maxi diga colombiana contro cui si è lanciato anche Anonymous

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È una storia molto poco raccontata in Italia, quella colombiana di El Quimbo, la diga targata Enel-Endesa che vuole sbarrare il corso del Rio Magdalena, fiume che nasce sulla cordigliera centrale delle Ande e che sfocia oltre millesettecento chilometri più avanti, nel Mar dei Caraibi.

Prima, tra le rare testimonianza, c’era il video pubblicato su Youtube che il governo colombiano non non vorrebbe che vedessimo, realizzato da Bladimir Sanchez Espitia, giornalista freelance e attivista per i diritti umani, e da un reporter italiano, Bruno Federico, uno di quelli che anche qui si è dato da fare perché la vicenda della diga divenisse di pubblico dominio per esempio con questo servizio sul Corriere della Sera. Ora c’è il documentario El Gigante di cui sopra è pubblicato il trailer. A realizzarlo è stato ancora una volta Bruno Federico.

Anonymous - Noi siamo legioneDella vicenda, entrata nelle Ops #GreenRights di Anonymous che un po’ di notorietà alla faccenda ha contribuito a dare, se ne parla nel libro al gruppo di giustizieri digitali dedicato. E qui su El Quimbo, contro cui le popolazioni locali protestano in modo pacifico prendendone un sacco da guardie private e polizia, si scrive:

Per realizzarla l’impatto sull’ecosistema locale si profila in termini devastanti. Si parla di oltre ottomila ettari di foresta amazzonica data alle fiamme e poi, una volta disboscata, quell’area sarà sommersa mentre il corso del fiume verrà deviato. Non subito, certo, come per la Tav nell’estremo nord Italia, perché tutto ciò accada ci vorranno almeno vent’anni, anche se c’è chi stima che potrebbero esserne necessari più del doppio. Ma le stime dell’impatto che un’opera del genere avrà sull’economia a ridosso del bacino idrico del Rio Magdalena ci sono già: si quantificano perdite per un importo complessivo di quattrocentosettantadue milioni di euro a fronte di ricavi, che arriveranno tra due decenni e che finiranno per lo più nelle mani di società private soprattutto straniere, di duemiladuecento o poco più.

(Via ‏@FabrizioLorusso)

E le suffragette marciarono per le strade di Washington. A un secolo di distanza su “The Atlantic” la storia per immagini di quel giorno

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Program for the 1913 women's suffrage procession

Il 3 marzo 1913, cento anni fa, a Washington sfilavano per la prima volta le donne della National American Woman Suffrage Association per rivendicare il diritto di voto. Organizzato da Alice Paul (qui un suo ritratto), l’evento portò per le strade della capitale degli Stati Uniti circa ottomila persone, incluse quelle che marciarono in modo originale tra carri allegorici e costumi. Ma soprattutto c’era una nutrita rappresentanza di cittadini che andò ben oltre le suffragette. A distanza di un secolo dall’evento, il giornale The Atlantic ha radunato ventiquattro fotografie dell’epoca conservate dalla Biblioteca del Congresso e ha fatto una storia per immagini di quel giorno.

Propaganda bellica ai tempi della prima guerra mondiale: online i manifesti britannici dell’Imperial war museum

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1914-1918: recruiting posters

Il periodo è quello del primo conflitto mondiale e la nazione è la Gran Bretagna. Che cercava sudditi da arruolare nella Grande Guerra con una serie di manifesti che sono stati digitalizzati dall’Imperial war museum di Londra e radunati da Retronaut. In particolare passando per il ruolo delle più giovani tra le cittadine di Sua Maestà, la sollecitazione era: “Non provare pietà per una ragazza sola, il suo ragazzo probabilmente è un soldato che sta lottando per sé e per il suo Paese. E per te. Arruolati nell’esercito oggi stesso”.

Andrea Palladino su manifestiamo.eu: “Noi sappiamo chi è Stato. Caro M5S, ora apri gli armadi segreti della Repubblica”

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manifestiamo.eu

Su manifestiamo.eu un bel pezzo di Andrea Palladino su Noi sappiamo chi è Stato. Caro M5S, ora apri gli armadi segreti della Repubblica:

Cari deputati e senatori del M5S, vi chiediamo di riprendere in mano in questi giorni i libri della storia contemporanea del nostro paese, di rileggere quanto è avvenuto a Piazza Fontana, a Brescia, sui treni dei migranti come l’Italicus. Rivedete le immagini dei reportage mai andati in onda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ripercorrete l’ultimo viaggio di un capitano coraggioso della Guardia costiera, Natale De Grazia, che si era messo in testa di scoprire chi aveva avvelenato il nostro mare e le nostre vite. Scorrete con attenzione alcune delle grandi inchieste rimaste incompiute, come “Sistemi criminali”, firmata da Antonio Ingroia e Roberto Scarpinato, dove si disegna la trama più pericolosa per il nostro paese, che vede incrociarsi il potere nero, quello massonico-imprenditoriale e quello di cosa nostra. Ricordate, per un momento, i volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, o delle altre vittime delle stragi di stato e mafiose che hanno caratterizzato il 1989-1994.

Il testo completo di Palladino si trova qui.