“El Gigante”: il documentario di Bruno Federico su El Quimbo, la maxi diga colombiana contro cui si è lanciato anche Anonymous

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È una storia molto poco raccontata in Italia, quella colombiana di El Quimbo, la diga targata Enel-Endesa che vuole sbarrare il corso del Rio Magdalena, fiume che nasce sulla cordigliera centrale delle Ande e che sfocia oltre millesettecento chilometri più avanti, nel Mar dei Caraibi.

Prima, tra le rare testimonianza, c’era il video pubblicato su Youtube che il governo colombiano non non vorrebbe che vedessimo, realizzato da Bladimir Sanchez Espitia, giornalista freelance e attivista per i diritti umani, e da un reporter italiano, Bruno Federico, uno di quelli che anche qui si è dato da fare perché la vicenda della diga divenisse di pubblico dominio per esempio con questo servizio sul Corriere della Sera. Ora c’è il documentario El Gigante di cui sopra è pubblicato il trailer. A realizzarlo è stato ancora una volta Bruno Federico.

Anonymous - Noi siamo legioneDella vicenda, entrata nelle Ops #GreenRights di Anonymous che un po’ di notorietà alla faccenda ha contribuito a dare, se ne parla nel libro al gruppo di giustizieri digitali dedicato. E qui su El Quimbo, contro cui le popolazioni locali protestano in modo pacifico prendendone un sacco da guardie private e polizia, si scrive:

Per realizzarla l’impatto sull’ecosistema locale si profila in termini devastanti. Si parla di oltre ottomila ettari di foresta amazzonica data alle fiamme e poi, una volta disboscata, quell’area sarà sommersa mentre il corso del fiume verrà deviato. Non subito, certo, come per la Tav nell’estremo nord Italia, perché tutto ciò accada ci vorranno almeno vent’anni, anche se c’è chi stima che potrebbero esserne necessari più del doppio. Ma le stime dell’impatto che un’opera del genere avrà sull’economia a ridosso del bacino idrico del Rio Magdalena ci sono già: si quantificano perdite per un importo complessivo di quattrocentosettantadue milioni di euro a fronte di ricavi, che arriveranno tra due decenni e che finiranno per lo più nelle mani di società private soprattutto straniere, di duemiladuecento o poco più.

(Via ‏@FabrizioLorusso)