Non credo nelle otto del mattino. Però esistono. Le otto del mattino sono l'incontrovertibile prova della presenza del male nel mondo ("Gli ultimi giorni", Andrew Masterson)
Pier Paolo Pasolini, da “Ragazzi di vita” con le polemiche di un mondo politico miope in contrapposizione alla lungimiranza culturale di “Io so… ma non ho le prove”, articolo scritto nel 1974 sul Corriere della Sera. Per arrivare alle sue dichiarazioni sul potere mediatico della televisione durante l’intervista di Enzo Biagi. Con interviste e testimonianze di Stefano Rodotà, Ugo Gregoretti, Pupi Avati, Gianni Bornia e Citto Maselli.
C’è una pagina dimenticata della storia del ‘900, quella dei campi di concentramento italiani dove vennero internati gli abitanti di interi villaggi sloveni e croati e nei quali morirono di stenti migliaia di persone. Il documentario racconta l’inedita storia di un gruppo di bambini sopravvissuti ad uno di quei campi.
“Oltre il filo” accompagna i bambini di allora in un viaggio nella memoria. Artisti e studenti dell’Accademia di Lubiana, internati nel campo, riuscirono a ritrarre durante la prigionia i volti e la vita dei detenuti. Ma anche i bambini prigionieri, una volta scappati dal campo, raccontarono con disegni e componimenti inediti quella terribile esperienza. I protagonisti riflettono sui propri traumi, quei segni invisibili che li hanno accompagnati nel corso della vita. Poi rivedono alcuni disegni di allora e rileggono quei componimenti.
All’interno della Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi, sito già dichiarato di importanza comunitaria, si sta costruendo una delle quattro stazioni di terra del Mobile User Objective System (MUOS), sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Il programma di installazioni è fortemente contestato dagli abitanti di Niscemi e migliaia di siciliani che si sono costituiti in diversi comitati che hanno dato vita al movimento No Muos.
Le politiche industriali e le sorti del Paese. Segnalato da Irpi – Investigative reporting project Italy in questo post, il breve documentario (dura 10 minuti) diretto da Anke Riester e Isacco Chiaf racconta l’Italia e i suoi retroscena – Made In Italy (Behind the Scene) il suo titolo -, che comprendono un dato di fatto: la nazione è il primo esportatore e il secondo produttore al mondo di armi leggere. I paesi destinatari delle esportazioni annoverano una lista di 117 Paesi (di cui 7 sotto embargo da parte della comunità europea) e tra questi ne compaiono alcuni come la Libia, che ne compra per un valore di 950 milioni di euro all’anno. Il mini documentario, presentando dati e statistiche, dimostra anche come si siano aggirate leggi italiane e direttive europee per vendere laddove non si poteva.
un film di 70 minuti di Riccardo De Sanctis per uno sguardo curioso e appassionato dentro il manifesto, il quotidiano col cuore che batte tutto a sinistra. I redattori del giornale e alcune firme storiche, da Valentino Parlato a Luciana Castellina a Stefano Rodotà, passando per Ermanno Rea, Piero Bevilacqua, Enrico Pugliese, raccontando le sfide e le speranze di un’esperienza politica, editoriale e umana straordinaria. Oggi che la rivoluzione digitale sta trasformando il panorama dell’editoria mondiale, la sfida del manifesto è ancora più difficile: raccontare la realtà con indomito spirito partigiano, continuare a essere Davide contro i giganti Golia dell’informazione.
Dopo Produzioni dal basso, ecco un progetto da tenere d’occhio, Distribuzioni dal basso, che si descrive con tre hashtag: #filmsharing, #folkfunding per nuovi meccanismi della condivisione cinematografica e #creativecommons per la libera circolazione delle idee. Inoltre si presenta così:
L’obiettivo del nostro progetto redazionale è quello di sostenere la circolazione di film e documentari indipendenti realizzati dalla nuova generazione di freelance, nata sull’onda del fenomeno Creative Commons e dei nuovi meccanismi di produzione basati sul crowdfunding.
Tutti i film e documentari che vedrai inseriti nel portale rispondono all’esigenza di costruire un modo nuovo di fare cinema e informazione. Potrai richiedere i titoli che più ti interessano, in formato DVD o FILE, attraverso un meccanismo economico di donazione, che permetterà contemporaneamente di sostenere la gestione del portale e di dare il giusto valore alle opere inserite nel portale.
Mostre fotografiche, incontri, approfondimenti sugli aspetti sconosciuti delle cronache del sud del mondo coinvolgono librerie e spazi culturali cittadini. Martedì 9 ottobre al Tpo (via Casarini 17) sarà una serata “Cinemigrante”, con i video provenienti dal festival spagnolo di Santander. Mercoledì 10 ottobre, all’Università di Bologna, appuntamento con il giornalista esperto di migrazioni Gabriele Del Grande, che presenzierà all’anteprima di uno dei corti che compongono La vita che non Cie, il documentario in cui Alexandra D’Onofrio ribalta l’estetica della frontiera offrendo il punto di vista di tre personaggi che subiscono gli effetti della migrazione.
Dall’11 ottobre la rassegna entra nel vivo al cinema Lumière con quattro giorni di proiezioni gratuite: in programma film e documentari provenienti da tutto il mondo, con sessioni di proiezione dedicate a Bosnia, Palestina, migrazioni e nuove povertà, lotte per i diritti e accesso alle risorse, tutela della biodiversità. Si inizia con la sessione “Fortezza Europa”: arriva dal festival di Venezia Mare Chiuso, il documentario in cui Andrea Segre e Stefano Liberti hanno raccolto i tragici racconti degli africani giunti sui barconi fin nel canale di Sicilia e qui respinti dall’Italia verso la Libia. A seguire, l’anteprima assoluta della versione integrale di La vita che non Cie.
A un anno dalla morte di Vittorio Arrigoni, attivista umanitario ucciso nella striscia di Gaza, arriva a Bologna Vik Utopia, il documentario in cui Anna Maria Selini ha seguito il processo per omicidio a carico di un gruppo di estremisti islamici: la pellicola sarà proiettata il 12 ottobre presso il dipartimento di Discipline della Comunicazione (via Azzo Gardino 23 – aula A) e al cinema Lumière, nell’ambito di una sessione dedicata alla Palestina.
Altre informazioni su foto e video si trovano qui.
Dieci documentari da un’ora e diciotto cortometraggi per dimostrare che il termine “democrazia” è “la più grande buzzword politica del nostro tempo”. Si definisce con queste parole il progetto Why Democracy?, iniziativa della non-profit Step International di cui fanno parte filmmaker indipendenti e partner che hanno diffuso i film distribuiti un po’ in tutto il mondo (sulla pagina di presentazione vengono citati Cina, India, Giappone, Liberia, Stati Uniti, Bolivia, Danimarca, Afghanistan, Egitto, Pakistan e Russia).
Il progetto Why Democracy? è stato creato due anni fa ed è la prima trasmissione è dell’8 ottobre 2007. Ha prodotto alcune storie eccezionali, impegnative e non convenzionali. I film sono documentari sui generis in due sensi: in primo luogo, si concentrano sulla democrazione – un’idea – che sta sopra a ogni nazione o evento specifico; in secondo luogo, non sono assolutamente mezzi per veicolare prescrizioni. Non sono film prodotti da esperti su esperti, ma ci raccontando la situazione che si vive in Iraq, Cile, Sudafrica o Iran. Questi film tentato di essere illuminanti per chiunque, in ogni paese, spiegando un concetto nodale chiamato democrazia. La democrazia così come esiste oggi non è come desideriamo che sia.